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I progetti di Kurdistan

Fare un Kurdistan con confini sbagliati non risolve la questione curda ma provoca un conflitto simile a quello Israele-palestinesi [Thierry Meyssan]

I progetti di Kurdistan
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6 Settembre 2016 - 04.46


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«Sotto i nostri
occhi» – Cronaca di politica internazionale n°197

di Thierry Meyssan.

L”attuale
progetto di Kurdistan sostenuto da Francia e Stati Uniti non ha alcuna
relazione con quello, legittimo, riconosciuto dagli stessi paesi nel 1920 alla
Conferenza di Sèvres. Non si trova affatto nello stesso territorio! Questo
pseudo-Kurdistan è solo una carota occidentale per spingere i curdi siriani a
rivoltarsi contro Damasco. La sua creazione non risolverebbe la questione curda
e anzi provocherebbe un conflitto paragonabile a quello che da quasi
settant’anni contrappone Israele ai palestinesi. Per sbrogliare la situazione
attuale, Thierry Meyssan ricostruisce qui le posizioni contraddittorie delle
nove grandi potenze estere coinvolte in questo affare.

I curdi sono parte integrante della società siriana. Qui la statua del
condottiero curdo Saladino il Magnifico all”ingresso della città vecchia di
Damasco, che la liberò nel 1174 e fondò la dinastia degli Ayyubidi.

DAMASCO (Siria) – Gli spostamenti di truppe e le
battaglie estive nel nord della Siria sembrano senza senso agli occhi degli
osservatori. Eppure ogni forza in gioco persegue con tenacia i propri
obiettivi.

Mentre tutti i protagonisti dichiarano di combattere
contro Daesh (l’ISIS), l”Emirato Islamico si muove ma non fa che arretrare nel
deserto. La vera posta in gioco degli eventi è la possibile creazione di un
Kurdistan a spese degli abitanti arabi e cristiani [1].

Quella che segue è un”analisi degli obiettivi di guerra
delle principali forze in campo, fermo restando che la Siria è uno stato
sovrano e che nessuna delle parti qui elencate ha il diritto di mutilarla per
creare una nuova entità.

Nove risposte alla questione curda, di cui sette illegali

1- Daesh non
ostacolerà la creazione di un Kurdistan a condizione che non sia a est
dell”Eufrate

L”Emirato Islamico, creato in Iraq da John Negroponte e
poi dal generale David Petraeus, è ancora controllato da quest’ultimo, che ha
subappaltato alla Turchia la guida di questa unione tra Fratelli Musulmani,
confratelli della Naqshbandiyya e tribù sunnite del deserto siro-iracheno.

Così, durante la presa di Jarabulus a Daesh da parte
dell”esercito turco, i jihadisti si sono ritirati senza combattere obbedendo al
loro mentore turco.

Dopo la battaglia di Ayn al-Arab (Kobanê, nel Kurdistan
siriano), Daesh ha accettato l’idea di un Kurdistan ma non a est dell”Eufrate.

2. Gli Stati Uniti
sono ormai favorevoli alla creazione di un Kurdistan in Siria

Durante la prima guerra mondiale, il presidente degli
Stati Uniti Woodrow Wilson aveva fissato fra i suoi obiettivi la creazione
dell’Armenia, di Israele e del Kurdistan. Alla fine del conflitto, per valutare
la situazione inviò la Commissione King-Crane, la quale dichiarò:

«I curdi rivendicano un ampio territorio sulla base della
loro presenza, ma poiché sono molto mescolati con gli armeni, con i turchi e
con altri, e divisi tra Qizilbash [2],
sciiti e sunniti, si ritiene preferibile limitarli all”area geografica naturale
che si trova nella proposta di un’Armenia a nord e della Mesopotamia a sud, con
il canale tra l”Eufrate e il Tigri come confine occidentale e la frontiera
persiana come confine orientale (…). È possibile spostare fuori da questa
zona la maggioranza dei turchi e degli armeni, che sono pochi, per uno scambio
volontario della popolazione e ottenere così una provincia di circa un milione
e mezzo di abitanti, quasi tutti curdi. La sicurezza dei caldei, nestoriani e
cristiani siriani che vivono nella zona deve essere garantita.»

La Commissione King-Crane visitò la regione proprio alla
fine del massacro dei cristiani, che durò dal 1894 al 1923, prima da parte
dell”Impero Ottomano poi dai Giovani Turchi con l”aiuto della Germania del
Secondo Reich e della Repubblica di Weimar [3].

