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'Steve Bannon aspetta l''Apocalisse. Ed anche i suoi nemici '

"Trump capisce di affari, Bannon di finanza. Conoscono certo i venti contrari contro cui navigheranno”. E allora perché continuano?

'Steve Bannon aspetta l''Apocalisse. Ed anche i suoi nemici  '
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20 Marzo 2017 - 04.53


ATF

di Maurizio Blondet 

 

Domanda: quando esploderà la mostruosa bolla finanziaria, se
cominciano le rivolte e i saccheggi dei supermercati  e dei distributori di
benzina,  e gente armata piena di rabbia ti cerca – come fai tu, povero
milionario di Wall Street, ad uscire da Manhattan? Perché se sei
milionario, magari hai pensato a comprarti un rifugio ben arredato negli
Appalachi o in Nuova  Zelanda; ma comunque abiti a Manhattan, o al
massimo a Long Island.  Le quali sono due isole. Il che, in caso di Apocalisse, rende difficile filarsela:  i traghetti sarebbero presi
d’assalto, i ponti sarebbero intasati di auto di deplorevoli di bassa
casta,  raggiungere o chiamare elitaxi non sarebbe mica semplice (i piloti
penseranno anzitutto a salvare le proprie famiglie)…Il problema è serio.
Così serio che  apposite ditte hanno calcolato il tempo necessario per
evacuare i principali centri degli  Stati Uniti  in caso di gravissime
emergenze (rivoluzioni, terremoti, alluvioni, bombardamenti atomici):
per Long Island  per esempio, dove abitano milioni di newyorkesi,  ci
vorrebbero da 20 a 29 ore. Ore in cui attraversare ingorghi di traffico 
e folle inferocite, affamate, saccheggiatori  armati.

Ma la soluzione c’è: il motoscafo di salvataggio.  Per un abbonamento
di 90mila dollari annui, l’azienda Plan B Marine ti garantisce che 
quando l’Apocalisse scoppia,  un motoscafo ti aspetterà alla banchina,
col  pieno e tutta l’attrezzatura,  e potrai farci salire chi vuoi. Lo
piloterai tu stesso, è meglio non  dover dipendere da piloti in  quei
frangenti.  “Uno scafo è il mezzo più rapido per uscire da Manhattan”,
spiega il cofondatore dell’azienda, Chris Dowhie.

Un’altra ditta,  la Survival Retreat Consulting, offre  un
servizio completo: consulenza personalizzata in base alle tue specifiche
esigenze, se ti occorre una “strategic relocation”, un trasloco
strategico. Ti trova rifugi arredati e con  ricca  dispensa in foreste,
ville fortificate  in località amene ma irraggiungibili,  o  ti procura
la cittadinanza della Nuova Zelanda ( gli americani che la chiedono sono
aumentati del 70%  dopo l’elezione di Trump), e ti istruisce  come
raggiungerle, strade alternative che evitano le autostrade   e i ponti
(immediatamente intasati), ti fornisce le guardie armate di scorta –
alla peggio, nel caso non riesca a  scappare,  trasforma una delle
stanze del tuo attico a Manhattan in una camera sicura  corazzata.

In Usa, frange  di marginali  che  si preparano all’apocalisse e si
riempiono i sotterranei di  proiettili e carne in scatola, sono sempre
esistite: si chiamano “preppers”. Il fatto che adesso la  mania abbia
contagiato i milionari, la dice lunga sulla loro coscienza   della
società che hanno potentemente contribuito a creare. Paura, senza di
colpa, la consapevolezza che la bolla scoppierà, la povertà estrema si
rivolterà; i “deplorables” disoccupati e operai che hanno votato Trump  
sono, per quelli di Goldman Sachs, un segnale d’avvertimento: la fine
del “nostro” mondo è vicina.

Scandalo: un “intellettuale” alla Casa Bianca

Molti di loro probabilmente non sanno che la loro sensazione di
apocalisse imminente è condivisa dall’uomo che, nel   gruppo che Trump
s’è portato alla Casa  Bianca,  certamente detestano di più: Steve
Bannon, il capo strategico di Donald,   per i media la sua anima nera, 
il suo ideologo: di destra, fascista, razzista, suprematista bianco  e
via insultando.

