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MUOS. Sentenza assurda

Annullata sentenza TAR che giudicò illegittime le autorizzazioni per il sistema di comunicazioni satellitare nella base USA a Niscemi. Intervista ad Antonio Mazzeo.

MUOS. Sentenza assurda
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5 Settembre 2015 - 18.00


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di Luciano Mirone

Nuovo colpo di scena nell”affaire del MUOS (Mobile User Objective System), il sistema di comunicazioni satellitare che gli Stati Uniti hanno installato in Sicilia, a Niscemi, nella provincia di Caltanissetta, dove risiede una base della Marina militare statunitense. Il Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) cancella il precedente pronunciamento del Tar (13 febbraio 2015), che invalidava la procedura con la quale la Regione Sicilia aveva rilasciato le autorizzazioni. Luciano Minore fa il punto della situazione intervistando Antonio Mazzeo, storico esponente del Comitato NO MUOS e da sempre in prima linea nella battaglia contro l”installazione del nuovo sistema militare, da molte parti ritenuto assai pericoloso per la salute degli abitanti del territorio.

L”intervista è uscita per [url”L”Informazione”]http://www.linformazione.eu[/url], il 5 settembre 2015. Viene qui pubblicata per gentile concessione dell”autore, che ringraziamo. (pfdi)

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“La sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) sul Muos di Niscemi può essere definita come un’ulteriore picconata ai più sacrosanti principi costituzionali e un gravissimo attacco al diritto alla salute di migliaia e migliaia di siciliani”.

Sono indignati gli attivisti No Muos dopo che il Cga ha annullato la sentenza del Tribunale amministrativo regionale, il quale lo scorso 13 febbraio aveva giudicato illegittime le autorizzazioni rilasciate dalla Regione siciliana in merito all’installazione del Muos di Niscemi.

Va ricordato che la struttura è stata costruita dagli Stati Uniti (63 milioni di dollari la spesa sostenuta finora) per completare la quarta stazione di terra che dovrebbe essere preposta – attraverso un sistema satellitare – alle comunicazioni delle forze militari nella trasmissione e nell’acquisizione dei dati emessi dai droni addetti alla sicurezza. Le altre stazioni – dotate di tre parabole del diametro superiore a 18 metri – sono ubicate in Virginia, alle Hawaii e in Australia. A Niscemi, dal 1991, sono operative 41 antenne della Marina militare americana per le comunicazioni navali. Il problema – secondo gli oppositori che si sono avvalsi di esperti molto autorevoli – è che le tre parabole, una volta entrate in funzione, saranno in grado di emettere delle onde elettromagnetiche talmente potenti che potrebbero causare malformazioni infantili e malattie come tumori, leucemie ed altro in quasi tutto il territorio siciliano.

Il timore dei No Muos è che adesso, anche se i cantieri dovessero restare sotto sequestro per ordine della Procura della Repubblica di Caltagirone (che ha ravvisato nella costruzione dell’opera dei reati urbanistico-ambientali), un verdetto del genere potrebbe condizionare il futuro iter giudiziario.

Il giornalista e scrittore Antonio Mazzeo, uno degli attivisti più impegnati contro l’impianto di Niscemi, è indignato: “Più che di contraddizioni della sentenza, parlerei di mistificazioni e di falsità, con un epilogo (quello di affidare l’ennesima verifica sulle emissioni del Muos a un comitato di cinque ‘valutatori’ – tre ministri del Governo Renzi – e due ‘esperti’ nominati dal Cnr e dal Consiglio Universitario Nazionale) che conferma la totale subalternità dei giudici all’esecutivo. Si fa tabula rasa di decine di studi scientifici indipendenti e di due perizie tecniche ordinate dal Tar di Palermo, che hanno evidenziato le gravissime criticità del progetto e i pericoli per la salute, per l’ambiente e per il traffico aereo. È stata provata processualmente e in sede scientifica la pericolosità delle emissioni del Muos e delle 46 antenne, senza che mai alcuna istituzione si sia preoccupata di informare la gente”.

Per capire quanto sia delicata la vicenda Muos, basta leggere ciò che scrive lo scorso 7 luglio Emanuela Fontana de ilgiornale.it: “Nei giorni scorsi il consolato americano a Napoli aveva fatto sapere che, in caso di un ennesimo ‘no’ al Muos da parte dei giudici italiani, la vicenda sarà gestita dagli Stati Uniti con minore pazienza”.

