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Ucraina: a chi conviene la catastrofe?

'Eravamo sicuri di qualche provocazione per minare gli accordi Minsk 2. Ed ecco a Kharkov una bomba su un corteo di 500 persone in marcia per l''unità dell’Ucraina. [Piotr]'

Ucraina: a chi conviene la catastrofe?
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23 Febbraio 2015 - 18.44


ATF

di
Piotr
.

1. Eravamo sicuri che ci sarebbe
stata qualche provocazione per minare gli accordi Minsk 2.

In termini più generali la nostra
convinzione era che forze interne al campo formato da estremisti ucraini, dalla
Nato e dagli Usa, avrebbero riavviato la guerra alla fine dell’inverno, dopo la
riorganizzazione e il riarmo con materiale Usa delle forze armate ucraine, UAF,
e dei battaglioni punitivi nazisti, provati dalla cocente sconfitta di Debaltsevo.
Pensavamo in primo luogo ad una ripetizione delle provocazioni da parte ucraina
che ruppero gli accordi precedenti e portarono al contrattacco delle forze
armate della Novorussia, NAF, alla loro conquista dell’aeroporto di Donetsk e
alla chiusura della sacca di Debaltsevo. Invece le cose stanno precipitando
prima e in modo diverso.

La notizia è questa. Ieri, 22
febbraio, a Kharkov una bomba è scoppiata al passaggio di un corteo di 500
persone che marciavano a sostegno dell’unità dell’Ucraina. Si parla di tre
morti e cinque feriti.

Per capire la logica di questa
gravissima provocazione dobbiamo spendere ancora due parole sull’ormai famosa
sacca o calderone di Debaltsevo, specialmente sulle sue premesse e sulle sue
conseguenze politiche e militari.

Può sorprendere che negli accordi di
Minsk 2 non si sia fatto cenno alla situazione attorno a questa cittadina. In
realtà non se ne poteva fare alcun cenno. Infatti in base agli accordi
precedenti, Debaltsevo, che è un nodo stradale e ferroviario piazzato tra le
autoproclamate Repubblica Popolare di Lugansk e Repubblica Popolare di Donetsk,
era “terra di nessuno”, non essendo compresa nella “linea di contatto”. Debaltsevo
fu invece occupata dalla UAF in violazione degli accordi. In qualche modo il
presidente ucraino Poroshemko aveva quindi ragione a Minsk nell’insistere che
quest’area era una “testa di ponte” della UAF. Una testa di ponte che però non avrebbe
dovuto esserci in base agli accordi allora vigenti. Quindi la sua affermazione
era di fatto un’autoaccusa dovuta alla disperazione. La disperazione era dovuta
al fatto che la controffensiva della NAF a quella violazione aveva trasformato
quella testa di ponte in una micidiale sacca che imprigionava migliaia di
soldati ucraini. Durante gli accordi di Minsk 2, che sono stati firmati il 12
di febbraio, di fronte al rifiuto di Poroshenko di riconoscere la sconfitta e
permettere ai soldati intrappolati di arrendersi, non solo si convenne di non
menzionare Debaltsevo nella definizione dello status quo, pur essendo la
situazione più critica, ma la Germania e la Francia accettarono persino di far
scattare il cessate il fuoco alla mezzanotte del 14, permettendo così alle
forze della NAF di consolidare definitivamente la sacca e iniziare la sua
penetrazione. E Poroshenko dovette accettare, condannando a morte centinaia di
suoi soldati per salvare il suo già minuscolo prestigio.

Perché questa “concessione” da parte
di Merkel e Hollande? Difficile dirlo. Forse davanti a una situazione ormai
disperata hanno ottenuto in cambio il salvacondotto dei combattenti provenienti
dai paesi Nato, che si dice fossero prigionieri nella sacca in gran numero
(fonti della NAF parlavano di circa 800 persone, ma finora non se ne sa ancora
nulla, semmai si saprà). O forse semplicemente perché Putin non ha lasciato
loro altra scelta (oppure la NAF e/o la prevedibile reazione degli ultrà
nazionalisti russi non ha lasciato a Putin stesso altra scelta che pretendere
altri tre giorni di vittoriose operazioni militari). O forse perché Merkel e
Hollande speravano che Kiev dopo quella sconfitta avrebbe rinunciato a una
nuova offensiva, come quella che aveva tentato e perso nei mesi precedenti, e
avrebbe al suo posto avviato la nuova tornata di negoziati che l’accordo di
Minsk 2 implicitamente prevede, leggi “federalizzazione dell’Ucraina”. Infine,
tutti questi ingredienti si possono essere mischiati in varia misura.

