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Da Aleppo, lettera aperta a Hollande (e ai candidati alla successione)

'Un attivista francese, Pierre Le Corf, da un anno ad Aleppo, era partito professandosi ''neutrale''. Qui spiega come è passato dai preconcetti a un''altra visione'

Da Aleppo, lettera aperta a Hollande (e ai candidati alla successione)
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12 Febbraio 2017 - 21.42


ATF

Da Aleppo, lettera aperta a
François Hollande, Presidente della Repubblica Francese, per la Pace.

di Pierre Le Corf.

Chiunque voi siate vi
dedico questo messaggio così come a qualsiasi persona che possa prendere delle
decisioni, perché mettiate la vostra goccia d”acqua, affinché la pace e la
popolazione civile sia una priorità.

Pierre Le Corf umanitario Francese
espatriato ad Aleppo, Siria.

Associazione
We Are Superheroes

Lettera rimessa in egual modo nelle
mani stesse del Presidente.

Signor Presidente della Repubblica Francese,
François Hollande;

in copia ai candidati all”elezione
presidenziale.

Signor Presidente,

Oggi, rimetto in questione i valori
con cui sono cresciuto, i valori di un paese che io amo, il mio paese, la
Francia. Mi rivolgo a voi come cittadino francese arrivato senza pregiudizi in
territorio siriano, vivendo ad Aleppo Ovest, ridiventato Aleppo, sono qui come
umanitario politicamente neutro, da circa un anno. L”attività è difficile, non
solo perché sono l”unico francese a vivere qui, cosa che mi mette nel mirino
per una testimonianza contro-corrente, ma anche per la difficoltà a
testimoniare ciò che abbiamo vissuto qui che sfiora a tratti l”orrore. Sono
testimone di un massacro e di una situazione umanitaria catastrofica di cui noi
siamo gli attori e in parte i committenti, sostenendo il terrorismo. Vi dedico
questo messaggio così come a ogni persona che possa prendere delle decisioni,
affinché facciate della pace e della popolazione civile, una priorità.

Tutti i giorni ho dovuto affrontare la
morte, come tutti in questa città e la missione che mi sono dato, mi ha portato
a visitare delle famiglie che risiedono a fianco di quelli che noi descriviamo
come gli “oppositori” fin dall”inizio del conflitto. Personalmente, non ho
osservato altro che delle bandiere nere, foto lo provano, su ogni linea di
fronte, segno di raduno dei gruppi che noi combattiamo da molti anni in
Francia.

La popolazione è oggi unita, non per
combattere il governo, ma per combattere i gruppi djihadistes
con qualsiasi titolo che noi possiamo
dargli per “moderare” le loro azioni e le loro ragioni d”essere. Questi gruppi
armati si fanno chiamare Al-jaich al-hour (Esercito Siriano Libero o ESL),
Jabhat al-Nusra (o anche chiamato Fatah al-Sham, ramo di Al-Qa’ida), Jaish
al-Islam, Harakat Nur al-Din al-Zenki, Brigade Sultan Mourad, ecc. Certo,
esiste una opposizione anti-governativa come esiste rispetto a tutti i governi,
una opposizione più o meno pacifica, ma è realmente minoritaria. Dall”inizio e
fino ad oggi, la quasi totalità delle forze sul posto, che continuano a
bombardare Aleppo, sono quelle dei combattenti armati appartenenti a dei gruppi
terroristi pronti a tutto.

Utilizzo il termine “terrorista”
poiché non ci sono dei ribelli ad Aleppo
, niente che permetta di considerarli come tali. E”
irresponsabile di continuare a giocare con le parole preferendo definirli
ribelli, in Siria, quando noi li classifichiamo nella lista delle
organizzazioni terroristiche in Francia. I combattenti sono stati evacuati con
le loro armi individuali tramite accordi con il governo e sono “tutti” partiti
a Idlib che è quasi unicamente occupata da diversi gruppi armati e le loro
famiglie. Sfortunatamente, molti di loro sono ritornati ai margini di Aleppo e
hanno ripreso i bombardamenti sui civili e gli attacchi suicidi, qui come
dappertutto in Siria.

