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Datagate: ipocrisia europea ed egemonia USA

Washington ha costruito una rete di vincoli tale da costituire ormai una sorta di "Stato permanente" entro i singoli Stati nazionali europei. [G. Colonna]

Datagate: ipocrisia europea ed egemonia USA
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2 Novembre 2013 - 22.52


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di Gaetano Colonna.

Nella storia dei rapporti
transatlantici vi sono state numerose pagine percorse da un sottile
umorismo
, ma nessuna è pari a quanto si sta leggendo e ascoltando in
questi giorni sullo “scandalo” Datagate.

Chiunque
abbia una pur vaga idea di come l”intelligence rappresenti storicamente
una delle basi portanti della potenza delle grandi Nazioni imperialiste
dell”Occidente europeo, fin dal Settecento, per la cui strategia
navalista
era imprescindibile la costante acquisizione di informazioni
tattiche e strategiche su scala planetaria
, non può che considerare
estremamente ipocrita l”apparente scandalizzarsi delle classi dirigenti
europee, dalla Germania, alla Francia, all”Italia.
Nel giugno 1948,
proprio quando aveva appena avuto inizio la Guerra Fredda, con l”accordo
UKUSA, USA, Gran Bretagna, Canada, Australia, Nuova Zelanda, i
cosiddetti “Five Eyes”, mettevano a punto quella vasta rete planetaria
di attività spionistiche l”ultima manifestazione della quale sarebbe
stata quella rete Echelon di cui si ebbe notizia negli anni Novanta:
anche in questo caso si sprecarono articoli sui giornali, inchieste
dell”Unione Europea e più o meno tiepide contrizioni da parte di qualche
alto ufficiale americano, senza per altro che si sia mai andati a fondo
sul da farsi – nonostante fosse già allora risultato evidente il
poderoso ruolo della NSA nell”organizzare e gestire lo spionaggio
elettronico con una onnipervasività planetaria totale. Quella avrebbe
dovuta essere l”occasione ultima per affrontare tempestivamente tutte le
implicazioni politiche dell”evidente capacità americana di
“intercettare il mondo”.
Il 3 dicembre 1952, il North Atlantic
Council
, versante politico della NATO, decise la costituzione di un
meccanismo permanente di scambio e condivisione di intelligence
fra i
Paesi occidentali aderanti alla NATO, noto come AC/46, il cui raggio di
attività si estendeva anche a non meglio precisate “minacce
non-militari”, la cui estendibilità alle tecniche di contro-insurrezione
e contro-rivoluzione risulta oggi del tutto ovvia. 

Non possiamo infatti
oggi dubitare del fatto che le celebri reti Stay-Behind, in Italia note
come “Gladio“, fossero ricomprese nelle competenze dell”AC/46, allo
scopo di garantire dapprima la presenza di strutture di resistenza
anti-comunista in caso di conflitto con l”Urss e, in una seconda fase,
il supporto alle più oscure operazioni delle diverse “strategie della
tensione”
, realizzate non solo in Italia, ma anche, come minimo, in
Germania Occidentale, Francia e Belgio nel corso degli anni Sessanta,
Settanta e Ottanta.
Dopo la fine dell”Unione Sovietica e l”ingresso
dei Paesi Est europei vuoi nella NATO vuoi nella UE, si è poi assistito
al rafforzamento di uno speciale rapporto, sovente mediante protocolli
di accordo diretto, fra gli Usa e Paesi Baltici, Polonia, Ungheria,
Romania e Bulgaria
, anche in materia di spionaggio, come hanno
dimostrato vicende quali le extraordinary renditions, che hanno
utilizzato punti d”appoggio in alcuni almeno di quei Paesi, di nuova
accessione alla rete occidentale di intelligence governata dagli Usa.
Dal
1971, ma a nostro avviso da ben prima, si era inoltre costituito il
segretissimo
Club di Berna, organismo informale che riuniva con costante
periodicità i capi dei servizi segreti e delle polizie occidentali: un
club le cui impostazioni strategiche hanno probabilmente svolto un ruolo
di tutto rilievo per l”Italia, dato che alcune delle principali
operazioni destabilizzanti confluite nella strategia della tensione
italiana
, come quella dei cosiddetti “manifesti cinesi”, hanno
comprovatamente avuto impulso dalle direttive dettate in Europa da
quell”organismo.
Nel 1977, dietro impulso dello Stato di Israele, a
seguito delle imprese terroristiche che lo avevano avuto come obiettivo
negli anni Settanta, si dava vita al cosiddetto “Kilowatt Group”, un
accordo assai poco noto, cui partecipano ben 24 Stati, tra i quali
numerosi appartenenti all”Unione Europea, oltre a Canada, Norvegia,
Svezia, USA, Israele stesso e Sudafrica.
In conseguenza della
globalizzazione economico-finanziaria degli anni Novanta, della caduta
del sistema comunista sovietico e dell”accrescersi delle difficoltà
economico-finanziarie dei sistemi occidentali, nel 1995 prendeva vita
l”Egmont Group of Financial Intelligence Units, che, nel giugno 2002,
riuniva la bellezza di 69 agenzie specializzate nella raccolta e
nell”analisi di informazioni economico-finanziarie
.
Facendo seguito
agli eventi dell”11 settembre 2001, poi, l”Unione Europea ha dato la
propria immediata disponibilità a stabilire relazioni permanenti in
campo di intelligence ed anti-terrorismo con le corrispondenti strutture
Usa, cosa che portò il 14 marzo del 2003 alla firma di un inedito
accordo fra Unione Europea e NATO relativo proprio allo scambio di
informazioni sulla sicurezza
, considerato dagli studiosi “prerequisito
per lo scambio di intelligence fra le due organizzazioni”.
Nel 2003, come se non bastasse quanto già emerso con il caso Echelon, la NSA tornava ancora alla ribalta della cronaca grazie alle rivelazioni di una funzionaria del Government Communications Headquarters
(GCHQ), organizzazione britannica “gemellata” con la NSA, che rendeva
pubblico un memorandum di quest”ultima organizzazione nel quale si dava
dettagliato conto delle attività di spionaggio elettronico
sistematicamente svolte dall”agenzia Usa ai danni dei membri del
Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite
.
Tutto ciò senza
minimamente tenere conto delle centinaia di accordi bilaterali diretti
fra gli Usa, Gran Bretagna, Israele, le maggiori potenze spionistiche
oggi, e un gran numero di Paesi europei ed extra-europei. Ragione
quest”ultima per cui non desta certo alcuna sopresa la notizia di questi
giorni, ripresa da Le Monde, Der Spiegel e altri
giornali europei, sull”esistenza di un programma di raccolta e
condivisione di informazioni, denominato in codice Lustre, che avrebbe
coinvolto la Francia; cosi come di analoghi programmi di spionaggio
israeliani che conterebbero sull”attiva partecipazione di USA, Regno
Unito, Svezia e Italia, secondo notizie della Suddeutsche Zeitung.
Del
resto è passata assai presto nel dimenticatoio in Italia una delle
poche significative performance del governo Monti, il decreto del 24
gennaio 2013
grazie al quale le nostre agenzie di intelligence,
notoriamente assai poco indipendenti da quelle statunitensi ed
israeliane, avrebbero completo accesso a un”enorme mole di dati e
informazioni di natura riservata: numerose aziende italiane, tra le
quali Telecom e Poste Italiane, avrebbero dato immediata disponibilità,
stipulando convenzioni coperte da segreto, a fornire alle nostre agenzie
di intelligence questi dati, secondo notizie di stampa mai smentite.
Scrivevano
nel giugno scorso i giornalisti di Repubblica che hanno svolto questa inchiesta, per spiegare l”importanza dell”apporto di aziende del genere
alle reti di sorveglianza occidentali:

