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C'è una Corte per giudicare i criminali internazionali che preparano la guerra?

Mentre la Turchia è in piena convulsione dopo un golpe fallito, conviene rileggere con attenzione il comunicato finale del vertice NATO di Varsavia del 9 luglio.

C'è una Corte per giudicare i criminali internazionali che preparano la guerra?
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20 Luglio 2016 - 21.21


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di Giulietto Chiesa


 Mentre un decisivo
membro della NATO, la Turchia di Erdogan, in cui sono depositate una
sessantina di armi nucleari, è in piena convulsione dopo un colpo di
stato fallito, converrà rileggere con attenzione il comunicato finale
del vertice della Nato di Varsavia del 9 luglio scorso.

Si
tratta, a ben vedere di una dichiarazione di guerra. Dichiarazione
preventiva, sotto forma di un impegno collettivo ad aggredire la Russia
in un tempo indefinito, ma prossimo. “A meno che”…la Russia non
accetti di “cambiare corso”.


Il testo, al paragrafo 15, dice esattamente
così: “Siamo dispiaciuti che, nonostante i ripetuti appelli degli
Alleati e della comunità internazionale, a partire dal 2014, affinchè la
Russia cambiasse corso, non esistano attualmente le condizioni per una
relazione. Il carattere dei rapporti dell”Alleanza con la Russia e le
possibilità di una cooperazione saranno dipendenti da un chiaro,
costruttivo cambiamento delle azioni della Russia, che dimostrino
l”accettazione delle leggi internazionali e dei suoi obblighi e
responsabilità internazionali. Fino a quel momento noi non potremo
ritornare al business as usual“.



Cosa significhi uno stato delle relazioni diverso dal business as usual è descritto dai fatti. Estensione sistematica dei confini della NATO
(nonostante l”impegno contenuto nel Patto Fondativo delle relazioni
NATO-Russia del 1997, in base al quale la NATO non si sarebbe allargata
in nessuno degli ex membri del Patto di Varsavia, e non avrebbe colà
installato armi nucleari); formidabile potenziamento in atto di tutti i
sistemi militari della NATO; creazione di centri di comando di nuovo
tipo nelle immediate vicinanze della frontiera russa, accompagnati da
massicci dislocamenti di truppe e creazione di infrastrutture militari
moderne di ogni tipo; installazione di missili nucleari di primo colpo
in alcuni dei paesi alleati dell”Est Europa; più di cento esercitazioni
militari solo negli ultimi due anni. Il tutto accompagnato da sanzioni
economiche il cui scopo evidente è di colpire, anticipando le armi
convenzionali, l”economia e la situazione finanziaria, e sociale, della
popolazione russa.



Tutto
questo è indicato al paragrafo 35, sotto il nome di “Readiness Action
Plan” (Piano d”Azione Preparatorio). In esso sono compresi tutti i piani
strategici e logistici per un attacco contro la Russia, inclusi quelli
che, nelle intenzioni, dovrebbero assicurare il successo di un “primo
colpo” nucleare. Le recenti esercitazioni, condotte in Polonia e
nell”Oceano Artico, hanno sperimentato attacchi aerei di tipo nucleare,
mediante missili cruise. Insomma tutto ciò che occorre per un attacco
nucleare contro la Russia.


Il punto di partenza, l”assunto che regge il
documento, è contenuto nel paragrafo 5, là dove si cerca di descrivere
le “azioni aggressive” della Russia. Qui si può leggere una lunga serie
di bugie vere e proprie, di distorsioni dei fatti, di accuse
platealmente infondate o non documentate, in cui tutti gli eventi
indicati â€” vicini e lontani â€” servono a mettere la Russia sul banco
degl”imputati. Tra tutti spicca l”accusa alla Russia di aggressione
verso l”Ucraina e la successiva “annessione” della Crimea. Qui il
rovesciamento della verità, storica e cronachistica, raggiunge vette
clamorose. Il nero (nazista) diventa bianco. È evidente che i firmatari
(tutti, inclusa la Turchia, che ha armato e sostenuto il terrorismo del
cosiddetto Stato Islamico. Ma, come sappiamo, parecchi tra i presenti a
Varsavia hanno partecipato alla mostruosa operazione contro la Siria e,
prima, contro la Libia, e ancor prima, contro l”Iraq e, ancor prima,
contro la Yugoslavia) sanno perfettamente di sottoscrivere il falso.


Ma
il ruolo di documenti come questo è anch”esso strategico: si tratta di
uno strumento di propaganda concepito per essere usato e ripetuto
all”infinito da tutto il mainstream occidentale; che servirà a
pronunciare migliaia di discorsi dei leaders politici, articoli di
commentatori, dove la parola Russia sarà permanentemente associata ai
termini “aggressione” e “annessione”. Una specie di lavaggio del
cervello, simultaneamente esercitato sui leaders e sulle opinioni
pubbliche.



Per
quanto concerne il “cambiamento di linea” che si chiede alla Russia,
esso altro non è che l”accettazione piena e incondizionata degli ordini
della NATO. Che viene tout court identificata con la “comunità
internazionale”. Siamo di fronte a un ultimatum, che si presenta,
esplicitamente, nella forma di una minaccia all”esistenza stessa della
Russia come paese indipendente e sovrano. Viene in mente lo Statuto di
Roma (art. 8bis) che dovrebbe guidare l”azione della Corte Penale
Internazionale: “Per gli scopi di questo Statuto, per  crimine di
aggressione
s”intende la pianificazione, la preparazione, l”avvio o
l”esecuzione, da parte di una persona che sia in condizione effettiva di
esercitare il controllo su, o di dirigere l”azione politica e militare
di uno Stato, o di un atto di aggressione che, per la sua gravità, ed
estensione, costituisca una manifesta violazione della Carta delle
Nazioni Unite”.




Dal
punto di vista tecnico, ognuno dei firmatari del documento di Varsavia
2016 sarebbe passibile di incriminazione davanti a quella Corte, e
chiamato a rispondere dei suoi atti, di fronte ad essa e al proprio
popolo. Così non sarà, naturalmente, come dimostra il fatto che Tony
Blair è ancora a piede libero. Ma ora c”è un altro problema: la
compagnia di ventura dei leader della NATO si sta dividendo e azzannando
al suo interno. E perfino l”Imperatore non sa mettere ordine nel
canile. Chi deciderà dunque gli atti successivi?

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