Tutto ciò che ho anticipato, sono io
stesso a documentarlo
.
Io ci lavoro tutti i giorni, da mesi, in funzione di quanto la guerra me lo
permette, raccogliendo le testimonianze dei civili con video e scritti, indipendentemente
dalla loro religione e della loro opinione politica e lo faccio in assenza di
militari o di membri del governo. Io pubblico e trasmetto queste testimonianze,
puntualmente, a una commissione di inchiesta delle Nazioni Unite incaricata di
studiare gli attacchi e crimini della “opposizione”, cercando di metterla in
contatto con dei testimoni.

Si è focalizzata l”attenzione
dell”opinione pubblica sui bombardamenti delle zone a minoranza di oppositori
ma a maggioranza terrorista dove morivano tutti i giorni dei civili, senza mai
precisare che la maggior parte dei civili dello Stato di Aleppo non potevano
scappare poiché trattenuti dai combattenti. E” utilizzando i recenti corridoi
umanitari organizzati dai Russi e dai Siriani (corridoi indicati 1 o 2 giorni
prima, con precisione dell”ora di apertura, tramite un invio di messaggi
telefonici a tutti i proprietari di cellulari sulla rete siriana MTN /
SYRIATEL, tra cui il mio) che numerosi civili sono stati uccisi, per aver
cercato di scappare, da dei gruppi armati che glielo impedivano. Fortunatamente
molte migliaia di civili sono riusciti così a fuggire fuori da questi corridoi,
a volte attraverso zone minate.

Sono rari i media che hanno precisato
che questi civili erano scudi umani, cose che le testimonianze confermano
. Hanno spesso preferito descriverli
come presi tra i fuochi di un combattimento di combattenti rivoluzionari al
loro governo, il quale governo difendeva il suo popolo contro i jihadisti di
cui la maggioranza è formata da mercenari stranieri entrati in Siria,
fortemente armati, fanatici per i quali la vita umana ha poca importanza. Per
non parlare che ad Aleppo, una volta invase la periferia e il centro città,
bombardando quotidianamente la popolazione dell”Ovest, si sono presi il diritto
di assassinare i civili a Est per un sì o un no.

 I gruppi armati presenti sul terreno non hanno
mai dato testimonianza della loro “supposta moderazione” verso la popolazione.
Ho constatato io stesso che i combattenti dispongono di armi e di munizioni
provenienti da molti paesi, molte munizioni erano di fabbricazione francese,
americana, inglese, saudita, ecc. Delle armi utilizzate quotidianamente contro
la popolazione civile dell”Est e dell”Ovest, sia da gruppi riconosciuti
terroristi, che da gruppi raccolti sotto la bandiera del preteso Esercito
Siriano Libero, in maggioranza costituita da jihadisti che noi cerchiamo di far
passare come combattenti della libertà.

Tiravano sull”Ovest dalle zone più
popolate dell”Est, a volte dall”ospedale per limitare i tiri di ritorno. Può
succedere che dei combattimenti si inserivano tra i gruppi armati dell”Esercito
Siriano. Ho le mie testimonianze dei civili dell”Est sopravvissuti a questi
combattimenti e di cui io mi occupo, come altre organizzazioni internazionali presenti
qui.

Aleppo Est contava 120.000 persone
prese nei combattimenti (di cui circa 15-20.000 combattenti) che corrisponde
anche in gran parte a numerose famiglie che si sono rifiutate di abbandonare le
loro case per paura che queste non fossero occupate, distrutte o saccheggiate.
In Siria, pochi abitanti sono affittuari. Ci vuole tempo per diventare
proprietari del proprio appartamento, ma è culturale, poiché la casa è il
simbolo della famiglia. Il punto essenziale è che noi abbiamo occultato una realtà,
quella di 1.300.000 Siriani di tutte le confessioni che vivono all”Ovest e che
cercano, malgrado la morte onnipresente, di mantenere il funzionamento delle
loro istituzioni e di mandare i loro bambini a scuola o all”Università. Noi li
abbiamo cancellati per un obiettivo politico, di fatto che loro vivevano in una
zona controllata dal governo siriano. Facendo questo, abbiamo occultato dieci
volte la popolazione dell”Est, e, in entrambi i casi, lo abbiamo fatto in nome
di una minoranza la cui causa non interessa che loro.

