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Povera Europa!

'C’era del marcio a Bruxelles, e ci si risvegliava dal sogno, chi triste, chi allegro. L''Euro c''era ma non l''Europa. E c''erano i risparmi di quei coglioni degli europei.'

Povera Europa!
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30 Aprile 2014 - 01.22


ATF

di Glauco Benigni.




A ridosso delle elezioni
europee
è bene riproporre alcuni flash back della recente
Storia d”Europa che forse ce li siamo dimenticati, ma restano
importanti per orientare le scelte.




Dieci anni fa, a ottobre
del 2004, 25 capi di Stato e di governo europei, dopo anni e anni di
mal di pancia, avevano controfirmato il testo della Costituzione
Europea, insieme ai loro ministri degli Esteri. Dopo secoli e secoli
di Guelfi e Ghibellini, di Cattolici e Protestanti, di Massoni e
parenti dei Rothschild, sembrava fosse giunto il giorno della
conciliazione e della convergenza nel nome degli
interessi comuni. (Così per lo meno ce la raccontavano).


La cerimonia si era
svolta a Roma ed era stata, comme d’abitude, trasmessa in
Eurovisione. La sfarzosa cornice del sogno, all’interno della quale
i boss d’Europa avevano brandito e incrociato le penne, era stata
la Sala degli Orazi e Curiazi, la stessa storica sala in cui a marzo
1957
i sei paesi fondatori avevano siglato i trattati che istituivano la
CEE
e l’
Euratom.
Per l”Italia avevano firmato Silvio Berlusconi e l”alacre Ministro
degli Esteri, Franco Frattini.




Come si era
arrivati alla Costituzione Europea?

Il percorso era cominciato
nel
dicembre 2001 con l’approvazione della ””dichiarazione di Laeken””
che istituiva la Convenzione incaricata di preparare una bozza di
Costituzione.




A
fine febbraio 2002 si erano pertanto aperti i lavori della
Convenzione sul Futuro d
ell”Europa. Alla guida era stato posto
un triumvirato di vecchie volpi, in rappresentanza degli interessi
dominanti: Valery Giscard d”Estaing, presidente per conto dei
liberali; Giuliano Amato, vicepresidente per conto dei
socialisti e Jean Luc Dehane, vicepresidente per conto dei
cattolici. I tre dovevano coordinare un gruppone di
Trattatisti–Costituzionalisti costituito da 102 umani in
rappresentanza di: Governi e Parlamenti dei Paesi già membri, più
rappresentanti dei Governi e Parlamenti dei Paesi candidati
all”adesione all”UE.


A questi si aggiungevano
altri rappresentanti del Parlamento Europeo e della Commissione
Europea.


Era senza dubbio un
gruppone molto complesso, del resto si sa che una Costituzione
deve godere di contributi a larghissimo spettro affinché, dalle
tante visioni parziali si possa creare un mosaico accettabile.


La Convenzione si divise
in 6 diversi Gruppi di Lavoro (sussidiarieta”, carta dei diritti,
personalità giuridica, parlamenti nazionali, competenze
complementari e governance economica) e il gruppone cominciò a
produrre quintali e quintali di documenti in 21 lingue diverse.


Dopo 17 mesi di lavoro
consegnò a luglio 2003 una Bozza alla Conferenza Intergovernativa
(CIG). La CIG, composta dai Ministri degli Esteri della UE, nel
giugno 2004 approvò la versione consolidata provvisoria della Carta
costituzionale.


Dopo 5 mesi, come
accennato, si andò alla firma del Trattato/Costituzione e dell”Atto
finale
. La Costituzione sostituiva la maggior parte dei Trattati
esistenti ed era preceduta da un preambolo nel quale venivano sanciti
i valori e gli obiettivi che avevano guidato la stesura del Testo. Il
Testo si componeva di 4
Parti
a loro volta
suddivise in
Titoli
contenenti
Capi
per un totale di
448
articoli più protocolli e allegati. Molti
tirarono
un respiro di sollievo.


