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'Come sarà il Medio Oriente dopo l''accordo Washington-Teheran?'

'Poiché nessuno sa nulla sull''accordo Iran-USA, ogni attore per la propria sopravvivenza deve elucubrare delle congetture e prepararsi a colpi di scena. [Thierry Meyssan]'

'Come sarà il Medio Oriente dopo l''accordo Washington-Teheran?'
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17 Maggio 2015 - 21.57


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«Sotto
i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°128

di Thierry
Meyssan
.

Tutti
gli attori del
«Medio
Oriente allargato
»
stanno aspettando con ansia di sapere quello su cui Washington e
Teheran si sono accordati per il loro futuro. Poiché nessuno sa
nulla, ciascuno per assicurare la propria sopravvivenza deve
elucubrare delle congetture e prepararsi a colpi di scena. Thierry
Meyssan spiega qui i suoi pronostici.

La riunione del
Consiglio di cooperazione del Golfo, il 14 maggio a Camp David, era
l”ultima tappa prima che Washington e Teheran
giungano
a firmare
il loro accordo, il
30 giugno. Gli Stati del Golfo pubblicamente non potevano che
felicitarsi per la pace ritrovata. Tuttavia, come tutti i
protagonisti della regione, si sono chiesti chi pagherà i prezzi
delle clausole segrete e hanno cercato di anticipare il nuovo ordine
regionale.

Il presidente
Obama ha rifiutato di firmare un trattato che garantisse il
mantenimento degli attuali regimi, mentre le delegazioni del Golfo si
sono rifiutate di firmare un testo che non garantisse altro che la
sostenibilità dei loro Stati. Infine gli Stati Uniti hanno loro
riconosciuto lo status di
«principali
alleati non membri della NATO
»
e hanno loro venduto una quantità astronomica di armi.

Per anni,
Washington ha mantenuto il mito secondo cui la Repubblica islamica
dell”Iran stava cercando di dotarsi dell”arma nucleare, preparandosi
a rovesciare tutti i regimi arabi, e intesa a sterminare la
popolazione israeliana. Ma nel marzo 2013, il presidente Barack Obama
e la Guida della Rivoluzione Ali Khamenei mandavano degli emissari
segreti per discutere in Oman [1].

Dopo oltre 2 anni
di negoziati bilaterali, Washington e Teheran si sono intesi al fine
di sbloccare i colloqui multilaterali noti come il
«5
+ 1
».
Ora tutti ammettono che l”Iran ha smesso di ambire alla bomba atomica
dal 1988, anche se ha continuato delle ricerche sull”uso militare
delle tecnologie civili dell”atomo. Il 30 giugno, le cinque potenze
del Consiglio di Sicurezza e la Germania dovrebbero finalmente
togliere l”embargo e gli Stati Uniti dovrebbero immediatamente
restituire un quarto dei beni iraniani bloccati, ossia circa 50
miliardi di dollari. Lo stesso giorno, Washington e Teheran si
spartiranno il Medio Oriente allargato, in una sorta di nuovo accordo
Syke-Picot, o di Yalta regionale.

Quali
potrebbero essere i termini di questa spartizione?

Il ruolo degli
intellettuali è quello di permettere di capire il mondo che ci
circonda. In questa situazione, consiste dunque nel prevedere come
sarà la regione dopo l”accordo. Ma nessuno osa esprimere il proprio
parere. In primo luogo, perché ci son forti possibilità che sia
sbagliato e poi perch̩ Рquali che siano le ipotesi formulate Рesse
provocheranno la rabbia di entrambi i campi simultaneamente. In
effetti, la logica di questo tipo di accordo è quella di rovesciare
la sua strategia, tradendo così alcuni dei suoi alleati, cosa che
non può essere assunta pubblicamente.