Non cӏ un solo giorno in cui non
siamo stati vittime di tiri di cecchini o di attacchi con i mortai, esplosivi,
veri razzi o bombole di gas e caldaie dell”acqua montate come razzi, ecc. sulle
strade, abitazioni, ospedali, scuole
. Non cӏ stato un solo giorno in cui
decine di persone non sono morte, non sono state evacuate in uno stato critico
verso l”ospedale sovraffollato, per attacchi continui, quando non c”era
esercito nella città a parte qualche checkpoint; esercito e militari proteggevano
le linee di fronte. Tutti i giorni, adulti, bambini, famiglie sono state
schiacciate da tutti i tipi di proiettili. Se mi esprimo come un Siriano è
perché mi sono confrontato con questa guerra quotidianamente. HO la fortuna di
essere ancora in vita poiché Aleppo era come un campo di battaglia, i razzi non
arrivavano. Essendo soccorritore ho cercato di salvare delle vite, non ho
potuto riuscirci sempre, le persone avevano gambe, braccia, pezzi di corpo
strappati, fusi, bruciati…. Non ho più parole giuste per descrivere quello
che la popolazione ha vissuto qui, è difficile da condividere, ho visto troppa
gente morire e ci si domanda sinceramente ogni giorno se possiamo restare
ancora vivi.

Continuativamente ho incontrato i
civili sfollati all”interno del paese. Le loro testimonianze sono senza appello
. A est di Aleppo, la legge della
sharia regnava attraverso dei “tribunali islamici” sommari, costituiti da dei
combattenti e degli Cheikhs erano autorizzati, in funzione dei fatwas (decreti
religiosi) a imprigionare, a torturare, a sposare delle bambine e a giustiziare
chi volevano. Dopo la liberazione di Aleppo Est, si è scoperto che i terroristi
disponevano di un enorme stock di cibo. Ho visto un mucchio di pacchi umanitari
che potevano essere sufficienti per un anno di assedio. Le famiglie
testimoniano della loro impossibilità di approfittarne e della carestia
sopportata di fatto dall”insediamento dell”Esercito ma, soprattutto, del
monopolio delle tariffe o ripartizioni proibitive praticate dai gruppi armati,
che arrivavano fino a 50 volte il prezzo normale. Chi accettava di combattere
dalla loro parte beneficiava di un trattamento di favore. D”altro canto, come
me lo hanno detto recentemente certi dei loro simpatizzanti rimasti all”Est: “A
noi non piace questo governo, ma se qualcuno critica i combattenti dell”ESL o
di altri gruppi, li uccidono. Dov”è la libertà?”.

Le Infrastrutture, gli ospedali, le
scuole erano in parte usate da questi gruppi come quartieri generali che gli
servivano anche da prigione e da deposito delle loro armi. In una scuola, ho
constatato che fabbricavano delle armi chimiche con dei prodotti importati da
diversi paesi. E, questo ultimo mese, in seguito ai peggiori combattimenti, ho
assistito all”arrivo di feriti da cloro, con la pelle bruciata letteralmente. A
Est, gli ospedali curano principalmente i combattenti e le loro famiglie, o chi
può pagare. Anche qui, dopo la liberazione di Aleppo, ho constatato io stesso
le tonnellate di medicine e due ospedali che sono rimasti funzionali per una
zona di guerra, malgrado le loro facciate e certe zone parzialmente colpite,
quando quelle stesse erano state annunciate più volte come totalmente
distrutte.

I “Caschi Bianchi”, che il governo
francese ha finanziato, tra gli altri che noi abbiamo ricevuto all”Eliseo
,
sono, per un grande numero tra loro, soccorritori di giorno e terroristi di
notte, e viceversa; Hanno prestato fedeltà a Jabhat al-Nousra (Al-Qa’ida), come
provano i documenti ritrovati dopo la loro partenza e come testimoniano gli
abitanti.