L”Europa “politica”
sembrava fatta. E invece non era fatto proprio niente
. Era solo
l”ennesimo nuovo inizio di un percorso a ostacoli che veniva definito
l’Iter di Ratifica. Un processo lungo e doloroso nel corso del
quale o i Parlamenti nazionali o i Popoli chiamati ad un referendum
avrebbero dovuto – giustappunto – “Ratificare”.


Quel 29 ottobre a Roma
s’era fatta una gran festa pubblica un po” noiosa, con i
Carabinieri in Alta Uniforme e le hostess con le gambe storte. A
questa erano seguite un certo numero di feste private, alcune delle
quali meno noiose. Poi ognuno era ripartito con il proprio aereo
pagato dai contribuenti e il giorno dopo in ogni capitale d’Europa
s’erano riaperti i giochi.




“Che facciamo? Portiamo
la faccenda alle Camere oppure cominciamo a pensare di fare un
Referendum ?”


Qualche Governo era
sicuro della propria maggioranza. “Aveva i numeri”, come si dice
in gergo. Altri decisero di pensarci su. “I numeri non c’erano”.


“Risentiamo le Parti “


Le Parti ?! Ma quante
erano queste Parti ? La Carta Costituzionale Europea tanto univa
quanto divideva. Riuniva e ridivideva gli Europei in spicchi. Spicchi
spesso diversi dalle rappresentanze partitiche. Ogni popolo era
come un arancia
.


C’era lo spicchio che
avrebbe voluto un “documento debole” utile solo alla
individuazione di un minimo comune denominatore.


C’era lo spicchio degli
Euroscettici, che odiava l’alto tasso di burocrazia insito nella
Carta.


C’era lo spicchio dei
Federalisti Europei ai quali non andava giù la definizione
“Costituzione” di un documento che secondo loro “Costituzione”
non era.


C’era lo spicchio delle
destre nazionaliste che temevano la perdità di sovranità.


“Ancora? Ma non si
rendono conto che la sovranità i Paesi dell’Eurozona l’hanno già
perduta”


“No, no! Se ne rendono
conto benissimo solo che…”


“Solo che?”


“Non gli va giù!”


“Eh, non gli va giù,
ma è proprio per questo che siamo costretti a darci una
Costituzione. Uno straccio di copertura politica all’Euro glielo
vogliamo dare o no? Se non ci sbrighiamo ad apparire… almeno
apparire uniti, ci fanno a pezzi.”


“Chi ci fa a pezzi?”


“Lo sai… andiamo, lo
sai! I Mercanti, cazzo. La finanza, i broker, le banche. Ma non lo
vedi? Quando i Brahmini non si mettono d’accordo… quando la
Politica sbraita e sbraca… i Mercanti prendono in mano le redini.”


“Ma di quali Mercanti
parli?”


“…hai presente i
nipoti di quelli di Bretton Woods? Hai presente il Fondo Monetario
Internazionale, le Borse, la BCE, la World Trade Organisation? Questi
sono i Mercanti… quelli che hanno vinto anche la Guerra Fredda a
colpi di pubblicità… Come si chiamano tra loro ?” “Traders.”


“Ecco… i Traders !”


“Hai ragione. Anche i
Militari da tempo lavorano per i Traders e i Brahmini-Politici
litigano come bambulti che si rubano i giocattolini. Ci voleva pure
quel casino… come l’hanno chiamata? La formula del preambolo
introduttivo sul richiamo alle “eredità culturali, religiose e
umanistiche” dell’Europa. E allora ? Che volevano ? Alcuni paesi
hanno storto il naso chiedendo un esplicito riferimento alle radici
cristiano-giudaiche dell’Europa. Si è parlato anche di inserire
nella Costituzione un riferimento a Dio.”