I motivi degli improperi derivano dalla  difficoltà, da parte degli
avversari, di far entrare negli schemi un personaggio singolare, una
figura insolita in America: l’intellettuale poltico, come in Europa
Charles Maurras o Marcello Veneziani.  Ancor più  raro, è un
intellettuale di destra.  Rarissimo poi, un intellettuale di destra che ha successo in politica. Ed energico.  Abbastanza per giustificare l’odio più nero.

Di famiglia cattolica operaia, che ha sempre votato democratico,
Bannon è uomo di molti mestieri; tutti  però “alti”, come è logico  per
un figlio di  un operaio  che ha conquistato cum laude un
Master ad Harvard, università costosissima che s’è pagato a  forza di
borse di studio,  dopo un paio di altre laureee (una  di sicurezza
nazionale alla Georgetown University).  Ufficiale di Marina nel 1970-80 
su un cacciatorpediniere; poi è entrato in Goldman Sachs, ha fatto i
soldi; ne è uscito sbattendo la porta nel 2008,  quando ha constatato
che il lavoro che faceva aveva rovinato suo padre: quel Marty  Bannon
che – per garantirsi una vecchiaia tranquilla e lasciare  qualcosa ai
cinque figli –  aveva accumulato per mezzo secolo azioni della azienda
di cui è stato fedele dipendente appunto per cinquant’anni,  la
telefonica At&T. Il collasso di Lehman travolse anche  quelle
azioni e  babbo perse 100 mila dollari.  â€œMio padre è uno di quegli uomini che rispettano le regole,  rappresenta l’ossatura di questa nazione”.


Chiusa la carriera di speculatore,  Bannon s’è dato anima e corpo
all’altra attività, che lo occupava in parte fin dagli anni ’90: quella
di  produttore  e regista cinematografico.  I suoi sono tutti film
intensamente politici, come si capisce dai titoli: In the Face of Evil: Reagan’s War in Word and Deed, regia di Steve Bannon (2004),  Border War: The Battle Over Illegal Immigration (2006), Battle for America, con la sua  regia (2010)   e la sua opera più ambiziosa, Generation Zero
(2010), un documentario narrativo sulla crisi dei subprime  del 2008
nel  contesto delle generazioni che l’hanno provocata e di quelle che la
devono soffrire.  Infine nel 2012, il salto nell’ultimo (penultimo)
mestiere: giornalista d’assalto. Dopo la misteriosa prematura morte  di
Andrew Breitbart nel 2012 (aveva alluso alla pedofilia di John Podesta),
Steve  Bannon prende il comando di “Breitbart News”,  il sito
d’informazioni e commenti, e ne fa  l’organo del movimento Alt-Right, la
galassia di tutte le destre americane “non rappresentate”
politicamente, che va dal Tea Party al KKK.

Ed è come leader di questa galassia che Bannon comincia a diffondere
la sua visione.  Inizia i suoi discorsi agli attivisti raccontando 
l’evento che lo ha visto spettatore da Goldman Sachs: “il 18 settembre
2008, ore 11, il ministro al Tesoro Hank Paulson  [ex Goldman Sachs] e
il governatore della  Federal Reserve Bernanke andarono a dire al
presidente USA che loro nelle precedenti 24  ore avevano iniettato 500
miliardi di dollari di liquidità nel sistema finanziario, ma avevano
bisogno di altri mille miliardi di dollari il giorno stesso. Dissero: se
non ci dà immediatamente il permesso, il sistema finanziario americano
implode nelle prossime 72 ore, il sistema finanziario mondiale in tre
settimane, e  entro un mese seguiranno rivolte sociali e il caos
politico”.  Così noi americani abbiano sul gobbo “200 mila miliardi di
debiti, ma attivi netti, tutto compreso, di 50-60 mila miliardi”.  Le
donne del Tea Party (sono in maggioranza donne) capiscono benissimo
queste cifre esoteriche,   assicura Bannon. “Sono quelle che sanno come
sono aumentati i prezzi degli alimentari,  quelle  i cui ragazzi hanno
un debito studentesco di 50 mila euro (per pagarsi l’università) e
vivono ancora a casa,  senza alcuna prospettiva di lavoro. “Questa è la
Generazione Zero, come da titolo del mio film: i giovani fra i 20 e i
30. Li  abbiamo azzerati”.  Per far durare un sistema  insostenibile,
una bolla che scoppierà e ci trascinerà tutti nella catastrofe.

