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La cravatta della pubblicità

La Comunicazione è la responsabile primaria della cultura della massa, di conseguenza controllarla significa controllare un popolo intero. Qui finisce la democrazia. [Pino Livi]

La cravatta della pubblicità
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8 Ottobre 2015 - 06.37


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di Pino Livi

Parlare di Pubblicità è la cosa più facile di questo mondo…o no?

Ma… la pubblicità la vediamo tutti i giorni in Tv , nei cartelloni stradali, nei manifesti piccoli e grandi, al cinema, nei supermercati, addirittura nei tovaglioli… e allora? Più di così…

E invece… la PUBBLICITA’ E’ LA CHIAVE PER COMPRENDERE LA LOGICA DELLA COMUNICAZIONE IN TUTTE LE SUE FORME, per il cibo, per i beni di consumo largo e meno largo, per la POLITICA.

Comprendere come un prodotto (pensiero), anche il più ributtante (ignobile) possa essere presentato, cioè comunicato come il più buono e succulento, fa capire come l’arte della politica possa distruggere completamente le persone facendole illudere che invece è tutto buono, tutto giusto, tutto fatto proprio… per te!

Questo, quando accade, determina la fine della democrazia.

Nessuno, ovviamente, si illude che possa esistere un tipo di società dove qualsivoglia tipo di potere (nella vita militare, in ufficio, in famiglia…) sia in qualche modo immune da ciò. Del resto la stessa ipotetica democrazia perfetta non può essere libera da ciò.

Ma allora perché dobbiamo lottare continuamente?

Qui si innesta il drammatico e storicamente determinante discorso del CONCETTO DI IDEOLOGIA. Cosa si intende per ideologia? S”intende il complesso delle motivazioni (idee) che spingono ogni persona a pensare e quindi ad agire in un modo ben definito. In parole semplici è il sentire (da sentio = sensazione) che la cosa x mi coinvolge in un certo modo e quindi non posso che agire di conseguenza. Allora è un agire d’istinto, non in modo razionale. Certo l’istinto dà il valore dell’innocenza, della purezza… poi, c’è la strategia. Qui subentra l’atto politico vero… che però non è servo dell’interesse a prescindere ma è necessario per vincere quella battaglia.

Questa è pura utopia? Forse ma è l’unica, l’ultima speranza che abbiamo per poter sopravvivere. Tutti oggi affermano infatti che l’ideologia è morta (esprimendo, di fatto, una ideologia), esattamente come “i sindacati hanno rovinato l’Italia”, “le donne sono tutte puttane”, “non è vero che gli ebrei sono morti nei campi di concentramento”, “la cultura non si mangia”, “i comunisti mangiano i bambini”, ecc. ecc. ecc.

“Frasi fatte” come queste sono le fondamentali espressioni comunicative per convincere le persone che sono vere le cose più false. Oltre alle frasi ci sono naturalmente le espressioni intese come immagini (es. il sorridere, la felicità, il senso del piacere e, soprattutto, la sensualità, il doppio senso dei vocaboli e… il ruolo della donna).

Il ruolo della donna nella pubblicità merita certamente una riflessione a parte: la donna qui non è mai donna ma femmina e come tale non può che adescare, con abiti sempre più inesistenti. Questo ruolo non è casuale, la donna-femmina sta lì per adescare oltre al signore dello spot il telespettatore. Altra considerazione invero molto interessante è che le situazione viene sempre esasperata, fino a… nulla.

E’ questo il massimo dell’ipocrisia. Se dunque la comunicazione in tutte le sue forme deve essere falsa… allora perché si parla anche di “Comunicazione pulita”, corretta? E’ il discorso fatto all’inizio: è un percorso da cui non si può (anzi non si deve) uscire.

In conclusione, la Comunicazione è la responsabile primaria della cultura della massa, di conseguenza controllarla significa controllare un popolo intero. Qui finisce la democrazia.

Sarà per tutto questo che non metto mai l’unico indumento inutile ma ritenuto fondamentale per le persone per bene, pulite, non contadine… insomma per le persone degne di questo nome: la CRAVATTA.

(8 settembre 2015)

Infografica: © Anita Barghigiani, Franken Society.

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