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La diplomazia delle icone di Vladimir Putin

Non sono oggetti qualsiasi, ma opere che tendono a non essere mai banali, e a rivestire significati culturali – e anche politici - profondi. Dal papa a Tsipras

La diplomazia delle icone di Vladimir Putin
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9 Aprile 2015 - 20.27


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di
Giuseppe Masala
.

Si
può parlare di una vera e propria “diplomazia delle icone”
da parte di Vladimir Putin: ovvero l”uso di regalare ai propri
interlocutori stranieri icone dall”alto significato simbolico e che
metaforicamente spiegano la posizione della Russia sulla situazione
internazionale e sui rapporti tra la Russia e la nazione di cui il
rappresentante è stato omaggiato. Non si tratta di oggetti
qualsiasi, ma di opere che tendono a non essere mai banali, e a
rivestire significati culturali – e anche politici – profondi.

Il
primo caso evidente di “diplomazia delle icone” si ebbe
durante la visita di Vladimir Putin in Vaticano: Papa Francesco fu
omaggiato di una bella riproduzione della Madonna di Vladimir
(Vladimirskaja). Questa icona ha un profondo significato simbolico:
su ordine di Stalin, fu fatta volare – su un aereo – sopra Mosca
durante l’assedio nazista del 1941 per invocare la sua protezione.
Chiaro ed evidente il significato metaforico del regalo in questo
secolo: la Russia si sente sottoposta all”assedio delle potenze
occidentali come ai tempi della seconda guerra mondiale. L”uomo del
Cremlino trovava in Papa Francesco un interlocutore attento, anche
lui portato a voler contenere significati vasti in involucri
apparentemente semplici. In molti hanno notato che quando Bergoglio
si affacciò per la prima volta da papa davanti alla folla di San
Pietro si autodefinì soltanto “Vescovo di Roma”, usando fra i
tanti suoi titoli quello più umile che avesse a disposizione per uno
slancio ecumenico verso il mondo ortodosso.

In
occasione della recentissima visita a Mosca del premier greco Alexis Tsipras
abbiamo avuto un nuovo capitolo di questa curiosa “diplomazia delle
icone”. Vladimir Putin ha regalato a Tsipras un”icona di San Nicola
e di San Spiridione. Anche questa ha una storia particolare: fu
rubata alla Grecia dagli occupanti nazisti e dopo anni fu
riacquistata da un collezionista russo. Evidente anche qui il
significato simbolico: la Russia considera la Grecia una nazione
sotto occupazione e può restituirle la sua sovranità.

La
figura di San Nicola sembra caricarsi di significati che assorbono le
traiettorie culturali diversissime che percorre. In Occidente è
diventato persino Santa Klaus, e la Coca Cola l’ha rilanciato
vestito di rosso su tutti i cieli dall’Artico in giù, da noi con
il nome di Babbo Natale. Ma non era finlandese, e nemmeno di Bari
(dove sta una parte delle spoglie mortali), né di Venezia (dove sta
l’altra parte delle reliquie ossee). San Nicola è nato invece nel
territorio dell’attuale Turchia, mentre San Spiridione è nato sul
territorio dell’attuale Cipro. I meno ferrati teologicamente
suggeriscono un’interpretazione certo forzata, ma indubbiamente
suggestiva: l’icona regalata sembra segnalare al premier greco la
strada da percorrere per ottenere l’indipendenza e ritrovare la
sovranità, ossia fare come la Turchia, che ha accettato di far
passare il gas russo, e come Cipro, che ha accettato di ospitare una
base navale e una aerea delle forze armate russe. Interpretazione
troppo azzardata, poco credibile? Dall’altro lato, il versante occidentale di
Santa Klaus, ormai troppo carente di doni per i greci, appare
persino meno credibile.

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