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Obama: La mia lotta

Sotto i nostri occhi - Cronaca di politica internazionale n°163 - di Thierry Meyssan. La grandezza oratoria di Obama non ha potuto mascherare il declino USA

Obama: La mia lotta
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19 Gennaio 2016 - 19.52


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«Sotto i nostri
occhi» – Cronaca di politica internazionale n°163

di Thierry Meyssan.

L”ultimo discorso sullo stato dell”Unione
del presidente Obama è stata l”occasione per un vigoroso panegirico del suo
paese, in ogni aspetto il migliore “sulla Terra”(sic). Per sua
sfortuna, la sua magnifica retorica non era basata su argomenti convincenti. Di
colpo, la sua grandezza oratoria non ha potuto mascherare la realtà del declino
statunitense, tanto che i suoi avversari repubblicani ne hanno fatto il loro cavallo
di battaglia in campagna elettorale.

DAMASCO (Siria) –  L”ultimo
discorso sullo stato dell”Unione, pronunciato il 13 gennaio dal presidente
Obama, era destinato principalmente a scrivere la sua propria storia
nell”immaginario dei suoi concittadini [1]

A parte un paio di allusioni al pericolo rappresentato dagli eccessi del
candidato repubblicano Donald Trump, il discorso è stato un lungo panegirico
della supremazia del suo paese e si è concluso con una proposta di riforma
della vita politica tanto necessaria quanto inapplicabile.

“La più forte economia
del mondo”

Barack Obama ha iniziato affermando che:

«Gli Stati Uniti d”America
di oggi hanno l”economia più forte e più sostenibile del mondo».
[2]

Quel che non ha detto, come afferma il FMI, è che gli
Stati Uniti in realtà hanno sì il più grande prodotto interno lordo nominale,
ma vengono solo al secondo posto se si considera il PIL in relazione al potere
d”acquisto, vale a dire se smettiamo di contare in dollari e iniziamo a confrontare
ciò che è comparabile. Di fatto, la più grande economia del mondo non sono più
gli Stati Uniti ma la Cina.

Mentre negava questa realtà, il presidente ha ammesso che
molto rimaneva da fare per ridistribuire meglio la ricchezza. Nel suo rapporto,
pubblicato ogni tre anni e reso pubblico lo scorso settembre, la Federal
Reserve, vale a dire il consorzio di banche private che gestisce il dollaro,
rileva che il reddito medio è diminuito del 5%. In altre parole, se i
super-ricchi stanno diventando sempre più ricchi, gli statunitensi in generale
non lo sono. Le disuguaglianze sono diventate tali che il 3% della popolazione
possiede più della metà della ricchezza, il 7% ne ha il quarto successivo e il
90% l’ultimo quarto. In seguito alla crisi finanziaria del 2008-2009, questo
90% della popolazione è tornato in termini patrimoniali a ciò che possedeva nel
1986 quando, durante lo stesso periodo, i cinesi hanno moltiplicato svariate
volte la loro ricchezza.

Per dimostrare l”ottima salute dell’industria americana,
il presidente ha sottolineato che quest”anno è stato il migliore per il settore
automobilistico. Tralasciando il fatto che ancora non conosciamo le cifre
esatte, se ci riferiamo ai dati disponibili, il più grande produttore al mondo
non è statunitense ma giapponese. Sia in termini di numero di auto vendute e
soprattutto in termini di fatturato e profitti, è di gran lunga la Toyota. In
realtà, la maggior parte dei redditi degli Stati Uniti non viene da ciò che
producono, ma dai diritti d’autore sui brevetti che hanno acquistato. Si tratta
dunque di redditi che tutti trovano oggi legittimo riconoscergli, attraverso
l’Organizzazione mondiale del commercio, ma che non esistevano prima e forse
non esisteranno più domani.

Dopo aver citato a suo favore alcuni degli argomenti del
movimento Occupy Wall Street, il
presidente non ha annunciato alcuna misura correttiva di queste disuguaglianze,
ma soltanto alcuni provvedimenti per sanare alcune ferite. Poi ha improvvisamente
cambiato argomento per ricordare il suo piano di ricerca contro il cancro e il
suo sostegno alla Conferenza delle Nazioni Unite «sul clima».

