Tecno-potere e tele-ipocrisia: la setta a La7 | Megachip
Top

Tecno-potere e tele-ipocrisia: la setta a La7

Una critica alla narrazione dominante su Trump in un talk-show italiano, tra ipocrisie mediatiche, superficialità analitica e le implicazioni del ritorno di Trump per l'Europa. [Pino Cabras]

Tecno-potere e tele-ipocrisia: la setta a La7
Preroll

Redazione Modifica articolo

22 Gennaio 2025 - 16.19


ATF

di Pino Cabras.

Sì, ho riaperto anche ieri sera il tabernacolo infernale, quel vecchio televisore che ogni tanto vuole somministrarmi la comunione dei benpensanti. La7. Di Martedì. Giovanni Floris e tutta la confraternita di chi pensa secondo il sentiero tracciato e solo quello. Brrr!

Il tema supremo, naturalmente, è il 47° presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, su cui quasi tutti gli ospiti scaricano l’intero munizionamento disponibile.

Sia chiaro: che in una trasmissione giornalistica si mettano alla griglia i difetti e le meschinità delle personalità politiche è cosa in sé lodevole. Il problema è che parlano quasi tutti come esponenti faziosi di una sfigata succursale europea dei grandi sconfitti “Dem”, ossia come membri di una setta – sì, una setta – spiazzata dalla realtà.

Quando gli attori dello show di Floris elencano con la bocca a culo di gallina la lista di quelle qualità politiche di Trump e sodali che li scandalizzano (potenziale dispotismo, conflitti di interesse, semplificazioni, decisioni incontrollabili, forzature costituzionali, concentrazione di potere mediatico, acrobazie giudiziarie, capitalisti trattati come padroni della politica) sgranano gli occhi come se le notassero PER LA PRIMA VOLTA in un capo politico. Così, a parte Alessandro Di Battista che ha ricordato in due frasi le incredibili porcate di Joe Biden (il quale ha graziato suo figlio e ha inventato un nuovo tipo di immunità preventiva per rendere totalmente irresponsabili una serie infinita di personaggi vicini al 46° presidente USA), l’intero plotone di Floris ha azzerato il contatore della storia. Trump diventava un fungo misterioso e inspiegabile spuntato nella notte.

Segretamente ogni opinionista che riempiva i siparietti del talk-show si sentiva come i picciotti della cosca di Joseph Robinette Biden: cioè integralmente ripulito dai tanti peccati di anni e anni, da ogni errore di analisi, da ciascun inganno perpetrato a danno di lettori e telespettatori, da qualsiasi manipolazione e reticenza sui crimini della super-mafia globalista e dei frequentatori di Davos. Bellissimo sentire in serie Giannini, Friedman e Fornero allarmarsi per la parata di Paperoni alla Casa Bianca e per il potenziale pericoloso rappresentato dal “tecno-potere”. Eppure non avevano nulla da dire su Anthony Fauci (non è forse “tecno-potere” al massimo grado, quello?) al centro di una vicenda turbinosa in cui Biden lo grazia da ogni possibile inchiesta e Trump lo priva praticamente dell’enorme leva dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (un fatto enorme su cui una trasmissione che si dice giornalistica non ha saputo dire NIENTE).

Il governo di Trump II avrà effetti dirompenti mentre l’Europa pagherà prezzi molto elevati: non si può essere ricchi e stupidi per più di una generazione. Non sarà dunque una passeggiata. Però in mezzo alla certezza della tempesta, è anche l’occasione per cambiare qualcosa bucando l’incredibile narrazione che vorrebbe sopravvivere ai propri disastri. La setta sconfitta va rieducata dalla realtà effettuale con il suo spietato buon senso.

Native

Articoli correlati