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Il futuro del Vicino Oriente

'Sembra che tutti gli Stati che hanno sostenuto l''ISIS abbiano cessato di farlo, aprendo la strada a una ridistribuzione delle carte. [Thierry Meyssan]
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Il futuro del Vicino Oriente
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1 Marzo 2015 - 23.24


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«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°118

di Thierry Meyssan.

Da diversi mesi, Barack Obama sta cercando di
cambiare la politica statunitense nel Vicino Oriente in modo da eliminare
l”Emirato Islamico con l”aiuto della Siria. Ma non può, da un lato perché per
anni non ha smesso di dire che il presidente Assad doveva andarsene, e dall’altro
perché i suoi alleati regionali sostengono l”Emirato islamico contro la Siria.
Tuttavia, le cose evolvono lentamente e quindi dovrebbe arrivarci presto. Così,
sembra che tutti gli Stati che hanno sostenuto l”Emirato Islamico abbiano
cessato di farlo, aprendo la strada a una ridistribuzione delle carte.

Il mondo attende la conclusione di un accordo globale tra
Washington e Teheran, sotto il pretesto ridicolo di porre fine a un programma
nucleare militare che non esiste dalla fine della guerra scatenata dall’Iraq
(1980-1988). Esso si concentrerà sulla protezione di Israele in cambio del
riconoscimento dell’influenza iraniana in Medio Oriente e in Africa.

Tuttavia, ciò dovrebbe avvenire solo dopo le elezioni legislative
israeliane del 17 marzo 2015. La sconfitta ipotizzata di
Benjamin Netanyahu riallaccerebbe i
legami tra Washington e Tel Aviv e faciliterebbe l”accordo con Teheran.

In questo contesto, le élites statunitensi stanno
cercando di accordarsi sulla politica futura, mentre gli alleati europei degli
Stati Uniti si preparano ad allinearsi con quella che sarà la nuova politica USA.

La ricerca del consenso negli
Stati Uniti

Dopo due anni di politica incoerente, Washington sta
cercando di elaborare un consenso su quella che dovrebbe essere la sua politica
nel «Medio Oriente allargato».

– 1. Il 22 ottobre 2014, la Rand Corporation principale think
tank della lobby militare-industriale, ha modificato radicalmente la propria
posizione. Dopo aver fatto campagna per la distruzione della Repubblica araba
siriana, ha affermato che ormai, la cosa peggiore che possa accadere per gli
Stati Uniti e Israele è la caduta del presidente Assad. [1]

– 2. Il 14 gennaio 2015, il presidente emerito del
Council on Foreign Relations, il club delle élites statunitensi, Leslie Gleb,
ha messo in guardia contro le divisioni dell”amministrazione Obama che
minacciano la sua autorità in tutto il mondo. Ha prefigurato una sorta di nuova
“Commissione Baker-Hamilton” per rivedere da cima a fondo la politica
estera. [2]

– 3. Il 24 gennaio, il New York Times ha pubblicato un editoriale a sostegno della svolta
della Rand Corporation facendo appello a un cambiamento radicale nei confronti
della politica faccia a faccia con la Siria [3].

– 4. Il 6 febbraio, l”amministrazione Obama ha pubblicato
la sua nuova dottrina strategica. Non si trattava più di garantire la sicurezza
di Israele nel distruggere la Siria, ma di creare un”alleanza militare
regionale con le monarchie musulmane sioniste. Tuttalpiù, l”Emirato Islamico (“Daesh”)
potrebbe essere usato per impedire alla Siria di sollevare la testa e godere di
nuovo di un ruolo politico regionale [4]

– 5. Il 10 febbraio, il National Security Network (NSN), un think tank bipartisan che cerca di divulgare
la geopolitica negli Stati Uniti, ha pubblicato una relazione sulle possibili opzioni
di fronte all”Emirato Islamico. Ha passato in rassegna quaranta opinioni di
esperti e ha concluso sulla necessità di “contenere e distruggere” l’Emirato
islamico appoggiandosi in primo luogo sull’Iraq, e poi sulla Siria di Bashar al-Assad.
Il NSN è stato fondato da Rand Beers, un ex consigliere di John Kerry e oggi sottosegretario
della Sicurezza della Patria. [5]

– 6. L’11 febbraio, l”amministrazione Obama ha introdotto
al Congresso una richiesta per l’uso della forza militare contro l”Emirato
islamico che ha relegato all”oblio l”idea di rovesciare il presidente Assad e
distruggere la Siria. [6]

– 7. Il 23 febbraio, il nuovo segretario alla Difesa
Ashton Carter, ha riunito degli esperti per una cena di lavoro. Ha raccolto i
loro pareri per 5 ore, senza rivelare il proprio punto di vista. Carter
intendeva indagare da sé il lavoro del NSN. Tra i suoi ospiti c’erano non solo l’ex
ambasciatore USA in Siria, Robert S. Ford, e i vecchi gallonati dei think tank,
ma anche Clare Lockhart, nota per i suoi legami con il mondo della finanza; così
come il presidente della Scuola di Giornalismo della Columbia, Steve Coll, per
valutare le possibili reazioni dei media. [7]

Che cos’è cambiato sul campo

Negli ultimi mesi, diversi fattori sono cambiati sul
campo.

