Più o meno per tutta l’ultima
settimana ho continuato a ricevere un flusso costante di e-mail dove mi
si chiedeva se una guerra nucleare totale era sul punto di scoppiare fra
Stati Uniti e Russia. 

Stavo seguendo gli sviluppi della situazione
abbastanza attentamente e, in privato, ho risposto brevemente, fornendo
la mia opinione, con grande sollievo di pochi; ora tenterò di diffondere
l’allegria in lungo e in largo. In breve, da una parte, un olocausto
nucleare totale continua ad essere abbastanza improbabile, incidente a
parte. Ma, dall’altra, un incidente di questo genere non è affatto
impossibile perché, quando si tratta di politica estera americana,
“Oops!” sembra essere un termine più appropriato.

Uno dei motivi per essere allegri è che
ogni piano di attacco alla Russia è destinato ad impantanarsi nella
burocrazia. I piani di battaglia sono preparati dal personale di medio
livello all’interno della gerarchia militare americana, approvati ed
inoltrati su per la catena di comando da ufficiali di grado superiore,
ed infine firmati dai massimi papaveri del Pentagono e dai loro omologhi
politici civili. I vertici militari e i politici possono anche essere
deliranti, megalomani e potenzialmente suicidi ma i personaggi di medio
livello che sviluppano i piani di guerra hanno di rado tendenze suicide.
Se un particolare piano non ha una ragionevole possibilità di vittoria,
ma è destinato con tutta probabilità a vaporizzare loro e le loro
famiglie in una esplosione nucleare, è assai difficile che essi possano
promuoverlo.

Un’altra ragione per essere allegri è
che la Russia ha accuratamente limitato le opzioni del Pentagono. Un
piano che, nell’immaginazione popolare, potrebbe portare ad una guerra
totale con la Russia sarebbe l’imposizione di una no-fly zone [zona di non-volo] sulla Siria. 

Quello che molta gente non riesce a capire è che non è possibile imporre una no-fly zone ad
una nazione con sistemi di difesa aerea sufficientemente efficaci, come
nel caso della Siria. Come primo passo, bisognerebbe rimuovere i
sistemi di difesa antiaerea e la campagna di bombardamento, volta ad
ottenere questo risultato, sarebbe molto dispendiosa e subirebbe perdite
massicce, in uomini e materiali. 

Ma poi i Russi hanno complicato
ulteriormente questa fase con l’introduzione del loro sistema S-300.
Questo è un vettore autonomo, mobile e cingolato, che può abbattere
qualunque cosa voli sui cieli di quasi tutta la Siria e parte della
Turchia. E’ molto difficile localizzarli perché usano la tattica dello
“spara e scappa”, fatto l’attacco se la filano in qualunque direzione,
anche su terreno impervio.

L’ultima, nel mio elenco di ragioni per
cui una guerra con la Russia resta improbabile, è che non c’è proprio
ragione per iniziarne una, dando per scontato che gli Stati Uniti si
comportino in maniera razionale. Attualmente, il motivo principale per
iniziare una guerra è il fatto che l’esercito siriano sta vincendo la
battaglia di Aleppo. 

Una volta che Aleppo sia nuovamente in mano
governativa e gli Jihadisti appoggiati dagli Americani in fuga, la
guerra civile siriana sarà praticamente finita ed inizierà la
ricostruzione. Questo risultato appare sempre più inevitabile e il
progetto americano di vedere una bandiera nera sventolare su Damasco è
in frantumi. 

Ora, siccome gli Americani sono gente che non sa perdere,
bisogna mettersi in quest’ottica e, dal momento che chi non sa perdere
può talvolta commettere azioni casuali ed autodistruttive, questa
situazione può sfociare in qualche gesto folle nel tentativo di salvare
il progetto, ormai quinquennale, di rovesciare Assad. Certo, prove che
gli Americani non sappiano perdere ce ne sono: basta guardare al mezzo
secolo di embargo che hanno mantenuto su Cuba. Ma un po’ di uva acerba
non li ha ancora fatti diventare dei ritardati completi con tendenze
suicide.

La ragione più comune che la gente
sembra fornire quando pensa che una guerra con la Russia sia probabile, o
anche inevitabile, si riduce alla frase “isteria anti-russa”. Certo, se
vi prendete la briga di leggere la stampa mainstream degli Stati Uniti
(cosa che faccio ormai solo di rado) noterete che le grida isteriche
hanno iniziato a sopraffare il normale tanfo della disinformazione. A me
sembra però che l’isteria anti-russa sia un effetto collaterale
dell’isteria anti-Trump. 