Considerando che
sono un essere libero che combatte per i principi e non per piacere,
mi permetto di azzardare alcune ipotesi. Non dispongo di informazioni
nascoste, è per questo che vi invito a considerare quanto segue:

– Washington
aveva previsto inizialmente di spartirsi il “Medio Oriente
allargato” con la Russia. Questo era il tema della conferenza di
pace a Ginevra nel giugno 2012. Tuttavia, la ripresa della potenza
russa ha convinto gli Stati Uniti di non poter affidare la polizia
regionale a uno Stato che non aveva l”ambizione di essere un
sotto-Impero, bensì quella di diventare un polo indipendente. Si
sono allora rivolti all”Iran. Pertanto, l”obiettivo strategico di
Washington con questo accordo è quello di ripristinare l”Iran nel
ruolo che esercitava all”epoca dello Scià, quello di gendarme
regionale. Accettando, Teheran rinuncerebbe all”ideale
antimperialista dell”Imam Khomeini. Costui aveva infatti dedicato il
suo primo discorso, in occasione del suo ritorno in patria, a
esortare l”esercito a non servire più gli interessi degli
anglosassoni, ma di porsi al servizio della libertà dei popoli.

– Per essere
accettabile presso le opinioni pubbliche, la firma dell”accordo
dovrebbe tradursi nel cessate il fuoco più ampio possibile, dunque
nella suddivisione della regione in sfere di influenza. Allo stesso
tempo, l”accordo deve soddisfare due obiettivi strategici
statunitensi nella regione: la sicurezza d”Israele e il controllo
delle risorse energetiche. L”Iran dovrebbe dunque ammettere che le
monarchie del Golfo più il Regno di Giordania e, eventualmente,
quella del Marocco, costituiscano una
«Forza
araba comune
»
sotto gli auspici della Lega Araba, ma sotto il comando militare
israeliano. Da parte loro, gli Stati Uniti dovrebbero riconoscere che
l”Iraq, la Siria e il Libano siano “stabilizzati” da parte
dell”Iran.

– Come qualsiasi
classico accordo di spartizione, si tratta di privilegiare la
stabilità rispetto al cambiamento, e dunque ammettere che le
frontiere possano essere “rimodellate” solo con il
negoziato e non con la forza. Gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare
la strategia del caos che attuano dal 2001. Da parte sua, l”Iran
dovrebbe rinunciare a esportare la sua Rivoluzione.

La Russia, che
sarebbe l”unica potenza in grado di far abortire questo accordo, non
interverrà perché si è ripiegata sull”ex spazio sovietico [2].

La Cina, da parte
sua, osserverà con sgomento il suo alleato iraniano scivolarle tra
le dita mentre gli Stati Uniti continueranno il loro sviluppo
militare in Estremo Oriente.

Le
possibili conseguenze di questo accordo

Già da ora si
possono prevedere le possibili conseguenze di queste ipotesi: la
caduta del governo Netanyahu e la sua sostituzione con una coalizione
che onorerà, con 18 anni di ritardo, gli accordi di Oslo; il
riconoscimento a livello mondiale dello Stato palestinese e
l”abbandono sia da parte di al-Fatah sia da parte di Hamas del loro
diritto inalienabile al ritorno attraverso una discreta compensazione
finanziaria; il ritiro di Hassan Nasrallah e di Saad Hariri dalla
vita politica; la pace in Siria, ma l”impossibilità di sfruttarne il
gas per finanziare la sua ricostruzione; etc …

Questo cessate il
fuoco generale lascerà Washington e Teheran liberi di agire a loro
piacimento nelle rispettive aree di influenza, restando inteso che
l”Iran non sarà un uguale, bensì il vassallo degli Stati Uniti.
Così, l”Iran cercherà di imporre i suoi uomini nei governi di Iraq,
Siria e Libano. Da parte sua, Washington cercherà di rovesciare una
dopo l”altra ognuna delle monarchie del Golfo, con l”eccezione del
Qatar, per sostituirle con i Fratelli Musulmani.

NOTE

[1] «Quel
che ignorate sugli accordi USA-Iran
»,
di Thierry Meyssan, Rete Voltaire,
Megachip,
6 aprile 2015.

[2] «Linea
diretta con Vladimir Putin
»,
di Thierry Meyssan, Rete Voltaire,
Megachip,
4 maggio 2015.

Questa
“cronaca settimanale di politica estera” appare
simultaneamente in versione araba sul quotidiano
“Al-Watan”(Siria),
in versione tedesca sulla 
“Neue
Reinische Zeitung”
, in lingua
russa sulla 
“Komsomolskaja
Pravda”
, in inglese
su
“Information Clearing House”,
in francese sul 
“Réseau
Voltaire”
.

Thierry
Meyssan, 17 maggio 2015.

Traduzione
a cura di Matzu Yagi.

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