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Dopo i sauditi, anche l'Egitto imbavaglia Al Manar

'Prosegue la guerra dei media con cui i sauditi e i loro ''clientes'' vogliono oscurare tutte le voci mediatiche diverse. La TV libanese è in prima fila contro l''ISIS [Pino Cabras]'

Dopo i sauditi, anche l'Egitto imbavaglia Al Manar
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15 Aprile 2016 - 05.51


ATF

di
Pino Cabras
.

Le pressioni degli sponsor dell’ISIS restringono sempre di
più gli spazi televisivi per i loro nemici. Dopo la piattaforma satellitare
Arabsat, anche quella egiziana denominata Nilesat,
vista in tutto il Vicino e Medio Oriente, ha deciso di oscurare le trasmissioni
del canale libanese Al Manar (Il
Faro). Dal 5 aprile, uno degli organi di informazione in lingua araba più influenti,
legato al movimento di resistenza libanese Hezbollah, è stato escluso dalla
piattaforma la cui sede è in Egitto. Sono stati gli stessi media egiziani ad
annunciarlo, precedendo l’incontro al vertice tra il presidente egiziano Al
Sisi e il re saudita Salman, accolto dunque con un regalo per lui molto gradito

AL MANAR – I PRECEDENTI:

ECCO COME
STANNO SOFFOCANDO UNA VOCE FONDAMENTALE PER L’INFORMAZIONE MEDIORIENTALE

In questo cinico scambio di doni fra capi di Stato si
assiste a un grande dirottamento di miliardi. I 4 miliardi di dollari che fino a poche settimane fa i sauditi
avevano destinato alle forze armate libanesi atterrano invece al Cairo, per
rafforzare il rapporto con uno dei maggiori “clientes” di Riad – il regime
egiziano – e indebolire la tenuta del fragile Stato libanese. Il tutto avviene per
rafforzare l’asse di interessi saudita, impegnato direttamente o indirettamente
su vari fronti di guerra (Siria e
Yemen su tutti) in contrapposizione all’asse legato alle forze sciite (Iran,
Repubblica Siriana, Hezbollah). Anche Israele
ha un interesse strategico a mettere il bavaglio ad Al Manar, una delle voci
più informate e critiche rispetto alle azioni militari israeliane. Non è il
primo caso in cui Israele realizza una forte convergenza d’interessi con Casa
Saud.

Non prende nessuna posizione la coalizione libanese del «14 Marzo». Il suo leader Saad Hariri, ha radici familiari,
ideologiche ed economiche fortissime con l’Arabia Saudita, perciò tace. Rimangono
invece le forti proteste della coalizione dell’«8 Marzo», che associa Hezbollah alla Corrente Patriottica Libera di
Michel Aoun (egemonizzata dai cristiani
maroniti). Queste diverse posizioni rappresentano bene la spaccatura politica
che rischia di paralizzare o persino far esplodere la vita politica libanese.

I reporter di Al Manar hanno raccontato con grande impegno e
professionalità dettagli importantissimi della guerra siriana. Senza la loro capillare presenza nei luoghi di
battaglia, il mondo avrebbe saputo molto meno e l’ISIS-Daesh e le altre
formazioni jihadiste sarebbero apparse come una galassia lontana. Il servizio
reso al mondo consiste nel raccontare la portata di questo immenso pericolo per
la pace mondiale. E soprattutto nel rivelare chi foraggia gli autori delle
brutalità. I sauditi non vogliono testimoni, e nemmeno i loro alleati vicini e
lontani, compreso Israele (anche se la liaison
fra Tel Aviv e Riad può apparire contro-intuitiva).

Al Manar proseguirà le sue trasmissioni su una piattaforma
satellitare russa (il che comporterà qualche macchinoso adattamento per milioni
di parabole nelle case arabe) e in streaming, sul seguente canale:

Nel frattempo l”altro grande sponsor dei tagliagole, jihadisti , il regime del presidente turco Erdoğan – che ha il record mondiale di giornalisti incarcerati – ha oscurato il sito in lingua turca dell”agenzia russa Sputnik.



Per parte nostra, ci sentiamo di condannare questo attacco
alla libertà di parola che vuole impedire una narrazione più autentica delle
vicende mediorientali. Esprimiamo piena solidarietà ai giornalisti colpiti, anche in mezzo al silenzio occidentale. La “saudizzazione” e l””erdoganizzazione” dei media rappresentano un attentato non solo alla libertà di parola, ma alla comprensione dei temi della pace e della guerra nel mondo.

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