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'Prime conseguenze dell''accordo fra Iran e 5+1'

Secondo Thierry Meyssan almeno tre elementi che si sono verificati questa settimana sembrano provenire direttamente da questo accordo che sconvolge il Medio Oriente

'Prime conseguenze dell''accordo fra Iran e 5+1'
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19 Luglio 2015 - 21.48


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Sotto
i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°137

di
Thierry Meyssan
.

I
politici e i giornalisti occidentali sono perplessi sull’accordo
tra Teheran e i Paesi 5+1. Molti non credono alle nostre analisi e
non riescono a capire che cosa sia stato effettivamente negoziato. In
ogni caso, secondo Thierry Meyssan almeno tre elementi che si sono
verificati questa settimana sembrano provenire direttamente da questo
accordo.

DAMASCO
(Siria) –
La
firma dell’accordo dei “5+1″ con l”Iran sul suo programma
nucleare sconvolge il Medio Oriente e, di conseguenza, l”ordine
mondiale. Mentre i commentatori internazionali sono estremamente
incerti su cosa succederà, io proseguo nella mia analisi in base a
ciò che ho pubblicato nel corso di questi negoziati.

Dopo
aver neutralizzato l”opposizione cubana, la neutralizzazione
dell”opposizione iraniana è per Obama un colpo magistrale perché
lascia isolate la Russia e la Cina. E infatti proprio di una
neutralizzazione si tratta: se l”Iran non ha completamente
abbandonato l”ideale antimperialista di Ali Shariati e dell’imam
Ruhollah Khomeini, ha rinunciato a entrare in conflitto con gli Stati
Uniti e dunque a esportare questa rivoluzione.

Anche
se non conosciamo i diversi accordi bilaterali tra Washington e
Teheran, vediamo − in meno di una settimana − un nuovo scenario
che comincia a delinearsi, per il momento coerente con le mie
previsioni [1].


Mentre i politici statunitensi si scannano per decidere se vogliono o
non vogliono sostenere questo accordo, l”Iran si è ritirato da Aden
che è immediatamente caduta nelle mani della Forza araba comune,
vale a dire − contrariamente a quanto il nome sembra indicare –
nelle mani di Israele e Arabia Saudita. In tal modo lo stretto di Bāb
el-Mandeb torna sotto il controllo della NATO. La Saudi Binladin
Group (SBG: potentissima multinazionale specializzata nel settore
edile, NdT) potrà costruire un ponte sul Mar Rosso collegando lo
Yemen con Gibuti, e così Israele e Arabia Saudita potranno sfruttare
le riserve naturali della regione etiopica dell’Ogaden.


In Libano, l”ex ministro dell”Informazione Michel Samaha −
imprigionato dal 2012 con l’accusa di per aver preparato azioni
terroristiche nel suo paese su ordine del presidente siriano Bashar
al-Assad e del generale Ali Mamluk, capo dei servizi segreti siriani
– ha improvvisamente ritrattato la sua confessione. Ha anche messo
in dubbio i video prodotti dalla polizia libanese (FSI) per
confonderlo e ha preteso che siano pubblicati integralmente, il che
potrebbe cambiarne completamente l”interpretazione. In tal modo,
Samaha potrebbe privare gli avversari della Siria del loro unico
argomento contro di lei al processo davanti alla corte di cassazione
militare libanese che si terrà il 17 settembre: perché, dopo il
crollo dell’accusa anti-siriana nel caso Hariri, il caso Samaha è
l”unico che permetta di accusare di terrorismo la Siria di Bashar
al-Assad.


L”arresto quasi simultaneo di 29 trafficanti in Turchia e di 431
jihadisti in Arabia Saudita sono le prime azioni significative di
Ankara e Riad contro Daesh (ovvero Isis o Stato Islamico,
NdT).
Mentre è ancora troppo presto per dire se i due Stati vogliano
effettivamente abbandonare la loro leadership per quanto riguarda il
primo e il loro finanziamento per il secondo, sembrano comunque
prendere l”iniziativa: il loro obiettivo non è distruggere Daesh ma
cacciarlo dal Medio Oriente. Inoltre il segretario americano alla
Difesa, Ashton Carter, dovrebbe arrivare il 21 luglio nella regione
per attuare le decisioni del Consiglio di cooperazione del Golfo del
14 maggio a Camp David, cioè per dare alla Forza araba congiunta i
mezzi per combattere Daesh.


Diversi
attori potenziali non sono ancora entrati in gioco, soprattutto
europei. È poco probabile che si oppongano all”attuazione
dell”accordo, mentre dovrebbero cercare di svolgere un ruolo al suo
interno. A questo proposito, il ministro degli Esteri tedesco
Frank-Walter Steinmeier ha prospettato la possibilità di favorire la
pace in Siria organizzando una conferenza sul modello 5+1 su questo
tema. Anche se non si capisce bene quale possa essere la legittimità
di una tale idea, questo tipo di iniziativa non dovrebbe dispiacere a
Washington. Da un lato gli consentirebbe di cambiare più facilmente
politica nei confronti della Siria; per un altro verso, il territorio
occupato dagli europei sarebbe altrettanto spazio sottratto all”Iran.
In ogni caso, per Barack Obama è giunto il momento in Siria di
«trattare col vincitore».

NOTA

[1]
Si farà riferimento alla mia rubrica settimanale negli ultimi due
anni, in particolare a questi sei articoli: “
Dietro
l’alibi anti-terrorismo, la guerra del gas nel Levante
”
(29 settembre 2014), “
Quel
che ignorate sugli accordi USA-Iran
”
(6 aprile 2015), “
Come
sarà
il Vicino Oriente dopo l’accordo tra Washington e Teheran?
”
(18 maggio 2015), “
La
prevedibile sconfitta della Francia in Medio Oriente
”
(8 giugno 2015), “
Esclusivo:
i progetti segreti di Israele e Arabia Saudita
”
(22 giugno 2015), “
La
Russia toglie le sue castagne dal fuoco
”
(13 luglio 2015).

Questa
“cronaca settimanale di politica estera” appare
simultaneamente in versione araba sul quotidiano
“Al-Watan”(Siria),
in versione tedesca sulla
“Neue
Reinische Zeitung”
,
in lingua russa sulla
“Komsomolskaja
Pravda”
,
in inglese su
“Information
Clearing House”
,
in francese
e
in altre lingue

sul
“Réseau
Voltaire”
.

Thierry
Meyssan, 19 luglio 2015.

Traduzione
a cura di Emilio Marco Piano.

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