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Ambasciate USA: 34 anni prima di Snowden

Anche i media occidentali definiscono ormai le ambasciate USA “covi di spie”, ma a Teheran lo si disse – agendo – per segnare la Rivoluzione, ai tempi di Khomeini.

Ambasciate USA: 34 anni prima di Snowden
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31 Ottobre 2013 - 19.13


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“Mi
sai dire perché gli Stati Uniti sono l’unico paese al mondo mai
travolto da un colpo di Stato? Per nostra fortuna non abbiamo
un’ambasciata americana”.

Bill Clinton, New York, 2013

di Davood Abbasi.

TEHERAN – Domenica 4 Novembre 1979 gli
studenti di ingegneria di quattro università della capitale
iraniana, Teheran, danno inizio a quella che definiscono “la
conquista” della “sede diplomatica statunitense”.

Subito dopo i media del mondo “civile”
di allora iniziano a parlare di “ostaggi” e di “questione
umanitaria”, gli Stati Uniti di Carter reagiscono con sdegno a
questo “barbaro” atto, visto come un oltraggio ai “secolari
principi del diritto internazionale”.

Ma se questa era la storia, come la
raccontano ancora in Occidente, è forse solo oggi, dopo 34 anni, che
il mondo intero può comprendere l”Iran di allora.

Perchè gli studenti rivoluzionari di
allora dell”Iran avevano capito e compreso ciò che dopo oltre tre
decenni il mondo intero ha compreso – per puro caso – grazie ad un
incredibile atto di coraggio dell”ex collaboratore della Cia Edward
Snowden.

Il mondo intero solo oggi sta
apprendendo che le ambasciate statunitensi nel mondo sono
servite a lungo come centri di spionaggio, e non certo solo
nei paesi ostili; è stata spiata la Cina come l”Italia, la Russia
come la Spagna.

È addirittura il quotidiano israeliano
Ma”ariv a scrivere, giovedì, che le
ambasciate Usa nel mondo si sono trasformate in veri e propri “centri
di spionaggio”
.

E alla luce di queste verità
affiorate, come non dare ragione a quegli studenti che fecero piazza
pulita delle spie americane a Teheran? Avevano o no il diritto di
salvaguardare la loro nazione? Ma soprattutto, chi era che violava le
leggi internazionali? E solo adesso si può comprendere perchè
l”Imam Khomeini dopo la conquista del “covo di spie” americano a Teheran disse che «questa
è una seconda rivoluzione, ancor più importante della
prima», definendola
quindi più preziosa di quella vittoria che aveva portato alla fuga
dello Scià.

E forse ora i popoli del mondo
capiranno che “barbaro e incivile” non è quel popolo che
nel film Argo, di Ben Affleck, libera il suo paese espugnando
un covo di spie, ma lo è quella nazione che con prepotenza
inverosimile va a spiare il mondo intero.

Trentaquattro anni dopo il mondo
apprende e chissà se comprenderà, dopo tutto questo tempo, che gli
americani, nel resto del mondo, non sono alla ricerca di “alleati”
o “amici”, ma solo vassalli da sfruttare che siano
disposti a farsi mettere i piedi in testa.

L”Iran ha fatto la sua scelta da 34
anni fa ed ancora oggi, il 4 Novembre, si festeggia «la
giornata nazionale della lotta all”imperialismo»
e milioni di persone marciano per le strade intonando lo slogan
“Morte all”America”. E non si parla certo del popolo
americano e teoricamente nemmeno del governo, ma di quel modo di
pensare
solitamente dominante nel pensiero dei politici
americani rispetto al resto del mondo.

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