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Tsipras prova a rinnovare la sinistra radicale

'Espulso dall''Italia ai tempi del G8 ritorna, per la prima volta, come nuova speranza della sinistra. [Angelo Mastrandrea]'

Tsipras prova a rinnovare la sinistra radicale
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8 Febbraio 2014 - 10.04


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di Angelo Mastrandrea

Non verrà «dall’altra parte del mondo» come Papa Francesco, ma anche ad Alexis Tsipras, fatte le dovute proporzioni, tocca un compito analogo a quello di Bergoglio nella Chiesa: mettere ordine nella sinistra radicale italiana e rinnovarne l’armamentario ideologico e il personale politico, pena l’estinzione.

Questo pomeriggio [ndr: 7 febbraio 2014], in un luogo fortemente simbolico per la gauche alternativa e movimentista, il Teatro Valle occupato nel cuore di Roma, il segretario di Syriza sarà incoronato leader da un variegato parterre di sostenitori che hanno aderito al “manifesto” promosso da un gruppo di intellettuali: la giornalista Barbara Spinelli e lo scrittore Andrea Camilleri, il direttore di “Micromega” Paolo Flores d’Arcais, i sociologi Luciano Gallino e Marco Revelli, l”ambientalista Guido Viale.

In 16 mila hanno risposto finora all’appello: da Michele Serra a Corrado Stajano, da Ermanno Rea a Moni Ovadia, da Adriano Prosperi a Lorenza Carlassare, fino al centoduenne teologo Arturo Paoli (a cui “l’Espresso” della scorsa settimana ha dedicato un ritratto-intervista). Alexis Tsipras sembra avere il pedigree giusto per rinnovare la sinistra radicale. Ha appena 38 anni, può vantare nel suo curriculum l’espulsione dall’Italia nei giorni del G8 di Genova e in Grecia, cavalcando il malcontento sociale, è riuscito a riunificare la sinistra e a portare la coalizione da lui guidata, Syriza, a essere, stando agli ultimi sondaggi, il primo partito.

Il suo arrivo ha scompaginato anche Sinistra ecologia e libertà. Il partito di Nichi Vendola era orientato a sostenere la candidatura del tedesco Martin Schulz, ma alla vigilia del congresso di Riccione i deputati Giorgio Airaudo e Giulio Marcon avevano fatto per primi outing: «La sinistra deve sostenere Tsipras».

Si erano così trascinati dietro più di mezzo partito. Nel volgere di pochi giorni sono però affiorati i primi malumori. C’è chi storce il naso all’idea di sedersi a Strasburgo tra gli scranni del Gue, il gruppo delle sinistre radicali europee. Altri aborriscono l’idea di tornare insieme agli ex compagni del Prc o temono di ripetere l’esperienza fallimentare della Lista Ingroia. Soprattutto, gli entusiasmi si sono raffreddati quando i sei promotori hanno dettato le condizioni per far parte della coalizione: “piena autonomia” nella raccolta delle firme rispetto alle forze presenti in Parlamento, che vuol dire un no secco all’utilizzo del simbolo di Sel; una consultazione on line per decidere il nome della formazione politica; la creazione di comitati sul modello di quelli costituiti per il referendum sull’acqua pubblica; infine, candidati scelti tra persone “che non abbiano avuto incarichi elettivi e responsabilità di rilievo in un partito nell’ultimo decennio”.

«Sembra quasi che non ci vogliano», sospettano al quartier generale di Sel, dove garantiscono di aver pronto un elenco di personalità della società civile di alto profilo da candidare. A patto, però, che i vendoliani possano avere voce in capitolo. In una missiva inviata ai partiti e alle associazioni che hanno aderito al manifesto pro-Tsipras si legge infatti che «la responsabilità della composizione e della qualità della lista e del rispetto delle indicazioni è dei sei promotori» e che «i tempi stretti a nostra disposizione non consentono ulteriori forme di consultazione sulle candidature».

Tra i sostenitori italiani della lista Tsipras circola da qualche giorno un appello-fronda in cui si leggono frasi durissime contro la «rottamazione» dei vecchi politici e il «centralismo» delle decisioni. La richiesta è netta: primarie nei collegi per scegliere i candidati. I promotori della lista si difendono. Marco Revelli esclude che ci sia l’intenzione di escludere i vecchi partiti della sinistra, semplicemente «non vogliamo replicare le logiche spartitorie che hanno portato ai fallimenti del passato recente». Barbara Spinelli è netta: «Se andiamo al voto con tre o quattro liste diverse, sarà un suicidio reciproco».

