Scontato il gioco delle parti | Megachip
Top

Scontato il gioco delle parti

C’è un evidente gioco delle parti. Non studiato a tavolino, non stabilito con discussioni e accordi precisi. Si svolge perché non può non svolgersi. [Gianfranco La Grassa]

Scontato il gioco delle parti
Preroll

Redazione Modifica articolo

1 Settembre 2015 - 19.35


ATF

di Gianfranco La Grassa

Riceviamo e pubblichiamo l”articolo di Gianfranco La Grassa, che ringraziamo. Visione geopolitica e analisi delle “parti” in gioco sullo scacchiere delle relazioni internazionali e europee in particolare. La tattica dell”Europa (a guida tedesca) per contenere la strategia di dominio statunitense. Il prezzo da pagare per tutti gli altri, Grecia e Italia in testa. (pfdi)

L”articolo è stato pubblicato su [url”Conflitti e Strategie”]http://www.conflittiestrategie.it/[/url], il 31 agosto 2015.

[center]***[/center]

C’è un evidente gioco delle parti. Non studiato a tavolino, non stabilito con discussioni e accordi precisi. Si svolge perché non può non svolgersi. Come ho sostenuto da sempre – e come chiarito recentemente da Georges Friedman – l’area decisiva degli interessi americani è l’Europa. La Ue e l’euro sono alla fine risultati invisi a una parte non indifferente delle popolazioni europee. La Ue è un insieme di apparati di sostanziale obbedienza agli Usa. Quindi ci si immagina che questi ultimi debbano sempre sostenerla, aiutarla a sopravvivere. Senza dubbio, ma tenendo conto della sua crescente impopolarità, assieme a quella della moneta che la caratterizza. Di fronte al montare del malcontento delle “genti”, si può sopportare che queste si lamentino della costruzione europea; l’importante è che le critiche più dure provengano poi alla fine dai “padroni”; e siano credibili.

Bene! Gli Stati Uniti hanno annientato alcuni paesi nord-africani; terribile la fine di Gheddafi, ma anche in Tunisia, Egitto, ecc. i vertici di un tempo hanno fatto una brutta fine. E in Siria la situazione è mantenuta in stallo fino a quando non si chiariscano altre intenzioni. Ci sono state aperture verso l’Iran (dando uno schiaffo ad Israele), si è accentuata la sorda rivalità tra questo paese e la Turchia per la preminenza quale principale subpotenza “regionale”. Si è poi alimentato il radicalismo islamico, addirittura arrivando, per vie traverse, a supportare l’Isis in modo da accrescere il caos in Medioriente e in Nord-Africa, cosa che ha indubbiamente alimentato l’esodo di centinaia di migliaia di abitanti di quella vasta area verso le sponde e le frontiere più vicine. Alla fine però i migranti arrivano in Europa.

Nel nostro continente si aprono continue falle, e non vi è alcun dubbio che fra i paesi più esposti vi sia l’Italia, dove fra l’altro esiste un governo supportato da forze politiche (e religiose) particolarmente ben disposte a farsi invadere con crescente disagio e malessere della società nel suo complesso. Del resto, in tutti i paesi europei o quasi sono al governo partiti (e lobbies) che si sentono insidiati dalle organizzazioni antieuropeiste. Dunque, perfino in Germania si verificano comportamenti ambigui che non aiutano a creare una vera barriera di fronte alla “invasione”. E allora ecco farsi avanti le critiche statunitensi per accattivarsi gli europei che potrebbero essere critici verso il paese oggi predominante e creatore di tutto il caos, causa del “grande esodo”. Gli Usa, all’origine del fenomeno, possono permettersi di criticare le debolezze e titubanze dei governi europei in modo, appunto, da catturare la simpatia di almeno una parte degli antieuropeisti e anti-euro. Proprio in questi giorni, l’Inghilterra (quasi membro degli Stati Uniti) ha proposto che si ripristinino in parte le frontiere e non vi sia una eccessivamente libera circolazione di abitanti tra i vari paesi europei; anche questa misura verrà vista con un certo favore da molti.