Ora si deve sapere  che dieci anni prima, nel 2000, Donald Trump
enunciava le stesse preoccupazioni in un libretto in cui  mostra di
accarezzare per la prima volta l’idea di candidarsi: “Voglio dire la
mia: io non vedo solo un’incredibile prosperità, ma anche la possibilità
di uno sconvolgimento economico e sociale…Guardo al futuro e vedo 
formarsi nubi di tempesta. Big Trouble. Spero di sbagliare, ma
secondo me abbiamo di fronte  un crack come non ne abbiamo mai visto
prima”. È una linea pessimista che Trump ha mantenuto durante tutta la
sua campagna, rifiutando  il colore rosa pre-elettorale: “Siamo in una
enorme bolla”; “Basta alzare i  tassi anche un minimo e tutto crolla”.

Naturalmente ci si chiede come mai, se  Trump pensa che l’economia è
già in bolla e stra-indebitata, prometta a Wall Street di togliere anche
le minime regole, tagli alle tasse  delle imprese, grandi spese
pubbliche a debito…Ed è  lecito domandarsi se Steve Bannon, il suo  
consigliere strategico, sia d’accordo.

La  storia è ciclica

“Entrambi sono intelligenti. Trump capisce di affari, Bannon di 
finanza. Conoscono certo i venti contrari contro cui  navigheranno”, fra
cui “la probabilità  che la Federal Reserve aumenti i tassi finché
qualcosa  si rompe”.  E  allora perché continuano?

La  risposta, secondo Alastair Crooke, biografo simpatizzante, va cercata  nel film Generation Zero
Dove Bannon collega esplicitamente la sua ideologia ad un saggio  del
1997  scritto da due storici, Neil Howe e William Strauss: The Fourth Turning: An American Prophecy,
ossia La Quarta Svolta,  una profezia americana. I due storici
rigettano la concezione lineare della storia, ottimista e progressista;
essi adottano il criterio di storia ciclica “proprio delle civiltà
tradizionali”  (citano esplicitamente il grande orientalista Mircea
Eliade)  e scorgono nella storia americana cicli ricorrenti, “un numero
limitato di climi sociali che si ripetono in un ordine fisso”.

I cicli sarebbero quattro. Comincia con “la Prima Svolta”,  la fase
di alta intensità  (High) e di rinascita dopo una grande crisi: qui le
istituzioni sono forti, e l’individualismo debole; la società  ha
fiducia ed unità nei suoi scopi collettivi.  Seguirebbe la “Seconda
Svolta”, un “Risveglio”, in cui le  istituzioni vengono criticate o
attaccate in nome di principi presunti più  alti e valori ritenuti più
autentici. La società si stanca della disciplina sociale, proprio mentre
raggiunge  il vertice del progresso pubblico; e  la gente vuole 
riprendere possesso della propria (presunta) autenticità.

La Terza Svolta è  definita “Disfacimento”: l’opposto della prima. Le
istituzioni sono disprezzate e deboli, l’individualismo trionfa e
fiorisce, l’egoismo e l’edonismo hanno la meglio sui  doveri comuni e i
sacrifici che  essi richiedono.

Ed ecco la Quarta Svolta: la fase di “Crisi”.  Quando , di fronte a
una minaccia urgente e inevitabile  che mette in gioco la sopravvivenza
stessa della nazione,  le  istituzioni vengono ricostruite da zero,  in
uno sforzo prometeico di risolutezza civile. In Usa, è accaduto che i
leader abbiano “creato” questa minaccia apposta (Roosevelt e Pearl
Harbor, 11 Settembre…) per accendere questa unità civica, che ricarica
l’identità nazionale.

