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La (in)significanza della morte di al-Baghdadi

Gli osservatori speranzosi dovrebbero ricordare come alla morte di bin Laden seguì l’espansione del terrorismo, non la sua sconfitta. [Tony Cartalucci]

La (in)significanza della morte di al-Baghdadi
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14 Luglio 2017 - 20.51


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di Tony Cartalucci.

 

Sono emersi ancora una volta resoconti che affermano che il presunto capo dell’autoproclamato “Stato Islamico” (ISIS), Abu Bakr al-Baghdadi, è stato ucciso – forse in un recente attacco aereo russo in Siria.

Le notizie che confermano la morte di al-Baghdadi sembrano avere implicazioni significative per l’organizzazione terroristica e le sue operazioni ormai globali che si estendono al Nord Africa, al Medio Oriente e all’Asia centrale e raggiungono persino l’Asia sudorientale, perché i militanti collegati all’ISIS continuano a occupare una città nel sud delle Filippine.

Tuttavia, al di là della possibilità di minare i motivi degli Stati Uniti di mantenere una presenza militare significativa e crescente in tutte le regioni del pianeta colpite dalle operazioni dell’ISIS, la morte di al-Baghdadi potrebbe avere poco o nessun impatto su queste operazioni.

L’ISIS è un militante per procura sponsorizzato dal governo – non un’organizzazione indipendente

ISIS è innanzitutto un’organizzazione militare per procura, creata da e per sponsor statali che la alimentano politicamente, finanziariamente e militarmente. Come rivelato in un documento del 2012 della Defense Intelligence Agency (DIA) [file .pdf in Inglese], questi sponsor includono gli Stati Uniti stessi, i suoi partner europei, la Turchia membro della NATO, l’Arabia Saudita, il Qatar e la Giordania, nonché Israele.

Le capacità di combattimento dell’ISIS derivano dal torrente di denaro, armi, rifornimenti e protezione militare fornito al gruppo, in particolare grazie alla creazione di porti sicuri in Turchia, Giordania, e nelle Alture del Golan occupate da Israele, dove la Siria e i suoi alleati non sono in grado di colpire.

La presenza americana in Siria è grande e in crescita. Gli USA “staccheranno la spina” all’ISIS solo quando l’avranno sostituita con qualcosa di più permanente. Lo stesso ISIS ha molti altri “rifugi sicuri” in tutto il mondo nei quali sopravvivere, grazie alla politica estera americana.

 

All’interno della stessa Siria, sono stati ugualmente creati dei porti virtualmente sicuri tramite le occupazioni statunitense e turca, impedendo alla Siria e ai suoi alleati – compresa la Russia e l’Iran – di sradicare completamente l’organizzazione all’interno dei confini della Siria. In molteplici occasioni, le forze siriane sono state persino oggetto di attacchi militari diretti statunitensi mentre ingaggiavano militanti dell’ISIS.

Inoltre, mentre l’impronta americana in Siria si espande, il suo bisogno dell’ISIS come pretesto per costruire le infrastrutture necessarie per circondare e mettere sotto pressione Damasco diminuisce. La sostituzione dell’ISIS con qualcosa di più permanente – come le “zone sicure” occupate dagli Stati Uniti che le forze siriane e i loro alleati non possono attaccare – sembra già in corso [in Inglese]. “Staccare la spina” all’ISIS in Siria sarebbe di grande convenienza politica, permetterebbe ai combattenti dell’ISIS di essere riassegnati ad altri “rifugi sicuri” [in Inglese] offertigli dalla politica estera americana – in particolare la Libia e l’Afghanistan.

La morte di una singola figura di spicco – in queste condizioni geopolitiche – non avrebbe praticamente alcun impatto sull’organizzazione. Solo l’identificazione, l’esposizione e la distruzione dello sponsor statale dell’ISIS avrebbe un impatto sulle attività sul campo in uno qualsiasi dei numerosi paesi in cui opera.

 

Alla “morte” di Bin Laden è seguita la rinascita di Al-Qaeda

Per l’America, la morte del presunto leader di Al-Qaeda – Osama Bin Laden – non è stato altro che un modo per chiudere il libro di “Al-Qaeda il cattivo” e aprirne un altro dove la natura cattiva di Al-Qaeda poteva essere rappresentata come un po’ più ambigua – con le sue attività, il suo programma e le sue azioni che andavano di pari passo con quelle di Washington e i suoi alleati – e che a volte – collaborava con l’Occidente.

Anche se molti credevano che alla morte di Bin Laden sarebbe seguita la caduta di Al-Qaeda, oggi l’organizzazione terroristica ha degli eserciti in Siria, in Libia e in Iraq, con l’intera città della Siria settentrionale di Idlib sotto il suo controllo e parti della Libia governate da signori della guerra legati all’organizzazione terroristica, arrivati al potere grazie al rovesciamento di Muammar Gheddafi ad opera della NATO nel 2011.

C’è la presenza persistente di Al-Qaeda anche in Afghanistan, dove gli Stati Uniti si preparano ad entrare nel loro diciassettesimo anno di occupazione, mirata in teoria ad impedire che lo stato dell’Asia centrale diventi nuovamente un rifugio sicuro per il terrorismo – nonostante al momento lo sia chiaramente.

 

L’ISIS sopravviverà senza sforzi alla “morte” di al-Baghdadi

L’eliminazione di queste figure di spicco – sia che si tratti di al-Baghdadi o del suo predecessore Bin Laden – serve solo a manipolare le narrazioni dietro le quali si dispiegano le agende geopolitiche. Le agende stesse, insieme alla ricchezza e al potere che le guidano, richiedono un approccio molto più robusto e pratico per essere sfidate, ostacolate o sconfitte completamente.

Il processo di identificazione delle fonti della ricchezza e del potere, nonché delle alternative pratiche che possano sfidarle ed eventualmente sostituirle sulla scacchiera geopolitica è l’unico mezzo per sconfiggere veramente il tipo di terrorismo per procura che Al-Qaeda e l’ISIS rappresentano. Prima che questo avvenga, operazioni militari più immediate, ma costose e incerte, come quelle attualmente intraprese da varie nazioni di tutto il mondo, Siria inclusa, stanno cercando di isolare ed eliminare il terrorismo per procura all’interno delle proprie frontiere.

Tali campagne militari non solo sono costose, ma in ultima analisi insostenibili, se non vengono affrontati definitivamente la causa principale del terrorismo per procura e gli sponsor statali che lo mantengono in vita e lo sfruttano. Finché la vera fonte del potere dell’ISIS rimane intatta a Washington, Londra, Bruxelles, Ankara, Riyad e Doha, l’ISIS stesso sopravvivrà senza sforzi alla morte altrimenti insignificante di al-Baghdadi.

 

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Articolo di Tony Cartalucci pubblicato da Land Destroyer l’11 luglio 2017
Traduzione in Italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.
[le note in questo formato sono del traduttore]

 

Tratto da: http://sakeritalia.it/medio-oriente/la-insignificanza-della-morte-di-al-baghdadi/

 

 

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