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L'Anatra Zoppa tagliata fuori dalla carovana sulla Via della Seta

La simbiosi/partnership strategica fra Russia e Cina si espande visibilmente in ogni campo. Spettacolare implosione, al rallentatore, del dominio USA [Pepe Escobar]

L'Anatra Zoppa tagliata fuori dalla carovana sulla Via della Seta
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14 Novembre 2014 - 12.30


ATF

di Pepe Escobar.


Sarebbe arduo ottenere una rappresentazione in immagini più evidente di dove stia andando il mondo multipolare rispetto a quel che è appena successo al vertice della Asia
Pacific Economic Cooperation (APEC) a Pechino.


Date uno sguardo davvero attento alle foto ufficiali. È
tutta una questione di posizionamento: e siccome si tratta della Cina, la cosa si riempie
di significati simbolici. Indovinate chi si trova al posto d’onore, a fianco
del Presidente Xi Jinping. E indovinate anche dove è stata relegata l’anatra
zoppa che guida la “nazione indispensabile”. I cinesi sanno essere maestri
anche nel trasmettere un messaggio globale.


Quando il Presidente Xi Jinping ha esortato l’APEC affinché
“metta legna sul fuoco delle economie
dell’Asia-Pacifico e di tutto il mondo”
, questo è ciò che intendeva, senza curarsi delle decisioni inconcludenti assunte fuori dal vertice.

1) Pechino andrà avanti senza remore verso il trattato
Free Trade Area of the Pacific-Asia (FTAAP) – la visione cinese di un accordo  che suoni come “tutti dentro, tutti vincitori”
e che promuova realmente la cooperazione Asia-Pacifico, in luogo del TPP (Trans-Pacific
Partnership) guidato dagli USA, redatto dalle grandi imprese e
piuttosto
portato a dividere ed escludere.

2) Il progetto si propone una “connettività verso tutte le direzioni”, nelle stesse parole di Xi
– il che implica che Pechino plasmi la Asian Infrastructure Investment Bank e
che Pechino e Mosca si impegnino in un secondo mega accordo sul gas – stavolta attraverso il gasdotto Altai nella Siberia Occidentale – e che
la Cina già canalizzi non meno di 40 miliardi di dollari per iniziare a costruire la Cintura Economica della Via
della Seta e la Via della Seta Marittima del XXI secolo.


Ancora una volta tutto converge verso la più
spettacolare, ambiziosa e ampia infrastruttura offensiva pluri-nazionale che sia mai stata tentata:
nuove e molteplici Vie della Seta. Si tratta di una rete complessa di ferrovie
ad alta velocità, gasdotti e oleodotti, porti, fibra ottica e telecomunicazioni
di ultima generazione che la Cina sta già costruendo attraverso i vari “-stan
centroasiatici”, in connessione con Russia, Iran, Turchia e l’Oceano Indiano e che
si protende verso l’Europa fino a Venezia e Berlino.

Ecco perché Pechino interconnette
il “Sogno Asia-Pacifico” di Xi ben oltre l’estremo Oriente, con lo sguardo
puntato su un commercio pan-eurasiatico – con il centro collocato, si intende,
nel Regno di Mezzo.


La Campagna “Verso Occidente” ufficialmente fu
lanciata in Cina alla fine degli anni novanta. Le Nuove Vie della Seta sono un
“Verso occidente” – e “Verso Sud” – sovralimentato con il turbo per espandere
mercati, mercati e mercati. 

Pensate all’Eurasia del prossimo futuro come a una massiccia
Cintura Cinese di Vie della Seta, presso alcune latitudini in condominio con la
Russia.


La guerra la preferisci calda o fredda ?

Mentre Pechino sogna, Noam Chomsky è stato molto
esplicito in merito a una reazione a catena di errori madornali stile 1914 – da
parte dell’Occidente – che potrebbe andare velocemente fuori controllo; e le fiches sul piatto, ancora una volta,
sono nucleari. Mosca rifugge totalmente questa raccapricciante possibilità: e
questo spiega perché la Russia, nonostante le reiterate provocazioni USA, così
come le sanzioni, ha sfoggiato un autocontrollo titanico. Non solo la Russia
non può essere “isolata” come gli USA
hanno tentato di fare con l’Iran; Mosca ha anche scoperto il bluff dei neocon USA
in Ucraina.

Al meeting del Valdai Club a Sochi, il Presidente
Putin, in un discorso di cruciale importanza, ovviamente sottovalutato dai media occidentali, ha
tirato le dovute conclusioni. Le élites
di Washington/Wall Street non hanno alcuna intenzione di permettere un minimo
di multipolarità nelle relazioni internazionali. Quel che ne risulta è il caos.
Questo è ciò ho argomentato, su diversi aspetti, durante gli anni
dell’amministrazione Obama ed è anche al centro del mio nuovo libro “Empire of Chaos”  (“L’impero del Caos”, NdT].


Mosca sa tutto delle complesse interrelazioni con
l’Europa – specie con la Germania – e con il Washington Consensus (certo calante,
ma tuttora influente). La Russia ha pur sempre l’asso nella manica rappresentato
dall’essere una potenza eurasiatica: in caso di guai, può sempre volgere il
suo timone verso l’Asia.

