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Dopo ICANN il Diluvio? La Rete cambierà regole. Forse

'L''onda BRICS sul web. La sfida agli USA tocca anche le regole che governano Internet. Chi garantirà i cittadini digitali nell''era post Snowden? [Glauco Benigni]'

Dopo ICANN il Diluvio? La Rete cambierà regole. Forse
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15 Settembre 2014 - 21.58


ATF

di Glauco Benigni.

A una settimana dalla
chiusura dell”IGF di Istanbul, 9° Forum sulla Governance Mondiale di
Internet … nel 13° anniversario dell”11 settembre … all”indomani
della decisione del Presidente Barack Obama di attaccare ISIS,
dovunque essa sia … e a ridosso delle mischie ucraine, è
inevitabile porsi una domanda: le trattative sulla Governance
Mondiale di Internet
– che di certo intereagisce con il bipolo
Pace/Guerra nel mondo – quanto pesano sul Futuro? La risposta
è: molto più di quanto si è creduto finora. Ma bisogna seguire la
partita. Perchè ?

Perchè l”immensa
cubatura di proposte, negoziati e rapporti diplomatici, che va sotto
il nome di “Dialogo sulla Governance di Internet”
rischia di diventare uno strano Mondiale di Calcio dove ogni
giocatore può cambiare casacca ad ogni partita
, mentre le
squadre accettano scommesse al mercato nero delle diverse agenzie di
intelligence.

Comunque a Istanbul, e
nei giorni seguenti grazie ad alcuni interventi al Senato USA, si è
chiarita la scommessa più grossa: se il governo Usa riduce-ritira
il controllo-tutela sulle istituzioni che finora hanno orchestrato lo
sviluppo del web, il futuro di internet sarà più rosa o più nero?

Ovvero : l”accesso per
tutti verrà accelerato o si aprirà la stagione del web dei
ricchi
e del web dei poveri?

Le libertà potranno
ancora essere difese apertamente?

La neutralità (anche se
attualmente “imperiale”) sarà ancora garantita?

La parola “Diritti”
avrà ancora un valore sostenibile?

Oppure i Governi di Stati
quali Cina, Russia, Iran, Turchia, Siria, etc… sfrutteranno il
vuoto di potere per censurare a morte le opposizioni e le diversità
sociali interne ai loro territori?

Se il Governo Usa riduce
“la tutela” sulla Rete – tutela che finora ha esercitato
quale “mandante”, prevalentemente attraverso la sua
“mandataria” ICANN
– avremo ancora modo di seguire su YouTube le vere-false rivolte
popolari? Potremo ancora comprare su Ali Baba (il più grande
soggetto di e-commerce del pianeta originato in Cina)? Chi tutelerà
le transazioni oggi poste sotto l”ombrello PayPal? Sarà ancora
possibile difendere i diritti dei gay anche in quelle aree del
pianeta dove l”omofobia dilaga ? E così via…

Come si è arrivati a
questa scommessa, che suona come “dei due chi butti dalla
Torre”?

La storia è
inevitabilmente lunga : cerchiamo di ricostruire i passaggi
fondamentali.

Sin dalla prima metà
degli anni novanta, Bill Clinton e Al Gore si rendono conto che il
governo dell”Era Digitale sarebbe stato un fattore altamente
strategico per ogni questione planetaria. Lo hanno capito per primi,
forse non loro personalmente, ma certamente i loro consulenti:
l”inarrestabile flusso di bits e bytes che oggi 3 miliardi di persone
trattano in forma di testi, immagini fisse e in movimento, suoni e
grafica, sarebbe diventato per le utenze domestiche e d”affari come
l”acqua che esce dai rubinetti, come la luce che arriva dalla rete
elettrica, come il gas per cucinare e scaldarsi … quindi bisognava
produrre una serie di norme.

I due recuperano due
Trattati del 1996, scritti e approvati dall”Organizzazione Mondiale
per la Proprietà Intellettuale, li “implementano” e l”8
ottobre 1998 fanno partorire al Senato USA la prima vera Legge
Imperiale contemporanea : il DMCA. La definizione, Digital
Millennium Copyright Act
, la dice lunga: stava per
cominciare il primo “Digital Millennium” e mentre gli
europei si dedicavano a fare la UE, gli americani si preoccupavano di
come gestire e orientare il Futuro del Globo.

