di Francesco Santoianni.
Della diabolica capacità di Putin di mettere a tappeto l’Occidente tramite Fake News ne abbiamo lette di cotte e di crude. L’ultima della serie – lanciata da “La Stampa” – i Pokemon che il Cremlino avrebbe utilizzato per creare tensioni razziali negli USA: una bufala così sbracata che crediamo non meriti neanche una riga di commento. Ma è proprio dalle colonne de “La Stampa” che il suo più prestigioso editorialista – Gianni Riotta – lancia il suo lamento contro le ormai onnipotenti Fake News del Cremlino: “Putin sa che in Occidente non crediamo più a nulla e usa a suo vantaggio la nostra mancanza di fede”.
Articolo infarcito di perle come queste.
Intanto la patente di spie ai coniugi Rosenberg, mandati sulla sedia elettrica ai tempi del maccartismo. Poi “Nessuno riuscirebbe a spacciare fake news in Russia” (sulle fake news che impazzano in Russia leggete qui).
Poi la faccenda della polizia segreta dello Zar che diffondeva il libello antisemita «Protocolli dei Savi di Sion» (intanto non si comprende cosa c’entri la polizia segreta dello Zar con Putin, poi sarebbe il caso di aggiungere che quel libello antisemita fu diffuso in Europa dal Times e negli USA dall’industriale Henry Ford).
Poi la faccenda dello scambio tra le due spie Rudolf Abel e Francis Gary Powers (quest’ultimo etichettato da Riotta come “pilota”)….
“C’era fiducia nei giornali, oggi perduta” conclude, sconsolato, Gianni Riotta.
Magari se “La Stampa” con le sue bufale (vedi, ad esempio, qui, qui, qui, qui, qui, qui) e lo stesso Gianni Riotta non avessero aggravato la situazione, forse un po’ di fiducia nei giornali sarebbe ancora rimasta.
Ma se non siete del tutto rassegnati a vivere sotto il dominio delle bufale, votate qui la Migliore Bufala del 2017. Avete ancora pochi giorni di tempo.
Francesco Santoianni
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