Kosovo: retrovia Isis | Megachip
Top

Kosovo: retrovia Isis

Religiosi estremisti ed associazioni segrete finanziati dai sauditi e da altri hanno trasformato una società musulmana tollerante in una fonte di estremismo.

Kosovo: retrovia Isis
Preroll

Redazione Modifica articolo

30 Maggio 2016 - 18.57


ATF

di REM

Il Kosovo molto più e peggio del Belgio per il numero di
jihadisti pro capite che si sono uniti al Califfato. 314 su 1,8 milioni
di abitanti, scrive il New York Times. Che accusa l’Arabaia Saudita,
alleato americano che ha speso milioni per diffondere il wahhabismo,
forma rigida di islam sunnita che ha ispirato gli attentatori dell’11
settembre e che ora infiamma l’Isis. In Kosovo i sauditi hanno
finanziato una rete di imam e moschee che diffondono la jihad nel nome
della difesa dell’Islam. Due di questi Imam continuano a predicare a
Pristina. E la Nato a comando italiano che fa?

L’inchiesta pubblicata dal New York Times
è stata condotta e documentata dalla giornalista Carlotta Gall. Per
fortuna la collega è americana, ad evitarsi l’accusa di essere anche lei
‘filo serba’ perché critica su alcuni comportamenti albanesi kosovari.
Dunque, il pasticcio Kosovo nei suoi più recenti effetti.

«Extremist clerics and secretive associations funded by
Saudis and others have transformed a once-tolerant Muslim society into a
font of extremism».

E
la beffa della moschea superintegralista ricavata in un ex negozio di
mobili a pochi passi dalla gigantesca immagine di Bill Clinton
sorridente alla sua creatura Kosovo nel boulevard a lui dedicato.

Negli ultimi due anni, la polizia ha identificato 314 kosovari – tra
cui due attentatori suicidi, 44 donne e 28 bambini – che sono andati
all’estero per unirsi allo Stato islamico, «il più alto numero
‘pro-capite’ in Europa», scrive la collega americana.

Adesso abbiamo anche la quantità di terroristi a testa (pensiero altrettanto utile come quello dei ladri o delle teste … di rapa).

Jihadisti locali radicalizzati e reclutati da un corpo di religiosi
estremisti e di associazioni segrete finanziati da Arabia Saudita e
altri stati arabi del Golfo attraverso «labyrinthine network of donations from charities, private individuals and government ministries». Una rete labirintica!

Dopo due anni di indagini, la polizia ha accusato 67 persone,
arrestato 14 imam e chiuso 19 organizzazioni musulmane per incitamento
all’odio e reclutamento per terrorismo. Tutto dopo i bombardamenti
Nato del 1999.

Ma dove gli americani hanno visto la possibilità di creare una nuova
democrazia -recita patriotticamente Carlotta Gall- i sauditi han visto
una nuova terra dove diffondere il wahhabismo.

Il Kosovo ha ora più di 800 moschee, 240 dei quali costruite dopo la
guerra. Dispacci diplomatici diffusi da Wikileaks nel 2015 rivelano un
sistema di finanziamento per le moschee, centri islamici e chierici
sauditi, che abbraccia l’Asia, l’Africa e l’Europa.

Esempio: nella sola New Delhi -da cui arriva il nostro Salvatore Girone-
140 predicatori musulmani sono sul libro paga del consolato saudita.

Ed i Balcani, non ancora guariti dalle guerre etniche degli anni Novanta, sono ora infettati da questa nuova intolleranza.

I musulmani in Kosovo, che sono stati parte dell’impero ottomano per 500
anni, seguono la scuola Hanafi dell’Islam, una versione liberale che
accetta la pratica di altre religioni.

Ma in tutto il paese, cresce una nuova generazione di predicatori radicali sostenuti con denaro saudita.

In alcuni casi, sono stati demoliti edifici secolari, tra questi una
biblioteca storica di Gjakova e moschee di 400 anni, e cimiteri e
monasteri Dervisci, considerati idolatri nell’insegnamento wahhabita.

Proselitismo sulla base del primato della sharia assieme alle idee di
jihad violenta e takfirismo, che autorizza l’uccisione di eretici
musulmani colpevoli di non seguire la loro interpretazione dell’Islam, e
assistenza caritativa ma pelosa.

Famiglie che ricevevano sostegni mensili a condizione della loro
attenta frequentazione in moschea e comportamenti pubblici adeguati, a
partire dal velo per donne e ragazze.

Nel giro di pochi anni dalla fine della guerra, la vecchia
generazione di chierici tradizionali albanesi ha iniziato a subire
l’aggressione da giovani wahhabiti. Molti dettagli nel lungo reportage
di Carlotta Gall.

A sintesi, e dopo questa trasformazioni radicale dell’islam
tradizionale albanese, due giovani kosovari, nel 2014, si sono fatti
esplodere in attentati suicidi in Iraq e in Turchia.

O la tentata incursione nel monastero serbo ortodosso di Decani, nel
Kosovo occidentale dove, a gennaio, quattro islamisti armati sono stati
fermati dai militari Kfor italiani ancora oggi schierati a difesa del
monastero cristiano.

Aneddoti infiniti su predicatori radicali. Uno degli Imam arrestati
sosteneva nelle sue omelie, che “Il sangue degli infedeli è la bevanda
migliore per noi musulmani”.

Tra le sue reclute s’è scoperto che ci sono anche tre ex impiegati civili delle
ditte appaltatrici Usa a Camp Bondsteel – gigantesca base militare
americana nei Balcani, ormai la più grande in Europa – che, a parere di
molti, ha ‘aiutato’ la decisione Usa di intervento militate a delega
Nato contro la Serbia, fortemente voluto dall’allora presidente Bill
Clinton.

[GotoHome_Torna alla Home Page]

Native

Articoli correlati