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'L''inconfessabile progetto di uno pseudo-Kurdistan'

Parigi e Londra sono enfatiche contro Daesh. Ma preparano dietro le quinte la pulizia etnica del Nord della Siria, al fine di creare uno pseudo-Kurdistan [Thierry Meyssan]

'L''inconfessabile progetto di uno pseudo-Kurdistan'
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7 Dicembre 2015 - 22.58


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«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica
internazionale n°157

di Thierry
Meyssan
.

Parigi e Londra moltiplicano le
dichiarazioni enfatiche contro Daesh, la sua pulizia etnica e i suoi attentati.
Eppure preparano dietro le quinte la pulizia etnica del nord della Siria, al
fine di creare uno pseudo-Kurdistan e ricollocare Daesh ad al-Anbar, per
crearvi un Sunnistan. Thierry Meyssan analizza questo piano e mette in luce le
numerose contraddizioni del discorso ufficiale.

L”intervento
militare della Francia, di Israele e del Regno Unito in Siria è legale?

Per lanciare la loro nuova guerra in Iraq e in Siria, la
Francia, Israele e il Regno Unito hanno fatto adottare dal Consiglio di
Sicurezza il 20 novembre  la risoluzione
2249 [1].

Per il rappresentante francese all”ONU, che è l”origine
del testo, essa autorizza l”azione collettiva ai sensi dell”articolo 51 della
Carta delle Nazioni Unite, ossia l”«autotutela». Per il primo ministro
britannico David Cameron, essa dà sostegno a «qualsiasi azione contro questa
setta omicida e diabolica sia in Siria sia in Iraq» [2].

Ora, secondo gli esperti del Servizio di ricerca della
biblioteca della Camera dei Comuni, la risoluzione non si presta a ciò. In uno
studio giuridico dettagliato, Arabella Lang precisa che la risoluzione in
nessun modo autorizza l”uso della forza, ma fa appello a coloro che hanno la
possibilità legale affinché raddoppino i loro sforzi [3].

Orbene, la cosa può solo riguardare gli Stati che sono
stati chiamati a intervenire dall”Iraq e dalla Siria.

Per le necessità del caso concreto, l”Iraq ha pertanto
inviato una lettera al Segretario generale e al Consiglio di sicurezza
affermando di essere attaccato da Daesh dal territorio siriano, sebbene
l”Emirato islamico sia stato fondato in Iraq. Poiché Francia e Regno Unito sono
stati chiamati dall”Iraq, entrambi gli Stati
— ma non Israele — pretendono di
esercitare un diritto di «autotutela collettiva». Inoltre, ciascuno di essi
afferma di essere stato attaccato da Daesh dalla Siria e sostiene anche di
avere un diritto individuale di autotutela. Purtroppo, questi argomenti sono
validi solo se Parigi e Londra dimostrano che Daesh prepara degli attacchi
imminenti dalla Siria, ma non si dà il caso [4].

Di conseguenza, l”intervento militare della Francia, di
Israele e del Regno Unito in Siria rimane illegale senza il previo consenso del
governo della Repubblica araba siriana.

Ricordiamo, inoltre, che la Carta delle Nazioni Unite e
le relative risoluzioni dell”Assemblea generale vietano formalmente il sostegno
militare a gruppi non statali che cerchino di rovesciare uno Stato membro delle
Nazioni Unite. Questo è il motivo per cui la Francia e il Regno Unito hanno a
lungo sostenuto di inviare solo attrezzature di difesa ai gruppi armati in
Siria. Purtroppo, questi gruppi ricevono grandi quantità di armi offensive (tra
cui fucili, mortai, missili anticarro e terra-aria, esplosivi e perfino gas da
combattimento). Ebbene, nell”agosto 2014, il presidente francese
François Hollande ha riconosciuto nel corso di un”intervista a Le Monde di aver consegnato armi
offensive ai ribelli siriani [5].

Preciserà in seguito, nelle interviste con il giornalista
Xavier Panon, di aver consegnato nel 2012 [6]
dei cannoni da 20 mm, mitragliatrici, lanciarazzi e missili anticarro, cosa che
viola senza dubbio il diritto internazionale e fa abbassare la Francia al rango
di “Stato canaglia” [7].

Il
progetto inconfessabile di Francia, Israele e Regno Unito

Dal 20 novembre, la Francia sta cercando di mettere
insieme una coalizione – una in più – per lottare contro Daesh, e più
precisamente per prendere Raqqa. Questa retorica, che è sufficiente a
convincere i francesi della volontà del loro governo di reagire agli attentati
del 13 novembre a Parigi, maschera malgrado ciò piuttosto male le intenzioni
coloniali del presidente Hollande. In concreto: cacciare Daesh da Raqqa, certo;
ma con quali truppe di terra e a vantaggio di chi?

