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Erdoğan arriverà a privare 5 milioni di turchi della loro nazionalità?

'Thierry Meyssan continua a descrivere l’instaurazione di una dittatura basata sulla supremazia dell’etnia turca e dei ''valori islamisti'''

Erdoğan arriverà a privare 5 milioni di turchi della loro nazionalità?
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11 Aprile 2016 - 18.50


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«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°178

di Thierry Meyssan.

Pian piano, le dichiarazioni del presidente Erdoğan si allontanano sempre di
più dai valori universali. Mentre in Occidente si cominciano ad emettere delle flebili
critiche nei confronti di quella che si è deciso di definire come “deriva
autoritaria” di Ankara, Thierry Meyssan continua a descrivere l’instaurazione
di una dittatura basata sulla supremazia dell’etnia turca e dei “valori
islamisti”.

Ricevimento
di giuristi al Palazzo Bianco.

DAMASCO (Siria) – Poiché il governo turco è il detentore del record
mondiale nel numero di alti ufficiali, avvocati e giornalisti messi in prigione,
erano molte le aspettative in occasione del discorso che il presidente Recep
Tayyip Erdoğan doveva pronunciare il 5 aprile 2016 al Palazzo Bianco, in
occasione della Giornata del Diritto.

Erdoğan ha dato un colpo al cerchio e uno alla botte
davanti a un pubblico di giuristi silenziosi. Secondo lui, sì, le strutture
professionali debbono essere pluraliste. Tuttavia, questo obiettivo non può
essere raggiunto senza aver preliminarmente ripulito l’Ordine degli avvocati dall”influenza
dei gruppi di parte, cioè degli oppositori politici.

Gli attuali problemi del paese derivano dalla decadenza
dei “valori islamici” e dall’oppressione straniera di cui ha
sofferto, ha proseguito.

Nel trasformare in oggetto di derisione il tribunale che
ha pronunciato l”illegittimità della costruzione del Palazzo bianco in un parco
nazionale protetto, il presidente
Erdoğan ha denunciato le forze straniere che hanno organizzato
gli eventi del Parco Taksim Gezi, nel 2013, con il pretesto di salvare degli
alberi che dovevano essere abbattuti per costruire un centro commerciale. Ridicolizzando
i suoi avversari, ha voluto ricordare davanti al suo uditorio pietrificato che,
durante il suo mandato di sindaco di Istanbul, «non aveva piantato milioni di
alberi» in città, «ma miliardi» (sic)
e, di conseguenza, non doveva ricevere lezioni da nessuno.

Il presidente ha poi osservato che i nemici della nazione
turca non si disarmano. Oggi hanno preso il controllo di un partito politico
legato ai terroristi. Pertanto, sarà avviata una procedura per destituire dalla
loro carica i rappresentanti eletti di questo partito indegno. Tuttavia,
escluderli dal Parlamento non sarà sufficiente a sollevare la nazione turca.
Ciò sarà possibile solo privando della loro nazionalità tutti coloro che
sostengono questo partito e dunque il “terrorismo”, ha concluso creando
il gelo.

Per rimanere al potere, il presidente Erdoğan ha grossolanamente truccato le elezioni del novembre
2015. Tuttavia, molti piccoli partiti politici si sono riuniti in seno all’
HDP e hanno ottenuto più di 5 milioni di voti (ossia il 10%).
Essi intendono promuovere l’uguaglianza nei diritti per tutti i cittadini,
senza distinzioni di etnia, religione, sesso o orientamento sessuale.

La destituzione degli eletti e la privazione della
cittadinanza di 5 milioni di cittadini violano norme e trattati internazionali.
Eppure nessuna personalità internazionale ha reagito ai propositi del “presidente”,
che mirano, in pratica, a far decadere dalla loro nazionalità i curdi e i cristiani.
Il fatto è che l”Unione europea, ossessionata dal suo odio per la Repubblica
araba siriana, ha concluso un accordo con Ankara sia per finanziare la guerra sia
per controllare il flusso di profughi che essa provoca.

Due giorni più tardi, il 7 aprile, Erdoğan ha ricevuto i dirigenti
della Polizia nazionale. Dopo aver pronunciato l’elogio delle Forze dell’ordine
e aver denunciato il male che ha hanno fatto loro le “istituzioni
parallele” [vale a dire, i seguaci del suo ex alleato Fethullah Gülen], ha
ricordato che solo la sua definizione di “terrorismo” è giusta e
accettabile; una definizione che si è ben guardato da esplicitare, ma che designa
tutti coloro che rifiutano il dominio dell’etnia turca.

«Tutti coloro che sono partecipi di questo non-senso, ossia
rifiutarsi di definire terrorista un terrorista, sono responsabili di ogni
goccia di sangue che viene versata», ha dichiarato. E che si ricordasse che se
non lui non avesse lanciato una vigorosa politica antiterrorista dopo l”attentato
di Suruç del 20 luglio 2015, il terrorismo si sarebbe diffuso in tutto il
paese.

Soprattutto, come non riconoscere la grandezza e la
generosità della Turchia, una nazione senza paragoni, che ospita 3 milioni di
rifugiati? E a che titolo l”Unione europea esigeva che Ankara applicasse
l”accordo concluso il 18 marzo, laddove Bruxelles non ha ancora adempiuto alla
sua parte del contratto, l”esenzione del visto Schengen per i turchi che
espatriano?

Stavolta, l’uditorio era già acquisito. Nessuno ha osato rilevare
che l’attentato di Suruç non solo non è stato il fatto dall’HDP, ma che questo ne
era il bersaglio. Nessuno ha avuto il coraggio di sottolineare che 3 miliardi
di euro versati per 200 migranti accolti in cambio non è esattamente uno
squilibrio a scapito della Turchia.

Da ricordare:

Il presidente Erdoğan non nasconde più il suo progetto di dominio dell’etnia
turca e della creazione di un 17° impero.

Spinto da una logica razziale, ha appena aperto una procedura per destituire
i parlamentari del partito delle minoranze, l”HDP. Egli punta ormai a privare
della loro nazionalità tutti gli elettori dell’HDP, ossia 5 milioni di oppositori.

Tenuto conto della passività dell”Unione europea, tenta di spingere il
suo vantaggio ulteriormente sospendendo l”accordo concluso il 18 marzo fino a
quando Bruxelles non esenti i cittadini turchi dai visti Schengen.

Thierry Meyssan, 10
aprile 2016.

Traduzione a cura
di Matzu Yagi.
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