La commissione si mostrò molto prudente circa la
possibilità di far vivere degli armeni in uno stato curdo, sapendo che i turchi
usavano i combattenti curdi per massacrare i cristiani. Dal novembre 2015, dei
curdi della YPG (Unità di Protezione Popolare: la milizia della regione a
maggioranza curda nel nord della Siria, ndt)
hanno cercato di curdizzare con la forza i cristiani assiri del nord della
Siria, riaprendo questa vecchia ferita [4].

In ogni caso un Kurdistan fu creato sulla carta dalla
Conferenza di Sèvres nel 1920, ma con l’avvento della rivolta turca guidata da
Mustafa Kemal non vide mai la luce. Infine gli Stati Uniti vi rinunciarono nel
1923 col trattato di Losanna.

Su questa mappa, tratta dal sito web lesclesdumoyenorient.com, si vede che il presidente Wilson aveva
previsto di creare il Kurdistan nell’odierna Turchia e in una piccola porzione
dell’attuale Kurdistan iracheno. La Siria di oggi non era assolutamente
interessata da questo progetto.

Durante la guerra civile turca alla fine degli anni
Settanta, la Siria di Hafiz al-Assad (padre dell’attuale presidente siriano, ndt) diede il suo sostegno al PKK curdo,
sulla base delle proposte del presidente Wilson. Concesse asilo politico al
leader del PKK Abdullah Öcalan, che assunse l’impegno scritto di non
rivendicare mai il territorio siriano. Mentre il censimento del 1962 in Siria
rilevava solo 162.000 curdi, un milione di curdi turchi si rifugiarono in Siria
e ottennero ugualmente asilo politico. Ora sono due milioni e hanno ricevuto la
cittadinanza siriana nel 2011. All”inizio della guerra hanno combattuto per
difendere la Siria con armi e paghe fornite da Damasco contro i mercenari
islamisti.

Tornando sui loro passi, gli Stati Uniti hanno poi promesso
a diversi leader curdi in Iraq, Siria e Turchia di potersi ritagliare uno stato
per loro in Siria se si fossero rivoltati contro Damasco. Alcuni hanno
accettato.

Nei primi mesi del 2014, quando pianificò l’espansione di
Daesh e l”invasione di al-Anbar in Iraq, il gruppo di David Petraeus autorizzò
anche il governo regionale curdo dell”Iraq a conquistare i campi petroliferi di
Kirkuk. Cosa che fu fatta senza sollevare la minima condanna internazionale,
dato che l’opinione pubblica vedeva solo i crimini commessi da Daesh.

3- La Russia
sostiene i diritti della minoranza curda

Inizialmente, la Russia ha sostenuto il progetto di una
regione autonoma curda in Siria sul modello delle proprie repubbliche autonome.
In febbraio è stata aperta a Mosca una rappresentanza della YPG, la milizia
della regione curda in Siria.

Tuttavia, di fronte alle reazioni indignate dei siriani,
la Russia si è resa conto che la situazione di questo paese è diversa dalla sua.
Le minoranze siriane sono talmente intrecciate che non c’è un”area in cui
costituiscano la maggioranza. Nel corso dei millenni la difesa del paese si è
organizzata a cominciare dalla mescolanza delle popolazioni, in modo che,
ovunque, una minoranza legata a un eventuale invasore potesse proteggere il
resto della popolazione. Di conseguenza lo Stato siriano non garantisce i
diritti delle minoranze delegando loro la gestione di regioni separate, ma
organizzando le istituzioni e l”amministrazione in modo laico sul doppio
livello religioso ed etnico.

Oggi la Russia affronta dunque la questione curda in modo
diverso. Si è impegnata a difendere i diritti delle minoranze in generale e di
questa in particolare, ma le ha imposto di schierarsi a favore o contro gli
islamisti. In effetti, per il momento, i curdi di ogni orientamento lottano
contro gli islamisti, non perché siano islamisti ma per impadronirsi dei
territori che occupano e occuparli a loro volta, a proprio vantaggio. La Russia
ha quindi chiesto loro di specificare con chi sono alleati: Washington o Mosca.

4- La Turchia è
favorevole alla creazione di un Kurdistan in Siria amministrato dai Barzani

Ankara non vuole che un Kurdistan siriano possa servire
come base di retrovia al PKK per estendersi in Turchia a danno di quest’ultima,
che comunque mantiene ottimi rapporti con il governo regionale del Kurdistan
iracheno e non ha alcun motivo per opporsi alla creazione di un Kurdistan
siriano. Questo è il motivo per cui, in previsione di sostenere questo Stato,
il presidente Recep Tayyip Erdoğan aveva concluso un accordo segreto con uno
dei due co-presidenti della YPG siriana. Tuttavia questo accordo non ha
resistito alla repressione dei curdi turchi da parte dello stesso Erdoğan, dopo
il loro successo nelle elezioni legislative del giugno 2015 [5].

