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La crisi ucraina: empatia e dinamiche di guerra

'Le decisioni del recente summit NATO in Galles hanno peggiorato ulteriormente il tragico errore dell''espansione a Est, contro la Russia. [Giorgio Gallo]'

La crisi ucraina: empatia e dinamiche di guerra
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9 Settembre 2014 - 21.40


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di Giorgio Gallo.

Leggendo
gli articoli sulla crisi in Ucraina, colpiscono i riferimenti
all”inizio della seconda guerra mondiale. “Rischiamo di ripetere
gli errori fatti a Monaco nel ”38” avrebbe detto il premier inglese David Cameron agli altri leader europei, invitandoli a non cercare di
placare Putin come era stato fatto con Hitler da Chamberlain (
The Guardian, 2 settembre 2014).
Si tratta in realtà di riferimenti del tutto incongrui. Incongrui
perché la Russia di Vladimir Putin non ha, fatte le debite
proporzioni, la forza militare che aveva il Terzo Reich nell”Europa
del 1938, ma soprattutto perché, malgrado ciò che si vuole far
credere, la Russia non è un paese in fase di espansione geopolitica.
Semmai è stata la NATO che dopo il crollo del muro di Berlino si è
andata progressivamente espandendo.

In
un interessante saggio pubblicato sull”ultimo numero di Foreign
Affairs, 
Mary Elise Sarotte,
storica dell”University of Southern California, analizza la fase
convulsa da un punto di vista diplomatico che dalla caduta del muro
ha portato all”unificazione della Germania. In quella fase la
preoccupazione principale di Mikhail Gorbaciov era certamente quella
di una possibile espansione a est della NATO. Per superare
l”opposizione sovietica alla riunificazione della Germania, da un
lato il cancelliere tedesco Helmut Kohl assicurò Gorbaciov che “la
NATO non si sarebbe allargata fino a includere l”attuale territorio
della Germania dell”Est”, e, dall”altro il ministro degli esteri
Hans-Dietrich Genscher fece arrivare lo stesso messaggio al suo
omologo sovietico, Eduard Shevardnadze: “per noi è un punto fermo
che la NATO non si espanderà a est”. Simili assicurazioni furono
date verbalmente anche dal segretario di stato USA James Baker.
Addirittura si parlò della possibilità di dare ai territori della
Germania dell”Est uno statuto particolare all”interno della Germania
unificata, che li mantenesse al di fuori della NATO.

Come
scrive Sarotte “non ci fu mai un patto formale, come la Russia
[oggi] sostiene – ma i funzionari degli Stati Uniti e della
Germania occidentale fecero brevemente intendere che un accordo del
genere avrebbe potuto essere sul tavolo, e in cambio ricevettero il
semaforo verde per la riunificazione tedesca”. Va anche detto che
Gorbachev era molto indebolito dalle difficoltà economiche dell”URSS
e dall”opposizione politica interna. Questa debolezza lo portò alla
fine ad accettare l”unificazione della Germania all”interno della
NATO, in cambio di misure che gli permettessero di salvare la faccia:
un periodo di 4 anni per il ritiro delle truppe dalla Germania,
alcune restrizioni sul dispiegamento di truppe e di armi nucleari
nell”ex-Germania dell”Est, nonché 12 miliardi di marchi per
riallocare in patria le truppe ritirate e un prestito senza interessi
di 3 miliardi.

E
in effetti la NATO, almeno inizialmente, pur includendo la Germania
nella sua interezza, evitò l”espansione ad est. Le cose cambiarono
alla fine degli anni ”90, quando iniziò un processo di allargamento
dell”alleanza ai paesi dell”ex Unione Sovietica, fino ad arrivare,
con l”adesione dei paesi baltici, agli stessi confini della Russia.
La Russia, anche per la propria debolezza, non ha reagito a questa
espansione almeno fino a che nell”aprile 2008, al summit NATO di
Bucarest, non si è cominciato a discutere dell”adesione di Georgia e
Ucraina, paesi ai suoi confini e ben più importanti delle piccole
repubbliche baltiche. La NATO si avvicinava in questo modo a quella
che per la Russia è una sorta di “linea rossa” invalicabile. Da
qui prima l”intervento delle truppe russe in Georgia nel 2008 e ora
quello in Ucraina [1]. Va anche ricordato che l”Ucraina con le sue
tre popolazioni, gli ucraini uniati a ovest, gli ucraini ortodossi al
centro e i russi a est, rappresenta una realtà molto complessa,
secondo alcuni analisti destinata a giocare un ruolo di interfaccia
fra l”Europa occidentale e la Russia[2], e secondo altri a spezzarsi
in due lungo una linea etnico-religiosa [3].

Purtroppo
i governi occidentali non solo non hanno colto le preoccupazioni
russe, ma hanno alimentato la crisi, da un lato con pesanti
interventi nella situazione interna ucraina, e, dall”altro con una
retorica mirante a denunciare il presunto espansionismo russo.

