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Elasticità americana

Le azioni condotte per annientare le spinte autonomistiche nell’area oggi centrale per gli interessi di supremazia generale degli Stati Uniti. [Gianfranco La Grassa]

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1 Luglio 2015 - 22.05


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di Gianfranco La Grassa

Nell’editoriale di Domenica de “Il Giornale” si parla dell’imperialismo tedesco (cui l’Europa attuale deve sottostare). Nell’editoriale di “Libero” (del direttore) si chiama in causa Obama accusandolo di miopia. Migliore (meno peggiore) il secondo, ma sempre con una notevole …. miopia. Non c’è un imperialismo tedesco autonomo da quello Usa, ma questi non stanno attuando una strategia (o tattica semplicemente?) miope. Da una parte, si producono aggressioni non più dirette (tipo Serbia, Afghanistan e Irak) – sia pure con l’aiuto di “alleati” (servitori senza alcuna voce in capitolo) – bensì affidando l’incarico (come per la Libia) a questi alleati/servi, con azione di supporto e orientamento deciso dal paese “padrone”, ma in modo adeguatamente mascherato; e perfino, in certi casi, promuovendo azioni di disturbo alle aggressioni (comandate e dirette da loro, dietro le quinte) di simili “alleati”.

Oggi si procede in modo ancora più subdolo e contorto. Si finanziano, magari tramite paesi subordinati (tipo Qatar, Arabia saudita, ecc.), forze estremamente aggressive sfruttando ideologie e movimenti assai radicali, in specie interni all’islamismo. Pensiamo all’Isis, ma credo che vi siano altre forze, magari non specificamente alleate di quest’ultimo (perfino in moderato contrasto per la leadership dell’islamismo radicale), alimentate per creare una situazione di grande confusione e difficilmente interpretabile; non tanto per quanto concerne i fini di queste forze “estreme” quanto nei mezzi di sostentamento delle stesse.

Quando si arriva ad una strategia simile, si deve capire come ci si arriva e perché. I servizi del paese che si mette in azione (Usa in tal caso) avvicinano alcuni elementi delle “forze estreme” (le chiamerò così; oggi sono quelle islamiche, ma possono anche essere altre in aree o tempi diversi), che hanno capacità direttive (magari pure carismatiche) e quindi riescono a riunire attorno a sé gruppi numerosi di uomini; e, in genere, uomini fortemente caricati ideologicamente, magari fanatizzati, ecc. Servono com’è logico finanziamenti piuttosto cospicui, dati preferibilmente da paesi “amici” (e subordinati tipo Qatar e Arabia Saudita). Possono essere stimolati pure gli appetiti di paesi in crescita di potenza regionale (tipo Turchia) o che vogliono uscire più stabilmente da una situazione di sostanziale stallo e avere un qualche ascolto – pur talvolta condito da “ufficiali” atteggiamenti di contrasto – da parte del paese preminente: penso ad es. all’Iran, passato dall’irriducibilità di un Ahmadinejad, che spingeva dunque, almeno oggettivamente, verso la Russia alla subdola flessibilità di Rouhani, che si riavvicina gatton gattoni agli Stati Uniti.

Ci può essere anche un’infiltrazione da parte dei Servizi in questione nel gruppo dirigente delle “forze estreme”. E ancora va detto che tale gruppo dirigente (perfino nei suoi vertici più ristretti) non necessariamente è in reale combutta con il paese dei Servizi in azione. Anzi, quasi mai. I vertici delle “forze estreme” (ripeto: magari infiltrati e perfino con la consapevolezza di esserlo e accettazione dell’inghippo) sono spesso convinti di poter agire sfruttando l’intenzione di tale paese (mettiamo Usa) di creare difficoltà ad un avversario in crescita e pericoloso (mettiamo la Russia); o quanto meno deciso ad impedire che in una data area (mettiamo Europa) lievitino organizzazioni politiche favorevoli ad una sua maggiore autonomia dal paese in oggetto.

Se si viene formando un simile coacervo di organizzazioni e intenzioni, è indispensabile che si mantenga, per quanto possibile e per i tempi giudicati convenienti dai vari attori, un accordo di massima per non aggredirsi con irriducibile volontà di annientarsi. Il paese dei Servizi con una mano alimenterà le “forze estreme” (tramite gli opportuni contatti con i paesi “alleati” e servili) e con l’altra le combatterà per dare fumo negli occhi a chi governa i paesi di quell’area che non si vuole esca dalla propria sfera di influenza. I vertici delle “forze estreme”, d’altronde, stipuleranno alcuni accordi di massima con il paese al centro delle trame (e con i paesi “servili” suoi finanziatori), ma dovranno lasciare sufficiente mano libera ai loro seguaci (ideologizzati e fanatizzati, ultraconvinti che chi di fatto li alimenta è nemico irriducibile senza alcuna possibilità di dialogo reciproco) perché altrimenti ne perdono l’appoggio o almeno li fanno sbandare e disperdere con crollo della fiducia nella vittoria della loro fede ferrea e immarcescibile. I seguaci devono essere liberi di compiere anche le azioni più truci. Il paese dei Servizi in parte se ne serve per creare paura e sbandamento nelle popolazioni dei paesi dell’area soggetta alla sua influenza; in parte combatte queste “forze estreme” per dimostrare alle suddette popolazioni che senza la sua potenza (anche bellica, e degli stessi Servizi che, quando hanno sfruttato fino in fondo i vertici di tali forze, ne assassinano i componenti; mettiamo Bin Laden) non ci sarà “salvezza”.

