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La "bontà" tra virgolette

Non è indirizzando l’antipatia e l’inimicizia verso i migranti che risolveremo il problema. Dobbiamo annientare i loro utilizzatori. [Gianfranco La Grassa]

La "bontà" tra virgolette
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25 Giugno 2015 - 17.45


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di Gianfranco La Grassa

La “primavera araba”, così come il colpo di Stato in Ucraina con quel che ne è seguito, i contatti più che altro logoranti e inconcludenti con l’Iran o anche certe manovre per indebolire Erdogan in Turchia – insomma tutto quello che abbiamo indicato essere una strategia del caos, della “liquidità”, in cui i rivoli d’acqua prendono strade impensate (apparentemente, perché sono comunque in qualche modo indirizzati) – hanno avuto la funzione di mutare alcuni regimi “invecchiati”, di logorarne altri, senza però arrivare a definirne al momento di diversi in modo tale da rischiare un nuovo irrigidimento della situazione. E’ un po’ come quando, pur avendo usato poco la propria auto, che resta quindi in discreto stato di conservazione, questa si è comunque logorata restando troppo ferma, ha subito l’obsolescenza per l’avanzare di nuovi ritrovati, di nuovi “optionals”, ecc. Si chiede però ai vari concessionari di poter utilizzare questa o quell’autovettura prima di decidere quale comprare.

Allora è anche evidente, venendo ad un problema più particolare, che lo scopo principale di tutto quanto è accaduto negli ultimi 4-5 anni non era ovviamente quello di mettere in moto un flusso migratorio tale da mettere in allarme e creare divisioni all’interno della UE e ai suoi margini. Tuttavia, nemmeno va sottovalutato quello che è ormai, oggettivamente, l’effetto più o meno scientemente voluto di questo flusso; un effetto che comunque non poteva non essere previsto. Tutti sembrano perdersi dietro ai problemi umanitari, alla manifestazione di bontà, solidarietà, con i “poveri cristi” che emigrano, che fuggono. Approfittando di una profonda degenerazione proprio intellettiva, di funzionamento cerebrale, provocata da 70 anni di pace in questa nostra area (di “civiltà consunta”), approfittando quindi di una totale incapacità della “massa” di afferrare il nodo centrale dei problemi, quelli che guidano i nostri destini stanno conducendo un’azione a dir poco criminale. Una filiera di potere – che si diparte dai centri strategici Usa e passa per maggiordomi, camerieri, sguatteri, pulisci-cessi – sta mettendo a frutto l’idiozia di gran parte dell’opinione pubblica, devastata dalla ideologia di quella che non sappiamo ancora chiamare con nome diverso da “sinistra”, per mettere a terra definitivamente l’Europa e, in particolare, alcuni suoi paesi.

Fra i più deboli, dopo un ventennio orrendo come quello seguito alla più grande operazione di mistificazione detta “mani pulite”, sta l’Italia. Qui, fra “sinistra” dominata dai degenerati piciisti – finti filosovietici e subdoli e vili filo-americani (e sappiamo da quando, dal 1969 e primi anni ’70) – e “destra” incapace di esserle veramente antagonista irriducibile, siamo arrivati al massimo risultato conseguito con questi flussi migratori. Non si parla più di conseguire un minimo di autonomia, qui si sono andati distruggendo tutti quei pochi punti di forza che avevamo, anche nell’industria pubblica del tipo dell’Eni, della Finmeccanica e via dicendo. I discorsi umanitari a questo servono. E anche chi avverte ormai che l’accoglienza ai migranti è divenuta forsennata, e priva di un briciolo di sensatezza, esita a contrastare, si sente “impietoso”. Basta, qui non è questione di pietà.

Qui siamo in presenza di scelte politiche della filiera di potere, di cui detto sopra, per rompere ogni possibile autonomia del nostro continente. I migranti sono utilizzati spregiudicatamente dai nostri peggiori nemici. Non ce l’abbiamo con questi miseri, ma essi sono massa di manovra dei nemici nostri per gettarci nel caos, per sovraccaricarci di problemi (e di “spese”) al fine di metterci nell’impossibilità di pensare ad un minimo di reazione nei loro confronti. Non siamo in grado di elaborare una nostra linea d’azione per riprenderci, rafforzare i nostri possibili “punti di fuga” alla subordinazione dei peggiori prepotenti e massacratori di tutti i tempi (parlo degli Usa ovviamente). L’enormità degli errori – compiuti da chi ha insistito, quando ormai era chiaro il fallimento di quella ideologia e di quella politica, sulla “lotta di classe”, sulla trasformazione del capitalismo, giudicato sempre putrescente, alla fine, moribondo, senza nemmeno accorgersi che semplicemente mutava e sapeva adeguarsi, con grande elasticità, alle nuove evenienze – ha condotto all’affermazione dei peggiori traditori di tutti i tempi: i “fu comunisti”, delinquenti che hanno prosperato sulle illusioni dei “deboli di mente” e di carattere, su quelli che erano per la “giustizia sociale”.

Basta giustizia falsa, basta bontà dei mentecatti. Cattiveria massima, disamore per i deboli, inoculazione culturale di un grande elogio per chi dà la caccia a tutti i buonisti, alleati dei dirigenti degli Usa. Elogio di chi grida che occorrono muscoli forti per pestare e spezzare le ossa a questi falsi pietosi, servi luridi, infami. Solo quando per le strade verranno inseguiti costoro, quando non potranno entrare in un luogo pubblico senza essere sputati, insultati, e cacciati fuori a pedate, solo allora avremo la rinascita di una qualche speranza. Quindi, il problema va spostato. Non è che dobbiamo nutrire odio o antipatia per i migranti. Semplicemente, senza saperlo, sono utilizzati da coloro che veramente dobbiamo trattare con massimo disprezzo e piena volontà di schiacciarli. Però, deve essere chiaro che non possiamo più accettarli perché distolgono attenzione politica e risorse economiche da indirizzare ad un deciso atteggiamento di ripulsa dei vigliacchi traditori (in testa i “fu piciisti”, i maledetti per eccellenza).

Non è indirizzando l’antipatia e l’inimicizia verso i migranti che risolveremo il problema. Dobbiamo annientare i loro utilizzatori. E non tanto gli americani – che fanno il loro gioco da “padroni” – quanto i servi e gli infami; e questi, in Italia soprattutto, sono i “fu eurocomunisti”, i vili che tramavano, utilizzando ancora vecchie ideologie di “giustizia sociale”, per portarci alla servitù piena. Questi sono i nostri veri nemici. Se non si capisce questo, inutile agitarsi tanto. E sia chiaro che non si può pretendere che lo capiscano le “masse” che devono lavorare e a cui per 70 anni è stato instillato il veleno del buonismo. Si devono forgiare i nuclei di una “nuova forte razionalità”, capace di individuare sempre il fulcro delle varie questioni, nuclei di individui avvezzi a non farsi avvolgere dai fumi della “bontà”.

PS Aggiungo, perché so come i discorsi, in specie scritti di getto, possano essere fraintesi, che questo non è elogio della cattiveria. Non a caso scrivo “bontà” tra virgolette. Perché non è questa la vera bontà. Quindi non si tratta di inneggiare alla cattiveria; soltanto alla giusta punizione dei falsi buoni, di coloro che si sono trincerati dietro la “lotta sociale” per renderci servi dei peggiori prepotenti (e dunque cattivi) mai esistiti.

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