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Liberare Idlib dopo Aleppo Est

'La liberazione di Aleppo Est: fine del tentativo di rovesciare la Repubblica siriana. Possibile solo con l''abbandono del Qatar e la parziale svolta della Turchia. [T. Meyssan]'

Liberare Idlib dopo Aleppo Est
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27 Dicembre 2016 - 22.40


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«Sotto
i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°217

di
Thierry Meyssan
.

La liberazione di Aleppo Est segna la fine del tentativo
di rovesciare la Repubblica araba siriana. È stato possibile solo con
l”abbandono del Qatar e la parziale inversione di rotta della Turchia. Rimane
il fatto una parte della Siria è ancora occupata dai jihadisti al servizio
della NATO. Le prossime vittorie militari e la fine della guerra dipendono
quindi da negoziati segreti che sono appena iniziati con membri dell”Alleanza
Atlantica.

Nell’immagine in apertura: Una folla festante accoglie l”Esercito
arabo siriano ad Aleppo.

DAMASCO (Siria)  –  La
liberazione di Aleppo Est da parte dell”Esercito arabo siriano è stata
possibile solo perché alcuni attori stranieri hanno deciso di smettere di
sostenere i jihadisti. Il loro ritiro non poteva essere negoziato da parte
della Repubblica araba siriana, ma solo dalla Federazione Russa.

Mosca
è riuscita a far svoltare il Qatar e farne uno dei suoi alleati. Ai primi di
dicembre, questa inversione è stata sigillata con la vendita da parte di Mosca di
un quinto del capitale di Rosneft a Doha. Rosneft è il gioiello della Russia, è
la più grande azienda al mondo. Operando questa transazione, apparentemente per
rimpinguare il deficit di bilancio russo, Igor Sechin e Valdimir Putin hanno
unito inestricabilmente le politiche energetiche dei due più grandi esportatori
di gas del mondo. Di fatto, il Qatar ha lasciato cadere i suoi jihadisti allorché
dallo scorso maggio dispone di un ufficio permanente presso la sede della NATO
a Bruxelles.

L”altra
evoluzione è quella della Turchia. Se quest”ultima in quanto Stato rimane un
membro della NATO, il suo presidente Recep Tayyip Erdoğan è diventato a titolo
personale un avversario di Washington. Sin dalle elezioni legislative, la CIA
ha tentato quattro volte di assassinarlo, tra cui lo scorso 15 luglio. Mosca
cerca quindi di appoggiarsi a Erdoğan per slegare la Turchia dagli Stati Uniti.

Anche
se questa manovra è complessa e può richiedere del tempo, ha angosciato Tel
Aviv che ha ordinato l”assassinio dell’ambasciatore Andrei Karlov ad Ankara; un
omicidio debitamente approvato e celebrato dal New York Daily News, quarto quotidiano USA e portavoce della lobby
sionista più oltranzista. Forse Tel Aviv è stata pure il mandante dell’uccisione
a colpi d’arma da fuoco, avvenuta lo stesso giorno a Mosca, del direttore
dell”ufficio latinoamericano del ministero russo degli Esteri, Peter Polshikov.

Dopo
aver considerato per un istante che la morte di Karlov fosse l”effetto di un
doppio gioco
di Erdoğan, di cui l’assassino era stato una guardia del corpo, Mosca ha
scoperto che non lo era probabilmente per niente. Putin ha poi rafforzato la
sicurezza della Russia e quella dei suoi rappresentanti all”estero. Inoltre
questo episodio conferma che, nonostante le apparenze, il presidente
Erdoğan
non è più padrone a casa sua.

La
cattura di ufficiali stranieri in un bunker della NATO ad Aleppo Est illustra
l”evoluzione del conflitto. Si tratta principalmente di cittadini britannici, statunitensi,
francesi, sauditi e turchi. Nel confermare pubblicamente un elenco non
esaustivo di 14 nomi, l’ambasciatore Bashar Ja”afari ha posto la NATO davanti
alle sue responsabilità; un approccio molto diverso da quello che prevaleva nel
febbraio 2012, quando la Siria aveva negoziato bilateralmente con la Francia e
la Turchia durante l”assedio dell’Emirato islamico di Baba Amr. A quel tempo,
Damasco aveva restituito una quarantina di ufficiali turchi e una ventina di
ufficiali francesi alle forze armate di origine, sia tramite Mikhail Fradkov
(direttore dei servizi segreti russi), sia direttamente tramite l”ammiraglio
Edouard Guillaud (Capo di Stato Maggiore francese) lungo il confine libanese.
Ma l”accordo che venne concluso con il presidente Nicolas Sarkozy non venne
rispettato dal suo successore, François Hollande.

L”esistenza di un bunker della NATO ad Aleppo
Est conferma quel che abbiamo detto sul ruolo di coordinamento dei jihadisti da
parte del LandCom dalla NATO da Izmir. Orbene, mai il Consiglio Atlantico,
l”organo supremo dell”Alleanza atlantica, ha dato il via libera a questa
operazione. Come in occasione dell’attacco di Tripoli (Libia), nell’agosto
2011, Washington ha utilizzato le risorse della NATO all’insaputa di alcuni dei
suoi membri. Così facendo, applica la dottrina Rumsfeld, secondo la quale non esiste
alcuna coalizione permanente per gli Stati Uniti, ma solo coalizioni ad hoc, secondo gli obiettivi scelti da
Washington.

La liberazione della Siria dovrebbe
continuare a Idlib. Questo governatorato è ora occupato da una serie di gruppi
jihadisti, senza comando comune. Poiché questi non sono in grado di amministrare
se stessi, né tanto meno di amministrare la popolazione civile, la zona è di fatto
governata dalla NATO attraverso delle pseudo-ONG.

Questo è almeno ciò che ha constatato il mese
scorso un think tank statunitense.
Per sconfiggere i jihadisti, occorrerebbe dapprima tagliare le vie di
rifornimento, vale a dire chiudere il confine turco. È a questo che ormai si sta
applicando la diplomazia russa.

Thierry
Meyssan

27
dicembre 2016

Traduzione
a cura di Matzu Yagi

Fonte:
Al-Watan (Siria)

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