Di
questo parla, sempre nell”ultimo numero di Foreign Affairs, 
John Mearsheimer,
professore di Scienze Politiche all”università di Chicago [4], ed
esponente di spicco della scuola neorealista di teoria delle
relazioni internazionali. Mearsheimer sin nel titolo (Why the Ukraine Crisis is the West’s Fault) attribuisce all”occidente la
responsabilità della crisi, responsabilità dovuta non solo
all”incomprensione delle legittime preoccupazioni geopolitiche di
Putin, ma soprattutto alle interferenze occidentali nella politica
ucraina, sia con interventi politici diretti che attraverso pesanti
azioni a livello di società civile. Fra i primi Mearsheimer ricorda
la partecipazione di Victoria Nuland, vice segretario di stato USA
per l”Europa e l”Eurasia, e del senatore repubblicano John McCain
alle manifestazioni contro il presidente Viktor Yanukovych, e il
pesante intervento dell”ambasciatore USA in Ucraina, Geoffrey Pyatt,
che con riferimento alla caduta di Yanukovych ha parlato di “giorno
storico”. Fra i secondi i 60 progetti diretti a promuovere la
società civile ucraina, finanziati dal governo americano attraverso
la fondazione nonprofit 
National
Endowment for Democracy
,
un intervento di vera e propria “ingegneria sociale”.

Le
decisioni prese dal recente summit NATO nel Galles hanno peggiorato
ulteriormente la situazione. Infatti la decisione di creare una forza
di pronto intervento con basi nei paesi dell”Europa dell”est, che, al
di là dei termini usati, sono permanenti, rompe un accordo implicito
e non può non aumentare le preoccupazioni della Russia per la
propria sicurezza.

Nei
fatti si stanno realizzando le previsioni fatte da George Kennan [5],
in un”
intervista del 1998,
in occasione della ratifica da parte del Congresso USA della scelta
di espandere ad est della Nato. Nell”intervista Kennan dice: “Io
credo che sia un tragico errore. Non ci sono ragioni di nessun tipo
per questo [l”espansione a est della NATO]. Nessuno sta minacciando
nessun altro. […] Questo dimostra quanto poco si comprenda la
storia russa e quella sovietica. Naturalmente ci sarà una reazione
negativa da parte della Russia, e allora [coloro che hanno spinto
l”espansione della NATO] diranno che noi ve lo avevamo sempre detto,
che questo dimostra come sono i russi – ma ciò è semplicemente
sbagliato”.

L”osservazione
di Kennan è importante: troppo spesso a livello internazionale si
portano avanti politiche con motivazioni sostanzialmente ideologiche
[6], senza una conoscenza profonda della storia e delle ragioni degli
altri. Anche qui, a livello di politica internazionale, sarebbe utile
l”empatia, una delle componenti chiave dell”approccio nonviolento
alla soluzione dei conflitti, che significa soprattutto capacità di
mettersi dal punto di vista dell”altro. Ad esempio, prima di
sostenere, con riferimento alla possibile adesione dell”Ucraina alla
NATO, che un paese ha il diritto di scegliere le proprie alleanze, un
po” di empatia avrebbe fatto ricordare che tale diritto non è stato
riconosciuto a Cuba quando durante la guerra fredda aveva deciso di
allearsi militarmente con l”Unione Sovietica.

Senza
la conoscenza della storia e senza empatia, si rischia di innescare
dinamiche che possono portare a esiti non desiderati e drammatici.
Vengono in mente, e non è un pensiero rassicurante, le parole con
cui Christopher Clark conclude il suo libro [7] sulle dinamiche che
dall”attentato di Sarajevo, in trentasette giorni, portarono a una
guerra che probabilmente nessuno davvero voleva: “I protagonisti
del 1914 furono come sonnambuli, apparentemente vigili ma non in
grado di vedere, tormentati dagli incubi, ma ciechi di fronte alla
realtà dell”orrore che essi stessi stavano per portare nel mondo”.

Note 1 Non
va dimenticato che, in parallelo all”espansione a est della NATO, c”è
stata anche l”espansione dell”Unione Europea, che ha reso ancora più
evidente e grave, almeno agli occhi di Vladimir Putin,
l”accerchiamento della Russia.
 2 Un”ipotesi
di questo tipo è suggerita da Emmanuel Todd nel capitolo dedicato
alla questione ucraina del suo 
Après
l”empire
,
Gallimard 2002.
 3 Michael
Hirsh, “
Ukraine and the Clash of Civilizations”, National
Journal
,
5 marzo 2014.
 4 John
Mearsheimer è il principale proponente della teoria del cosiddetto
“neorealismo offensivo”.
 5 Diplomatico
e scienziato politico, George Kennan ha svolto un ruolo
particolarmente rilevante nella diplomazia USA, soprattutto nella
fase iniziale della guerra fredda.
 6 Senza
escludere naturalmente quelle economiche, che però in questo caso
sembrano meno rilevanti.
 7 Christopher
Clark, 
The
Sleepwalkers – How Europe went to war in 1914
,
Penguin Books, 2013.

Fonte: [url”http://scienzaepace.unipi.it/index.php?option=com_content&view=article&catid=21:guerre-e-conflitti&id=170:la-crisi-ucraina-empatia-e-dinamiche-di-guerra”]http://scienzaepace.unipi.it/index.php?option=com_content&view=article&catid=21:guerre-e-conflitti&id=170:la-crisi-ucraina-empatia-e-dinamiche-di-guerra[/url]

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