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'Bernard-Henri Lévy, o della falsa battaglia contro l''ISIS'

'Il reportage di BHL sul Corriere della Sera glorifica i curdi siriani ma non dice una parola sulla Turchia che colpisce proprio i curdi, oltre a fomentare l''ISIS. '

'Bernard-Henri Lévy, o della falsa battaglia contro l''ISIS'
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11 Settembre 2015 - 23.01


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di Sebastiano Caputo.


È tornato a raccontarci la sua guerra privata sulle colonne del Corriere della Sera,
oggi a pagina 6. L’ultima volta che lo avevamo incontrato era a fine
agosto, e ci diceva la sua sulla crisi dei rifugiati e dei migranti che
sta precipitando l’Europa nel caos.

Ovviamente invitando i Paesi dell’Unione
all’accoglienza incondizionata. Il “filosofo” francese Bernard-Henri
Lévy, in arte BHL, è ora al fianco dei peshmerga curdi iracheni
di fronte ai miliziani dell’Isis, e sulle colonne di uno dei principali
quotidiani italiani spiega ai lettori, probabilmente incantati perché
all’oscuro degli scheletri nell’armadio dell’autore, perché lo Stato
Islamico perderà la battaglia per il Medio Oriente. Pochi ricorderanno
le sue responsabilità nella “balcanizzazione” della Jugoslavia,
così come la sua partecipazione in prima persona negli incontri tra il
leader dei “ribelli libici”, Mahmoud Jibril, e il presidente francese
Sarkozy, che poi scatenarono la destabilizzazione del Paese e la
successiva guerra contro Muammar Gheddafi. Pochi ricorderanno qualche
mese dopo la guerra in Libia, le sue invettive contro
Bashar Al Assad lanciate dai salotti parigini in cui richiamava
all’ordine il governo francese per un eventuale intervento militarmente,
umanitario pardon, in Siria. Pochi ricorderanno le sue sfilate a Kiev
dopo l’insurrezione di piazza Maidan per appoggiare i golpisti contro
il “governo satellite di Vladimir Putin”, definito nel suo ultimo
spettacolo teatrale “il cancelliere del Ventunesimo secolo”, alludendo
alla figura di Adolf Hitler. Eppure non ha paura di esporsi nuovamente.

BHL è tornato con la divisa dei pershmega.
La causa dei curdi è sacrosanta, ancora di più se dall’altra parte
della trincea sventolano le bandire nere, ma troppo comoda se
estrapolata dal contesto geopolitico internazionale. Mentre elogia il
coraggio di “coloro che vanno incontro alla morte”, sul suo profilo Twitter
lo vediamo fotografato in testa ai reggimenti, di fianco ai generali,
dietro la prima linea mentre guarda in faccia il nemico durante i
combattimenti. Pochi giorni fa appena tornato in Francia, intervistato
da Laurence Ferrari su Itélé, Levy affermava che “l’Isis è nato
a causa del potere esercitato da Bashar Al Assad”. Secondo BHL
bisognava intervenire militarmente in Siria nell’agosto dello scorso
anno e appoggiare i cosiddetti “ribelli democratici”, oggi in gran parte
confluiti nelle fila terroristiche di Al Nusra e dello Stato Islamico, e che di conseguenza non sono più degli interlocutori credibili né un’alternativa legittima all”attuale governo.

Tante belle parole per i curdi, eppure il reportage dell’intellò
francese non offre al lettore una visione globale della crisi siriana.
L’odio per Assad rende ciechi alle complessità geopolitiche. A tal punto
da non fargli proferire una parola sulla Turchia del
presidente Recep Tayyip Erdogan che non solo ha fomentato le fazioni
terroristiche (Al-Qa”ida, Al-Nusra, Isis) in chiave anti-siriana ma per
di più con la scusa di combattere lo Stato Islamico ha colpito i curdi
che vivono in territorio turco, i fratelli di quelli che BHL ha
glorificato nel suo reportage. Nemmeno una riga su chi da Sud, tra
Aleppo, Palmira e Damasco, convive e combatte, soli contro tutti, i
gruppi terroristici che da ormai un paio di anni hanno messo a
repentaglio una civiltà millenaria. Difficilmente vedremo Bernard-Henri
Lévy tra i soldati dell”esercito regolare siriano che combattono con
quello libanese di Hezbollah, meglio stare con i peshmerga
curdi e svolgere a metà la funzione critica dell’intellettuale.
Soprattutto se poi a Parigi e a Roma ti aspettano le telecamere di Itélé e le pagine del Corriere della Sera. Perché in fondo aveva ragione Julien Benda (1867-1956) nel suo pamphlet Il tradimento dei chierici (1927): gli intellettuali alla fine non sono altro che “la milizia spirituale del potere temporale”. Come si dice in francese “show is business”?

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/mondo/bernard-henri-levy-falsa-battaglia-contro-lisis-1169568.html.

  

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