Steve Bannon accusa della crisi e truffa finanziaria del 2008 la
“generazione Woodstock”, i “figli dell’abbondanza”  che si radunarono
nella gran  festa del rock,della droga e della libertà sessuale, 
distrussero la morale puritana delle istituzioni  in nome  del “diritto
al piacere” e dell” “Io” narcisista,  degradarono le istituzioni. Sono
costoro, figli di papà,  diventati adulti, anzi anziani, che sono
riapparsi come i pescecani di Wall Street, i crudeli senza scrupoli che
rubano i soldi ai lavoratori ridendo;   privi di ogni rispetto per le
persone  ma anche per ogni tradizione,  hanno creato la società
dell’edonismo di massa, dove le istituzioni servono all’egoismo privato:
aborto legale e  deregulation assoluta per la speculazione, abolizione
della Glass-Steagall, sono due epifenomeni dello stessa egemonia.
L’impunità per gli speculatori.

Se l’età di Woodstock, degli hippies e dei Figli dei fiori
fu una seconda fase (“Risveglio”) quella che viviamo è la Terza svolta,
“Disfacimento”:  massima debolezza delle istituzioni, incapacità per
viltà  dei politici di prendere decisioni difficili,   politici al
servizio degli interessi bancari invece che dei cittadini,  potenti
incentrati sull’ethos del bambino viziato, e quindi  dominatori  del
“capitalismo da casinò”: “l’Uomo di Davos”, secondo Bannon.

Il  colossale salvataggio delle banche internazionali fatto pagare ai
contribuenti, l’irresponsabilità e l’impunità dei colpevoli del crack
del 2008,  il necessario repulisti  sventato temporaneamente  con
l’inondazione  di liquidità a tasso zero, che ha permesso altre bolle,
le banche cui è stato  permesso, per 1 euro che hanno in deposito, di
prestarne 40 – e che quindi hanno indebitato tutti a  livelli
insostenibili  – sono i segni che il “Disfacimento”   ha raggiunto il
livello patologico, che  per  Bannon  è una  “bancarotta culturale”,
“fallimento del senso di responsabilità, del coraggio di affrontare le
scelte moralmente dure”.

Un obbrobrio indegno per Bannon, che dal suo  lungo servizio in
Marina – dicono tutti coloro che lo conoscono bene –  ha tratto   la forma mentis della responsabilità, e un alto senso del dovere. “Ha rispetto del dovere. La  parola che usa molto è “Dharma””, 
che la letto nel Bhagavad Gita: il dovere che ciascuno deve adempiere,
il re facendo il re, il monaco il monaco,  senza preoccuparsi dei 
risultati. Il successo o l’insuccesso non devono far deflettere dalla
fedeltà al proprio dharma. A Goldman Sachs, detestava i colleghi che deridevano “gli allocchi” che “si son  fatti fottere”, gli onesti rovinati.

Ora, Bannon vede che   viviamo l’inizio della Quarta Svolta: il
momento  in cui tutte le scelte “facili” che i politici, i banchieri, la
società tutta ha fatto in passato, si “ritorcono contro di noi”.  Il
Sistema   si rivolgerà contro “di noi”  (per “noi”  intende la gente del
Tea  Party, lavoratori, quelli che Hillary ha deriso chiamandoli I
Deplorevoli, o Hollande “I senza denti”) perché vuole durare a
nostro danno. Sarà “un periodo brutale,  il più cattivo e brutto della
storia”; e secondo lui durerà dieci-vent’anni.

Alla fine del film Generation Zero, la voce narrante dice: “La storia è stagionale, e ora arriva l’inverno”.  Come affrontarlo  e vincere? “Col carattere”. 
E cominciando col rendersi conto che   la crisi che viviamo è una
“tragedia” – una tragedia nel senso greco del termine: quella per cui
Edipo uccide suo padre e va a letto con sua madre per esempio –  e non
“un incidente d’auto”; una circostanza sfortunata:  “Il significato
greco della tragedia  – dice Bannon – è che quel terribile che accade deve
accadere, a causa della natura dei  partecipanti. Perché tutti quelli
coinvolti lo fanno accadere. E non possono che lasciarlo accadere,
perché tale è la loro natura”.

La truffa dei subprime che ci ha dato 10 anni di depressione mondiale   ha dovuto avvenire,
perché i Figli dei Fiori della generazione Woodstock sono quelli  che
sono:   adepti del  principio del piacere, narcisisti, spregianti delle
regole morali dei padri e di nonni.

Edipo non è innocente come credeva di essere.