Telecom Italia Sparkle possiede
un”infrastruttura fisica strategica: la complessa rete di dorsali in
fibra ottica lunga 55.000 km in Europa, 7.000 km nel Mediterraneo,
30.000 km in Sud America, continente collegato con un cavo sottomarino
nell”Atlantico di 15.000 km. (…) Ancor più importante è Poste
Italiane
. Rappresenta un unicum nel panorama nazionale: essendo
contemporaneamente agenzia di recapiti, banca, operatore telefonico e
assicurativo, ha nella sua pancia la più completa banca dati nazionale.
(…) E tra i suoi partner ci sono i servizi segreti americani. Nel 2009
la società guidata dall”ad Massimo Sarmi ha costituito a Roma la
European Electronic Crime Task Force
, un organismo per il contrasto dei
crimini informatici a cui partecipano la Polizia di Stato e lo United
State Secret Service, l”agenzia governativa deputata alla sicurezza del
presidente degli Stati Uniti. A giugno del 2010, poi, è nato il Global
Cyber Security Center
, istituto voluto da Poste e creato insieme alla
Booz Allen Hamilton, l”azienda dove lavorava Edward Snowden, la spia del
datagate”.

Ma il lavoro sui cosiddetti “big data”, i grandi ammassi
di informazione ricavabili grazie alle reti elettroniche ed ai social
network, assume un”ampiezza tale da coinvolgere persino gli ambiti
culturali, come già era avvenuto durante la guerra fredda, quando la Cia
fu in grado di mobilitare, spesso senza che ne fossero consapevoli, le
maggiori istituzioni culturali occidentali

Lo scorso febbraio, senza
che i media vi abbiano prestato l”attenzione che meritava, è comparsa la
notizia secondo cui l”Office of the Director of National Intelligence
statunitense, la massima autorità nello spionaggio Usa, avrebbe
finanziato e coordinato ben 13 università statunitensi, europee e
israeliane
in un progetto di raccolta di informazioni tramite social
network
rivolta a sviluppare una maggiore capacità di analizzare dati
per prevedere i futuri sviluppi sociali a livello globale. 

Nel progetto
sono coinvolti centri specializzati come il Center for Collective
Intelligence
del MIT, e come lo Intelligence Advanced Research Projects
Activity
(IARPA), “incubatore governativo per la ricerca
nell”intelligence”, che si concentra sulla possibilità di “valutare le
notizie con maggiore accuratezza e farlo più rapidamente grazie alla
capacità di combinare diverse tipologie di dati”.
Come si vede, la
questione di fondo è che, nel corso di oltre settant”anni, la potenza
egemone dell”Occidente ha costruito con abilità e costanza una rete di
vincoli
, in materia di intelligence così come di politica estera e
militare
, trasversale a orientamenti politici e partitici, a istituzioni
e settori, tale da costituire ormai una sorta di “Stato permanente”
entro i singoli Stati nazionali europei

Per questo è ipocrita
affrontare la questione del Datagate senza porre la questione di fondo,
vale a dire di come si possa attuare una sovranità politica europea
capace di svincolarsi dagli orientamenti globali degli Stati Uniti
.

Tratto da: 

 

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