E avendo «confutato» i teorici del declino economico, il
presidente Obama ha affrontato il cuore del suo discorso: la supremazia
militare degli Stati Uniti sul resto del mondo. Non mi sbaglio se dico che
questa è la prima volta, dopo Adolf Hitler e Tojo Hideki, che un tale argomento
viene affrontato all’interno di un discorso di un capo di Stato o di governo.

L”esercito «più potente della
Terra»

«Vi è stato detto che i
nostri nemici diventano più forti e l’America [da intendere i soli Stati Uniti]
più debole. Lasciate che vi dica una cosa. Gli Stati Uniti sono la nazione più
potente della Terra. Punto e basta. (Applausi.) Punto e basta. Nessuno gli si
avvicina. Nessuno gli si avvicina. (Applausi.) Nessuno gli si avvicina.
Spendiamo di più per i nostri militari che gli otto successivi paesi messi
insieme. Le nostre truppe formano la più bella forza di combattimento della
storia mondiale. (Applausi.) Nessuna nazione osa attaccarci direttamente, né
attaccare i nostri alleati, perché sanno che questo percorso li condurrà alla
loro rovina. Delle indagini dimostrano che la nostra posizione nel mondo è
superiore rispetto a quando sono stato eletto a questa carica, e quando si va a
trattare di qualsiasi grave problema internazionale, le persone non guardano
verso Pechino né verso Mosca per guidarle. Chiamano noi. (Applausi.)
[3]

– Prima osservazione. Il Premio Nobel per la Pace non cerca di magnificare il
fatto che il suo esercito sarebbe in grado di difendere il suo paese, ma che è
talmente superiore agli altri che il mondo intero si rivolge a Washington. In
altre parole, egli ammette che l”autorità del suo paese non proviene dalla sue
capacità, ma dal timore che esso ispira.

– Seconda osservazione. Obama misura la sua «leadership» sulla base del fatto
che nei sondaggi, di cui non indica gli autori, la posizione del suo paese nel
mondo è superiore rispetto a quando fu eletto. In particolare, questo argomento
non fa riferimento all”autorità naturale del suo paese, ma al suo dominio sugli
altri. Questa è una caratteristica del pensiero politico degli Stati Uniti. I
valori difesi da Washington non sono la vita, la libertà e la felicità, secondo
il dettato della Dichiarazione
d”Indipendenza
, ma la superiorità sugli altri. Nel suo famoso rapporto del
1991, sugli obiettivi strategici degli Stati Uniti in un mondo senza l”Unione
Sovietica, Paul Wolfowitz puntava, per mantenere la superiorità del momento, a
indebolire gli alleati, compresa l”Unione europea, lasciando che a indebolirsi
fossero essi stessi. Nei fatti, oggi, il ruolo delle forze armate degli Stati
Uniti non è quello di difendere gli interessi del popolo americano, bensì di
evitare che altre nazioni si sviluppino più velocemente di loro. Ciò è evidente
in Medio Oriente, ma è la stessa cosa nel resto del mondo.

– Terza osservazione. Come la maggior parte dei suoi concittadini, Barack
Obama pensa che il denaro possa comprare tutto. Aveva dichiarato poco prima che
l”investimento finanziario pubblico per la ricerca contro il cancro potrebbe
permettere di sconfiggere questa malattia. Come se si potesse provocare la
scintilla del genio tra i ricercatori con i dollari. Per quanto riguarda le
forze armate, ha detto che il loro bilancio di spesa è senza dubbio il più
rilevante. In tal modo, è diventato il primo comandante in capo ad affermare
che il valore e il coraggio dei suoi soldati è una questione di dollari. Dalle
guerre persiane che hanno visto alcuni popoli greci vincere sugli eserciti
dieci e venti volte superiori in numero e in equipaggiamento degli imperatori Dario
e Serse – fino alla disfatta di Tsahal, l’esercito più sofisticato del mondo,
sostenuto dalla logistica degli Stati Uniti, la più potente del mondo, da parte
di alcuni gruppi armati di Hezbollah, sostenuti da Siria e Iran – sappiamo che
la volontà e il coraggio degli uomini contano più dei budget più faraonici.

