«Sotto i nostri occhi» – Cronaca di politica internazionale n°219
In secondo luogo, John Kerry riconosce che Washington non poteva esporsi maggiormente per due ragioni: il diritto internazionale e la posizione della Russia. Sia chiaro, gli Stati Uniti non hanno mai avuto scrupoli a violare il diritto internazionale: hanno distrutto le strutture nodali della rete petrolifera e del gas della Siria, con il pretesto di combattere gli jihadisti (ciò che è conforme al diritto internazionale), senza però che il presidente al-Assad glielo avesse chiesto (quindi, in violazione del diritto internazionale).
Non hanno invece osato mandare truppe terrestri per combattere in campo aperto la Repubblica siriana, come viceversa avevano fatto in Corea, in Vietnam e in Iraq. E hanno scelto di mandare in prima linea i loro alleati (secondo la strategia della leadership from behind — leadership occulta) e di sostenere, senza peraltro grande discrezione, i mercenari, come avvenne in Nicaragua, rischiando di venire condannati dalla Corte internazionale di Giustizia (il tribunale dell’ONU).
In realtà , Washington non vuole imbarcarsi in una guerra contro la Russia. E, dal canto suo, la Russia, che non si era opposta alla distruzione della Jugoslavia e della Libia, ora ha rialzato la testa e spinto più in là il limite da non oltrepassare. Mosca è in condizione di difendere il Diritto con la forza, qualora Washington ingaggiasse apertamente una nuova guerra di conquista.
In quarto luogo, John Kerry, ammettendo di aver “sostenuto†Daesh, riconosce di averlo armato. La retorica della “guerra contro il terrorismo†si riduce perciò a nulla.
‒ Dall’attentato del 22 febbraio 2006 alla moschea al-Askari di Samarra [Iraq, ndt], sapevamo che Daesh (che inizialmente si chiamava “Emirato islamico dell’Iraqâ€) era stato creato dal direttore nazionale dell’intelligence USA, John Negroponte, e dal colonnello James Steele per stroncare la Resistenza irachena e provocare una guerra civile, sul modello di quanto fatto in Honduras.
‒ Dopo la pubblicazione sul quotidiano del PKK [Partito dei lavoratori del Kurdistan, ndt], Özgür Gündem, del processo verbale della riunione di pianificazione, tenutasi ad Amman il 1° giugno 2014, sapevamo che gli Stati Uniti avevano organizzato un’offensiva congiunta di Daesh su Mosul, e del governo regionale del Kurdistan iracheno su Kirkuk.
In quinto luogo, abbiamo ritenuto che il conflitto tra il clan Allen/Clinton/Feltman/Petraeus da un lato, e l’amministrazione Obama/Kerry dall’altro vertesse sul sostegno o no a Daesh. Non è affatto così. Entrambi i campi non hanno avuto scrupoli a organizzare e sostenere gli jihadisti più fanatici. Il loro disaccordo attiene esclusivamente al ricorso alla guerra aperta – e al rischio di un conflitto con la Russia – o alla scelta di manovrare dietro le quinte. Solo Flynn, attuale consigliere per la sicurezza di Trump – si è opposto allo jihadismo.
Se accadesse che, fra qualche anno, gli Stati Uniti crollassero, com’è accaduto per l’URSS, la registrazione di John Kerry potrebbe essere utilizzata contro di lui e contro Obama davanti a una giurisdizione internazionale — ma non davanti alla Corte penale internazionale dell’ONU, ormai screditata.
Avendo riconosciuto la veridicità degli estratti pubblicati dal New York Times, Kerry non potrebbe contestare l’autenticità del documento sonoro integrale. Il sostegno a Daesh che Kerry esibisce vìola parecchie risoluzioni delle Nazioni Unite e costituisce una prova della responsabilità sua e di Obama nei crimini contro l’umanità commessi dall’organizzazione terrorista.
NOTA
[1] “Absolutely Stunning – Leaked Audio of Secretary Kerry Reveals President Obama Intentionally Allowed Rise of ISIS…â€, The Last Refuge (The Conservative Tree House), January 1, 2017.
Traduzione a cura di Rachele Marmetti – Il Cronista