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Macron l'africano. La campagna di Libia e gli schiaffi all'Italia

Giulietto Chiesa: fu Sarkozy ad aver distrutto la Libia. Che ora i francesi si presentino come pacificatori è a dir poco comico. Chiaro tentativo di Parigi di sostituire Roma

Macron l'africano. La campagna di Libia e gli schiaffi all'Italia
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24 Luglio 2017 - 14.48


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Colloquio con Giulietto Chiesa, a cura di Americo Mascarucci.
 
Mentre la Francia di Emmanuel Macron continua a chiudere le porte in faccia all’Italia per ciò che riguarda la gestione dell’emergenza migranti, arriva ora la notizia dell’iniziativa francese per pacificare la Libia. Macron infatti si è fatto promotore di un incontro con i rappresentanti dei governi libici in lotta fra loro, Al Sarraj (capo del governo riconosciuto dalla comunità internazione) e il generale Haftar (ex fedelissimo di Gheddafi, che guida invece il governo di opposizione). 
Per l’Italia si tratta di uno schiaffo senza precedenti che evidenzia come sulla Libia abbia perso ormai quella priorità d’intervento che, seppur non ufficialmente, a livello internazionale le era stata sempre riconosciuta. L’Italia insomma non è più l’interlocutore privilegiato della Libia, come era sempre stata ai tempi di Gheddafi, da Craxi a Berlusconi, passando per Andreotti, Prodi e D’Alema. Intelligonews ha chiesto un commento al giornalista Giulietto Chiesa. 
 
L’iniziativa francese sulla Libia è una sconfitta per l’Italia come sostengono i partiti dell’opposizione, dalla Lega a Forza Italia passando per il Movimento 5Stelle e Fratelli d’Italia?
“Mi pare evidente. Macron ha umiliato l’Italia perché non ci ha nemmeno consultati, o almeno io non so se abbia consultato Gentiloni. Macron sta sicuramente imprimendo una sua svolta alla crisi libica. Il fatto che abbia convocato oltre al presidente Al Sarraj anche il generale Haftar, lascia ritenere che sia convinto di poter favorire un accordo fra i due. Vedremo il risultato. E’ evidente che Macron prima di ogni altra cosa dovrebbe chiedere scusa alla Libia, visto che è stato il suo predecessore Sarkozy ad aver distrutto il Paese. Che ora i francesi si presentino come pacificatori è a dir poco comico. Tuttavia è chiaro il tentativo della Francia di sostituire l’Italia nella funzione di mediazione”.
 
Quali sono in questo momento gli interessi che ha la Francia in Libia?
“Oltre ai vantaggi di tipo economico legati al petrolio libico, senza dubbio c’è la volontà di Macron di caratterizzarsi come principale leader europeo, bravo a fare le scarpe, non soltanto all’Italia, ma anche e soprattutto alla signora Merkel. E riuscire nell’intento di favorire la pace in Libia contribuirebbe al raggiungimento dell’obiettivo. Vuole dimostrare che la Francia ha un ruolo internazionale nuovo ed evidente non inferiore a quello della Germania”.
 
Intanto però da Parigi continuano a chiuderci le porte in faccia sull’immigrazione. Cosa dovrebbe fare l’Italia di fronte a questa iniziativa francese che appare come una provocazione dell’Eliseo nei nostri confronti?
“L’Italia non riesce neppure ad esercitare il suo modestissimo peso internazionale perché non vuole farlo. Intelligonews mi è testimone, perché da queste colonne ho ripetuto più volte che arrivati a questo punto l’Italia dovrebbe sanzionare la Commissione Europea, incapace di garantire un equilibrio e una piena e solidale collaborazione fra tutti i paesi europei sul tema dell’immigrazione. L’Italia deve dire chiaramente di non essere tenuta più a rispettare gli accordi presi in Europa, dal momento che gli altri non sono disposti a condividere il problema dei migranti. Dovrebbe fare un elenco degli impegni assunti con l’Europa iniziando a chiamarsi fuori da tutti quelli che possono produrre impatti maggiori. Con la Francia secondo me vale lo stesso principio. L’Italia è ormai fuori gioco, ma sono certo che se volesse avrebbe anche modo di protestare efficacemente nei confronti di Parigi. Potrebbero essere ad esempio rimessi in discussione alcuni interscambi fra Italia e Francia senza fare troppo rumore. Protestare per essere stati sostituiti non serve a niente, se non ad evidenziare ulteriormente la brutta figura che abbiamo fatto. Premier e Ministro degli Esteri la smettano di protestare soltanto a parole e cerchino con atti concreti di farsi rispettare”.
 
 
 
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