L”estrema destra turca, sia che si tratti di MPH e Lupi
grigi o della Millî Görüş di Erdoğan, professa un”ideologia razziale. Secondo
questi partiti e milizie, la Turchia deve essere islamica e fondata sulla razza
turco-mongola, il che comporta l”espulsione dei cristiani e dei curdi. Questo
punto di vista non è condiviso dall”opposizione, così che un gran numero di
curdi è perfettamente integrato.

Quando il fondatore dei Lupi grigi, Alparslan Türkeş,
diventa vice primo ministro e pubblicamente dichiara possibile la liquidazione
dei curdi sul modello dell’eliminazione dei cristiani durante il genocidio
degli armeni e dei greci del Ponto, Abdullah Öcalan crea il PKK (1978). Questi
ottiene poi asilo politico a Damasco fino al 1998, quando Ankara minaccia di
schiacciare il vicino siriano se continua a ospitarlo. Hafiz al-Assad chiede
quindi a Öcalan di trovarsi un altro paese disposto ad accoglierlo. E alla fine
sarà portato in Kenya dal Mossad, con l”aiuto dei curdi del KDP (partito
politico del Kurdistan iracheno, ndt),
e incarcerato in Turchia.

5- L”Iran si
oppone alla creazione di un Kurdistan

Circa 4,5 milioni di curdi sono iraniani e dispongono di
una regione dove sono la maggioranza. Se godono dell”uguaglianza giuridica, la
loro regione è discriminata e meno sviluppata di quelle abitate dai Persiani.

La Repubblica islamica è molto legata all’inviolabilità
delle frontiere, ancor più in quanto la creazione di un nuovo stato potrebbe
incoraggiare il separatismo di altre minoranze, come i beluci.

Infine, essendo un alleato della Siria, l”Iran non può
accettare che sia creato un Kurdistan a suo discapito.

6- Il governo
regionale curdo dell”Iraq è favorevole alla creazione di un Grande Kurdistan a
cavallo tra Iraq e Siria

Il governo regionale curdo dell”Iraq guarda con
preoccupazione ai curdi in Siria. In effetti i due gruppi di popolazione non
parlano la stessa lingua (il gorani e
il kurmanji) e durante la guerra
fredda hanno avuto una storia conflittuale. I curdi iracheni filtrano
l’ingresso nel loro territorio dei curdi siriani, vietando l”accesso a coloro
che sospettano essere ancora legati al PKK turco.

Il presidente Masud Barzani si è autoprorogato il potere
dal 2012, impedendo lo svolgimento delle elezioni. Ha istituito un regime
corrotto e autoritario, non esitando a far assassinare i suoi oppositori. Con
l”aiuto di Daesh ha esteso del 40% il territorio della sua regione, annettendo
i campi petroliferi di Kirkuk, poi attraverso il suo oleodotto ha smerciato il
petrolio rubato da Daesh.

La conquista della zona ombreggiata sulla mappa qui sotto
permette una continuità geografica tra la sua regione e un eventuale Kurdistan
nel nord della Siria.

Dopo aver sostenuto Daesh durante la battaglia di Ayn
al-Arab (Kobanê), il governo regionale curdo iracheno si è avvicinato alla YPG
su richiesta di Washington e le ha fornito un”assistenza simbolica. Il
«presidente» Barzani annuncia frequentemente che la sua regione dichiarerà la
propria indipendenza e così prevede di annettere una parte della Siria.
Tuttavia si oppone fermamente alla creazione di un Kurdistan guidato da Saleh
Muslim, co-presidente del PYD (partito politico curdo della Siria
settentrionale, ndt).

7- Israele è
favorevole alla creazione di un Grande Kurdistan in Iraq e in Siria, ma non in
Turchia

Per garantire la propria sicurezza, Israele ha
caldeggiato inizialmente la creazione di zone smilitarizzate sul suo confine a
scapito dei vicini, il Sinai egiziano e il Libano meridionale. Tuttavia, con lo
sviluppo dei missili, ha abbandonato questa strategia ed evacuato sia il Sinai
che il sud del Libano. Dal 1982 ha elaborato una strategia per controllare da
dietro le tre grandi potenze della regione, che sono l”Egitto, la Siria e
l”Iraq. Per fare questo, ha sostenuto la creazione di uno stato indipendente,
il Sudan del Sud, e ora è per la creazione di un Grande Kurdistan a cavallo tra
Siria e Iraq.