La campagna aerea russa si appoggia sull”Esercito arabo
siriano, mentre secondo il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, la
campagna franco-britannica potrebbe sostenere l”Esercito siriano libero
[organizzato da membri di Al-Qa”ida in Libia], oltre a delle Forze arabe
sunnite [vale a dire le milizie turcomanne appoggiate dai militari turchi] e i
curdi [sia l”YPG siriano sia i Peshmerga del Governo regionale curdo
dell”Iraq].

Nel caso in cui queste forze riuscissero a prendere
Raqqa, la città sarebbe rimessa al governo regionale curdo iracheno che
l”annetterebbe. Di tratterebbe di proclamare un “Kurdistan” a cavallo
tra Iraq e Siria, e poi di espellere le popolazioni siriane che vi abitano, e
poi ancora di trasferire 10 milioni di curdi turchi verso questo nuovo Stato.

Nel 2011, Alain Juppé per la Francia e Ahmet Davutoğlu per la Turchia si accordarono segretamente per creare un Sunnistan a
cavallo dell”Iraq e della Siria con un”organizzazione terrorista (Daesh) e un
Kurdistan, anch”esso a cavallo tra i due paesi. Il loro progetto è stato
sostenuto da Israele e dal Regno Unito.

Il
piano Juppé

Nel 2011, il ministro degli Esteri francese Alain Juppé e
il suo omologo turco, Ahmet
Davutoğlu, firmarono un
trattato segreto. Sappiamo che comprendeva diversi impegni reciproci, tra cui
quello di “affrontare la questione curda” senza “minare
l”integrità del territorio turco”, il che significa creare uno
pseudo-Kurdistan in Siria.

Tuttora convinti che Alain Juppé sia un gollista, i
francesi non hanno percepito la sua svolta del 2005. All”epoca, era stato
condannato a 14 mesi con la condizionale e a un anno di ineleggibilità per aver
finanziato il suo partito politico deviando dei fondi pubblici. Lasciò la
Francia e andò a insegnare a Montreal. Tuttavia, era poco presente in Canada e
seguì in segreto una formazione in un paese terzo. Oggi, benché sia un
esponente dell”opposizione, è uno dei principali ispiratori della politica
mediorientale che il presidente Hollande conduce a dispetto della storia e
degli interessi della Francia.

Il
Kurdistan e la Siria

I curdi sono un popolo che, da secoli, vive in un
territorio condiviso tra la Turchia, l”Iraq e l”Iran. In occasione del
censimento del 1962, c”erano soltanto solo 169.000 curdi in Siria, vale a dire
una parte infinitesima della popolazione generale. Ma durante la guerra civile
turca degli anni 1980-1990, 2 milioni di curdi turchi si rifugiarono in Siria.
L”idea della Francia, di Israele e del Regno Unito è quella di ritagliare per
loro uno Stato, non a casa loro in Turchia, ma tramite la colonizzazione del
paese che li ha generosamente accolti.

La Siria era stata già divisa dalla Francia e dal Regno
Unito in occasione della Conferenza di Sanremo (1920) in funzione degli accordi
Sykes-Picot (1916). Storicamente, essa comprende non solo l”attuale Siria, ma
anche la Palestina, Israele, il Libano, la Giordania, il Sangiaccato di
Alessandretta (Antiochia in Turchia), e una parte dell”Iraq. L”attuale progetto
mira dunque a continuare questo smembramento.

Il leader curdo siriano, Salih Muslim, è stato ricevuto a Parigi, il 31
ottobre 2014, da François Hollande e Recep Tayyip Erdoğan. I tre uomini si sono
accordati per creare uno pseudo-Kurdistan in Siria, per espellere da lì la
popolazione sunnita e cristiana, e di trasferirvi i curdi di Turchia.

Chi
sono i curdi?

I curdi formano una cultura unica, ma parlano lingue
diverse, il Kurmanji, il Sorani e il Pehlewani, cui va aggiunta una quarta
lingua totalmente diversa dalle tre precedenti, lo Zaza-Gorani.

Durante la Guerra Fredda, i curdi sono stati divisi in
due gruppi, i primi sostenuti da Israele e dagli Stati Uniti, i secondi dalla
Siria e dall”Unione Sovietica.

Durante la guerra civile turca, il PKK turco, principale
partito curdo di obbedienza marxista-leninista, e il suo leader Abdullah
Öcalan, si batterono per creare un Kurdistan indipendente in Turchia.
Precisarono di non avere alcuna ambizione territoriale in Siria. Öcalan fu
accolto come rifugiato politico a Damasco, da dove dirigeva le operazioni
militari in Turchia. Nel fuggire dalla repressione, 2 milioni di curdi
trovarono rifugio in Siria. Ma, nel 1998, Ankara minacciò Damasco di guerra se
avesse continuato a ospitare il PKK. Il presidente Hafez al-Assad chiese alla
fine ad Abdullah Öcalan di trovarsi un altro Stato dove riparare e ha
continuato a proteggere i rifugiati curdi.

