Washington si rivolta contro Obama | Megachip
Top

Washington si rivolta contro Obama

'Al CFR reclamano le dimissioni dei principali consiglieri di Obama e la nomina d''una nuova squadra. In gioco è la leadership negli Stati Uniti e nella NATO [T.Meyssan]'

Washington si rivolta contro Obama
Preroll

Redazione Modifica articolo

26 Gennaio 2015 - 20.16


ATF

«Sotto
i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°113

di
Thierry Meyssan
.

La
crisi che attraversa l”apparato statale degli USA minaccia
direttamente la sopravvivenza dell”Impero. Questo non è più solo il
parere di Thierry Meyssan, ma l”argomento che ha scosso la classe
dirigente di Washington, fino al punto che il presidente onorario del
Council on Foreign Relations giunge a reclamare le dimissioni dei
principali consiglieri del presidente Obama e la nomina di una nuova
squadra. Questo conflitto non ha niente a che fare con l”opposizione
democratici/repubblicani, e nemmeno con quella falchi/colombe. Quel
che è in gioco è la leadership negli Stati Uniti e nella NATO.

Da
diversi mesi, sottolineo che non esiste una politica estera a
Washington, bensì due fazioni che si oppongono in tutte le cose e
che conducono separatamente delle politiche contraddittorie e
incoerenti. [1]

Il
culmine di questa situazione è stato raggiunto in Siria, dove la
Casa Bianca ha dapprima organizzato il branco di Daesh e l”ha inviato
a compiere una pulizia etnica dell”Iraq, poi lo ha combattuto benché
la CIA continui a sostenerlo. Questa incoerenza ha gradualmente
guadagnato gli Alleati. Così, la Francia si è unita alla coalizione
anti-Daesh mentre alcuni dei suoi legionari fanno parte
dell”inquadramento di Daesh [2].

Quando
il Segretario della Difesa, Chuck Hagel, ha chiesto chiarimenti per
iscritto, non solo non ha ricevuto alcuna risposta, ma è stato
licenziato. [3]

Il
disordine si è ben presto esteso alla NATO, un”alleanza creata per
combattere l”URSS e mantenuta contro la Russia, quando il presidente
turco, Recep Tayyip Erdoğan ha firmato enormi accordi economici con
Vladimir Putin. [4]

Uscendo
del suo silenzio, il presidente onorario del Council on Foreign
Relations [5], Leslie H. Gelb, ha lanciato l”allarme [6]. A suo
parere, «la squadra di Obama non ha gli istinti di base né il
discernimento necessari per guidare la politica di sicurezza
nazionale nei prossimi due anni.
»
E di seguito ha aggiunto, a nome della classe dirigente statunitense
nel suo insieme: «Il presidente Obama deve sostituire la sua squadra
con personalità forti e strateghi sperimentati. Deve inoltre
inserire nuove persone in qualità di consiglieri principali dei
segretari della Difesa e di Stato. E deve finalmente attuare regolari
consultazioni con Bob Corker, presidente della Commissione Esteri, e
con John McCain [7], presidente della Commissione Forze Armate. »

Mai,
dalla sua creazione nel 1921, il Council on Foreign Relations aveva
preso una posizione del genere. Il fatto è che le divisioni
all”interno dell”apparato statale portano direttamente gli Stati
Uniti a smarrire se stessi.

Nell”elencare
i principali consiglieri che, a suo avviso, devono saltare, Mr. Gelb
cita quattro persone molto vicine intellettualmente ed affettivamente
al presidente: Susan Rice (consigliera di sicurezza nazionale),
Dennis McDonough (capo di gabinetto della Casa Bianca), Benjamin
Rhodes (con l”incarico della comunicazione) e Valerie Jarrett
(consigliera di politica estera). La classe dirigente di Washington
li accusa di non fare mai proposte originali al presidente, e ancora
meno di contraddirlo, bensì di confermarlo sempre nei suoi
pregiudizi.

Unica
personalità che trova grazia agli occhi del Council on Foreign
Relations: Anthony Blinken, nuovo numero 2 del Dipartimento di Stato,
un “falco liberale”.