Nel film , Bannon fa dire al narratore: “Stop!
Smetti di fare quel che fai. Smetti di spendere come prima. Smetti di
impegnarti a spese che non puoi permetterti. Smetti di ipotecare il
debito futuro dei tuoi figli. Smetti di manipolare il sistema 
bancario.  È il momento del pensiero duro, del “no” ai salvataggi
della  finanza; di cambiare la cultura, di ricostruire la vita
istituzionale”


E per ricostruire la vita istituzionale, Bannon  guarda a  quegli
strati della popolazione che hanno mantenuto una cultura del dovere e
una formazione professionale alla responsabilità. L’ufficiale di Marina
che è in lui, nelle riunioni degli attivisti Alt-Right,  saluta per
primi “veterani” (i reduci) e gli ufficiali in servizio, elogiandone il
carattere.

Guarda  anche ai lavoratori, gli “americani dimenticati” della classe
media, agli operai  devastati dalle localizzazioni, la gente che ha
votato Trump, per la quale Trump parla, e in cui Bannon   crede si siano
mantenute le virtù che ha visto in  suo padre: il senso del dovere, lo
spirito di sacrificio,  lo stringere i denti e andare avanti, l’onestà
fondamentale.

Trump sa che non ha alcun bisogno di “fabbricare” la crisi
finanziaria, come Roosevelt fabbricò Pearl Harbor per consolidare lo
spirito civico e patriottismo.  Lui, come Bannon, sanno che la crisi
avverrà: la tragedia nel  senso greco è iscritta nella natura di
“questa generazione”.   Sarà spazzata via, questa generazione, gli
invecchiati  Figli dei Fiori che sono diventati  gli squali di Wall
Street  saranno inceneriti dall’Apocalisse, le masse  “illuminate” e
consumiste non  sopravviveranno a quel sistema “trasgressivo”, edonista e
individualista che hanno creato ed oggi si accartoccia  in oppressione
mortuaria, in cui volontariamente si estinguono – perché fateci caso,
tutte le nuove  leggi progressiste sono funerarie: sterili nozze fra
sodomiti, suicidio assistito, eutanasia.

Bannon scommette che i “dimenticati”, i lavoratori disoccupati, le
famiglie che hanno perso la casa ipotecata ed ora vivono nelle tende, la
classe  media fedele ai principii familiari,  i soldati  che hanno
sofferto la guerra, i loro ufficiali, sappiano ricostruire  le
istituzioni da zero: la Quarta Svolta, l’Intensa.

Ora, lettori (vi conosco) non correte a giudicare, come siete
tentati di fare con “la pancia”. La vostra petulanza  “di pancia”, con
cui fastidiosamente interloquite su cose serie di cui non avete alcuna
esperienza,  vi rivela come  parte della fatua generazione che non
sopravviverà all’Inverno.

Noi, qui, abbiamo cercato solo di capire,  di intravvedere
un senso nella politica che Bannon e Trump stanno cercando di attuare.
Se sia bene o male,  peggio: se vi piaccia o non vi piaccia, non ha alcuna importanza. Non
c’è fretta di giudicare, del resto, una crisi di civiltà che è già in
corso “e  coinvolge tutti i campi, uno sconvolgimento insieme
metastorico e escatologico” (Philippe  Grasset). Ci rallegriamo
intellettualmente che alla Casa Bianca  abiti, fosse solo  per poco, un
intellettuale che –  pur  nella forma o deformità americana, – si può
definire un tradizionalista, addirittura un guénoniano (per dirla con
Grasset), conscio del tempo ciclico degli eventi, consapevole  di ciò
che deve finire: e che la crisi va portata fino al suo estremo
catastrofico, perché si possa sperare in una rinascita escatologica.

Post Scriptum.

Questo articolo  è largamente ispirato da quello di Alastair  Crooke.
Che è lui stesso un personaggio singolarmente analogo a Bannon: ex
agente britannico MI6, poi consigliere dell’alto rappresentante della UE
(il noto Javier Solana) negli anni 2000,  ha poi abbandonato carriera e
sicurezze per l’indipendenza. Ha creato  un suo think tank,

http://www.conflictsforum.org/

“senza sostegni istituzionalizzati, caratterizzato dalla rottura col
pensiero dominante o del Sistema  e la sua doxa”.  Un intellettuale
anche lui. Guénoniano, ritengo.

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