“Bravo ! Vedo che hai
capito. Te li immagini i Gran Maestri della Massoneria che siglano
una Costituzione in cui c’è un esplicito riferimento alle radici
cristiano-giudaiche
… ma dai, è dal 1737 che questa storia va
avanti. I Papi hanno scomunicato i massoni per quasi 3 secoli.
Ma poi i Massoni hanno organizzato e gestito diverse Rivoluzioni,
hanno vinto la II Guerra Mondiale, hanno tirato giù il Muro di
Berlino e l’aria è cambiata. E’ talmente cambiata che Giovanni
Paolo II
ha ritirato la scomunica.“


“ E già … e vedrai
che lo faranno Santo
. Comunque… Guarda che casino ci ritroviamo
con l’Italia, la Polonia e la Grecia che hanno puntato i piedi
sull’esplicito riferimento alle radici cristiano-giudaiche”


“E non solo… si sono
schierati anche i rabbini e i capi spirituali protestanti. Per non
parlare dei capi degli ortodossi.”


“Lo so! Cristo, lo so.
Potevano accontentarsi del richiamo
alle
eredità culturali, religiose e umanistiche
cazzo, c’avevamo messo sei mesi a trovare questa definizione.”


“Mi sa che questa Carta
non passa nei Parlamenti.”


“Ah, tu ti preoccupi
dei Parlamenti… io invece temo i Referendum.”




Avevi ragione Cassandra.
Avevi ragione.




Tre anni dopo – fine
febbraio 2007 – l’uomo, con la faccia incollata allo schermo del
suo PC legge con attenzione una email. “A oggi solo 18 nazioni
hanno ratificato la Carta Costituzionale Europea…” Mmmm! “…tra
queste solo Spagna e Lussemburgo a seguito di referendum. Cordially
yours”. Non c’è firma.


L’uomo a New York
spegne il computer e rimugina tra sé: “Il Lussemburgo?… ma
perché il Lussemburgo è una nazione? Un Condominio di Banche
travestito da Granducato è una nazione? Boh ? Povera Europa.”


Si alza dalla sedia. Si
stiracchia con ampia soddisfazione e respira profondamente. Si guarda
allo specchio. E a quel punto, in modo incontrollato, comincia a
ridere.


“18 su 27 ! Povera
Europa!” esclama tra una sganasciata e l’altra. “Povera
Europa“, continua alzando il tono. “Ora sì, ora davvero sì che
sei finita nei guai”. E continuando a ridere tuona: “Sei nostra,
povera vecchia… Sei come una vedova impaurita che cerca di
nascondere la sua pensione in una tasca bucata e ti stai perdendo
tutto. Tutto.”


Si sforza di riassumere
il controllo. La risata ora si placa e si tramuta in una ridarella
sommessa. Un continuo gorgogliare… una sequenza un pò beota di
“eh, eh, eh, eh…” che infine sfuma nel silenzio compiaciuto.
“Ok, il dado è tratto.”


L’uomo prende allora il
cellulare e compone un numero.


A Londra un altro uomo
gli risponde “Hallooo!?”.


“Hai visto quegli
stronzi degli Europei?”.


“Ah, sei tu ! Certo!
Certo che ho visto. Hanno fatto la frittata”.


“ Eh sì, si può dire
anche così”.


“ Ed è difficile una
volta fatta la frittata rifare le uova originarie”.


“Esattamente… Ma ti
rendi conto che cosa è successo ?… neanche i nostri migliori
lobbisti avrebbero potuto portare a casa un successo simile.”


“Beh, qualcuno dei
nostri ha fatto un gran lavoro, lo sai… però sì… si sono
sparati proprio sui coglioni.”


“Divide et impera”


“Sempre fratello…
sempre. Non si può lasciare il timone della storia nelle mani dei
popoli… Il popolo, si sa, rema … non fa la rotta. In ogni
caso…”


“In ogni caso da domani
l’Europa è come una vedova in calore senza mutande in visita al
carcere degli ergastolani nell’ora d’aria…”


“Immagino che i custodi
siano distratti…”


“Bravo ! Comunque
fratello da domani comincia la mattanza dei titoli di Stato europei e
fra un po” passiamo all”acquisto dei gioielli di famiglia. Il
laghetto dove sguazzano i bond è sotto controllo?”