La stampa corporativa è tutta a favore della
Clinton, vedete, e la strategia della Clinton, anche se patetica, è
affermare che Trump è il fattorino di Putin, perciò la strategia è
demonizzare Putin e sperare che un pò di questa demonizzazione ricada su
Trump. 

Questo non funziona: i recenti sondaggi di opinione negli Stati
Uniti mostrano che Putin è più popolare sia della Clinton che di Trump.
Questo fatto indica chiaramente quale sia il problema negli Stati Uniti:
con le immortali parole dell’inimitabile Vladimir Zhirinovsky, leader
dei Liberali Democratici della Russia, la Clinton non sarebbe
qualificata neanche per gestire un bagno pubblico, mentre Trump ha
ancora meno esperienza nel governo di una nazione di quanta ne abbia
lei. 

D’altro canto, Trump potrebbe fare molto meglio della Clinton
delegando tutte le responsabilità presidenziali a qualche cespuglio di
rose particolarmente grazioso del giardino della Casa Bianca.

Tirando le somme, le ragioni per cui è improbabile una guerra con la Russia sono:

1. Gli esperti militari americani non hanno tendenze suicide

2. Non c’è nessuna strategia militare che possano seguire

3. Gli Stati Uniti non hanno nessuna ragione impellente per andare in guerra contro la Russia

4. La Russia non è il nemico, l’Alzheimer sì.

Ma la preoccupazione che la guerra con
la Russia possa scoppiare per un incidente rimane. Vedete, quando si
parle della politica estera americana, il termine più pertinente sembra
essere “Oops!”.

Facciamo un breve viaggio lungo il viale
della memoria. Gli Americani contrastarono con successo gli sforzi
dell’Unione Sovietica in Afghanistan armando ed addestrando estremisti
mussulmani (all’epoca chiamati Mujahidin, o combattenti per la libertà). 

Questo è solo un esempio di dove il “terrorismo americano per
interposta persona” ha avuto successo. Inventato per l’occasione da
Zbigniew Brzezinski e Jimmy Carter, fu un piano per distruggere
l’Afghanistan allo scopo di salvarlo e, in pratica, funzionò, ma solo
per la parte che riguardava la distruzione dell’Afghanistan. Da allora
in poi ha fallito tutte le volte, a tutti i livelli, ma questo non ha
impedito agli Americani di perseverare nei tentativi di utilizzarlo.

Ci hanno provato in Cecenia, finanziando
ed armando i separatisti ceceni, ma lì la Russia ha avuto il
sopravvento ed ora la Cecenia è una parte pacifica della Federazione
Russa. E naturalmente ci hanno provato in Siria, nel corso degli ultimi
cinque anni, con gli stessi, scarsi risultati. 

Se la Siria seguirà
l’esempio ceceno, nel prossimo decennio sarà una repubblica riunificata,
secolare, con elezioni libere e democratiche, ricostruita con
l’assistenza russa e cinese e con i grattacieli di Aleppo che
rivaleggeranno con quelli della ricostruita Grozny, in Cecenia. 

Nel
frattempo gli Americani senza dubbio continueranno con i tentativi di
usare altrove il loro “terrorismo per interposta persona”.

Si potrebbe pensare che, dopo il loro
fallimento nel sostenere i “combattenti per la libertà” in Cecenia, gli
strateghi americani abbiano imparato la semplice lezione: il “terrorismo
per interposta persona” non funziona. Ma non imparano quasi mai dai
loro errori, e così non lo hanno fatto. Invece hanno continuamente
raddoppiato la posta in gioco di questa tattica fallimentare. 

Mentre
usavano i terroristi per contrastare i Sovietici in Afghanistan, hanno
accidentalmente creato i Talebani, poi hanno invaso l’Afghanistan e
hanno combattuto i Talebani per tutti gli ultimi 15 anni, ogni volta
sempre con meno successo.

Dal momento che il “terrorismo per
interposta persona”, inteso come strategia contro i propri nemici, è
fallito, gli Americani hanno poi deciso di usarlo contro sè stessi. Un
attacco terroristico, presumibilmente commesso l’11 settembre dalle
stesse persone che essi avevano addestrato ad equipaggiato in
Afganistan, rinominate al-Qaeda, li spinse ad attaccare l’Iraq.
All’epoca non c’erano terroristi in Iraq, ma gli Americani risolsero
subito il problema. Prima di tutto smantellarono l’esercito iracheno,
imprigionarono molti dei suoi ufficiali superiori, e tentarono di
formare un nuovo esercito iracheno, che inavvertitamente chiamarono NIC,
da “New Iraqi Corps”, beatamente ignoranti del fatto che “nic”,
nell’idioma locale, vuol dire “fottere”. 

