'Rapporto Chilcot: le menzogne inglesi sull''invasione dell''Iraq' | Megachip
Top

'Rapporto Chilcot: le menzogne inglesi sull''invasione dell''Iraq'

Si è dimostrato in modo lampante come un primo ministro britannico sia in grado di dirigere in modo dittatoriale il Paese, manipolando le informazioni essenziali

'Rapporto Chilcot: le menzogne inglesi sull''invasione dell''Iraq'
Preroll

Redazione Modifica articolo

10 Luglio 2016 - 20.07


ATF

di Gaetano Colonna.


È poco definire banale la maniera con cui
la stampa, in primo luogo italiana, ha accolto le conclusioni del
“rapporto Chilcot”, la commissione parlamentare d’inchiesta inglese che
ha riesaminato le modalità con cui la Gran Bretagna affiancò gli Usa
nella decisione di invadere l’Iraq nel 2003.

Stiamo
parlando della decisione di attaccare un Paese sovrano, senza alcun
accordo da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: anzi,
in chiaro disaccordo con la maggioranza di esso, a partire dalla
Francia, che l’allora presidente Chirac oppose nettamente, insieme a
Russia e Cina, alla volontà bellicista delle potenze anglo-sassoni.

Stiamo
parlando del conflitto che ha portato alla disintegrazione dell’Iraq;
alla disgregazione delle sue forze militari e politiche; alla guerra
civile-religiosa fra sciiti, sunniti e curdi all’interno del Paese; a
oltre 250.000 vittime, tra civili e militari.

Stiamo
parlando del conflitto che ha aperto la via alla polverizzazione delle
entità statali laiche del Vicino Oriente
(dopo l’Iraq, infatti, è
toccato alla Siria) ed alla nascita di quell’entità
politico-religioso-militare, il Califfato islamico sorto appunto sulle
ceneri di Siria e Iraq, che oggi è obiettivo di nuovi interventi
militari occidentali (Usa, Francia, UK) e da ultimo persino della
Russia: un’entità islamista cui si attribuisce la paternità
dell’uccisione di 9 nostri connazionali a Dacca e di un attentato che,
nelle stesse ore, è costata la vita a 250 iracheni a Baghdad.

Parlare
dell’invasione dell’Iraq nel 2003 significa quindi parlare delle cause
storiche di quella che oggi viene definita la principale minaccia alla
sicurezza del mondo occidentale
, mediaticamente descritta come
“terrorismo islamico”: lo hanno riaffermato proprio, riuniti in questi
giorni a Varsavia, i vertici politico-militari della Nato, l’alleanza
occidentale di cui Usa e Gran Bretagna sono pur sempre le nazioni
fondatrici e leader.

Per queste
ragioni, anche soltanto la “sintesi” del rapporto Chilcot (150 pagine,
rispetto ad oltre 5000 della versione integrale) costituisce un
documento di straordinaria gravità perché dimostra come l’intera
condotta politica di Stati Uniti e Gran Bretagna sia stata improntata
all’uso abituale, continuo e strategico dell’inganno. Non esistevano le
armi di distruzione di massa (WMD), la cui presenza venne data per certa
per motivare l’intervento militare; l’Iraq era invece pronto a
sottostare a tutte le condizioni poste dalle Nazioni Unite per
verificarne la presenza, pur di evitare l’invasione; non esistevano
elementi per sostenere che l’Iraq fosse in rapporto con Al-Qa”ida né col
terrorismo anti-occidentale; al contrario, gli stessi servizi segreti
inglesi avvertirono il loro governo che un intervento militare in Iraq
avrebbe favorito il proliferare di cellule terroristiche in Europa, come
reazione all’invasione occidentale; non vi era nemmeno alcuna evidenza
di un collegamento fra la supposta presenza di armi di distruzioni di
massa in Iraq ed il terrorismo internazionale; non si elaborarono
strategie chiare per la sistemazione del Medio Oriente dopo la guerra,
nonostante si fosse giustificata l’invasione in nome del democracy building.

Nel
rapporto si possono seguire passo passo le spericolate evoluzioni
mediatiche, giuridico-legali e diplomatiche con cui Tony Blair ha potuto
forzare la mano al proprio governo ed al Parlamento, pur di arrivare
alla guerra. Lettura davvero interessante, che sfata il mito della
democrazia inglese
, mostrando in modo lampante come un primo ministro
britannico sia in grado di dirigere in modo dittatoriale il Paese,
manipolando le informazioni essenziali, in spregio alla rappresentanza
popolare ed alla pubblica opinione
.

Trovano
quindi conferma completa le opinioni, ritenute “complottiste” e
“guerroccultiste” di quanti, fra i quali è chi scrive*, per anni hanno
sostenuto che nulla di quanto Usa e Gran Bretagna hanno affermato per
giustificare il proprio intervento in Medio Oriente era vero
: tale
conferma ci viene ora da un atto ufficiale dello stesso Parlamento
inglese
. Senza che questo, riteniamo, ci possa far sperare purtroppo in
una cambiamento della politica internazionale della Gran Bretagna –
almeno a stare alle prime reazioni al rapporto da parte dello stesso
Blair e dell’attuale primo ministro Cameron.

Dovremmo
dire che la politica inglese e quella statunitense dimostrano una volta
di più di basarsi sul travisamento della verità fattuale, sul metodico
inganno delle opinioni pubbliche, sull’uso strumentale dei mass-media,
dei quali i governi detengono un controllo sempre più pervasivo e
diffuso
.

Chi, coinvolto in questi
meccanismi, ha cercato di tirarsene fuori, ha pagato con la vita
. È il
caso ad esempio dello sfortunato dottor David Kelly, scienziato esperto
di armi batteriologiche: dopo essere stato parte della Operation Rockingham (l’operazione di controllo e manipolazione delle ispezioni AIEA e ONU in Iraq, così come l’Office of Special Plan
statunitense), aveva probabilmente cominciato a nutrire seri dubbi
sull’operato del suo governo, lasciando filtrare indiscrezioni in tal
senso alla stampa. Finito sotto i riflettori mediatici, dopo pochi
giorni si è ritrovato con le vene tagliate in un bosco, vittima di un
opportuno suicidio verificatosi con perfetto tempismo.

Lascia
tuttavia stupiti il fatto che i nostri mass-media, davanti a un quadro
tanto chiaro e documentato, non si pongano mai le domande di fondo
.

Perché Blair e Bush hanno ingannato i loro popoli? Perché la guerra
contro l’Iraq si doveva fare ad ogni costo? Perché rischiare di
destabilizzare l’intero Medio Oriente? Quali obiettivi la classe
dirigente anglo-sassone continua a perseguire attraverso queste guerre
che non portano mai alla pace, ma che anzi moltiplicano i conflitti? Chi
trae benefici da queste strategie di guerra? 

Queste domande, alle quali
per parte nostra abbiamo da tempo cercato di fornire documentate
risposte, i nostri giornalisti non le pongono all’opinione pubblica:
eppure sono le uniche in grado di demolire i castelli di carta
magistralmente costruiti da almeno un secolo dalla deception anglosassone e di farci comprendere la vera natura di quell’imperialismo.

* G. Colonna, Medio Oriente senza pace, Edilibri, Milano, 2009.

Scarica il documento in pdf: Rapporto Chilcot

Fonte: http://www.clarissa.it/editoriale_n1968/Rapporto-Chilcot-le-menzogne-inglesi-sull-invasione-dell-Iraq.

DONAZIONE

Native

Articoli correlati