“Sì, qui a Londra è
tutto sotto controllo. Nelle Borse e nelle Banche ci sono i croupiers
giusti. Gli uomini allevati al FMI, all”Aspen e all”OCSE sono già
all”erta.”


”Perfetto. Avverti tu
gli altri?”


“Certo, li incontro
quasi tutti alla City o a Bruxelles all”aereoporto il venerdi sera.
Ma anche tu manda qualche email”.


“Con Francoforte chi ci
parla?”


“ Tranquillo … siamo
coperti anche a Francoforte.”


“Ok. Ci sentiamo.”


“Buona notte !”


“Ma che notte qui è
ora di cena. Me ne vado in quel Club sulla 54esima che sai e
festeggio a ostriche e champagne. Poi…”


“Sì, sì, posso
immaginare…”


“Bravo… good night
brother.”


“Good night!”




Era il 22.2.2007 e a
Bruxelles avevano cominciato a far circolare alcuni dati rilevanti.
L’esile Costituzione europea, nonostante i molti Padri,
l’estenuante gravidanza e le drammatiche doglie, non sarebbe uscita
dalla sala parto. Tutto era rimandato. Dolorosamente,
democraticamente, inevitabilmente rimandato.


Su 27 nazioni, 18 avevano
detto “Sì” in una dozzina di lingue diverse. 7 non avevano
portato a compimento le consultazioni parlamentari. Due. Solo due.
Dopo aver chiamato al Referendum i loro popoli avevano detto “No”.


Ma chi se ne frega, erano
solo due! E invece no. La Costituzione d’Europa non si vara a
maggioranze ancorchè qualificate e in questo caso neppure a
maggioranza schiacciante. No! Soprattutto se le due nazioni contrarie
fanno parte del drappello dei fondatori iniziali. Signori si trattava
della Francia e dell’Olanda.


In Francia era scesa in
campo per il ”no” una moltitudine di umani che non si parlavano dai
tempi della Resistenza e che non avrebbero preso insieme nemmeno il
Metrò. Sinistra radicale, Fronte nazionale, ambienti cattolici e
lefebvriani,
no-global
e pacifisti accesi s’erano ritrovati tutti insieme a criticare gli
eccessi di liberismo integralista nel testo, l”eccessiva importanza
data ai temi economici e capitalistici, l”assenza di riferimenti al
ripudio della guerra e il fatto che gli eserciti europei ora potevano
essere chiamati a intervenire in più occasioni, le troppo scarse
garanzie in difesa dei lavoratori, degli immigrati, del
welfare
state
.
Giscard d”Estaing non si era smentito e i suoi connazionali non
avevano torto. Diverse personalità (ad esempio, il
premio
Nobel per l”economia

Maurice
Allais
)
si erano schierati contro la Ratifica.


Ragioni
ben diverse quelle contestate della destra nazionalista in
Olanda.
La paura in questo caso era ch
e la Costituzione avrebbe
conferito poteri tali da svuotare di significato e di autorità i
singoli stati, promuovendo un appiattimento delle identità nazionali
in nome di un”unione indifferenziata. La famosa perdita di sovranità.
E non avevano torto neanche loro.


Insomma la Storia è
lunga… secondo qualcuno c’era del marcio a Bruxelles e
tutti si erano cominciati a risvegliare dal sogno. Qualcuno triste,
qualcuno allegro. L”Euro c”era anche se non c”era l”Europa … e
c”erano i risparmi di quei coglioni degli europei.


Gli Stati Uniti nel
frattempo continuavano a stampare trilioni di dollari
,
autorizzati e coperti solo dalla loro arroganza militare e dal diktat
dei petrodollari. Fosche nubi cominciavano ad addensarsi
all”orizzonte.




