Non ritengo la Russia un fulgido esempio di democrazia. Non vedo nella Russia di Putin un modello di governo da seguire o acclamare. Non sono un nostalgico dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. Non ho mai avuto la tessera del PCI.
Premessa fatta, quello che si sta macchinando ai danni della Russia negli ultimi mesi ha veramente dell’incredibile.
A voler guardare soltanto i fatti più recenti, c’è già tanto da far aprire gli occhi anche ai più ostinati.
Dagli avvenimenti in Ucraina del 2013 è stato un crescendo di accuse, provocazioni e ritorsioni che solo fossero state fatte dalla Russia al cosiddetto mondo occidentale (almeno quello sotto l’egida della NATO) staremmo già con la tessera annonaria in mano e il rifugio antiatomico ad ogni angolo delle città .
Chi è l’accusatore? Un non meglio identificato Occidente. Il mandante? Gli Stati Uniti d’America e i suoi accoliti europei.
L’ultimo caso in ordine temporale è di poche ore fa. Stamattina, tutta la stampa mainstream ci informa in prima pagina che l’intera Federazione Russa è accusata di essere, nientemeno, la responsabile di una istituzionalizzazione del doping sportivo. Doping di Stato. Effetto immediato: tutti gli atleti russi dovrebbero essere esclusi dalle Olimpiadi di Rio 2016 e dai campionati mondiali ed europei.
Qui non si tratta più di pagliuzze e travi, siamo alla presa per il culo.
(10 novembre 2015)[url”Torna alla Home page”]http://megachip.globalist.it/[/url]