Poiché
il Council on Foreign Relations è un organo bipartisan, Gelb propone
che il presidente Obama si circondi di quattro democratici e quattro
repubblicani corrispondenti al profilo che ha descritto. In primo
luogo i democratici Thomas Pickering (ex ambasciatore alle Nazioni
Unite), Winston Lord (ex assistente di Henry Kissinger), Frank Wisner
(ufficiosamente uno dei padroni della CIA e incidentalmente il
patrigno di Nicolas Sarkozy) e Michèle Flournoy (il presidente del
Center for a New American Security) [8]. Poi, i repubblicani Robert
Zoellick (ex capo della Banca Mondiale) [9], Richard Armitage (ex
assistente di Colin Powell) [10], Robert Kimmitt (probabile prossimo
capo della Banca Mondiale), e Richard Burt (ex negoziatore sulla
riduzione delle armi nucleari).

Presso
il Dipartimento della Difesa, Gelb propone il rabbino Dov Zakheim per
gestire i tagli di bilancio [11], l”ammiraglio Mike Mullen (ex capo
degli Stati maggiori congiunti) e il generale Jack Keane (ex capo di
stato maggiore Stato Maggiore dell”Esercito).

Infine,
Gelb propone che la strategia di sicurezza nazionale sia sviluppata
di concerto con i quattro «saggi»: Henry Kissinger [12], Brent
Scowcroft, Zbigniew Brzezinski [13], e James Baker [14].

Guardando
più da vicino a questo elenco, si capisce che il Council on Foreign
Relations non abbia voluto decidere tra i due gruppi che si oppongono
in seno all”amministrazione Obama, ma che intende riportare l”ordine
nel sistema dall”alto. A questo proposito, non è irrilevante – in un
paese fin qui guidato da WASP (White Anglo-Saxon Protestant) – che
due consiglieri di cui si esige il licenziamento siano donne nere,
mentre quattordici dei quindici nomi in arrivo sono maschi bianchi,
sia protestanti sia ashkenaziti. Il riordino politico normalizzatore
consiste anche in una riconquista etnica e religiosa.

Questa “cronaca settimanale di politica estera” appare simultaneamente in versione araba sul quotidiano“Al-Watan”(Siria), in versione tedesca sulla “Neue Reinische Zeitung”, in lingua russa sulla “Komsomolskaja Pravda”, in inglese su“Information Clearing House”, in francese sul “Réseau Voltaire”.

Thierry Meyssan, 25 gennaio 2015.

NOTE:

_______________________

[1]
Si legga per esempio: «
Obama
ce l’ha ancora una politica militare?
»,
di Thierry Meyssan, rete

Voltaire
, 1° dicembre
2014.

[3]
«
Contre
qui le Pentagone se bat-il en Syrie?
»,
Réseau Voltaire,
1° novembre 2014.

[4]
«
Come
Vladimir Putin ha ribaltato la strategia della NATO
»,
di Thierry Meyssan, Оdnako (Russia),
ReteVoltaire,
8 dicembre 2014.

[6]
«
This
Is Obama’s Last Foreign Policy Chance
»,
di Leslie Gelb,
The Daily
Beast
, 14 gennaio 2015.

[7]
«
John
McCain, maestro concertatore della “primavera araba”, e il
Califfo
»,
di Thierry Meyssan,
Réseau
Voltaire
, 18 agosto 2014.

[8]
«
Il
CNAS, versione democratica dell’imperialismo conquistatore
»,
par Thierry Meyssan,
Rete
Voltaire
, 6 gennaio 2015.

[9]
«
Robert
B. Zoellick, maître d’œuvre de la globalisation
»,
Réseau Voltaire,
10 marzo 2005.

[10]
«
Richard
Armitage, le baroudeur qui rêvait d’être diplomate
»,
Réseau Voltaire,
8 ottobre 2004.

[11]
«
Dov
Zakheim, la caution du Pentagone
»,
di Paul Labarique,
Réseau
Voltaire
, 9 settembre
2004.

[12]
«
Le
retour d’Henry Kissinger
»,
di Thierry Meyssan,
Réseau
Voltaire
, 28 novembre
2002.

[13]
«
La
stratégie anti-russe de Zbigniew Brzezinski
»,
di Arthur Lepic,
Réseau
Voltaire
, 22 ottobre
2004.

[14]
«
James
A. Baker III, un ami fidèle
»,
Réseau Voltaire,
16 dicembre 2003.

Traduzione
a cura di Matzu Yagi.

[GotoHome_Torna alla Home Page]

Native

Articoli correlati