Per non sforzarsi troppo,
o forse per cieca fiducia negli alleati, il 22 maggio 2001 la UE
approva una Direttiva Europea sul Copyright che, secondo qualcuno: “è
molto simile”; secondo altri: “è una fotocopia” del
DMCA. Bene, a questo punto l”Area Transatlantica del Pianeta è
“normata” per consenso espresso, le altre aree si adeguano.
Lo hanno fatto per anni. Ora non vogliono farlo più.

Fase 2: bisognava
giungere alla creazione delle strutture di governance.
Il timone lo prende in mano il Ministero del Commercio USA e compie
due operazioni veramente epocali. Innanzitutto pone al centro del
modello di governance la Teoria degli Stakeholders. Di che si
tratta ? Nel 1984 con il libro A stakeholder
approach on modern corporation: the kantian capitalism
,
si definiscono stakeholder
«tutti
i soggetti che possono influenzare oppure che sono influenzati
dall”impresa
».

Oggi,
la definizione, applicata a Internet, ha subito modifiche. Sono
stakeholders tutti i
soggetti
aventi interessi “attivi” (qualcuno aggiunge anche
“passivi”) nella Rete.

In
sintesi: i Governi, il Settore Privato (inteso quale cartello delle
corporations),
le Comunità tecnologiche (scienziati, centri di ricerca , etc…),
le Accademie e la Società Civile (per esempio: Amnesty
International, The Internet Society, Acces Now, etc…). Ci sono poi
le
intergovernamental organizations
che si spalmano tra governi e società civile … all”abbisogna.

Internet
era dunque considerata “un”impresa” e come tale bisognava
trattarla. Soprattutto: la sua Governance e le sue regole di
funzionamento non dovevano essere emanate nè dal Governo Usa, nè da
alcun altro Governo ma, appunto, dagli Stakeholders. Il punto
cruciale era che (impeccabilmente?) il
Governo
Usa
, pur essendo “mandante”,
rinunciava al voto e impediva a qualsiasi altro Governo di votare.
Motivo ? Non “ricadere” negli errori compiuti all”interno
delle Agenzie Onu e in primis differenziare la nuova struttura
operativa dall”ITU – International Telecommunication Union.

Dopo
una serie di mosse tattiche tutte interne agli USA (il Dipartimento
della Difesa fece un passo indietro, scese in campo la Stanford
University, il Ministero del Commercio raccolse pareri favorevoli, si
fecero accordi con la potente Internet Engineering Task Force e altri
influenti soggetti del mondo tecnologico) finalmente, il 30 settembre
1998, venne concepita ICANN (
Internet
Corporation
for
Assigned
Names and
Numbers),
un ente internazionale con sede in California.

Si
sapeva che era un”emanazione del Ministero del Commercio ma …
tantӏ,
vestita da Istituzione
“indipendente, no profit, technologically correct, equidistante,
etc…” ICANN comincia a svolgere decine e decine di funzioni
delicatissime e appare alla masse dei netizens quale Anagrafe del
Web, avente facoltà di “battezzare” e conferire nomi e
dominii.

Per
capirci : i famosi “.com, .net, .org” etc… nonchè i
domini nazionali “.it, .fr, .uk” e quelli che in seguito
saranno denominati di secondo livello. Insomma: “Qualcuno lo
doveva fare”.

I suoi
sostenitori non amano definirla un”Anagrafe ma piuttosto le Pagine
Gialle. Sempre i suoi sostenitori affermano (ed è molto difficile
smentirli perché non si possono fare paragoni) che ICANN è stata
assolutamente efficiente e che senza di lei il Web sarebbe molto
peggio di quello che è.

Nel
2006 il Governo degli Stati Uniti ha rinnovato per altri cinque anni
il contratto con ICANN. A settembre dello stesso anno viene invece
attestata, attraverso un documento definitivo, la supervisione da
parte del
Dipartimento
del Commercio degli Stati Uniti

su tutte le operazioni.