Intanto, agli ufficiali
iracheni da loro imprigionati veniva data ampia opportunità di
esasperarsi, di creare una rete di collegamenti e di confrontarsi a
vicenda; dopo il loro rilascio fondarono l’ISIS, che a sua volta si
prese una bella fetta di Iraq, poi di Siria… Potrei andare avanti ad
elencare in dettaglio le infinite avventure americane con il terrorismo;
il punto è che questa è tutta una commedia degli errori e il termine
operativo sembra essere “Oops!”.

Gli Americani in questo momento sono
senza una leadership nazionale (né Obama, né la Clinton, né Trump
contano), senza un piano (il Piano B per la Siria non è affatto un
piano) e vengono cautamente confinati e contrastati da altre nazioni che
hanno capito, che anche nella loro senescenza e decrepitezza, gli Stati
Uniti rimangono (comunque) pericolosi. 

Come tutta risposta, gli Stati
Uniti continueranno senza dubbio a far danni minori in tutto il mondo,
cercando di continuare ad usare il “terrorismo per interposta persona”,
anche se periodicamente si faranno male da soli e diranno che è stata
tutta colpa dei terroristi, così da poter fare le vittime. E’ probabile
che questi tentativi risultino controproducenti come i precedenti, ma
qualcuno di essi potrebbe accidentalmente scappare di mano e scatenare
un conflitto maggiore.

Perciò penso che si possa
tranquillamente dire che l’ultima e più importante causa per una grossa
guerra fra Stati Uniti e Russia è ancora un altro “Oops!” americano. In
ogni caso, i diplomatici russi, gli esperti di politica estera e i
militari di carriera sono dei validi professionisti, e il loro lavoro è
quello di prevenire proprio questo tipo di incidenti. Rimangono
coinvolti in negoziati con gli Americani a molteplici livelli,
mantenendo sempre aperti i canali di comunicazione. 

Anche se alcuni
hanno in qualche modo avuto la sensazione che gli Stati Uniti abbiano
rotto le relazioni diplomatiche con la Russia, quello che in realtà è
successo è che gli Stati Uniti hanno sospeso i negoziati bilaterali con
la Russia sulla Siria, mentre i dialoghi multilaterali continuano.

Ma gli Americani non dovrebbero operare
basandosi sull’equivoco che i Russi restino accomodanti all’infinito. Di
recente, i Russi hanno reagito a muso duro con gli Americani, dopo il
loro “accidentale” bombardamento delle truppe Siriane a Deir-ez-Zor,
chiaramente coordinato con l’ISIS, che, immediatamente dopo l’attacco, è
passato all’offensiva. Questo incidente, una palese violazione
dell’accordo di cessate il fuoco, ha indotto i Russi a chiamare gli
Americani con un termine russo particolarmente offensivo:
“недоговороспособные”, incapaci di onorare un accordo. Alcuni
osservatori hanno fatto notare che il fiasco di Deir-ez-Zor fa capire
come l’amministrazione Obama non abbia più il controllo del Pentagono, e
che giri a vuoto, come una gallina senza testa nell’aia. Questa ipotesi
si è rafforzata quando gli Americani, o i loro terroristi mercenari,
hanno bombardato un convoglio umanitario e hanno tentato di scaricare la
colpa sui Russi.

I Russi hanno anche cancellato un
accordo (l’unico trattato sulla riduzione delle armi che Obama era
riuscito a negoziare in tutti i suoi otto anni di incarico) sulla
riduzione dell’eccesso di plutonio, perché gli Americani non sono
riusciti a smaltire la loro quota di plutonio in un reattore
autofertilizzante veloce, che avrebbe dovuto essere appositamente
costruito sul fiume Savannah, in Georgia. I reattori autofertilizzanti
veloci sono brutte bestie e la maggior parte delle nazioni con capacità
nucleari non sono riuscite costruirli o a mantenerli operativi. 

Economicamente non hanno senso e, come i reattori a fusione, rimarranno
per sempre “una risorsa energetica del futuro”. Con tutto ciò, gli
Americani avevano firmato per costruirne e renderne operativo uno: si
vede com’è finita.

Gli Americani hanno accettato la loro
punizione senza neanche un minimo accenno sulla stampa nazionale, che
probabilmente era troppo impegnata a fare l’isterica. Forse questi sono
modi inefficaci per insultarli. Io comunque preferisco prenderlo come un
segno positivo, sul fatto che il paziente possa rimanere in qualche
modo almeno razionale.

E per quanto riguarda i gravi problemi
medici dell’isteria anti-russa… sono sicuro che ci sono psicologi e
psichiatri russi di grande esperienza in grado dare una mano anche su
quello.

Traduzione per Sakeritalia.it a cura di Mario.