2. Ma la situazione in Ucraina si è
ormai incancrenita. Poroshenko sa benissimo che l’unica soluzione è la
federalizzazione. Ma ha paura dell’hard power statunitense e dei battaglioni
nazisti ad esso collegati e che comprendono decine di migliaia di uomini. La
sola ipotesi di scioglimento di questi battaglioni, premessa indispensabile per
la pace e la stabilizzazione della situazione, ha portato all’assalto del
Ministero della Difesa da parte dei volontari nazisti alla fine di gennaio.
Oggi, dopo Minsk 2 e la presa definitiva di Debaltsevo, si parla
insistentemente di una nuova Maidan, questa volta nemmeno più un’Euromaidan ma
esplicitamente una Nazimaidan per rovesciare il governo uscito dalle recenti
elezioni. Il governo sta quindi tentando di inglobare i 20.000 uomini di
Settore Destro nell’Esercito stesso, ma è dubbio che ci possa riuscire. Il
comandante dell’esercito, generale Viktor Muzhenko, è
pesantemente sotto accusa da tempo. Agli ultrà nazionalisti (e agli Usa) non
sono mai andate giù le sue dichiarazioni che escludevano la presenza di truppe
russe in territorio ucraino e di aerei russi nei cieli del martoriato Paese. In
più, la “ritirata ordinata” da Debaltsevo, come ancora oggi pretende
Poroshenko, è stata nella realtà una rotta catastrofica, con migliaia di
soldati uccisi, centinaia di prigionieri e una quantità inimmaginabile di
materiale bellico catturato, tra cui artiglieria pesante e decine di carri
armati. Come se non bastasse, adesso la NAF può rischierare il personale fino
ad oggi impiegato nella conquista della sacca, personale oltretutto con un
morale altissimo.

3. Passiamo ora a un tentativo di
analisi politica.

La tenuta del governo di Kiev è
ormai estremamente precaria. La vita stessa di Poroshenko è in pericolo. Forse
anche quella del generale Muzhenko. Aver cercato di tenere il
piede in due staffe subendo però gli ordini di Washington (o di alcuni ambienti
politici di Washington) ha portato, come prevedibile, a una situazione senza
sbocco. D’altra parte Poroshenko è a capo dell’Ucraina solo in virtù di
Victoria Nuland, del senatore McCain e dei guastatori di piazza nazisti. La
prima cosa che avrebbe dovuto fare una volta installatosi alla Presidenza,
sarebbe stata quella di sbarazzarsi di questi ultimi. Ma come fare? Il rischio
era una guerra tra Esercito e battaglioni nazisti, che sono rappresentati in
parlamento, sono sostenuti e finanziati da differenti oligarchi con connessioni
internazionali (il principale è l’ucraino-cipriota-israeliano
Ihor Kolomoyskyi) e soprattutto sono collegati ad ambienti Usa e Nato. Insomma,
Euromaidan ha dato un frutto nato marcio. Si potrebbe anche dire che la
posizione biforcuta di Poroshenko riflette fedelmente la strategia biforcuta di
Obama. Un dilemma che porta solo alla catastrofe.

4. Vediamo ora a chi non
conviene la catastrofe.

La risposta è semplice ed evidente:
non conviene assolutamente alla Russia. Putin ha cercato in tutti i modi
di non coinvolgere il suo Paese e di frenare le spinte più nazionaliste dei
russofoni ucraini e dei Russi stessi. La “concessione” di tre giorni fatta da
Merkel e Hollande per finire il calderone di Debaltsevo è anche una
“concessione” fatta da Putin alla NAF in cambio di una stabilizzazione del
fronte e di un congelamento delle azioni belliche in vista di un secondo round
di negoziati. Non è un caso che la NAF stia diligentemente ottemperando
all’allontanamento dell’artiglieria pesante dalla linea di contatto, così come
previsto da Minsk 2. Putin ha fatto chiaramente sapere ai Novorussi che non
vuole ostacoli alla pace
. La situazione da lui preferita è un’Ucraina
unita, federale e neutrale. Poco gli importa che entri nell’area d’influenza
economica della UE. Anzi, potrebbe fare da ponte per rinnovare i rapporti tra
la UE e la Federazione Russa stessa.

La catastrofe non conviene nemmeno
all’Europa. Questo per certi versi vuol dir poco, perché nemmeno la finanza
speculativa e usuraia conviene all’economia e alla società, eppure oggi la fa
da padrona. Ad ogni modo da alcuni giorni importanti giornali tedeschi come Der
Spiegel
e Bild stanno attaccando Victoria Nuland, rea tra le altre
cose di essersi espressa in toni pesantemente sarcastici sulla missione della
Merkel a Mosca. Insomma, iniziano a farle pagare il “Fuck the EU”.

Contemporaneamente, a Londra la
Camera dei Lord ha criticato in un suo rapporto la Gran Bretagna e la UE per
“sleep-walking into this crisis”.
Il rapporto dichiara letteralmente: “La percezione russa della minaccia che
la NATO rappresenta per la sua sicurezza deve essere riconosciuta, e anche
contestata in discussioni sulla sicurezza europea
” e dopo le critiche di
rito a Putin afferma che “alla luce dei progressi del cessate il fuoco in
Ucraina orientale si deve valutare la revoca delle sanzioni
”. Il contrario
di ciò che ha fatto la UE.

Infine su Le Figaro
l’analista  Eric Zemmour ha dichiarato
dopo i recenti accordi di Minsk: “
Ora che finalmente [Francia e Germania] hanno
coordinato le proprie posizioni  riguardo
le relazioni con Mosca, non devono fermarsi a metà strada ma muoversi nella
direzione di un’alleanza tripartita con la Russia
”.