Intanto il tempo stringe: entro il 14 aprile andranno raccolte 150 mila firme per la presentazione della lista. I promotori hanno fatto ricorso alla Corte di Giustizia Europea e alla Corte Costituzionale contro la legge italiana che prevede uno sbarramento al 4 per cento. Ma il giudizio difficilmente arriverà prima del voto. In questo clima da ognun per sé tutti per Tsipras oggi metterà piede a Roma il nuovo leader maximo della sinistra italiana.

L’ultima volta che era stato in Italia, Alexis Tsipras fu respinto in mare come un indesiderato qualsiasi. Era il 19 luglio del 2001 e la nave su cui viaggiava insieme a un migliaio di no global greci diretti al G8 di Genova fu bloccata al porto di Ancona. Tsipras era il segretario del movimento giovanile del Synaspismos, il partito da cui in seguito nascerà Syriza. Fu respinto insieme ad altre 134 persone finite in una black list di giovani estremisti segnalati alle polizie di tutta Europa perché li rimpatriassero. Nessuno immaginava che nel giro di un decennio sarebbe diventato il nuovo astro della sinistra radicale italiana. Oggi che, a 38 anni, è il segretario della principale forza politica della sinistra greca, Tsipras torna in Italia per essere incoronato leader della sinistra italiana.

Accantonati gli estremismi giovanili, grazie alla ferma opposizione ai [b]Memorandum[/b] fatti firmare ai governi greci dalla troika formata da Commissione Europea, Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, ha portato la coalizione da lui guidata, Syriza, in pochissimo tempo dal quattro al 27 per cento dei consensi.

Ascolta regolarmente i consigli dell’economista greco-australiano Yannis Varoufakis, un “marxista irregolare” come si definisce sul suo blog, docente ad Atene e consulente societario negli Stati Uniti. Ha rotto ogni rapporto con i comunisti ortodossi e antieuropei del Kke e rinnovato l’armamentario ideologico e simbolico della sinistra senza cedere di un millimetro sul piano dei valori. I sondaggi elettorali dicono che, se in Grecia si votasse domani, sarebbe lui il capo del governo.

Alle prossime europee Syriza è accreditata del 31,5 per cento dei consensi: sarebbe il primo partito, superando la coalizione delle “larghe intese” tra il centrodestra di Nea Democratia e i socialisti del Pasok. Guardano a lui le sinistre radicali di mezza Europa: la scorsa settimana Tsipras è volato a Parigi per incontrare Jean Luc Mélenchon, leader del Front de Gauche. Oggetto della discussione: la sua candidatura a presidente della Commissione Europa e la formazione di un gruppo unico all’Europarlamento, che dovrà battersi per un cambiamento dei Trattati comunitari e delle politiche di austerità.

Tsipras aveva mandato in avanscoperta a Roma, poco meno di un mese fa, una delegazione del suo partito. Dalle colonne di Avgi, il giornale di riferimento del principale partito d’opposizione ellenico, aveva letto gli endorsement a suo favore di Spinelli e Camilleri. Il giorno di apertura del semestre greco di presidenza europea, il quotidiano greco aveva pubblicato un articolo firmato dall’ex leader di Potere Operaio Toni Negri e da Sandro Mezzadra, professore all’Università di Bologna. Titolo: “Rompere l’incanto neoliberale. Europa: terreno di lotta”. Nel testo si valutava con favore la candidatura di Tsipras. Apriti cielo. Il premier Antonis Samaras, di centrodestra e a capo di un esecutivo di larghe intese” con i socialisti del Pasok, ne aveva approfittato per bollare Syriza come un «partito che difende i terroristi».

In un albergo del centro della capitale – il Villafranca, dietro la Stazione Termini – gli emissari di Syriza hanno incontrato Flores d’Arcais e il segretario di Rifondazione Comunista Paolo Ferrero, Marco Revelli e il “negriano” Beppe Caccia in rappresentanza dei centri sociali. Hanno ascoltato, dibattuto, chiesto spiegazioni e infine annunciato: se vi mettete insieme Tsipras ci metterà la faccia e il nome. È così che la sinistra radicale italiana, reduce dai fallimenti dell’Arcobaleno e della Lista Ingroia e a rischio di rimanere ancora una volta fuori dall’Europarlamento, è salita sulla scialuppa di salvataggio greca.

(7 febbraio 2014) [url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it[/url]

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