Infatti, prosegue il quotidiano della famiglia Berlusconi, “nell’eventualità in cui il Cga dovesse confermare i rilievi del Tar, per il governo Renzi si aprirebbe una strada irta di difficoltà”.

I No Muos contestano la sentenza anche su un piano costituzionale?

“Certamente. Con l’istituzione delle basi Nato si è in presenza di gravi violazioni degli articoli 11, 80 e 87. I giudici del Cga arrivano a mettere in dubbio le stesse funzioni del Muos per la conduzione delle guerre moderne con droni e sistemi di guerra di distruzione di massa, giungendo a ignorare che il sistema satellitare non è un programma discusso e finanziato all’interno dell’Alleanza Atlantica, ma bensì di proprietà e uso esclusivo delle forze armate degli Stati Uniti d’America. Per non dimenticare come sia stato svilito il cosiddetto ‘principio di precauzione’, uno dei capisaldi del diritto internazionale a difesa della salute umana e dell’ambiente, arrivando perfino a capovolgere l’onere della prova dell’eventuale pericolosità dell’impianto”.

In che senso?

“Per i giudici dovevano essere gli amministratori locali e gli attivisti del No Muos a provare la pericolosità delle onde elettromagnetiche emesse dalle antenne e non le aziende produttrici, la Marina militare Usa o le autorità governative italiane. Quella del Cga è indubbiamente una sentenza gravissima, regressiva da ogni punto di vista sul piano giuridico e politico”.

Con quali motivazioni il Cga contraddice la sentenza del Tar?

“Il Cga, con affermazioni inaccettabili e fondate sul nulla, si spinge a dichiarare illegittimi gli atti di annullamento delle autorizzazioni regionali (marzo 2013), malgrado siano state più volte accertate le gravi carenze istruttorie da parte di numerosi soggetti. Accertamenti fatti, ricordo, non solo durante il lungo procedimento davanti al Tar di Palermo, ma dalla stessa Procura della Repubblica di Caltagirone, che per due volte ha ordinato il sequestro dei cantieri Muos per manifesta violazione delle normative urbanistiche e ambientali. Il Cga non fa alcun accenno al luogo in cui il Muos è stato realizzato, la riserva naturale ‘Sughereta’, area protetta dalle normative europee, nazionali e regionali, e allo straordinario patrimonio naturale. Non fa un accenno neanche ai rilievi delle emissioni esistenti nell’area, ben al di sopra dei parametri di legge, e ciò senza che sia ancora entrato in funzione il Muos, come provato dalla stessa Arpa Sicilia, dagli studi indipendenti del Politecnico di Torino e dall’equipe scientifica che ha collaborato con i No Muos, costituita dai maggiori esperti in campo mondiale sui pericoli dell’elettromagnetismo”.

Qual è attualmente la situazione del Muos dal punto di vista giuridico?

“La sentenza del Cga non ha effetti perlomeno diretti sul decreto di sequestro dei cantieri emesso dai giudici di Caltagirone, atto su cui presto dovrà esprimersi nel merito il Tribunale della libertà di Catania. Si tratta di organi giudiziari – sulla carta – ‘autonomi’ e ‘indipendenti’ dal potere politico. Ciò ci consente di sperare che ci siano ancora margini di manovra in campo tecnico-giuridico per bloccare il programma di morte. Voglio ricordare però che i No Muos non hanno mai hanno privilegiato la battaglia in sede giudiziaria, coscienti che la questione è di valenza politica. Solo la mobilitazione dal basso e le azioni dirette possono contribuire a imporre un cambio di direzione nelle gravi scelte in ambito militare dei diversi governi succedutisi alla guida del paese”.

Con la sentenza del Cga cosa succederà?

“La sentenza impone al Movimento No Muos un’ampia riflessione su quanto accaduto in tutti questi anni e sulla ferma volontà del Governo di andare avanti nel progetto, in violazione del dettato costituzionale, delle leggi e della volontà popolare. Mi auguro un rapido rilancio della mobilitazione a tutti i livelli, locali e nazionale, perché il Muos di Niscemi, i droni di Sigonella e l’asfissiante processo di militarizzazione che investe la Sicilia e le isole minori non sono questioni di interesse meramente ‘locale’ o ‘regionale’. Ovviamente nessuno può farsi da parte, e proprio ora non ci possono essere più alibi. In gioco non è solo il futuro dei siciliani, ma le stesse possibilità di sopravvivenza dell’intera umanità”.

(5 settembre 2015)

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