– Quarta osservazione. Il riferimento alla Russia e la Cina cerca di
mascherare male la qualità e la forza delle industrie militari di tali Stati.
Ognuno può constatare oggi, a Kaliningrad nel Mar Nero e in Siria, che le forze
NATO sono sopraffatte dalla tecnologia russa. In caso di guerra convenzionale
contro la NATO, non cӏ dubbio che la Russia vincerebbe rapidamente. Il
rallentamento dell’industria degli Stati Uniti è particolarmente visibile nel
settore aeronautico. Il Pentagono annuncia da quasi 20 anni l’imminente
produzione dell’ F-35, un velivolo multiruolo in grado di sostituirsi a quasi
tutti gli aerei militari attuali. Non solo la sua produzione è molto lontana,
ma mentre gl’ingegneri statunitensi ridisegnavano per l”ennesima volta i loro
piani, la Russia ha prodotto il Sukhoi Su-35, un aereo di un’agilità senza
precedenti, e la Cina il Chengdu J 10B, un aereo capace di rendersi invisibile
più di qualsiasi altro. Gli Stati Uniti hanno certamente una capacità
produttiva senza pari, ma il loro equipaggiamento convenzionale è in gran parte
obsoleto e può impressionare soltanto i piccoli Stati.

Dopo queste spacconate, il presidente Obama ha denunciato
il pericolo del terrorismo e ha sostenuto che stava combattendo sia Al-Qa”ida
sia Daesh. E per dimostrare il suo impegno a coloro che sono rimasti sorpresi
dall’evidente inefficacia della Coalizione anti-Daesh, ha dichiarato:

«Se avete dei dubbi
sull’impegno dell”America [da intendere i soli Stati Uniti], o del mio, di fare
giustizia, domandatelo a Osama bin Laden. (Applausi) […] Se ve la prendete
con gli americani [s’intende gli statunitensi], noi ce la prendiamo con voi.
(Applausi) Questa operazione può richiedere tempo, ma abbiamo la memoria lunga,
e niente è fuori della nostra portata. (Applausi)»
[4].

Un argomento che convincerà solo coloro che sono stati
già convinti dell”uccisione di Osama bin Laden da parte dei Seals, in Pakistan,
nel 2011. Vale a dire non molte persone.

Gli altri sono inutili

Nell”affrontare l”attuale equilibrio mondiale, Obama ha
proseguito così:

«Il Medio Oriente sta
attraversando una trasformazione che, dato il radicamento di conflitti che
datano da più millenni, durerà una generazione. Delle difficoltà economiche
soffiano sull”economia cinese in fase di transizione. Sebbene la sua economia
si contragga gravemente, la Russia utilizza le sue risorse per sostenere
l”Ucraina e la Siria; Stati-clienti che stava vedendo scivolare fuori dalla sua
orbita. E il sistema internazionale che abbiamo costruito dopo la Seconda
guerra mondiale ora fatica a tenere il passo di questa nuova realtà»
. [5].

Nessuno saprebbe dire quali siano questi «conflitti che
datano da più millenni» che hanno scosso il Medio Oriente. In realtà, sin da
Jimmy Carter, Washington sta facendo tutto il possibile per spaccare gli Stati
che si sviluppano, affidandosi su coloro che si rallegrano della propria
ignoranza come l”Arabia Saudita. Ma la formula permette di giustificare il caos
e rinviare la soluzione del problema alla generazione successiva.

L”economia cinese è certamente in transizione, ma come
quella degli Stati Uniti che va dalla crescita alla depressione. Il calo
attuale delle borse cinesi non rispecchia la realtà economica. In primo luogo perché
le principali società cinesi sono o pubbliche, o quotate nelle borse
occidentali, e in secondo luogo perché si tira fuori dalla guerra tra lo yuan e
lo yen. La svalutazione della moneta giapponese pianificata da Shinzo Abe
spinge la Cina a svalutare la propria moneta.