Cerchiamo
di capirci: ICANN non è la Spectre o la Casa dei Cattivi, come
qualcuno la definisce specialmente nei paesi dei BRICS, ma certo
è
la Casa dei Controllori
. Una Casa di
Controllori “controllata”, volendo giocare con le parole si
può ben dire “tutelata”.

E”
comunque
un luogo strategicamente
importante
all”interno del quale il
dibattito è sostenuto, auspicato ed è in massima parte trasparente.
L”etica di ICANN è difendibile ? Sì, certo. Come quella del FMI,
della WTO, della World Bank. E infatti: si può dire che
ICANN
è un pezzo del Washington Consensus
?
Sì! E questo è il problema che rimanda oggi alla transizione e alla
scommessa suoi suoi esiti.

Negli
ultimi anni infatti, mentre si svolgeva un estenuante ma diplomatico
braccio di ferro con la ITU, Agenzia dell”ONU di Ginevra, l”ICANN è
stata oggetto di molte inevitabili contestazioni (nel 2007 venne
anche accusata di tollerare alcune frodi).

Tra le
principali critiche si rinvengono quelle di grandi nazioni, quali la
Cina, che dicevano: “Perchè dovremmo chiedere al Ministero del
Commercio USA l”assegnazione dei nomi e domini che ci riguardano?”
Domanda lecita, che sollevava però problemi di “transizione di
ruolo e facoltà “.

Al
dunque, invece dell”ICANN, si cominciava ad ipotizzare un”altra
(diciamo) Authority. Sì. Ma quale? Dove? E soprattutto finanziata da
chi?

Queste
domande, che sono tuttora sul tavolo, si sono trascinate per anni, da
un IGF all”altro, fin quando non sono comparsi sulla scena due
personaggi che hanno/stanno cambiando la storia di internet (e non
solo) Mr.
Assange
e Mr.
Snowden.
Un po” a causa dell”uno, un po” a causa dell”altro,
il
Re è apparso Nudo
: “il Governo
USA, anche grazie al ruolo di ICANN, fa quello che gli pare?
Controlla addirittura le conversazioni dei Primi Ministri ? Non va
bene?”

A
questo punto, nella primavera dell”anno scorso è sceso in campo il
presidente del Brasile, Senhora
Dilma
Roussef
. Ha convocato a San Paolo il
Net Mundial, un forum alternativo agli IGF, che da sempre sono
organizzati dall”ONU e in quella sede, tra le molte questioni, è
venuta fuori con forza l”esigenza della
“transizione”
della
governance:
da ICANN a un altro soggetto. Non solo: il Brasile ha varato una sua
Legge: il
“Marco Civil da Internet”
che va a scompaginare i precedenti assetti normativi. Si è
costituito allora un Advisory Board di 55 membri che discutono e si
incontrano incessantemente per trovare la quadra .

Torniamo
ora al recente summit IGF di Istanbul. Qui “SEMBREREBBE”,
il condizionale è d”obbligo, che una parte del Governo USA abbia
accettato di trasferire le facoltà
ICANN
, e dell”arcipelago a lei
collegato,
a un altro ente
internazionale
.

È
cominciata pertanto una specie di operazione chirurgica, in cui
l”intero corpo della Rete giace a cuore aperto in una sala operatoria
senza confini, in attesa che si trapianti un nuovo cuore.

La
scelta, sebbene al condizionale, ha smosso però una
immensa
zona di interessi
soprattutto di una
parte del Governo USA e dei lobbisti del Settore Privato “Over
the Top”, che si è messa a battere i piedi: “Attenti !
Dopo ICANN il Diluvio … se il nuovo Ente consente poteri e/o
ingerenze dirette ai Governi autoritari e integralisti sarà la fine
di questa Internet e le cose andranno molto, molto peggio”.

Che
dire? In estrema sintesi: è meglio continuare ad essere controllati
dalla NSA in una Internet Nato-liberal-liberist? Oppure rischiare di
avallare la costruzione di gulag digitali in altri territori lontani
ma ormai sempre più idealmente vicini a noi globalizzati?

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