– L”«opposizione moderata» siriana è completamente
scomparsa. È stata assorbita dal Daesh. Al punto che gli Stati Uniti non riescono
a trovare i combattenti che potrebbero formare per costruire una “nuova Siria”.
L”ex ambasciatore Robert S. Ford (ora stipendiato dal think tank dell’AIPAC),
che aveva organizzato le manifestazioni del 2011 e sostenuto fino alla fine
questa “opposizione moderata” ha ufficialmente cambiato posizione. Ora ritiene
che l”unica vera opposizione in Siria sia composta da jihadisti che sarebbe
estremamente pericoloso armare un po’ di più. [8] Col senno di poi, sembra che
la terminologia “opposizione moderata” designasse, non tanto dei combattenti civilizzati,
bensì i siriani pronti a tradire il loro paese in alleanza con Israele. D’altronde
non ne facevano mistero [9]. Fin dall”inizio, questa opposizione è stata
guidata di fatto da membri di al-Qa”ida (come il libico Abdel Hakim Belhaj, e l’iracheno
Abu Bakr al-Baghdadi) e si lasciava andare alle peggiori atrocità (compreso il
cannibalismo) [10]. Adesso, tutti questi leader sono responsabili dell”Emirato
Islamico.

– Israele ha cessato il 28 Gennaio 2015 (risposta di
Hezbollah all”assassinio di diversi leader in Siria) il sostegno alle
organizzazioni jihadiste in Siria. Per tre anni e mezzo, Tel Aviv ha fornito
loro armi, curato i loro feriti negli ospedali militari, sostenuto le loro
operazioni con la sua aviazione – il tutto mentre affermava ogni volta di
lottare contro i trasferimenti di armi agli Hezbollah libanesi – e, in ultima
analisi, ha loro affidato la sicurezza della frontiera nel Golan a scapito
delle forze delle Nazioni Unite.

– Il nuovo re dell”Arabia Saudita, Salman, ha licenziato il
principe Bandar, il 30 gennaio 2015, e ha proibito a chiunque di sostenere
l”Emirato Islamico. Il Regno ha così cessato di svolgere un ruolo nella manipolazione
del terrorismo internazionale; una funzione che gli era stata affidata dalla
CIA dopo la rivoluzione islamica iraniana del 1979 e che è stata per 35 anni la
sua carta principale.

Allo stesso modo, la Turchia sembra aver smesso di
sostenere gli jihadisti dopo il 6 febbraio e le dimissioni del capo del MIT, i
suoi servizi segreti, Hakan Fidan. Inoltre, nella notte tra il 21 e il 22 febbraio,
l”esercito turco è entrato illegalmente in Siria, per una trentina di
chilometri, per rimuovere le ceneri di Suleiman Shah, nonno del fondatore
dell”Impero Ottomano, di cui detiene il reliquiario in virtù del trattato di
Ankara (1921)
. Nonostante un impressionante spiegamento di forze,
l”esercito turco non ha combattuto l’Emirato islamico che controlla la zona. I
resti di Suleiman Shah non sono stati rimpatriati, ma depositati poco più
avanti, ancora in territorio siriano. In questo modo, la Turchia ha dimostrato
che non ha intenzione di agire contro l”Emirato islamico e conserva le sue
ambizioni anti-siriane.

Le opzioni USA possibili

Sei opzioni sono attualmente in discussione a Washington:

– Distruggere l”Emirato Islamico e poi distruggere la
Siria, è il punto di vista dell”impresa Raytheon, il primo produttore mondiale
di missili, difeso dal suo lobbista Stephen Hadley, ex consigliere per la
sicurezza nazionale di George W. Bush. Si tratta di fare la guerra per la
guerra senza riguardo per gli interessi nazionali. Questa visione massimalista
non è sostenuta da alcun leader politico, è solo formulata nei media per far
pendere la bilancia a favore della più ampia guerra possibile.

– Affidarsi all”Emirato Islamico per distruggere la
Siria, sul modello delle alleanze concluse durante la guerra del Vietnam. È il
punto di vista del presidente della Commissione Servizi Armati del Senato, John
McCain, nonostante il ricordo della caduta di Saigon nel 1975. È un’opzione estremamente
costosa (da 20 a 30 miliardi di dollari all”anno per tre lunghi anni), rischiosa
e impopolare. Subito si assisterebbe a un intervento diretto di Iran e Russia e
il conflitto prenderebbe una dimensione mondiale. Nessuno, nemmeno McCain, è in
grado di spiegare il motivo per cui gli Stati Uniti dovrebbero impegnarsi in
una tale operazione che andrebbe a vantaggio del solo Stato di Israele.

