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BABEL-EXIT. Ovvero farsi “una” idea sulla Brexit.

Cosa significa la Brexit? Della faccenda della Brexit si sono illuminate diverse facce. [Pierluigi Fagan]

BABEL-EXIT. Ovvero farsi “una” idea sulla Brexit.
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24 Giugno 2016 - 17.11


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di Pierluigi Fagan

[Sono le 09.30 del 24 Giugno, quindi questo è un commento “a caldo”. Privo cioè di note e di immagini. Segue quanto scrivemmo dieci giorni fa, [url”qui”]http://pierluigifagan.wordpress.com/2016/06/07/sogni-di-una-notte-dinizio-estate-brexit-o-no/[/url]]

Una delle principali caratteristiche dell’Era complessa è che affrontando fatti unitari da molti punti di vista reciprocamente escludenti, si crea un enorme caleidoscopio di opinioni e giudizi frammentati. Questi pezzi irrelati che trattano approfonditamente solo un aspetto del fatto, sono il materiale di costruzione del labirinto. Il labirinto è il luogo in cui siamo invitati e spinti dal rumore delle opinioni, il luogo in cui entriamo per cercare la verità e l’ancoraggio di un nostro giudizio ed in cui ci perdiamo girando per un tempo infinito, senza trovare mai l’uscita dal dubbio. Questa è la condizione della Biblioteca di Babele che ospitava tutti i possibili libri di 410 pagine del grande J. L. Borges, la condizione del paradosso del bibliotecario del matematico norvegese Thoralf Skolem ed anche del paradosso del barbiere di B. Russell. Fatta semplice e brutale, c’è un problema di gerarchia, si deve porre un sopra sopra il quale non c’è più altro e sotto il quale c’è tutto il resto, altrimenti si gira in tondo all’infinito. Fu lo stesso Russell, assieme ad A. N. Withehead a risolvere il paradosso logico (in realtà un’antinomia) che lui stesso aveva scoperto nella Teoria degli insiemi e lo fece con la Teoria dei tipi logici, una legge che impone una gerarchia che permette di dare ordine alla logica di modo che non fagociti se stessa riflettendosi internamente all’infinito.

Persa già la metà dei lettori con questa introduzione, per i pochi rimasti, procediamo ad illustrare il caso pratico: cosa significa la Brexit? Della faccenda della Brexit si sono illuminate diverse facce.

All’inizio sono arrivati i politici e le loro diverse considerazioni. La prima, intuitiva, è il rapporto tra UK ed Unione europea. La seconda è il significato cosmopolitico che alcuni si ostinano a vedere nel progetto europeista (un tipico caso di confusione tra forma e sostanza), da cui per rimbalzo, si è vista la Brexit come scelta isolazionista. La terza è il significato politico che la Brexit avrebbe avuto per gli altri europei ed in conseguenza, i timori per l’effetto imitazione che potrebbe portare altri paesi a seguire la Gran Bretagna. Come nel caso precedente, si è sovrapposto un significato a queste scelte, si è diviso l’opinione tra pseudo-progressisti che sarebbero stati gli unionisti e pseudo-conservatori o addirittura reazionari che sarebbero stati coloro che tifavano per la Brexit. In Italia, si è distinto il noto teorico politico Mario Monti che ha sentenziato che il referendum indetto da Cameron era un abuso di democrazia ed infine Renzi che, dall’alto del suo peso influente ed della sua capacità di visione da statista navigato, ha scritto ai britannici via The Guardian spiegando loro con tipica lievità diplomatica che in caso di Leave sarebbero diventati piccoli, isolati ed ininfluenti.

Poi sono arrivati gli economisti. La stragrande maggioranza ha profetato catastrofe e sciagura nel caso di exit, verso la fine sono comparsi i più ragionevoli semi-neutralisti per i quali, alla fine, non sarebbe cambiato un granché. Assenti gli entusiasti, ovvero coloro che eventualmente avrebbero letto un possibile vantaggio. Accanto, i monetaristi e gli esperti del mercato, più estremizzanti sul pericolo sciagura – catastrofe – cavallette – diluvio – inverno nucleare. Si deve dire che i giudizi degli economisti sono stati tutti sul breve periodo, sono stati tattici. Nessuno pare (o pochissimi) si sono avventurati sul fall-out strategico di una tale evenienza e ciò denota come tra economisti e concetto di strategia (ovvero tempo medio-lungo) vi sia una sorta di incompatibilità concettuale. Del resto, questa epidemia di short-termismo derivante dall’idolatria della slot machine che chiamiamo “borsa” o “mercati”, con la sua ossessione per lo status quo e la prevedibilità necessaria a instradare gli investimenti è concettualmente l’esatto opposto del concetto di strategia. Se aveva ragione F. Braudel e la storia è mossa da fenomeni di lunga durata, ben si capirà che ordinare il mondo con le Borse che scambiano conati d’ansia, è la scelta più demenziale che si possa fare. Keynes che due o tre libricini non di economia li aveva letti, l’aveva ben capito, a suo tempo.

Poi sono arrivati i sociologi a dirci che in gioco c’era la paura dell’Altro, il migrante in sé per sé o forse come considerazione più sofisticata tipo “perché sì ad un ennesimo barista italiano e no ad un qualificato chirurgo indiano?”. I geo-sociologi avvertivano che scozzesi, irlandesi e forse anche gallesi avrebbero votato compatti per il Remain e la profonda campagna inglese per il Leave ([url”effettivamente”]http://www.corriere.it/infografiche/infografiche.shtml?pagina=/infografiche/2016/06/mappa-brexit&larg=100%25&alt=823[/url]), il che avrebbe creato l’ennesima spaccatura nell’unità del regno, foriera di ulteriori exit. I socio-sociologi hanno avvertito una sorta di strano assortimento tra due insiemi bizzarri, uno fatto di élite e popolo europeisti e l’altro fatto di élite e popolo nazionalisti, insiemi cioè tagliati non dalla categoria di “classe”, forse da quella anagrafica, non da quella di genere.

Poi sono arrivati i confondenti l’opinione ed hanno iniziato il gioco “ah, stai con Murdoch eh?” di modo da sentirsi rispondere “ah e tu stai con Soros, eh?” e via con dicotomie circolari che hanno dato l’impressione, sarebbe meglio dire la fotografia perché la faccenda ha una sua oggettività, che non ci si raccapezza più, i “cattivi” stanno da entrambi le parti e quindi non si vede approdo sicuro per i “buoni”. Questo del cercare ci capire cosa fare e pensare osservando il tuo opposto, un portato della fede mistica nella dialettica hegeliana, è il motivo principale del nostro permanere in uno stato di subordinazione mentale e culturale proprio verso coloro da cui vorremmo emanciparci, una trappola logica. Ad un certo punto, si è presentato anche il fatto di cronaca nera della deputata laburista e progressista uccisa dal nazista pazzo e sembrava che almeno questo permettesse finalmente di mettere un punto fermo da cui ordinare tutti gli altri ma non ha funzionato un granché, se non a rialzare gli indici di Borsa. Fatto che ha costretto i giornalisti ad introdurre la categoria del “rialzo triste”, una sorta di erezione malinconica che gli psicologi faranno fatica a spiegare.

Per ultimi, in ordine sparso, opinionisti di varia taglia hanno tirato in ballo Shakespeare, Carnaby Street, I Beatles, Agatha Christie, i nazisti, i fish-and-chips, la Regina, Churchill… Churchill? hai detto Churchill? Winston Churchill?

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