All”inizio della guerra contro la Siria, il presidente
Bashar al-Assad concesse la cittadinanza siriana a numerosi rifugiati curdi
turchi. Li incoraggiò a costituirsi in milizie locali e a partecipare alla
difesa del territorio. Durante i primi due anni, la cooperazione con le forze
di sicurezza siriane fu totale, ma le cose cominciarono a peggiorare nel 2014.

Il 31 ottobre 2014, Salih Muslim, leader dell”Unione
democratica curda di Siria, fu ricevuto da François Hollande a margine di un
incontro con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, e subito dopo la
battaglia di
Kobane. I due capi di Stato, che fino ad
allora si erano rifiutati di aiutare i curdi siriani, riuscirono a convincere
Salih Muslim che ci sarebbe stato un interesse personale a tradire gli impegni
del PKK e a collegarsi al loro progetto.

Un anno dopo, Salih Muslim lanciava un”operazione di
curdizzazione forzata del nord della Siria, provocando il sollevamento delle
popolazioni locali, soprattutto i cristiani assiri e gli arabi sunniti [8].

Tuttavia, quando la Francia, Israele e il Regno Unito
hanno lanciato l”operazione volta a creare un Kurdistan in Siria, Salih Muslim
ha incontrato le peggiori difficoltà nel mobilitare i combattenti. I giovani
curdi rifugiati in Iraq si sono rifiutati di aderire al progetto coloniale [9].

Salih Muslim era nuovamente a Parigi, lo scorso venerdì
27 Novembre.

La
distruzione del Sukhoi 24 russo da parte della Turchia

L”intervento militare russo, il 1° ottobre 2015, ha
cozzato duramente con il piano delle potenze coloniali. Per il presidente
Erdoğan, rimandava ancora una volta l”attuazione del Piano Juppé e il suo sogno
di purificazione della Turchia. Inoltre Erdoğan ha dato istruzioni affinché le
sue forze armate preparassero un incidente con un aereo russo, come ha rivelato
sul momento “Fuat Avni”, la “gola profonda” di un account
di rivelazioni via Twitter.

Il 16 novembre, la Russia ha esteso la sua operazione
militare contro i gruppi terroristici in Siria attaccando politicamente le loro
fonti di finanziamento. Il presidente Vladimir Putin ha provocato lo stupore
del G20 di Antalya accusando senza nominarlo il presidente Erdoğan. Ha mostrato
ai diplomatici presenti le fotografie satellitari dei convogli di autocisterne
che collegano la Siria ai porti turchi e ha denunciato il lassismo di coloro
che permettono in quel modo a Daesh di accumulare miliardi di dollari [10].

Sopravvalutando il supporto a sua disposizione a
Washington o sottovalutando la potenza russa, il presidente Erdoğan ha fatto
distruggere il 24 novembre un Sukhoi russo che era entrato per 17 secondi nel
suo territorio [11].

Senza aspettare, Mosca ha reagito comminando pesanti
sanzioni economiche ai danni di Ankara, diffondendo le registrazioni dei
tracciati radar dell”incidente aereo [12],
schierando degli S-400 e, infine, il 2 dicembre, diffondendo attraverso una
conferenza stampa dello stato maggiore le prove satellitari della
responsabilità dello Stato turco nel finanziamento di Daesh [13].

In un istante, la stampa internazionale che aveva negato
la verità per un anno improvvisamente si è profusa in rimproveri contro
l”autocrate di Ankara e la sua famiglia.

Il 29 novembre 2015, l”Unione europea ha steso il tappeto rosso per la
Turchia. Ha ripreso i negoziati di adesione, ha liberalizzato i visti di
ingresso, e le ha offerto 3 miliardi di euro (nella tribuna: il primo ministro
turco Ahmet Davutoğlu, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il
presidente della Commissione Jean -Claude Juncker).

L”intervento
franco-britannico

Eppure, il 29 novembre l”Unione europea ha organizzato un
vertice speciale con la Turchia. Ignorando le dichiarazioni di Vladimir Putin
al G20 e le relazioni (non pubbliche) dell”Alta rappresentante Federica
Mogherini che attestavano che il petrolio di Daesh è defluito nell”Unione
attraverso Cipro, l”Italia e la Francia, i partecipanti concludevano:
«Ricordando la dichiarazione finale dell”ultimo vertice del G20, che si è
tenuto ad Antalya, e la risoluzione (2015) 2249 del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite, la Turchia e l”Unione europea riaffermano che la lotta al
terrorismo rimane una priorità»(sic) [14].