Secondo le testimonianze, la maggior
parte delle loro squadre portavano prima soccorso ai combattenti e dopo,
eventualmente, ai civili.
La
particolarità era che ogni squadra aveva un cameraman, e che li aiutavano al
fine di far tornare la videocamera. Molti civili mi hanno detto che numerose
persone sono rimaste sotto le macerie senza aiuto, poiché rifiutavano di
arrendersi. Delle altre hanno affermato in mia presenza che I Caschi Bianchi
mettevano in scena degli attacchi, dei falsi bombardamenti con dei falsi feriti
e dei falsi interventi. Il nostro governo francese finanzia anche delle
associazioni come “SYRIA CHARITY”, portatrice di bandiera a 3 stelle, che si
chiamava inizialmente “linea per una Siria libera”, nome che appare sempre nei
suoi rendi conto. Anche apportando un aiuto umanitario, si tratta di una
associazione che ha oltrepassato la linea rossa partecipando a una guerra di
opinione per giustificare il rovesciamento del governo nascondendo la realtà
locale, la loro vicinanza ai gruppi armati (la loro presenza anche cancellata
con cura da tutti i video) e apportando un sostegno medico costante ai jihadisti.

Numerose associazioni e organizzazioni
umanitarie Francesi e internazionali in zone “ribelli”, hanno fatto più male
che bene strumentalizzando la sofferenza della popolazione e manipolando
l”opinione in nome di una causa e di donazioni orientate, anch”esse hanno preso
la popolazione civile in ostaggio, permettendo a questa guerra di continuare “legittimandola”
in modo disonesto, permettendo
ai combattenti di durare, e alla morte di restare ogni giorno.

Altrove abbiamo piazzato qualche ora
la bandiera siriana a tre stelle all”Eliseo, il tempo di ricevere il (falso)
sindaco di Aleppo con gli onori, uomo che non è mai stato eletto dal popolo
Siriano, che non viene da Aleppo ma riconosciuto e eletto dai leader dei gruppi
jihadisti
così come
da qualcuno di parte e straniero. Questa bandiera non ha più il senso della
libertà in Siria, qui è un simbolo di morte quotidiana, poiché ormai associata
all”ESL, un conglomerato di gruppi terroristi vicini ad Al-Qa’ida che non
declamano la democrazia che davanti ai media e che noi sosteniamo. Non dobbiamo
soprattutto confondere il movimento cittadino del 2011 e quelli che se ne sono
serviti, qui e dappertutto nel mondo, per creare questa guerra.

Sì, molte persone sono morte. Nessuna guerra è giusta, non sono qui
per negare o difendere la violenza estrema dei bombardamenti su Aleppo Est per
permettere non la sua caduta, ma la sua liberazione. E” una realtà.

Un”altra realtà è che a parte i
bambini feriti, le bombe o le grida, noi abbiamo cancellato la presenza dei
gruppi armati ma soprattutto cancellato i civili, la vita. Li abbiamo privati
di voce lasciando la gente dedurre la situazione dalle loro emozioni rispetto a
una situazione continuamente illustrata in modo catastrofico, utilizzando
spesso dei bambini. Come rimettere in questione cosa succede qui, quali
siano gli argomenti e le prove proposte quando vi si mostra una situazione dove
si fa credere che tutta la Siria è a ferro e fuoco in modo unilaterale a causa
del suo governo? Il fatto che
tutto ciò che succede qui non corrisponde a
questa immagine di propaganda? Che la priorità è di imporre delle zone “no-fly”;
le quali, grazie a Dio, non sono mai arrivate. Sì, avrebbero reso perenne il
conflitto, aumentando il numero di morti e avrebbero permesso ai gruppi armati
di prendere Aleppo, invece di liberarla dalla guerra e dalla morte. Le persone
che sono fuggite dall”Est hanno vissuto l”inferno, ma vivono il loro arrivo qui
come una liberazione per la maggior parte di loro, non come una deportazione
perché la maggior parte sono ritornati a casa loro adesso. Nessuno ha
sottolineato che circa l”85% dei civili sono venuti a rifugiarsi liberamente
nel lato Ovest di Aleppo, lato del governo, quando dei bus erano noleggiati per
portare a Idlib combattenti e civili volontari.

