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Come lo Stato ci abbandonerà alle calamità

Da decenni un furore propagandistico senza pari fa dello Stato un sinonimo di nemico, inefficienza, spreco, latrocinio. Una mistificazione. Ecco le alternative.

Come lo Stato ci abbandonerà alle calamità
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24 Ottobre 2014 - 08.54


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di David Casanova.

Negli ultimi vent’anni  siamo stati
tempestati da un furore propagandistico senza pari nella storia, per cui
lo Stato è diventato sinonimo di nemico, di inefficienza, di spreco, di
latrocinio. Se a questa abile e battente propaganda aggiungiamo  la
privazione della prerogativa fondante di uno Stato, ovvero
la sovranità monetaria, la capacità di emettere e gestire la moneta fiat
(creata dal nulla) in maniera che sia FUNZIONALE all’economia reale del
Paese, il gioco è fatto.

Il gioco è quello che drammaticamente osserviamo e viviamo
quotidianamente: riduzione dei redditi, distruzione del tessuto
produttivo, tagli sistematici allo stato sociale e incapacità di far fronte alle calamità naturali insite in un territorio come quello italiano.


E proprio quest’ultimo aspetto merita alcune riflessioni.


Nel 1976 il Friuli viene letteralmente devastato da due episodi
sismici catastrofici susseguitisi a distanza di 4 mesi. La successiva
ricostruzione spesso e giustamente viene portata come esempio virtuoso.


Il governo nominò il 15 settembre 1976 Giuseppe Zamberletti Commissario
straordinario, incaricato del coordinamento dei soccorsi. Gli fu
concessa carta bianca, visto che all’epoca l’Italia godeva di PIENA
SOVRANITA’ MONETARIA (e quindi non necessitavano delle “mitiche”
coperture). In collaborazione con le Amministrazioni locali, i fondi
statali destinati alla ricostruzione furono gestiti direttamente da
Zamberletti assieme al governo regionale del Friuli Venezia Giulia.


Contestualmente, Zamberletti istituì la Protezione civile.


Stime attendibili attestano per la ricostruzione un importo prossimo
all’equivalente di 20 miliardi di euro, cifra enorme, che gestita in
maniera opportuna e virtuosa ha non solo permesso una rapida e
invidiabile ricostruzione, ma anche un boom economico nei territori
interessati, alimentato dalla tanto vituperata spesa pubblica, che ha
durato fino all’inizio della crisi attuale.


Veniamo ai giorni nostri. 

L’82% dei Comuni italiani comprende aree
classificate a rischio idrogeologico. Negli ultimi anni l’intero
territorio italiano è stato colpito ripetutamente e severamente da
eventi alluvionali gravissimi, con perdite di vite e distruzione di beni
sia pubblici che privati. La scelta dello Stato per il futuro è chiamarsi
fuori per quanto riguarda i fondi necessari per le ricostruzioni degli
edifici privati danneggiati. Il costo va a ricadere sui cittadini
. Come? Stipulando una polizza assicurativa. Viene introdotto il principio delle coperture assicurative su base volontaria contro i rischi di danni derivanti da calamità naturali.


Pensate sia complottismo? Putroppo ciò è confermato dal DECRETO-LEGGE 15 maggio 2012, n. 59 (governo Monti).


Appare evidente un cambio di paradigma, sicuramente non a tutela e nell’interesse dei cittadini.


Non godere della sovranità monetaria e di una finanza pubblica
funzionale all’economia reale e alla tutela del benessere dei cittadini,
significa violare l’essenza di uno stato democratico, e abbandonare
letteralmente la cittadinanza ai rovesci della fortuna.

Fonte: http://www.retemmt.it/component/k2/item/338-come-lo-stato-abbandonera-i-cittadini-di-fronte-alle-calamita.

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