La contrazione dell”economia russa non proviene da
debolezze intrinseche, ma è la conseguenza dell”embargo occidentale; un embargo
che ha costretto Mosca a svilupparsi verso l”Oriente, cosa che aveva a lungo
desiderato, ma senza riuscirci. D”altronde pretendere che l”Ucraina e la Siria
fossero degli Stati-clienti è ridicolo, poiché il governo di Viktor Yanukovich
non era filo-russo, sebbene non fosse neanche anti-russo. Per quanto riguarda
la Siria, aveva cessato la maggior parte delle sue relazioni con Mosca dopo il
crollo dell”Urss e non era riuscita a rilanciarle nel 2007. Il ricorso a simili
menzogne mira unicamente a mascherare una sconfitta: è irrilevante il fatto che
la Crimea e la Siria siano diventate russe o filo-russe, dato che era sempre
stato così.

Infine, dopo aver affermato che gli altri Stati non
valgono nulla rispetto al suo, il presidente Obama ha lamentato che le Nazioni
Unite faticavano ad adattarsi, senza specificare a che cosa dovessero
adattarsi. Certamente si riferiva al fatto che l”Onu, sotto la guida di Ban
Ki-moon e Jeffrey Feltman, non solo non agisce più in favore della pace, ma
organizza la guerra, come si è visto in Siria dal 2012. Pertanto, molti Stati
cercano di fondare istituzioni alternative. Già ora, i paesi BRICS hanno creato
un sistema bancario alternativo, a margine del FMI e della Banca mondiale. Una
dopo l”altra, tutte le istituzioni che Washington ha fondato saranno soggette
alla concorrenza di nuove istituzioni da cui è esclusa.

Per terminare il suo discorso, Barack Obama ha chiesto
una riforma del Congresso che lo liberi dal finanziamento delle lobby. Questo è
un tema popolare in un paese dove appena il 3% della popolazione si considera
democraticamente rappresentato dal Parlamento. Ma è chiaro che il presidente
non farà nulla per rendere questo pio desiderio una realtà. Ha detto questo
solo per convincere i suoi concittadini a mantenere la fiducia nel suo regime.

Durante il suo discorso, meno della metà dei parlamentari
lo ha applaudito.

NOTE

[1] “Obama’s final State of the Union Address”, by Barack Obama, Voltaire Network,
13 January 2016.

[2] “The United States
of America, right now, has the strongest, most durable economy in the world
”.

[3] “Well, so is all
the rhetoric you hear about our enemies getting stronger and America getting
weaker. Let me tell you something. The United States of America is the most
powerful nation on Earth. Period. (Applause.) Period. It’s not even close. It’s
not even close. (Applause.) It’s not even close. We spend more on our military
than the next eight nations combined. Our troops are the finest fighting force
in the history of the world. (Applause.) No nation attacks us directly, or our
allies, because they know that’s the path to ruin. Surveys show our standing
around the world is higher than when I was elected to this office, and when it
comes to every important international issue, people of the world do not look
to Beijing or Moscow to lead — they call us. (Applause.)
”

[4] “If you doubt
America’s commitment — or mine — to see that justice is done, just ask Osama
bin Laden. (Applause.) […] When you come after Americans, we go after you.
(Applause.) And it may take time, but we have long memories, and our reach has
no limits. (Applause.).
”

[5] “The Middle East is
going through a transformation that will play out for a generation, rooted in
conflicts that date back millennia. Economic headwinds are blowing in from a
Chinese economy that is in significant transition. Even as their economy
severely contracts, Russia is pouring resources in to prop up Ukraine and Syria
— client states that they saw slipping away from their orbit. And the
international system we built after World War II is now struggling to keep pace
with this new reality
”.

Traduzione a cura di Matzu Yagi e Pier Francesco De
Iulio.

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