Vi è di peggio. Fra i paesi cardine della strategia statunitense – per ragioni geografiche e per le forze di “sinistra” che la governano (con la complicità di una “destra” marcita) – vi è l’Italia (e anche la Grecia che ha già portato la “sua croce”). Chi volesse indebolire gli Stati Uniti in Europa deve soprattutto indebolire tali paesi; e del tutto particolarmente l’Italia, che è al riguardo in prima linea. Allora per colpire duramente la presenza statunitense in Europa è senz’altro cruciale – purtroppo per noi – colpire il nostro paese, metterlo in gravi difficoltà, così come si è riusciti a fare con la Grecia. E chi vuol mettere in crisi il nostro paese, malgrado finte e controfinte condite da sorrisi? La Germania. Allora ecco un’altra pantomima che si va recitando.

Il governo tedesco, con le forze politiche d’appoggio, non ha il coraggio di dire che una certa politica economica impopolare viene proposta nel tentativo di danneggiare le posizioni strategiche degli Usa in Europa (posizioni rappresentate appunto da Italia e Grecia). Si urla contro il debito, si fa appello ad improbabili pareggi di bilancio (o avvicinamenti a questi), si “stringono i cordoni”. E la Germania viene così vissuta come un nemico. Ecco allora che gli Usa riscoprono uno spurio keynesismo, criticano i tedeschi, dicono che bisogna essere più laschi e “aprire i cordoni della borsa”. Il FMI, che controllano, più o meno li segue (con alcune differenziazioni tese solo a dimostrare una indipendenza inesistente). Ancora una volta, come già per l’immigrazione, gli Stati Uniti diventano simpatici a chi non afferra simili giochi e si ferma soltanto alla superficie dei fenomeni.

D’altra parte, se il governo tedesco non è in grado di cambiare il proprio intendimento, tutti noi restiamo in forse. L’atteggiamento della Germania verso l’Ucraina è stato molto sintomatico. Fra l’altro in questo modo si spinge la Russia a rivolgersi ad est verso l’infido – e oggi in crisi – alleato cinese. Tutto ciò non fa che allargare l’area di influenza statunitense. Il “meraviglioso“ BRICS, che solo un anno fa era sulla bocca di tutti gli antistatunitensi (magari degli “antimperialisti”) è in netta crisi; se non altro per Brasile e Cina. E la Russia deve traccheggiare e perdere tempo. Ci limitiamo a India (alleato storico degli Stati Uniti) e Sud Africa? Non facciamo ridere.

Se si continua così, si finirà di nuovo sotto il tallone statunitense. Mi dispiace essere ossessivo. Va dichiarato esplicitamente che gli Stati Uniti sono la reale e fondamentale causa dell’attuale disordine mondiale. E non si deve giostrare solo sulla politica economica con tutte le ambiguità cui questa si presta. La scelta deve essere politica: attrito con gli Usa fin quando essi non accettino un vero trattato di reciproca autonomia nell’incrementare tutti i vari settori (economici come politici) atti a creare un maggiore equilibrio tra noi e loro; il che richiede la nostra libertà di rivolgerci pure ad est per i nostri precipui interessi. Altrimenti ci mettono sotto; e con il solito giochetto del “divide et impera”. Per cui ce la prendiamo con la Germania – che, come minimo, sbaglia tattica (forse per debolezza, non so) – e ci allontaniamo di fatto dalla Russia. Cambiamo radicalmente politica (e, lo ripeto, non solo economica). Ad esempio deve essere avviato un grande risanamento dei Servizi in tutti i principali paesi europei. Fuori dai piedi quelli statunitensi. Difficile, lo so. Eppure ci si deve mettere su questa strada.

(31 agosto 2015) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it/[/url]

Native

Articoli correlati