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Azov: come farvi gradire un nazi-battaglione ucraino

'In decine di università europee la proiezione di un documentario sul battaglione Azov, un''operazione simpatia per presentare i nazisti ucraini come patrioti europei'

Azov: come farvi gradire un nazi-battaglione ucraino
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23 Novembre 2016 - 11.38


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di Fiorangela Altamura.

Un’aula
universitaria all’Università di Salerno, a Fisciano. Proiettano “Maidan, The
Aftermath”,
un documentario sul battaglione Azov, il reparto militare
di ispirazione nazifascista che il governo ucraino scaglia contro le
popolazioni del Donbass. Segue il dibattito. Quando mi sono alzata in piedi e
ho preso parola non ho potuto che cominciare dal significato del progetto che
sta dietro la presentazione del documentario, a Salerno e in altre 20 città
d”Europa. Lo spunto di questa campagna è il terzo anniversario delle manifestazioni
di piazza ucraine poi passate alla storia come EuroMaidan. Iniziarono pacifiche,
confluirono in un colpo di Stato trainato da USA/NATO/UE e sfociarono in una
guerra civile perché le popolazioni russofone dell’est non vollero
sottomettersi.

Il
documentario proposto è frutto di un programma finanziato da un”agenzia dell”UE
che “sostiene i progetti meritevoli che rendono coesa l”Europa”. L”Università
di Salerno, tramite una società che organizza eventi e volontari, si è prestata
a proiettarlo in anteprima in Italia.

Leggiamo
nei dettagli dell”evento e ancor prima nella pagina che sponsorizza il
documentario, dove si mostrano le magnifiche e progressive “prospettive
dei giovani ucraini”, per “spiegare la situazione ucraina ai
cittadini europei”.

In
definitiva: per affrontare il tema della guerra in Ucraina si è scelto di
raccontare il punto di vista di un giovane volontario del nazi-battaglione che
combatte al fianco dell”esercito ucraino contro le popolazioni resistenti del
Donbass, proclamatesi Repubbliche autonome.

Parlo
al pubblico – poche persone – che ha appena assistito alla proiezione e vado
dritta al nocciolo della questione. Questo documentario rappresenta una chiara
scelta politica visto che l”UE ha voluto il golpe ucraino e sostiene l”attuale
governo antidemocratico, in guerra contro la propria popolazione e nella cui
compagine governativa vede partiti della destra estrema.

Il
documentario umanizza la figura del giovane volontario del battaglione Azov e
dei suoi amici, di cui mostra fidanzatine e famiglie, e passa per
l”addestramento e i combattimenti di quelli che vengono presentati come patrioti
liberatori contro l”aggressore russo.

Il
moderatore ha tentato di sdrammatizzarne la portata politica e richiesto
interventi che si attenessero al documentario in sé. Gli organizzatori hanno
ammesso che si trattasse di una “prospettiva di parte” e fosse
complicato segnare “la linea di demarcazione tra nazionalismo e degenerazione
neo-nazista”, ma naturalmente la discussione che si è sviluppata è stata tutta
politica.

In
aula c’erano anche giovanissime ragazze ucraine dei progetti Erasmus favorevoli
all”azione del battaglione Azov. Due di loro sostenevano di aver conosciuto
personalmente, a Mariupol, quei giovani che combattono “per l”orgoglio ucraino,
per la libertà”.

“Libertà
da chi?”, chiedevamo io e la compagna Svetlana -intervenuta a spiegare chi
fossero questi volontari e di quali crimini si fossero macchiati- e loro zitte
o flebilmente: “dall”invasione, ingerenza russa”.

Le
ragazze confondevano le aspirazioni a vivere in un paese democratico – essendo il
loro modello quello degli altri paesi UE – con la negazione di ingerenze
esterne e la degenerazione politica attuale che ha messo fratelli contro
fratelli e fa dire loro “l”Ucraina non è mai stata unita”. Quali sono i valori trasmessi adesso alla “generazione Erasmus” da questa Europa? L”Europa che vorrebbe unire i popoli, ma che incoraggia nuovi odi.

Solo
una si è smarcata dalla propaganda occidentale.

Gli
italiani presenti in sala, invece, non hanno preso espressamente posizione ma
annuito alle nostre denunce, alle nostre ricostruzioni e infine ci hanno
ringraziate per aver portato alla discussione un punto di vista imprescindibile
e volutamente ignorato in partenza.

Abbiamo
presentato le ragioni di chi sostiene i valori dell”antifascismo,
dell”autodeterminazione dei popoli e della democrazia, abbiamo parlato delle
ingerenze USA/NATO e della propaganda antirussa, abbiamo ricordato la tragedia
di Odessa e i bombardamenti e le sofferenze che soffrono i civili, la
resistenza dei partigiani del Donbass.

E di
fronte al moderatore che continuava ad affermare “la guerra è brutta, mai
più guerre”, non ho potuto che concludere affermando che la pace può
nascere solo dalla maturazione di una coscienza popolare che rifiuta le
ingiustizie e pretende democrazia e giustizia sociale.

“Vogliamo
la pace” è affermazione vana e inefficace se non accompagnata dalla
rivendicazione dei propri valori e dal rifiuto degli obiettivi dietro i
conflitti che si servono anche della sporca e subdola propaganda cui abbiamo
dovuto assistere, in data 21 novembre 2016, in un”università pubblica italiana.




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