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Mafia esercito della CIA, spuntano le prove

'L''accordo con Lucky Luciano portò alla costituzione di un avamposto americano nel mediterraneo in funzione anti-comunista.


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Mafia esercito della CIA, spuntano le prove
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20 Marzo 2017 - 14.36


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di Giuseppe Barcellona

 

Nel 1942 la guerra pendeva dalla parte dei nazifascisti, il
presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt non dormiva sogni
tranquilli; i sottomarini di Hitler erano appostati poco fuori la baia
di Hudson pronti a silurare qualunque convoglio che dall’America
partisse a sostegno degli alleati d’oltreoceano, i cittadini della Grande Mela osservavano preoccupati l’ammasso di ferraglia e residui
oleosi che si estendeva lungo tutta la baia, testimonianza
dell’efficacia militare dei nazisti probabilmente supportati da
un’efficace rete di spionaggio di immigrati tedeschi e soprattutto
italiani, specie quelli di origine siciliana che avevano in mano la
flottiglia di pescatori del porto.

Quando venne appiccato un incendio all’interno della baia al transatlantico Normandie,
il presidente andò su tutte le furie, convocò il comandante della
Marina Militare Haffenden e fu categorico: “A qualunque costo dobbiamo
cambiare il corso della guerra”.

Haffenden convocò gli informatori dei servizi segreti i quali all’unisono gli indicarono i mangia spaghetti
quali responsabili dei recenti eventi bellici, erano loro a rifornire
gli U-Boot nazisti appostati poco fuori le acque territoriali americane
ed i pescatori quasi tutti siciliani a fornire indicazioni sulla data di
partenza dei vari convogli.

Il
porto di New York era tutto in mano alla mafia siciliana, Lucky Luciano, il capo dei mammasantissima, era stato arrestato ed
erano stati presi provvedimenti durissimi verso l’organizzazione
criminale che poteva vantare centinaia di migliaia di affiliati e
fiancheggiatori in tutto il Nord America; questa era la vendetta dei
siculo americani verso il governo degli Stati Uniti.

Haffenden aprì immediatamente un canale con Lucky Luciano e si
pervenne ad un accordo segreto; immediatamente fu smantellata la rete di
spionaggio e nessun sommergibile tedesco si avvicinò più alla rada del
fiume Hudson; in cambio la mano nera americana vide allentarsi il cappio del governo centrale.

Cominciò così il connubio mafia-servizi segreti americani e quando
l’estate successiva si dovette pianificare lo sbarco alleato in Europa i
vertici militari americani non ebbero dubbi sulla scelta; in Sicilia le
famiglie mafiose avevano radici solide ed attendevano con ansia la fine
del fascismo per tornare ai fasti di un tempo; quando Lucky Luciano
chiamò a raccolta tutte le famiglie d’America e di Sicilia fu un
plebiscito di consensi e lo sbarco, pianificato dagli Yankee con
l’ausilio di migliaia di picciotti fu un successo.

In cambio di questo appoggio il governo americano promise il governo
dell’isola, la nomina di sindaci, funzionari, amministratori
appartenenti alle famiglie mafiose; un segno di riconoscenza verso i
padrini ma anche la costituzione di un avamposto americano nel
mediterraneo in previsione della disputa con l’Unione Sovietica di
Stalin.

Erano
i tempi in cui il braccio destro di Winston Churchill definì il
maresciallo Tito “Un mascalzone, ma il nostro mascalzone” ed il leader
britannico liquidò le rimostranze di un suo funzionario sul futuro dei
Balcani così: “Ha per caso intenzione di trasferirsi in Jugoslavia nei
prossimi anni?”

Insomma a qualunque costo si doveva fermare l’avanzata rossa in
Europa, così nacque in Italia il connubio Democrazia Cristiana-mafia, un
progetto anticomunista costantemente supportato dai vari governi stelle
e strisce che sarebbe durato fino alla caduta del muro di Berlino; in
questa operazione segreta (ma non tanto) che durò quasi quarant’anni gli
americani hanno sperimentato le tecniche di infiltrazione in un paese
straniero, concetto poi esteso ad altre nazioni dove gli americani hanno
esteso la loro influenza, spesso con azioni militari più eclatanti.

In Italia grazie alla mafia sono riusciti ad arrivare alla politica,
ancora oggi molti si chiedono come è stato possibile un così stretto
connubio tra due realtà che in teoria avrebbero dovuto essere
antitetiche, a distanza di anni sono arrivate le ammissioni da parte
degli uomini della C.I.A. ed in una certa parte sono spuntati i
documenti che comprovano questa scottante verità.

William Colby, ex capo della C.I.A., in una intervista rilasciata a
Gianni Bisiach ha riconosciuto l’incredibile errore del governo
americano che ha stretto rapporti troppo stretti con l’organizzazione
criminale italiana condizionando in negativo la storia del paese,
segnatamente della Sicilia.

