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I Lumi contro il colonialismo

'Dopo che il parlamento britannico ha bocciato l''avventura siriana di Cameron, emerge la rivolta dei popoli occidentali contro i loro leader, da Obama a Hollande [T. Meyssan]'

I Lumi contro il colonialismo
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1 Settembre 2013 - 02.11


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«Sotto i nostri occhi», cronaca di politica internazionale n°48.

 

di
Thierry Meyssan
.

Gli
eventi che abbiamo vissuto dal 21 agosto (annuncio del bombardamento
alleato della Siria respinto dalla Camera dei Comuni) non sono una
competizione tra le grandi potenze coloniali, ma segnano la rivolta
dei popoli occidentali contro i loro leader. Per Thierry Meyssan, gli
occidentali ora si trovano ad affrontare le loro contraddizioni:
sfruttare il resto del mondo sotto la loro sferza o vivere in pace
sotto il dominio della ragione.

Come
in una tragedia greca, gli occidentali che annunciavano di voler
bombardare la Siria entro un”ora, non hanno fatto nulla e si sbranano
fra loro.
«Gli
dei fanno prima impazzire coloro che vogliono portare alla rovina
»
diceva Euripide.

Da
una parte i leader degli Stati che sono membri permanenti del
Consiglio di Sicurezza, Barack Obama, David Cameron e François
Hollande; dall”altra, i loro popoli. Da un lato, l”
hybris
(ὕϐρις), l”eccesso delle ultime grandi potenze coloniali;
dall”altro, i Lumi della Ragione. Di fronte a loro, i siriani,
silenziosi e resistenti, e i loro alleati, russi e iraniani,
appostati.

Il
brano che viene suonato non è solo un ennesimo episodio della
dominazione mondiale, ma un tale momento cruciale che la Storia non
conosceva dal 1956 e dalla vittoria di Nasser al Canale di Suez.
All”epoca, il Regno Unito, la Francia e Israele dovettero rinunciare
al loro sogno coloniale. Certo, ci furono ancora le guerra d”Algeria,
del Vietnam e la fine dell”apartheid in Sud Africa, ma lo slancio che
aveva posto l”Occidente a capo del mondo si era spezzato.

Questo
sogno, però, è stato ravvivato da George W. Bush alla conquista
dell”Iraq. Vedendo la propria economia vacillare e credendo alla
scomparsa imminente del greggio (secondo la teoria del “picco
del petrolio”), le multinazionali USA usarono degli eserciti
alleati per ricolonizzare l”Oriente. Nell”arco di un anno, una
società privata, l”Autorità provvisoria della Coalizione, governò
e saccheggiò l”Iraq. Questo sogno doveva continuare in Libia, in
Siria e in Libano, poi in Somalia e in Sudan, prima di culminare in
Iran, secondo le rivelazioni del generale Wesley Clark , ex
comandante della NATO.

Tuttavia,
l”esperienza irachena ha dimostrato che sebbene esangue dopo anni di
guerra contro l”Iran e anni di sanzioni, non è possibile colonizzare
un popolo istruito. La differenza di status tra gli Occidentali che
sapevano leggere e scrivere, oltre che padroneggiare la polvere da
sparo, e il resto del mondo è scomparsa. E anche le persone più
ignoranti guardano la televisione e riflettono sulle relazioni
internazionali.

Questo
paradigma ha un corollario: i popoli occidentali non sono assetati di
sangue. Erano partiti sicuri della loro superiorità per attaccare il
mondo e sono tornati acciaccati. Ora si rifiutano di riprendere
questa avventura criminale ad esclusivo beneficio dei loro capitani
d”industria. Questo è il significato del voto alla Camera dei Comuni
che ha respinto la mozione di attacco alla Siria presentata da David
Cameron.

I
popoli hanno una chiara consapevolezza delle loro azioni? Certo che
no. Sono ben pochi gli occidentali, europei e nordamericani, ad aver
capito il modo in cui la NATO causò la secessione di Bengasi e la
fece passare per una una rivoluzione contro Muammar el-Gheddafi,
prima di cancellare il paese sotto un diluvio di bombe. Sono davvero
pochi quelli che hanno riconosciuto nella bandiera dell”Esercito
siriano libero, verde, bianca e nera, quella della colonizzazione
francese. Eppure tutti sanno che è di questo che si tratta.

La
comunicazione di Downing Street e della Casa Bianca stupisce per
arroganza. Nella loro nota sulla legittimità della guerra, i servizi
del primo ministro britannico hanno sottolineato che il Regno Unito
può intervenire al di fuori di un mandato del Consiglio di sicurezza
per prevenire il compiersi di un crimine, a condizione che il suo
intervento sia diretto esclusivamente verso questo obiettivo e sia
proporzionale alla minaccia. Ma come possiamo pretendere di impedire
che un esercito usi armi chimiche bombardando il suo paese?

La
Casa Bianca, per parte sua, ha diffuso un memorandum dei suoi servizi
di intelligence che assicura di avere la “certezza” dell”uso di
armi chimiche da parte della Siria. Ma occorreva forse spendere più
di 50 miliardi di dollari l”anno per dare vita a una teoria del
complotto priva della minima prova tangibile? Nel 2001 e nel 2003,
l”accusa era già legge. Colin Powell poteva attaccare l”Afghanistan
promettendo di fornire ulteriori prove del coinvolgimento dei taliban
negli attentati dell”11 settembre, senza mai trasmetterle al
Consiglio di Sicurezza. Poteva fare ascoltare false intercettazioni
telefoniche e brandire una fiala di finto antrace, prima di radere al
suolo l”Iraq e chiedere scusa per queste menzogne. Ma oggi
l”Occidente deve affrontare le contraddizioni tra i sostenitori della
colonizzazione e dei Lumi.

Quel
che si gioca a proposito della Siria, è proprio il futuro del mondo.
I leader dei paesi occidentali, sempre alla ricerca del profitto e
del potere, non sono più in grado di sfruttare i loro popoli e
rivolgono le proprie ambizioni verso l”esterno. Sono rinnegati dai
rappresentanti dei loro popoli. Il voto dei britannici sarebbe senza
alcun dubbio lo stesso dei francesi, se l”Assemblea Nazionale fosse
chiamata a pronunciarsi, e sarà probabilmente lo stesso degli Stati
Uniti, allorché il Congresso sarà consultato.

Nel
frattempo, anziché risolvere i loro problemi economici interni,
Washington, Londra e Parigi rivaleggiano in dichiarazioni
magniloquenti e bellicose, divorandosi sulle rovine delle loro glorie
estinte.

Thierry
Meyssan, 1 settembre 2013.




Traduzione
a cura di Matzu Yagi.

Questa “cronaca settimanale di politica estera” appare simultaneamente in versione araba sul quotidiano “Tichreen” (Siria), in versione tedesca sulla “Neue Reinische Zeitung”, in lingua russa sulla “Komsomolskaja Pravda”, in inglese su “Information Clearing House”, in francese sul “Réseau Voltaire”.

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