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In ricordo di Nando Ioppolo

«È tempo che la verità trionfi, con amore, semplicità e bonomia, ma trionfi.» [Nando Ioppolo]

In ricordo di Nando Ioppolo
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6 Settembre 2013 - 13.10


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di Nando Ioppolo Ci è giunta stamattina la notizia della morte di Nando Ioppolo. Avvocato ed economista, Ioppolo ha contribuito con i suoi studi e la sua opera divulgativa alla comprensione del modello economico pseudo-liberista e alla critica del cosiddetto “Pensiero Unico in economia”. È stato animatore, insieme ad altri intellettuali milanesi, del centro studi “Circolo degli Scipioni”.

Megachip lo vuole salutare con un suo recentissimo scritto, inviato agli amici e compagni di Alternativa, laboratorio politico culturale al quale aveva aderito, e con un breve ricordo di Alberto Conti.

In calce all’articolo, l’ultima video intervista rilasciata da Nando Ioppolo a Elia Menta di Accademia della Libertà.

[right](la Redazione)[/right]

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Caro Nando,

non sei più tra noi, ma è come se lo fossi, il tuo ricordo ci accompagnerà sempre e ci sarà d’esempio, di sprone a non mollare in questa guerra sempre più disumana, restando dalla parte del cuore e della ragione.

Ho avuto l’onore di conoscerti in questi ultimi anni, di apprezzare le tue qualità umane ed intellettuali, ma se dovessi descrivere in una parola l’immagine che conserverò sempre di te direi che sei stato un partigiano moderno, un combattente non violento per la giustizia e la pace tra gli uomini, che non poteva accettare di assistere passivamente a quest’inferno, che può invece diventare un paradiso per tutti, o quasi.

Eravamo giunti a conclusioni analoghe da strade diverse, entrambi curiosi di scoprire le reciproche conoscenze non ancora condivise. La storia e l’economia da un lato, i principi e le dinamiche monetarie dall’altro. Due approcci più convergenti che conflittuali, pur da piani e prospettive diverse.

Non era sempre facile mediare con le tue certezze, sia nel campo dell’economia politica che nella sfera spirituale, l’altra tua grande passione conoscitiva. Eppure non solo io, tutti gli amici di Alternativa e non solo ti volevamo bene, affascinati dalla simpatia e dal rispetto che rinasceva e cresceva ad ogni confronto “culturale”, come tu sapevi trasformare ogni occasione d’incontro, anche una semplice trasferta in auto.

Ci mancherai, ma al tempo stesso sarai sempre nei nostri cuori.

[right]Alberto[/right]

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[left][size=4]Una proposta di azione comune post-keynesiana[/size=4][/left]

di Nando Ioppolo

Cari compagni di cammino, studio, scrivo e insegno da 37 anni della miserevole inconsistenza scientifica del modello pseudo-liberista che si è andato affermando negli anni ’80, sorretto da quello che dal ’95 viene correntemente chiamato “il Pensiero Unico in economia”. Ne denuncio le incongruenze sistemiche, le conseguenze sfacciatamente negative delle ricette applicate in suo nome, aggiungendo inutilmente, ogni volta, che è incredibile al proposito la latitanza degli intellettuali organici del mondo del lavoro (PMI, maestranze organizzate, organizzazioni di categoria).

Ognuno ha avuto modo di capire da sé. Se non l’ha fatto ancora, non vale la pena attendere che capisca oggi, poiché vuol dire che è solo un dotto e non uno scienziato, laddove è scienziato solo chi, per sé autodidatta, verifica teoricamente e sperimentalmente gli assiomi che costituiscono il blocco assiomatico di base di una qualsivoglia tesi scientifica.

Non è più tempo di attendere. Meglio salire oggi sul mio carro. Farlo domani è la più tradizionale delle nostre arti italiche, lo so bene, ma non credo che possa funzionare anche questa volta.

Quando a fronte del peggioramento drastico del nostro PIL e dei nostri conti pubblici in soli 16 mesi di sacrifici bocconiani, in confindustria e in ogni riunione possibile e immaginabile di categoria, locale come nazionale, vengono fischiati tutti i ministri, i politici e gli economisti che propongono altri sacrifici popolari per fare quadrare i conti pubblici sulla base dei suggerimenti/imposizioni che vengono dagli “esperti” finanziari, anche se questo accade senza che ancora venga proposta una alternativa credibile, vuol dire che siamo ormai alla resa finale dei conti tra il mondo del lavoro e quello degli strati parassitari e possidenti.