“Noi abbiamo avuto rapporti con la mafia, questo è stato un terribile errore”. La clamorosa ammissione dell’ex capo C.I.A. riscrive la storia, il
potere enorme concesso alla mafia nell’immediato dopoguerra è stato il
terreno di coltura di una pletora di criminali che hanno insanguinato
l’isola del mediterraneo condizionandone in negativo lo sviluppo e la
storia. I Bontate, i Riina, i Provenzano, i Badalamenti, i Leggio, si
formano in quegli anni di impunità garantita per legge dallo stato
italiano.

Si, per legge, oggi possiamo affermarlo.

Sepolta tra cumuli di polvere, dimenticata (volutamente) negli
archivi segreti, riaffiora dal passato il documento incriminante, quello
che ha condannato a morte la Sicilia e con essa l’Italia ad un
quarantennio di mafia e di connubio tra istituzioni e malavita e del
quale ancora oggi non riusciamo a liberarci, perché dopo la Democrazia
Cristiana venne un imprenditore milanese parente stretto dei padrini ed i
successori di costui coinvolti in scandali di corruzione infinita
sembrano gli ideali continuatori di una storia che cominciò tanti anni
fa.

Ne parlò il presidente della Commissione Antimafia Carraro il 20 giungo 1974 rivolgendosi al ministro degli esteri Aldo Moro: 

 

“La
commissione è stata informata dell’esistenza di un documento, fino ad
ora non reso pubblico, che sarebbe allegato all’articolo 16 del trattato
di armistizio (l’armistizio lungo) stipulato nel 1943 tra l’Italia e le
potenze alleate. Poiché detto documento – che conterrebbe l’indicazione
di numerosi elementi mafiosi cui sarebbe stata assicurata l’impunità – si
rivela di enorme interesse ai fini della ricostruzione del fenomeno
mafioso in Sicilia…, la Commissione ha deliberato di acquisirlo agli
atti
”.

Si fa riferimento all’armistizio siglato da Badoglio ed Eisenhower il
29 settembre 1943 a Malta, ma dalla ricerca negli archivi che ne
susseguì si scoprì la strana mancanza di questa postilla, ovviamente da
allora non se ne parlò più, la carriera di Carraro venne stroncata
all’istante.

Ma nel trattato di pace stipulato a Parigi nel febbraio 1947
l’articolo 16 imposto dagli Stati Uniti recita così: “L’Italia non
perseguirà, ne disturberà i cittadini italiani, particolarmente
i componenti delle Forze Armate, per il solo fatto di avere, nel corso
del periodo compreso tra il 10 giungo 1940 e la data dell’entrata in
vigore del presente Trattato, espresso la loro simpatia per la causa
delle potenze Alleate ed Associate od avere condotto un’azione a favore
di detta causa”.

Il riferimento ai civili e non ai soli militari non lascia dubbi, si
tratta dei mafiosi e di tutta la pletora di massoni, ex-fascisti ed
anticomunisti riuniti dai servizi segreti americani nel complotto
anticomunista.

L’impunità di cui ha goduto la mafia è presto spiegata, quella stessa
impunità che oggi hanno ereditato i politici italiani, specie quelli
coinvolti negli scandali legati alla corruzione; dunque non deve
sorprendere l’andazzo delle cose italiche, in Italia l’impunità è legge,
il nostro paese è una vasta area criminale dove gli americani in mezzo
secolo e le multinazionali oggi imperversano indisturbate.

Negli anni che seguirono il dopoguerra la C.I.A. (costituita daTruman nel 1947, riformando l”Office of Strategic Services, ndr) fidelizzò i picciotti della mafia anche in altre operazioni militari e paramilitari, celeberrima l’operazione Mongoose nota anche come The Cuban Project
dove è provato il coinvolgimento di un piccolo esercito di picciotti
che avrebbero dovuto spazzare via Fidel Castro; l’operazione fallì
miseramente e John Fitzgerald Kennedy abbandonò sull’isola i siculo
americani che vennero successivamente rimpatriati in cambio di viveri,
trattori e medicine.

La mafia se la legò al dito. Nella ricostruzione di Gianni Bisiach
nel suo libro “Il presidente, la lunga storia di una breve vita” sono
evidentissime le prove che collegano l’assassinio di tutti e due i
Kennedy alla mala siciliana, segnatamente nelle figure dei boss Sam
Giancana e Charles Nicoletti; si tratta di personaggi legati a doppio
filo alla C.I.A. opportunamente tolti di mezzo assieme ad un’infinità di
testimoni morti in circostanze strane poco prima di deporre nelle aule
dei tribunali.

Si arriva al Golpe Borghese in Italia nel 1970, vi sono prove certe
del coinvolgimento della mafia nelle operazione militari del golpe
fallito, prove innegabili nel libro di Camillo Arcuri, Colpo di Stato;
si parla di migliaia di picciotti armati di tutto punto; da chi?

Si arriva alle stragi del 92, due magistrati siciliani stavano
arrivando alle alte sfere del connubio stato mafia, l’esplosivo
utilizzato in ambedue le stragi era di tipo militare e di produzione
americana o inglese; un’altra incredibile coincidenza.

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