Dai tempi della guerra fredda Israele ha rapporti molto
stretti con il clan Barzani, ora al potere nel Kurdistan iracheno.

8- La Francia
sostiene la soluzione del problema curdo, senza influire sul territorio turco

Nel 2011 i ministri degli esteri francese e turco, Alain
Juppé e Ahmet Davutoğlu, hanno firmato un trattato che prevedeva il sostegno
della Turchia nelle guerre contro la Libia e contro la Siria (che non era
ancora iniziata) in cambio del sostegno all”ingresso della Turchia nell”Unione
Europea e della soluzione della questione curda a spese dei vicini della
Turchia. In altre parole, la Francia si è impegnata a creare uno stato
indipendente, o in Siria o in Iraq o a cavallo tra i due paesi, per potervi
deportare i membri del PKK. Questo trattato, che pianifica crimini contro
l”umanità, naturalmente è tenuto segreto e non è stato ratificato dai
rispettivi parlamenti.

Il 31 ottobre 2014 il presidente Hollande ha ricevuto
Erdoğan all’Eliseo. Uno dei due co-presidenti della YPG siriana, Saleh Muslim,
si è segretamente unito al loro incontro. I tre uomini si sono impegnati a
creare, a spese dei suoi attuali abitanti, un Kurdistan in Siria del quale
Muslim sarebbe «nominato» presidente.

Tuttavia, dopo la battaglia di Ayn al-Arab (Kobanê in
curdo kumandji) Hollande ha ricevuto, questa volta pubblicamente, su richiesta
degli Stati Uniti, l”altro co-presidente della YPG, Asya Abdullah, scatenando
la collera di Ankara (8 febbraio 2015). In effetti la signora Abdullah è
considerata fedele al leader del PKK Abdullah Öcalan, quindi contraria a una
presidenza di Saleh Muslim.

Cambiando ancora una volta posizione dopo gli attentati
di Parigi, la Francia ha fatto adottare dal Consiglio di Sicurezza la
risoluzione 2249 che autorizza l”intervento militare contro Daesh, il che
fornisce un ottimo alibi per creare il nuovo stato. Ma gli Stati Uniti e la
Russia hanno ritoccato all”ultimo momento il progetto francese in modo che
Parigi non possa intervenire in Siria senza il consenso di Damasco.

9- Le tre
principali fazioni curde sono favorevoli alla creazione di un Kurdistan
ovunque, purché sia sotto il loro controllo e non dei rivali

Durante la guerra fredda i curdi si erano divisi tra pro
Stati Uniti (PDK) e pro Unione Sovietica (PKK). La YPG rappresenta i rifugiati
del PKK in Siria. A questa divisione fondamentale si sono aggiunte altre
fazioni, al punto che oggi esistono una ventina di partiti politici curdi.

La società curda è organizzata secondo un sistema di clan
che ricorda quello del sud Italia, nel senso che le appartenenze politiche sono
decise dalla famiglia piuttosto che individualmente.

Nei secoli XVIII e XIX i leader curdi hanno sempre
privilegiato le alleanze con grandi potenze piuttosto che con le persone con
cui vivevano. In tal modo se la sono cavata a scapito del proprio popolo: una
situazione che ricorda il comportamento dei leader maroniti in Libano.

Nel 1974-75 i curdi iracheni si allearono con gli Stati
Uniti contro l’allora presidente iracheno Ahmed Hasan al-Bakr, ma gli statunitensi
non intervennero quando al-Bakr represse gli stessi curdi sterminandoli sulle
loro montagne. Interrogato da una commissione del Senato per sapere se si
vergognava di averli abbandonati, il segretario di Stato Henry Kissinger
rispose seccamente: «La politica estera degli Stati Uniti non è una questione
filantropica».

I leader curdi che hanno accettato il progetto degli
Stati Uniti con la speranza di raggiungere posizioni importanti nel futuro
stato rifiutano di assumersi la responsabilità della Nakba (l”esodo della popolazione araba palestinese durante la
guerra civile del 1947-48, letteralmente “disastro”,
“catastrofe”, ndt) se dovessero
essere lasciati fuori dal futuro potere [6].

Sarebbe opportuno, infatti, espellere o massacrare le
popolazioni arabe e cristiane assire che abitano nel nord della Siria e che li
avevano accolti.