La legittimità accordata dai media e
ai sostenitori esteri ai gruppi e alla loro causa, a permesso loro delle avanzate
critiche attorno alla città, forzando centinaia di migliaia di persone ad
abbandonare le loro case.
Mi
ricordo che per settimane intere abbiamo dormito vestiti, lo zaino vicino al
letto, i terroristi e i combattimenti erano così vicini che a volte le pallottole
attraversavano le vie e che, più loro avanzavano la loro posizione, più io
potevo sentirli urlare “Allah Akbar” prima e dopo il colpo di ogni mortaio
sulla città.

Qualsiasi siano i paesi in cui sono
stati utilizzati, i video e contenuti creati dai combattenti e loro
parteggianti, a volte montati del tutto, sono stati diffusi per primi dai
nostri media francesi, strumentalizzando la morte e la sofferenza delle persone
viventi ai limiti dei combattimenti, l”amore e la compassione di quelli che guardavano
queste immagini. Come questi gruppi armati fanatici, noi
abbiamo venduto talmente paura che nessuno si è reso conto che i contenuti
avevano tutti lo stesso viso ed erano creati in sequenza,
senza mai
dare una voce ai civili interessati, se non a dei parteggianti o terroristi
(preciso che i civili potevano difficilmente permettersi del pane, men che meno
una telecamera e soprattutto una rete internet 3G, che costa come 5 kg di
carne). Non avendo un numero di combattenti per distruggere il governo, abbiamo
completato il nostro impatto sul conflitto giocando con i sentimenti per
influenzare l”opinione pubblica e il suo tacito consenso in questo
conflitto. 

Dalla parte Ovest, documentare in
tempo reale la situazione non è mai stato un interesse per nessuno, poiché era
troppo pericoloso, inoltre, le informazioni non uscivano dalla Siria. Fare una “diretta
Facebook” o pubblicare un reportage che mostrava i luoghi degli attacchi
permetteva loro di precisare, riaggiustare il tiro e di selezionare le zone. In
un doppio discorso e sul loro stesso canale televisivo qui in Siria “Free
Sirian Army***”, da una parte parlano di sé come liberatori della popolazione,
e, da un”altra, presentano questi attacchi come delle punizioni, noi, “infedeli
che vivono nella parte di Bashar Al-Assad”. Questa catena televisiva è
accessibile da chiunque. Alla liberazione, i reportage dei Russi come le
testimonianze dei Siriani sotto l”occupazione terroristica sono stati
immediatamente dichiarati propaganda, come a screditare tutto ciò che poteva
emergere dalla Siria stessa, da quelli che ci vivono o sono sul posto.

Quest”anno è stato veramente l”anno
della disinformazione.

Una guerra per la “libertà” del popolo
siriano. Noi utilizziamo questa parola per nascondere tutto, senza mai averla
argomentata né giustificata. Quale libertà? Quale popolo siriano? Distruggere
il governo, bloccare il paese con le sanzioni per portare cosa? Il nostro savoir faire democratico? I Francesi si
sono posti la questione di sapere quale sarà il programma del “dopo”? NO! La
libertà, punto. Facile. Il programma politico e sociale dei gruppi terroristi è
in opposizione con la libertà, la democrazia, i nostri valori o quelli della
maggior parte dei paesi del mondo. E” in nome degli interessi, non in nome
della libertà, che noi strumentalizziamo questi gruppi che aspirano alla
creazione di uno Stato Islamico in Siria. Non chiedete allora che cosa essi
contino di offrire al popolo siriano, domandatevi piuttosto cosa vogliono
togliergli e imporgli. Tutti i civili che io ho incontrato quotidianamente
rifiutano di immaginare questa opzione un solo istante, quelli che l”hanno
vissuto, cercano di dimenticarlo.