Gorbaciov aveva ragione a Berlino, quando ha spiegato come, nel violare una promessa
fattagli personalmente da Bush padre, la NATO si è imbarcata in un’espansione
senza fine verso Est e come l’Occidente – ossia gli USA più alcuni stati
europei vassalli – ora appaia ossessionato a lanciare una nuova guerra fredda
il cui nuovo Muro di Berlino – metaforicamente – è traslato su Kiev.

Il processo con cui Mosca cambia direzione allontanandosi
dall’Occidente e rivolgendosi verso l’Asia orientale si sviluppa su parecchi
livelli, da vari mesi ad oggi, com’è a tutti evidente. Si potrebbero devastare ulteriori
ettari di foresta per stampare le descrizioni su come il risultato
sia direttamente influenzato dalla dottrina in politica estera di Obama, da lui
descritta con la formula “non fare cose stupide”, e inaugurata sull’Air Force
One mentre tornava da un viaggio – di nuovo – dall’Asia, lo scorso
aprile.

Quanto alle questioni energetiche, l’interpretazione a
effetto del Financial Times – che
descrive l’ulteriore nuovo mega accordo Russia-Cina sul gas come la “vendetta
di Putin” – è pura immondizia. La Russia va ad est perché è il luogo da cui
arriva la domanda più elevata. Sul fronte delle finanze, Mosca ha appena messo
fine all’agganciamento del rublo sul dollaro USA e sull’euro; il dollaro ha
istantaneamente perso valore contro il rublo. La banca russa VTB da parte sua
ha annunciato che potrebbe lasciare la borsa di Londra per andare su quella di
Shanghai – che sta per essere
connessa
direttamente con quella di Hong Kong. E Hong Kong, da
parte sua, sta già
attirando
a sé i giganti russi dell’energia.

Ora combiniamo questi sviluppi chiave con il
gigantesco doppio accordo energetico yuan-rublo, e il ritratto è quello di una
Russia che si protegge attivamente dagli attacchi occidentali di origine speculativa/politica
contro la propria valuta.

La simbiosi/partnership strategica fra Russia e Cina
si espande visibilmente in campo energetico, finanziario e, inevitabilmente,
sul fronte della tecnologia militare. Ciò comprende, in modo cruciale, le
vendite da parte di Mosca a Pechino del sistema difensivo aereo S-400 e, in
futuro, del sistema S-500.

Il sistema s-500 può intercettare qualsiasi missile americano
ICBM o cruise, mentre gli ICBM russi, inviati a una velocità di Mach 17, equipaggiati
con MIRV (testate multiple indipendenti, NdT), sono semplicemente imbattibili.
Pechino, per suo conto, sta già sviluppando i propri missili terra-mare che
possono far fuori qualsiasi cosa la US Navy possa metetre insieme: dalle
portaerei ai sottomarini ai sistemi di difesa aerea mobili.


Unisciti alla carovana

Strategicamente, Pechino e Washington non possono non
essere poli opposti in ciò che ho definito la
nascita del Secolo Eurasiatico.

Pechino ha capito perfettamente che Washington/Wall
Street intende combattere fino alla morte per salvare il proprio breve momento
unipolare. La Cina – e i BRICS – stanno lavorando per ciò che Xi ha definito un
“nuovo modello di relazioni fra le grandi
potenze”
. La forma mentis di Washington/Wall Street è “aut/aut”, non certo
“win-win”; i sedicenti Signori dell’Universo ritengono che potranno
monopolizzare per sempre il bottino perché la Russia – e poi la Cina – alla
fine si faranno da parte per evitare lo scontro aperto. Questo è l’aspetto
fondamentale che fa somigliare l’Asia-Pacifico di oggi all’Europa del 1914.

Con questa specie
di roba
, fatta passare per “analisi” all’interno dei circoli
di pensiero USA, e con le élites di
Washington/Wall Street che per mano dei loro miopi think tank restano ancora aggrappate a luoghi comuni senza
fondamento come il ruolo “storico” americano come arbitro dell’Asia moderna e
equilibratore del potere, non c’è da meravigliarsi del fatto che l’opinione pubblica in
Occidente non possa nemmeno immaginare l’impatto che avranno le Nuove Vie della
Seta nella geopolitica di questo giovane XXI secolo.

Un quarto di secolo dopo la caduta del Muro di Berlino
gli USA, in tutto e per tutto, sono guidati da un’oligarchia. L’Europa è
geopoliticamente irrilevante. La “democrazia” è stata degradata ad una parodia
di se stessa in gran parte dell’Occidente. L’imperialismo “umanitario” – tanto
quanto è neocon – in Iraq, Libia, Siria e oltre, ha portato a un disastro dopo
l’altro. Il turbo-capitalismo finanziario è una bomba a orologeria.

Russia e Cina non staranno mostrando un sistema
alternativo – al momento. Eppure, mentre abbaiano i cani della guerra,
dell’odio e della disuguaglianza, la carovana russo-cinese è in cammino. La
carovana vende integrazione economica eurasiatica, non bombe. Una vera
integrazione Asia-Pacifico potrebbe essere un sogno ancora lontano nel tempo. Ma
già adesso quel che ha mostrato l’APEC – in modo immaginifico – è ancora una
volta la spettacolare implosione, al rallentatore, del dominio geopolitico
dell’ex nazione indispensabile.



Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras.

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