In applicazione del piano Juppé del 2011, i negoziati di
adesione della Turchia all”Unione europea sono stati rilanciati, il regime dei
visti abrogato, e, ciliegina sulla torta, l”Unione si è impegnata a versare 3
miliardi di euro alla Turchia, con la pretesa di aiutare a gestire la questione
dei profughi siriani.

Il Parlamento francese [15]
e la Camera dei Comuni britannica [16],
convinti che la risoluzione 2249 consenta di intervenire in Siria senza
l”avallo di Damasco, hanno autorizzato i loro esecutivi a intervenire
militarmente in Siria. Tali interventi, esclusivamente aerei, sono stati
presentati come mirati contro Daesh. Durante la discussione parlamentare,
nessuna delle Camere interessate ha evocato la questione dello
pseudo-Kurdistan.

Contrariamente alle dichiarazioni rese alla stampa,
nessuno ha cambiato politica di fronte a Daesh. L”organizzazione terroristica è
sempre sostenuta da quelli che l”hanno fondata (personalità statunitensi
intorno a David Petraeus e John Negroponte, i governi saudita, qatariota e
turco). Solo gli sciiti iracheni, gli Hezbollah libanesi, l”Esercito arabo
siriano e la Russia lo combattono. Le operazioni della Coalizione USA non hanno
mai avuto come obiettivo quello di “contenere” Daesh, né di
sradicarlo. Il gioco di oggi consiste nel “liberare” il Nord della
Siria per farlo immediatamente occupare dai curdi iracheni, e sospingere Daesh verso
l”Iraq, dove il distretto di Al-Anbar gli è riservato. L”unica differenza dopo
l”intervento russo è che gli occidentali hanno rinunciato a far occupare il
deserto siriano da Daesh.

Da ricordare:

—- La Francia e il
Regno Unito sono riusciti a far credere alle loro opinioni pubbliche che la
risoluzione 2249 li autorizzi a interferire in Siria contro Daesh. Su questa
base, hanno ottenuto l”approvazione dei rispettivi parlamenti per impegnarsi
in bombardamenti senza l”autorizzazione della Siria.

—- Sul terreno, pensano
di poter contare sulle milizie turcomanne (sostenute dall”esercito turco) e
sull”YPG curdo (sostenuto dal governo regionale curdo dell”Iraq e da
Israele).

—- Lo scopo di tale
intervento non è quello di sradicare Daesh a causa della pulizia etnica che
perpetra, ma di spostarlo verso Al-Anbar, e di continuare la pulizia etnica,
stavolta nel nord della Siria, per crearvi uno pseudo-Kurdistan.

NOTE

[1] «Résolution 2249», Réseau Voltaire, 20 novembre 2015.

[2] “PM statement on
the United Nations Security Council Resolution
”, 10
Downing Street
, November 20, 2015.

[3] “Legal basis for UK military action
in Syria
”, by Arabella Lang, Voltaire Network, 26 November 2015.

[4] «La Résolution 2249 n’autorise pas à bombarder en Syrie», par Nicolas Boeglin, Réseau Voltaire, 1er décembre
2015.

[6] Ricordiamo che il presidente Sarkozy aveva
ugualmente consegnato armi pesanti nel 2011, in particolare missili anticarro
Milan, sebbene non l”abbia mai ammesso pubblicamente.

[7] Dans les coulisses de la diplomatie française, par Xavier Panon, L’Archipel, 13 mai 2015.

[8] «Gli Stati Uniti e Israele iniziano la
colonizzazione del Nord della Siria
», Rete Voltaire, 1° novembre 2015.

[10] “Vladimir Putin’s Responses to
journalists’ questions following the G20 summit
”, by Vladimir
Putin, Voltaire Network, 16 November 2015.

[11] «Perché la Turchia ha abbattuto il
Sukhoi 24 russo?
», di Thierry Meyssan, Rete Voltaire, Megachip, 30 novembre 2015.

[12] «Le registrazioni radar dell’attacco
turco all’aereo russo
», di Valentin Vasilescu, Traduzione A.Lattanzio, Rete
Voltaire
, 30 novembre 2015.

[13] «La Russia presenta le prove sul
traffico petrolifero dello Stato islamico con la Turchia
», di Valentin Vasilescu, Traduzione A.
Lattanzio, Rete Voltaire, 5 dicembre 2015.

[14] «Déclaration UE-Turquie», Réseau Voltaire, 29 novembre 2015.

[16] “UK House of Commmons Motion on ISIL
in Syria
”, Voltaire Network, 2 December 2015

Thierry Meyssan,
6 dicembre 2015.

Traduzione a
cura di Matzu Yagi.

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