Quell'antiamericanismo lasciato alle destre | Megachip
Top

Quell'antiamericanismo lasciato alle destre

Roof dà fuoco alla bandiera USA. Per chi ignora le correnti profonde della politica USA, una contraddizione. Invece è una delle chiavi di lettura principali per capire.

Quell'antiamericanismo lasciato alle destre
Preroll

Redazione Modifica articolo

23 Giugno 2015 - 04.26


ATF

da Militant Blog.

C’è un immagine circolata in questi
giorni sui principali media internazionali passata colpevolmente sotto
traccia, quasi casuale, ininfluente a capire la mentalità perversa del
killer di Charleston. Quella di Dylann Storm Roof che da fuoco alla
bandiera degli Stati uniti. Per chi ignora le correnti profonde della
politica statunitense, una manifesta contraddizione. Invece è una delle
chiavi di lettura principali per capire una parte dell’odio suprematista
bianco pienamente in vigore negli Usa. In via teorica il razzismo
bianco dovrebbe difendere una presunta purezza della nazione e della sua
etnicità, mentre qui il razzismo viene declinato in critica
dell’origine statale-nazionale.

Letta tramite chiavi interpretative
europee, la politica Usa è una politica “di destra”, imperialista,
neoliberista, nazionalista, eccetera (e infatti lo è). Il problema è che
la federazione in Stati, la nascita stessa dell’unione, la spinta
neoliberista, il processo di globalizzazione, negli Usa sono sempre
state caratteristiche fondanti quella che dovrebbe essere la “sinistra”,
il Partito democratico, non a caso definito laggiù “liberal” (mentre da
noi liberal dovrebbe connotare un’impostazione politica più vicina alle
destre che alle sinistre).

E’ la sinistra
che da sempre è stata portatrice di quella politica di destra, non la
destra repubblicana. Negli Usa la destra repubblicana è la destra
anti-statale, quella avversa al dominio centrale di Washington, la
destra anti-tasse, quella per cui l’unione in un’unica federazione è *il
problema*, non la soluzione.

Il parallelo con quanto sta avvenendo in
Europa è più che mai calzante. E’ la sinistra liberal europea, quella
socialista o post-socialista, la protagonista del processo di
costruzione dell’unione tra Stati; è la sinistra liberal europea la
rappresentante più coerente dei grandi capitali transnazionali; è la
sinistra liberal europea l’alfiere dell’abbattimento del vecchio modello
di relazioni industriali in favore del nuovo dogma neoliberista; è il
pensiero “di sinistra”, apparentemente democratico, il collante
ideologico del processo di accentramento. Nella Ue, come da due secoli
negli Usa, non aver compreso questa dinamica sta portando la lotta a
questa Unione europea ad essere cavalcata dalle destre di ogni risma
populista.

La paura di apparire come “sovranisti” impedisce alla
sinistra radicale di rompere con questa Ue, di smascherare la
costruzione europeista come funzionale al capitalismo transnazionale e
dunque irriformabile dall’interno. Il paradosso, similare nella Ue
quanto negli Usa, è che ad essere “antieuropeisti”, così come
“antiamericani”, sono oggi le destre estreme, invece che le sinistre,
che dovrebbero invece comprendere le ragioni di questo rifiuto da parte
delle popolazioni vittime dell’accentramento politico-economico.

L’aver
lasciato alle destre la rappresentanza politica della lotta a Washington
ha portato le sinistre statunitensi all’afonia, all’impossibile
rappresentanza di qualsivoglia ipotesi di rottura radicale con il
neoliberismo made in Usa. Se la sinistra politica s’intesta la
rappresentanza di un orizzonte evolutivo di destra, le ragioni della
sinistra scompaiono o vengono fagocitate implicitamente in forma
alienata (ad esempio il razzismo come forma di difesa dall’impoverimento
economico causato dal fenomeno migratorio), e le masse proletarie
rifluiscono o nell’ideologia antipolitica o vengono risucchiate nella
reazione razzista.

Negli Usa sono le fasce proletarie
completamente dis-integrate ed escluse da ogni possibile partecipazione
alla cosa pubblica ad essere avverse al controllo di Washington, e
questo sembra essere il modello della futura Ue. Un’unione che produce
un’unica grande frattura politica: chi difende il processo federalista e
chi lo combatte. La lotta a tale processo, che dovrebbe
contraddistinguere le sinistre radicali dei paesi europei, viene
lasciata al campo delle destre populiste, razziste, piccolo-borghesi.

Esattamente come negli Usa, siamo nella paradossale situazione per cui
l’opposizione al neoliberismo europeista avviene da destra, mentre la
sinistra costruisce o legittima culturalmente il processo di
accentramento (anche criticandolo, portando avanti l’assunto che, in
ogni caso, meglio dentro che fuori la Ue).

L’esempio Usa
dovrebbe anche illuminarci sui danni che tale processo genererebbe se
lasciato a se stesso. Quello di un rifiuto dello stato di cose presenti
cavalcato dalle destre, mentre le sinistre s’incaricano di cementare il
consenso europeista legittimandolo, appunto, da sinistra, quindi
venandolo di democraticità o progressismo. Questa una delle
contraddizioni principali oggi da sciogliere, onde evitare, nel prossimo
futuro, di avere anche da noi seguaci di Dylann Storm Roof che bruciano
la bandiera Ue dopo aver accoppato qualche migrante in lotta come lui
per uscire da una povertà connaturata alla costruzione del sovrastato
europeo.

[GotoHome_Torna alla Home Page]

Native

Articoli correlati