Signor Presidente, noi abbiamo, come
molti paesi, una grandissima responsabilità in questa “guerra”
che abbiamo cercato di portare al suo
termine, termine inteso come rovesciamento del governo Siriano a qualsiasi
costo.  Questi ultimi anni, noi abbiamo a
fianco di molti paesi, partecipato alla distruzione della Siria, un paese in
grande parte francofono e il cui popolo ama la Francia, molti sono quelli che
parlano Francese. Per quanto imperfetto sia un governo e qualsiasi siano i suoi
errori, e i nostri nel tempo, noi stiamo sostenendo attualmente l”instaurazione
di una dittatura, una vera dittatura in un paese dove una vera opposizione
esiste, tanto che i gruppi armati non sono motivati che per la divisione, la
frustrazione, il rancore e l”odio. Servirci di questi gruppi per concretizzare
degli obiettivi geopolitici o economici non a niente di democratico, al
contrario noi condanniamo i Siriani. Avendo percorso il paese, ho potuto
constatare che, malgrado certe critiche, nonostante ciò che si dica, la
grandissima maggioranza dei Siriani sostiene onestamente e sinceramente il loro
governo e sostiene colui che chiamano loro presidente, e non dittatore, Bashar al-Assad.

Sento questo messaggio come un dovere.
Sono un umanitario e ho creato la mia propria associazione non politica, non
religiosa, che auto finanzio fino ad ora. Vivo in zona di guerra, ne pago il
prezzo e ho preso i rischi necessari per aiutare modestamente i civili.
Trasmettere la realtà qui per me vale gli attacchi dei media mainstream e dei
loro parteggianti che cercano di farmi tacere, arrivando fino a designarmi come
un bersaglio. Prendo ancora più rischi prendendomi la responsabilità di
scrivere questa lettera di cui so il peso e la responsabilità per denunciare
una situazione che ho osservato ogni giorno spingendo sempre più lontano il mio
indagare. Non ho nulla da guadagnare e nessun interesse personale, prendo
questo rischio da quando da molti mesi per combattere il terrorismo
trasmettendo la verità, la realtà di quello che vivono i Siriani qui, di quello
che testimoniano, denunciando i gruppi jihadisti e la manipolazione mediatica
che colpisce ogni giorno la vita della gente.

Chiediamo al popolo siriano cosa si
augura per il suo paese invece di parlare in nome suo, di rubargli la voce, le
libertà, il presente, il suo futuro. E” il popolo siriano che deve decidere il
suo avvenire e non spetta a noi decidere per esso. E” una forma di dittatura
ancora più terribile della nostra illegittima ingerenza fino qui. La democrazia
comincia da sola, al di là delle nostre responsabilità riguardo i Siriani, sarà
inoltre tempo di consultare il popolo Francese sulla sua volontà in questo
conflitto, visto il pericolo che ciò rappresenta per la sicurezza presente e
futura.

Chiamo la mia Francia, il paese che
amo e in cui sono cresciuto, a cessare di condannare la popolazione par interim
e di incoraggiare i gruppi terroristi
che
attaccano già le nostre famiglie, i nostri bambini, i nostri cittadini, e
quelli che siano gli interessi economici o geopolitici in gioco. Noi non
possiamo prendere la parte, né sostenere, dei gruppi armati che conducono una
rivoluzione per ritornare all”era dell”oscurantismo.

Signor Presidente, a chi di diritto o
di cuore, io lancio un appello e prego la Francia, i cui valori con i quali
sono cresciuto mi possano preservare nella mia azione giornaliera qui, di
togliere le sanzioni contro la Siria che penalizzano prima di tutto la
popolazione e non il governo, di trovare delle soluzioni diplomatiche
alternative a questa guerra in favore della pace, sia per il popolo siriano che
per il popolo francese che rischia di subire il ritorno di fiamma dei nostri
ingaggi a favore dei gruppi che seminano terrore e le cui ambizioni sono
chiaramente internazionali.

Augurandovi molto coraggio, Signor
Presidente, così come a colui che vi succederà, vi porgo i miei migliori saluti.

Pierre Le Corf

Traduzione per Megachip a cura di Vera
Pianetta.



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