Da questa complessa azione – che non mira più a schiacciare direttamente e brutalmente l’avversario come in Serbia, Afghanistan, Irak – nasce la “miopia” di Obama. Quanto all’“imperialismo tedesco”, siamo alla carenza pura e semplice di materia cerebrale. Si confonde quello che al massimo è il “maggiordomo” dello stuolo di “alleati” (servi) degli Usa, per impedire che l’Europa si apra verso est (Russia in particolare), con il vero centro della subordinazione della nostra area ad un paese predominante. Quest’ultimo non è la Germania in nessun caso, bensì gli Stati Uniti. In questo frangente storico, gli strumenti principali usati per spaventare “le genti” europee e tenerle soggiogate sono due: i feroci eccidi dell’Isis e l’emigrazione “selvaggia” dall’Africa (soprattutto) verso l’Europa, che è vastamente organizzata, pagata, non poi così disordinata né mossa da autentica disperazione (una parte consistente dei migranti non è disperata, ma spinta ad andarsene e a venirsene qui). Questo si verifica con particolare pressione verso i paesi più deboli e quindi più facilmente sottoponibili all’azione di caos e diversione da ogni intento autonomistico. L’Italia è uno di questi paesi più deboli, con un governo di cialtroni e buffoni e incapaci. La causa principale dell’italica debolezza è la presenza di una “sinistra” – alimentata dal “fu” piciismo d’origine berlingueriana, condito con la spinta sessantottarda; questa non è stata solo italiana, ma la nostra è l’unica ad aver conosciuto l’ancor più devastante processo del ’77 – che occupa la scena politica approfittando del disorientamento e stupidità delle opposizioni, numericamente in maggioranza ma divise obbrobriosamente. E l’Italia ha anche una posizione geografica di “tutto rispetto” per creare difficoltà al saldarsi di spinte autonomistiche contro gli Usa.

In un altro articolo discuterò dei motivi per i quali gli Usa hanno alla fine abbandonato la politica dell’annientamento avversario diretto; e si dedicano alla “miopia” dei loro attacchi via via più “liquidi”. Si procede per inondazione di dati terreni particolarmente adatti e in posizione favorevole (l’Italia è politicamente adatta e favorevolmente posizionata), lasciando che i rivoli d’acqua scorrano pure, in dati casi, lungo percorsi casuali e non sottoposti a troppi controlli. Si segue però di quanto questi rivoli si discostino dagli scopi voluti e, con molta elasticità, si corregge il tiro. Sempre però senza calcare la mano, soprattutto senza farla vedere mentre getta quel liquido in opportuni canali di scorrimento. I cretini (o vili mentitori o servi opportunisti che si fingono critici) distolgono proprio l’attenzione da qual è questa mano (americana quella che getta l’acqua nei canalicoli!) indirizzandola verso altri paesi (Germania). Altri, più subdoli ancora, straparlano delle massonerie finanziarie, della fine degli Stati e dell’affermarsi di un “Grande Fratello” mondiale. Infine, ci sono quelli che non nascondono l’ascendenza statunitense del “liquido gettato”, ma cercano di farci credere che questo avvenga per “errore” e incapacità politica dell’attuale Amministrazione Usa.

Nessun errore: calcolo delle probabilità, ramificazione delle azioni condotte al fine di annientare le spinte autonomistiche nell’area oggi centrale per gli interessi di supremazia generale degli Stati Uniti. Si sta creando un enorme pantano nell’area europea e in quella vicina africana e mediorientale; e anche in Turchia, Iran, ecc. Nel pantano chi ha scarpe più adeguate riesce a camminare meglio di altri. Però affonda e s’infanga pure lui; l’importante è che la melma renda ancora più difficili ed esitanti i passi altrui! Questo sta facendo l’attuale Amministrazione d’oltreatlantico. Poi, a seconda del bilancio che verrà redatto, si vedrà se cambiate politica. Magari vedremo qualche “buon” assassinio di capi dell’Isis, qualche bombardamento efficace delle sue posizioni, ecc. Maggiori dubbi nutro intorno al cambiamento strategico per l’altra “manovra”: inondare d’emigrati l’Europa. E soprattutto l’Italia, la migliore pedina degli Usa nel sud-est di quest’area per loro cruciale.

(30 giugno 2015)

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