Recente uso della forza per sostenere ciascuno di questi progetti

Durante l”estate del 2016 gli Stati Uniti hanno sostenuto
direttamente le FDS («forze democratiche siriane», cioè membri della YPG e
alcuni mercenari arabi e cristiani) per sottrarre la città di Manbij a Daesh,
che essi sostengono indirettamente attraverso la Turchia. A vittoria acquisita,
il Pentagono ha costretto la YPG a ritirarsi dalla città che aveva conquistato,
a vantaggio di gruppi oppositori di Damasco.

Il 23 agosto 2016, al Palazzo Bianco, il presidente turco Erdoğan e il suo
omologo curdo iracheno Masud Barzani hanno stipulato un”alleanza contro gli
altri curdi.

Il 23 agosto il presidente del governo regionale del
Kurdistan iracheno, Masud Barzani, è stato ricevuto con tutti gli onori dai
principali leader turchi. In particolare ha avuto un colloquio di due ore con
il presidente Erdoğan. Il Kurdistan iracheno ha dato il proprio sostegno alla
Turchia contro i curdi del PKK e ha stabilito con lei un piano per distruggere
i suoi impianti nelle montagne irachene. Inoltre le due parti hanno discusso la
cooperazione energetica, probabilmente su come continuare a rivendere il
petrolio rubato da Daesh.

Lo stesso giorno, l”esercito turco è entrato in
territorio siriano e ha portato via a Daesh la città di Jarabulus (tra il
confine e Manbij). Questa operazione è stata fatta senza combattere perché
Daesh ha obbedito al suo mentore turco. D’altronde, per il momento non c”è mai
stata battaglia, né qui né altrove, tra l”esercito turco e Daesh.

Cercando di portare avanti il proprio vantaggio,
l”esercito turco ha continuato l’avanzata conquistando villaggi e avvicinandosi
a Manbij. Anche se gli Stati Uniti gli hanno ordinato di fermarsi, ha
continuato la sua marcia. Così la CIA ha dato missili anticarro alla YPG, che
inizialmente ha sparato sui carri armati turchi (ma non a Jarabulus) e poi
sull”aeroporto turco di Diyarbakir. Avendo compreso il messaggio, l”esercito
turco ha ripiegato su Jarabulus e ha consegnato i villaggi del sud della città
a milizie turkmene, che questa volta agivano sotto la bandiera vacante
dell’esercito siriano libero.

Il giorno dopo la visita di Barzani, il vicepresidente
americano Joe Biden si è ugualmente recato in Turchia. Quando era senatore,
aveva presentato un disegno di legge volto a proclamare l”indipendenza del
Kurdistan iracheno. Ha dichiarato di aver chiesto alla YPG di ritirarsi
dall’ovest dell”Eufrate, una zona che include Manbij, in caso contrario
Washington cesserebbe ogni sostegno ai
curdi. Tuttavia, poiché Daesh ha già fatto sapere che non consentirà alla YPG
di installarsi a est dell”Eufrate, non è ben chiaro quale territorio rimanga a
disposizione.

In definitiva, è stato concordato un tacito accordo tra
Ankara e Damasco per contrastare un Kurdistan amministrato dalla YPG, mentre un
altro accordo è stato ufficialmente concluso tra il Pentagono e la YPG affinché
questi non si sparino addosso tra loro, malgrado la nuova giravolta di
Washington contro la creazione di un Kurdistan.

NOTE

[1] In questo articolo, i quattro principali partiti curdi
sono:

– il PKK, creato durante la guerra
fredda da Abdullah Öcalan, di obbedienza marxista-leninista.

– l’YPG, creato da esuli politici
turchi del PKK in Siria.

– il PDK, intorno alla famiglia Barzani
in Iraq, i cui leader hanno pubblicamente lavorato per il Mossad durante la Guerra
fredda e che rimangono legati a Israele.

– l’UPK, intorno alla famiglia
Talabani, legato all”Iran.

[2] I Qizilbash sono un ordine sufi di origine iraniana.

[3] «La Turquie d’aujourd’hui poursuit le génocide arménien»,
par Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 26 avril 2015.

[4] «Gli Stati Uniti e Israele iniziano la colonizzazione del Nord della Siria», Rete Voltaire, 1° Novembre 2015.

[5] «Erdoğan: déjà 5359 Kurdes “neutralisés”»,
Réseau Voltaire, 29 mars 2016.

[6] La Nakba (parola araba che
significa la catastrofe) designa la pulizia etnica e l”espulsione di 700-750 mila
palestinesi, in occasione dell”auto-proclamazione dello Stato di Israele nel 1948.

Traduzione a cura di Emilio Marco Piano.

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