Non lasciamo che ciò assuma forme mostruose. Abbiamo il dovere intellettuale, politico, morale e spirituale di rendere dolce la transizione verso il mondo migliore che emergerà dalla ormai improcrastinabile riforma post-keynesiana delle fondamentali strutture economiche interne e internazionali. Uniamoci e diffondiamo questa conoscenza. Facciamolo con volantinaggi, spamming web, manifestazioni pacifiche, passa-parola, ma facciamolo subito!

Negli ultimi anni ho contrastato con successo un male il cui significato ho creduto fosse lo sprone a diffondere ciò che so da ormai 37 anni e non mi sono mai impegnato abbastanza a diffondere per pigrizia verso le pazzesche resistenze pseudo-scientifiche che incontravo. Da quando mi sto impegnando con adeguata serietà, sia a livello locale che nazionale, le difficoltà che incontravo vengono superate con una facilità e una rapidità che hanno del magico. Specialmente all’interno di ogni organizzazione che frequento con lealtà e passione, ma anche da tutti. Ho postato dei video su youtube sia da solo che con altri economisti e politici anti-liberisti di varia estrazione, quali Nino Galloni, Bruno Amoroso, Guido Viale e Giulietto Chiesa. Il loro successo di pubblico è commovente e convincente: è tempo che la verità trionfi, con amore, semplicità e bonomia, ma trionfi.

Non esiste infatti nessun vero “nemico” in quanto non esiste un vero potere organizzato intorno ad una coesa associazione che travalichi le generazioni, come avrebbero potuto esserlo la massoneria o la chiesa di Roma, piuttosto i gesuiti.

E non ne esiste nemmeno uno che sia organizzato intorno ad una struttura personale di proprietà e/o di controllo della ricchezza altrui.

Abbiamo solo conventicole di personaggi che approfittano della degenerazione delle grandi strutture proprietarie delle mega-imprese ottocentesche, le quali sono ormai da tempo autoreferenti, prive di controllo interno, nelle mani di persone che si formano nelle stesse università e frequentano gli stessi master, riconoscendosi nel medesimo credo economico pseudo-liberista. Tutto qui. Patetici in tal senso i tentativi di Bieldberg e riunioni simili di dare la illusione di una coesione che non esiste affatto e che non può esistere per ragioni strutturali interne a ciò che si vorrebbe unire.

Banche anche grandi e multinazionali a capitale polverizzato o comunque in mano di fondazioni da cui sono da tempo autonome perché si limitano a nominare dirigenti che non controllano ma di cui si fidano solo perché “si dice” che siano competenti, e che si lasciano depredare bellamente da manager che si comportano come quel mascalzone cui fosse conferita dal Tribunale la nomina di tutore di un bimbo di 4 anni privo di parenti sino alla decima generazione e con un patrimonio da 800 mln e passa, e, quindi, con il solo problema di nascondere le ruberie fatte per interesse e incuria onde semplicemente fare quadrare i conti ogni anno alla resa del bilancio!

Quale privato consentirebbe mai ai propri manager di migrare ad imprese formalmente concorrenti portandosi dietro i relativi segreti? Quale permetterebbe loro di aumentarsi da sé le prebende fino all’inverosimile e nonostante le palesi malversazioni fatte? Quali permetterebbero queste malversazioni? Quale Agnelli pagherebbe oggi Marchionne 1500 volte un dipendente Fiat quando ieri pagava Valletta appena 40 volte un suo operaio?

Non siate complottisti: la realtà è banale, in quanto ormai buona parte di queste mega-strutture sono da tempo autoreferenti, non rispondono a nessuno se non a manager che non sono per nulla fidelizzati e che non hanno nessuna cura dei patrimoni che organizzano. Manager che pensano solo a raggiungere obiettivi patrimoniali a breve per giustificare le proprie stock options e liquidazioni milionarie finchè … la pacchia dura!

Ogni deferenza nei loro confronti è immeritata. Ogni timore reverenziale è immeritato. Questo è un non-potere che si sta sfaldando da solo per incapacità assoluta di agire in modo unitario, come sarebbe da attendersi da una qualsiasi organizzazione personale o collettiva degna di questo nome. Manca infatti della minima competenza affettiva rispetto al bene comune perché non si concepisce in termini confuciani o anche solo di sana amministrazione, bensì amorali, privi di cuore e scrupoli, nella banale e diabolica convinzione che ogni vittoria si giustifichi da sé e per sè.

E mancando di questo senso di responsabilità è un non-potere che prende decisioni a intuito, separate le une dalle altre e non sufficientemente coerenti strategicamente. Non si preoccupa nemmeno del linciaggio cui verranno immancabilmente sottoposti quando sarà di dominio pubblico anche solo un millesimo delle loro responsabilità.

CHE FARE – Intervista a Nando Ioppolo (a cura di Elia Menta)

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