di Fabrizio Verde e Alessandro Bianchi.*
Su La Repubblica di domenica 3 dicembre, a pagina 6 e 7, leggiamo un articolo a firma Carlo Bonini e Giuliano Foschini dal titolo “Cosi si finanzia la fabbrica delle fake news”. Per un attimo, dobbiamo essere onesti, ci siamo illusi che il giornale di De Benedetti avesse finalmente scoperto lo scoop de il Sole 24 ore sui legami tra i servizi segreti italiani e l’”informazione” in questo paese attraverso i conti della Banca Popolare di Vicenza. Ma è stato appunto un attimo, perché si tratta della solita bieca speculazione di terza categoria per alimentare quel maccartismo e quella russofobia con cui si vuole annientare tutto quello che sfugge al rigido sistema dell’informazione in Italia.
Nell’articolo, il duo Bonini e Foschini con il supporto di David Puente – definito “uno dei più capaci, affidabili e profondi conoscitori della comunicazione online. In gergo è un debunker, uno svelatore di mistificazioni. Un cavaliere bianco. Con lui si fa un’interessante scoperta” – mette la testata giornalistica l’AntiDiplomatico in un calderone per far passare il messaggio che il nostro giornale produca notizie false per conti terzi. Finanziati come? Quale sarebbe la scoperta del “cavaliere bianco” che il duo di Repubblica vende come “ecco come si finanzia la fabbrica delle fake news”?
L’articolo ci chiama in causa attraverso l’agenzia pubblicitaria con sede a Londra Clickio.
Clickio, come risponde Jacopo Gerini nello stesso articolo di Repubblica che da quel punto si riesce a ridicolizzare da solo, è semplicemente una delle agenzie pubblicitarie che ottimizza la pubblicità di Google come le centinaia che ormai esistono. Quest’agenzia con sede a Londra, che apprendiamo da Repubblica avere un proprietario russo, ha iniziato a collaborare con l’AntiDiplomatico, così come altre tre agenzie che fanno lo stesso lavoro di Clickio: Vertis Media (sede a Londra, proprietario russo? Forse, non lo sappiamo e aspettiamo la prossima “inchiesta” di Repubblica), Lucky Adv e KKadX (proprietari italiani con sede in Italia con forse qualche discendenza russa ma che al momento non conosciamo).
La scelta, molto combattuta all’interno della redazione, di inserire la pubblicità è stata presa per tentare di trasformare il grande e sempre maggiore seguito della nostra testata giornalistica in un introito tale da poter rendere quella che oggi è una redazione informale con contributi volontari in una redazione strutturata.
Si tratta al momento di un miraggio. Dalle 4 agenzie di ottimizzazione con cui l’AntiDiplomatico collabora al momento gli ingressi sono inferiori ai 500 euro mensili. Chi lavora online – e soprattutto chi fa informazione online senza editori dietro – sa che il grosso della fetta resta nelle mani del monopolista Google e anche le agenzie di intermediazione, come le 4 citate in precedenza, prendono solo le briciole.
Fino ad oggi abbiamo ricevuto insulti, ingiurie e diffamazione di bassissimo livello a cui abbiamo risposto sempre sul piano editoriale e attraverso i contenuti, perché riteniamo che questo debba essere sempre il piano di riferimento. Abbiamo desistito anche quando le diffamazioni e gli insulti provenivano da chi viene finanziato da colossi come Fiat-Crysler o altre grandi corporazioni internazionali.
Oggi, però, come redazione abbiamo deciso di porre un limite. L’articolo di Bonini e Foschini ha superato la soglia di tolleranza possibile per le falsità oscene e le accuse, dirette e indirette, sui presunti finanziamenti.
Vogliamo anche dare un messaggio preciso a tutti coloro che le attività di debunking delle fake news reali, quelle del mainstream, le fanno ogni giorno e che ora rischiano di non averne più diritto.
Per tutte queste ragioni, annunciamo che abbiamo già dato mandato ai nostri legali di agire sia in sede civile che penale nei confronti degli autori dell’articolo di Repubblica, del direttore responsabile e di chi ci ha messo nel calderone dei siti “fabbricatori di bufale”.
Da oggi, inoltre, quereleremo tutti coloro che assoceranno il lavoro, al momento di fatto volontario, de l’AntiDiplomatico a presunti finanziatori russi o di qualunque altra nazionalità, e che bolleranno la nostra testata quale sito di “fake news”. Che la teoria sia quella “Putin che utilizza Google per finanziarci” di Repubblica o qualunque altra stralunata invenzione dovessero partorire gli sceneggiatori in questione.
Sarà quindi un tribunale italiano a giudicare se siamo un “sito di fake news” e non una testata giornalistica regolarmente registrata che ha il diritto di esprimere un’opinione diversa da quella di De Benedetti.
E sarà un tribunale italiano a dire se Clickio, come fatto intendere da Bonini e Foschini, ha dettato contenuti editoriali alla testata giornalistica L’AntiDiplomatico.
Chiederemo i danni anche a tutti coloro che, come in quest’articolo de il Foglio, hanno scritto, scrivono e dovessero continuare a scrivere vili “fake news” sulla reputazione, onorabilità e professionalità del nostro direttore editoriale Alessandro Bianchi.
Se volete annientarci in questo modo, sappiate che la vostra disperazione sarà la spinta più grande per continuare ad informare.
* Fabrizio Verde – Direttore responsabile de L’AntiDiplomatico.
* Alessandro Bianchi – Direttore Editoriale de L’AntiDiplomatico.
P.s. Nell’articolo, Bonini e Foschini indicano – senza precisare bene questa la loro affermazione – che un sito di fake news può anche guadagnare 10 mila euro al giorno. Tradotto sono 300 mila euro al mese. Tradotto sono 3 milioni e 600 mila euro l’anno. Noi abbiamo reso pubblici gli incassi mensili, ora sarebbe molto interessante per l’opinione pubblica italiana conoscere gli introiti pubblicitari (e la loro provenienza) proprio di Repubblica.it. Ci risponderà qualcuno?
NOTA DI MEGACHIP:
La redazione di Megachip esprime la sua solidarietà alla redazione de L’AntiDiplomatico, in un momento in cui quasi tutte le grandi testate occidentali alimentano artificialmente l’isteria da “Fake News” al fine di silenziare le voci dissenzienti e autoassolversi della loro soverchiante produzione di distorsioni informative (gradite ai loro padroni e ai loro riferimenti più opachi nelle istituzioni).
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