– Indebolire e distruggere l”Emirato Islamico,
coordinando bombardamenti statunitensi e truppe di terra alleate, compresi i
gruppi di “opposizione siriana moderata” (che non esiste più). Quindi
utilizzare questi gruppi di opposizione (?) unicamente per mantenere la
pressione sulla Siria. Questa è la posizione contro-terrorista attuale dell”amministrazione
Obama. Ha coperture di bilancio da 4 a 9 miliardi di dollari all”anno.
Tuttavia, supponendo che si crei una «opposizione siriana moderata», non è
chiaro come la US Air Force riuscirebbe a eliminare con successo Daesh quando si
è scoperta incapace di distruggere i taliban in Afghanistan, nonostante siano già
13 gli anni di guerra, per non parlare degli esempi della Somalia o dell”attuale
stallo francese in Mali.

– Indebolire e distruggere l”Emirato Islamico,
coordinando bombardamenti statunitensi con le sole forze capaci di sconfiggerlo
sul terreno: gli eserciti siriani e iracheni. Questa è la posizione più
interessante perché può essere sostenuta tanto dall’Iran quanto dalla Russia. Essa
ricollocherebbe gli Stati Uniti in una posizione di leadership mondiale, come
in occasione dell’operazione “Desert Storm” contro l”Iraq di Saddam
Hussein, e vincerebbe a colpo sicuro. Tuttavia, ciò richiederebbe di fermare le
campagne di demonizzazione di Siria, Iran e Russia. Questa opzione è supportata
dal NSN e corrisponde chiaramente a quel che desidererebbe fare l”amministrazione
Obama.

– Il contenimento dell’Emirato islamico e il suo
progressivo degrado per ridurlo a una dimensione accettabile. In questa
opzione, la priorità sarebbe quella di proteggere l”Iraq, i combattimenti
principali sarebbero spostati verso la Siria.

– L’assedio. Non si tratterebbe più di combattere
l”Emirato Islamico, ma di isolarlo in modo da evitare la sua diffusione. Le popolazioni
sotto il suo controllo sarebbero allora abbandonate al loro destino. È la
soluzione più economica, ma la meno onorevole, difesa da Kenneth Pollack.

Conclusione

Questi elementi consentono facilmente di prevedere il futuro:
fra pochi mesi, forse anche già alla fine di marzo, Washington e Teheran giungeranno
a un accordo globale. Gli Stati Uniti rinnoveranno il contatto con la Siria,
seguiti da vicino dagli Stati europei, compresa la Francia. Si scoprirà che il
presidente al-Assad non è né un dittatore, né un torturatore. Pertanto, la
guerra contro la Siria finirà, mentre le principali forze jihadiste saranno usurate
da una vera coalizione internazionale. Quando tutto questo sarà finito, i
superstiti jihadisti saranno inviati dalla CIA nel Caucaso russo o nello Xinjiang
cinese.

Thierry Meyssan

NOTE


[1] Alternative Futures for Syria. Regional Implications and Challenges for the United States, Andrew M. Liepman, Brian Nichiporuk, Jason
Killmeyer, Rand Corporation, October 22, 2014.

[2] “This Is Obama’s Last Foreign Policy Chance”, Leslie Gelb, The
Daily Beast
, January 14, 2015.

[3] “Shifting Realities in Syria”, The Editorial Board, The New York Times Sunday
Review
, 24 janvier 2015.

[4] National Security Strategy, White House, February 6, 2015.

[5] Confronting the Islamic State. An
Assessment of U.S. Strategic Options
, Policy Report by J. Dana Stuster & Bill French,
Foreword by Maj. Gen. Paul Eaton, National Security Network, February 10, 2015.

[7] “Ash Carter Seeks Fresh Eyes on Global Threats”, Dion Nissenbaum, Wall
Street Journal
, February 24, 2015.

[8] “Ex-Ambassador : CIA Wrong On Not Wanting To Arm Syrian Rebels”, Akbar Shahid Ahmed, The Huffington Post,
October 22, 2014.

[9] «Leader Sees New Syria, Without Iran Ties», Jay Solomon et Nourmalas, Wall Street Journal,
2 dicembre 2011.

[10] Abbou Sakkar, comandante di
una brigata dell’Esercito siriano libero mangia il cuore e il fegato d’un
soldato siriano in un video che diffonde nel maggio 2013. Sugli atti di
violenza dell’Esercito siriano libero di cui la stampa occidentale non ha mai reso
conto, si veda la
conferenza della giornalista russa Anastasia Kopova
.


Questa “cronaca settimanale di politica estera” appare simultaneamente in versione araba sul quotidiano“Al-Watan”(Siria), in versione tedesca sulla “Neue Reinische Zeitung”, in lingua russa sulla “Komsomolskaja Pravda”, in inglese su“Information Clearing House”, in francese sul “Réseau Voltaire”.

Thierry Meyssan, 28 febbraio 2015.
Traduzione per Megachip a cura di Matzu Yagi.


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