Nove
mesi dopo

– a dicembre 2007 – viene firmato a
Lisbona
il Trattato che modifica ben tre Trattati precedenti : quello
sull”Unione Europea, quello che istituisce la Comunità europea e
quello di Amsterdam. Il Trattato di Lisbona abolisce alcuni
“pilastri”, ripartisce le competenze tra Unione e Stati
membri, e (ufficialmente) “rafforza il principio democratico e la
tutela dei diritti fondamentali”. Entra in vigore il 1º dicembre
2009 e sostituisce la Costituzione Europea bocciata dal ”no” dei
referendum francese e olandese del 2005.


L”intesa
sul Trattato, dopo due anni di “riflessione”, era stata
preceduta dalla
Dichiarazione
di Berlino
del 25
marzo 2007, in occasione dei 50 anni dell”Europa unita, nella quale
la cancelliera tedesca
Angela
Merkel
e il presidente
del consiglio italiano
Romano
Prodi
esprimevano la
volontà di sciogliere il nodo entro pochi mesi, al fine di
consentire l”entrata in vigore di un nuovo Trattato nel 2009 (anno
delle elezioni del nuovo Parlamento Europeo).


Nello
stesso periodo era nato a tal fine il cosiddetto
“Gruppo
Amato”
, chiamato
ufficialmente “Comitato d”azione per la democrazia europea”
e supportato dalla Commissione Europea con il mandato, non ufficiale,
di riscrivere la Costituzione alla luce dei criteri che erano emersi
durante le consultazioni della Presidenza tedesca con le varie
cancellerie europee.




Ovviamente
il popolo del web non perse l”occasione di indagare e illuminare
connessioni più o meno
occulte
. Si giunse ad
affermare che il Gruppo Amato era finanziato dalla
Fondazione
Bosch
e che molti dei
suoi membri aderivano anche all”
European
Council on Foreign Relations

fondato da
George
Soro
s. Queste
affermazioni non vennero mai smentite e a pensarci bene, se
confermate, ci sarebbe pure una logica : perversa ma molto
stringente.
La politica
aveva fallito, la mano passava a un particolare tipo di Mercanti
,
quelli ammantati dall”aura delle operazioni con fini umanitari e
sociali. In realtà strutture molto
business
oriented
.


Il
risultato dei lavori del Gruppo Amato venne presentato il 4 giugno
2007: 70 articoli e 12800 parole circa. A detta degli estensori vi si
rinvenivano le stesse innovazioni della Costituzione, che peraltro
aveva 448 articoli e 63.000 parole. In ogni caso il testo diventava
il punto di riferimento per i negoziati. Il Consiglio Europeo, sotto
la presidenza tedesca, dopo solo 3 mesi, il 23 giugno 2007 raggiunse
l”accordo sul
nuovo
Trattato di riforma
.


E brava la Merkel! … e bravo pure
Prodi! … per non parlare di Amato.


La Camera e il Parlamento Italiano
approveranno il Trattato di Lisbona tra luglio e agosto
2008
con votazioni all”unanimità. Unico fulgido esempio di cieca
fede nelle Istituzioni Europee (insieme a Malta). Si sospetta, a
ragione, che ben pochi abbiano letto il testo. Ma … tant”è.




Come raccontava in modo accorato nel
suo blog Paolo Barnard, citando a sua volta il parlamentare
europeo danese Jens-Peter Bonde


“i primi ministri erano pienamente
consapevoli che il Trattato non sarebbe mai stato approvato se fosse
stato letto, capito e sottoposto a referendum. La loro intenzione era
di farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori
”.


Il nostro Giuliano Amato –
proseguiva Barnard – ribadì il concetto appieno, in una
dichiarazione rilasciata a Londra il 12 luglio del 2007:


“Fu deciso che il documento fosse
illeggibile, poiché così non sarebbe stato costituzionale
…
Fosse invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per
sottoporlo a referendum, perché avrebbe significato che c’era
qualcosa di nuovo
(rispetto alla Costituzione bocciata nel 2005,
nda)”. (fonte: EuObserver.com).