Insomma, in Europa il monotono suono
dei tamburi di guerra incomincia a essere interrotto. Cresceranno queste
interruzioni? E nel frattempo l’Italia dorme? Altro che sleep-walking into
this crisis
!

5. A chi conviene la catastrofe?

Teoricamente a nessuno sano di
mente. Ma questo non vuol dire che non vi siano forze che per particolari
motivi e particolari meccanismi non portino in quella direzione.

È ad esempio la direzione degli
ultrà nazionalisti e dei nazisti ucraini. In un’Ucraina pacificata, federale e
neutrale non avrebbero più alcun ruolo. Le mire loro – e di chi li finanzia – sulla
ricca Novorussia svanirebbero e il loro apparato ideologico-mitologico sarebbe
sconfitto relegandoli alla totale irrilevanza. Avrebbero fatto Euromaidan per
nulla e migliaia di soldati ucraini sarebbero morti per nulla. Anzi, per
perdere definitivamente la Crimea e concedere alla Novorussia un’autonomia che
prima di Euromaidan non aveva. Non sarebbe una novità, dato che i reazionari
sollevano sempre un pesante macigno per farselo cadere sui piedi. Ma proprio
nella speranza di evitare questo tragico autogol potrebbe scattare la coazione
a ripetere. Come un drogato che va in overdose nel tentativo di non star male
per l’astinenza. Ed è quello che si accingono a fare. Settore Destro, forte,
armato e rappresentato alla Rada, ha già detto ufficialmente che non riconosce
gli accordi di Minsk. Dichiarazione che sposta sui fascisti ucraini il sospetto
per la provocazione di
Kharkov
di ieri.

La catastrofe è anche la direzione
che potrebbe prendere Washington. Euromaidan dopotutto è una loro invenzione.
Il rischio di averlo fatto per nulla è ben presente anche agli strateghi
americani, non solo ai nazisti ucraini. Anche loro potrebbero quindi decidere
che piuttosto che patire una crisi d’astinenza sia meglio rischiare
un’overdose. Overdose significa escalation. Escalation significa
che l’aiuto finora coperto fornito dagli Usa e dalla Nato a Kiev e da Mosca
alla Novorussia diventerà esplicito, una guerra aperta e totale a spese
dell’Ucraina e degli Ucraini, anche se probabilmente Nato e Russia non si
confronteranno direttamente. Una specie di guerra del Vietnam senza intervento
diretto americano. Nel bel mezzo dell’Europa. Ma gli Italiani sonnecchiano.

Ogni esperto di cose militari sa che
a parte un drammatico aumento del numero dei morti, militari e civili, la
situazione sul campo non cambierebbe. La speranza di Washington è che costi
troppo alla Russia. A quel punto la speranza della pur riluttante Russia sarà
che costi troppo a Kiev e alla UE, così che si ribellino agli ordini di
Washington.

6. Quanto è probabile questo
scenario? Gli Usa hanno fatto abbondantemente capire che non intendono farsi
frenare da nessuno scrupolo per mantenere con le unghie e coi denti la loro
traballante egemonia planetaria. Siano essi scrupoli riguardanti mezzo milione
di bambini iracheni morti solo per l’embargo che seguì la Guerra del Golfo, o riguardanti
le migliaia di civili ammazzati dai droni americani, o le miglia di civili
morti in Libia e in Siria, o siano essi scrupoli riguardanti l’impiego di
fanatici nazisti e di tagliagole islamisti.

I maggiori problemi per gli Stati
Uniti oggi sono due. Da una parte indebolire la Russia, dall’altra mantenere il
Dollaro come moneta imperiale. Sono problemi connessi. Solo così si potrà
ricattare la Cina e di conseguenza tutto il resto del mondo.

Il primo problema ne presenta uno
collegato: rescindere i legami tra Europa a Russia. È il motivo per cui a Kiev abbiamo
nazisti e un potere politico isterico e confuso. A sua volta, il secondo
problema è legato a quello di mantenere il controllo geopolitico del commercio
dei combustibili fossili. Ecco perché abbiamo l’ISIS in Medioriente e in Nord
Africa (da dove, tra l’altro, tiene sotto scacco anche la riottosa Europa). Col
classico problema che sono truppe che agiscono con proprie logiche e che queste
logiche possono generare caos di ritorno, anche perché, come nel caso
dell’ISIS, possono essere sfruttate da più attori e allearsi con più attori,
Turchia, Qatar, Arabia Saudita, oltre che Stati Uniti.

Hitler usò le SS per sbarazzarsi
delle SA nella notte dei Lunghi Coltelli. Cosa succederà in questo caso? Fino a
quando le novelle SA serviranno ancora? A chi servono in specifico? Obama ha un
piano B per l’Ucraina e un piano C per il Medio Oriente e il Nord Africa? Fino
a che punto può neutralizzare o ha voglia di neutralizzare le Clinton, i
McCain, i Petraeus, le Nuland, insomma l’hard power?

È un incosciente o cercherà di non
passare alla Storia come il premio Nobel per la Pace che ha scatenato una
guerra mondiale?

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