Il sigillo a questo tradimento dei
principi democratici fu messo dallo stesso Valéry Giscard D’Estaing
in una dichiarazione del 27 ottobre 2007, raccolta dalla stampa
europea:


“Il Trattato è uguale alla
Costituzione bocciata. Solo il formato è differente, per evitare i
referendum
”.


I capi di Stato erano concordi questa
volta: “no al parere degli elettori, no ai referendum.”




“ Senti scusa … ma
che vuol dire “sostituisce la Costituzione Europea”?


“Vuol dire che è
peggio, ma che per approvarlo basta mettersi d”accordo in pochi.”


“Ah vabbè, come sempre
! Ma i Popoli?”


“I Popoli remano …
già te l”ho detto. E pagano la Crisi.”




Due
anni fa – Il 2 marzo 2012 viene firmato il
Trattato
sulla stabilità, coordinamento e governance nell”unione economica e
monetaria

(conosciuto anche come
Fiscal
Compact
).


E”
un accordo approvato con un trattato internazionale da 25 dei 27
stati membri dell”Unione Europea. Entra in vigore il 1º gennaio
2013. Il patto contiene una serie di regole, chiamate
“regole
d”oro”
,
che sono vincolanti nell”UE per il principio dell”
equilibrio
di bilancio
.


Ad
eccezione del Regno Unito (te pareva!) e della Repubblica Ceca, tutti
gli stati membri della UE sottoscrivono gioiosamente.


Il
Fiscal Compact non fu un fulmine a ciel sereno. Già c”era stato
qualche tuono : il Trattato di Maastricht (1993) e il Patto di
Stabilità e Crescita (1997). Nel Trattato di Maastricht, fra le
altre cose, erano contenuti i cinque criteri che ciascun paese
avrebbe dovuto soddisfare per adottare l’euro. Tra questi: un
rapporto fra deficit (disavanzo annuale di uno stato) e il prodotto
interno lordo (PIL) non superiore al 3% e un rapporto fra debito
complessivo e PIL non superiore al 60%. Nel Patto del 1997 l’Unione
si dotò invece degli strumenti per inviare avvertimenti e applicare
sanzioni agli Stati che non rispettavano i vincoli imposti nel 1993.




“Senti
scusa … ma che vuol dire ”equilibrio di bilancio”?”


“Vuol
dire tante cose. E tra queste, vuol dire che una nazione a caso, per
esempio l”Italia, a meno che per magia non aumenti vertiginosamente
il suo Prodotto Interno Lordo, deve ridare alle Banche 50-60 miliardi
l”anno di debiti per anni e anni. Debiti che sono stati contratti dai
suoi governanti”


“Ma
il
popolo
ne ha goduto!”


“Insomma
… mica tanto e mica tutto. Soprattutto non se ne era accorto.”


“E
chi paga adesso ? Gli Stati, i Governanti?”


“Ma
no, dai!
Paga il
popolo
.”


“E
perché?”


“Ma
come perchè ? C”è scritto nei Trattati Internazionali”


“Ma
il Popolo l”ha mai letti ”sti Trattati ? Qualcuno glieli ha spiegati
bene?”


“Ci
mancherebbe … certo che no!”




Adesso la domanda è: mentre nel
Condominio Italia si discuteva se Berlusconi dovesse andare a
cambiare i pannoloni agli anziani
… se Dell”Utri fosse mafioso o
meno… se Napolitano fosse a conoscenza o meno dell”accordo
Stato-Mafia… se Papa Francesco c”è o ce fa… se la partita delle
Elezioni si dovesse giocare col proporzionale o col maggioritario…
se e quanto valessero le “primarie” del PD, etc… in Europa,
sulle nostre teste e nei nostri conti correnti, sono successi
un bel po” di fatti rilevanti che ci hanno modificato radicalmente la
vita pur restando collocati in fitte zone d”ombra.


Quindi… noi andremo a votare il 25
maggio, ma ”sti trattati vincolanti almeno ce li vogliamo leggere o
no? E pensare che stanno tutti su Internet… figurati se non ci
fossero.






Illustrazione tratta da presseurop.eu.

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