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'Dove c''è da proteggere l'Euro c''è Tsipras (?)'

'Il sostegno all’eventuale ''ristrutturazione del debito'' di un governo Tsipras potrebbe essere l’ultima spiaggia dei sostenitori del regime di austerity dell’Eurozona?'

'Dove c''è da proteggere l'Euro c''è Tsipras (?)'
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11 Gennaio 2015 - 23.13


ATF

di
Daniele Basciu
.

Il
sostegno all’ eventuale “ristrutturazione del debito”
proposta da un ipotetico governo Tsipras potrebbe essere l’ultima
spiaggia dei sostenitori del regime di austerity dell’Eurozona
sprovvisti di sufficiente coraggio per manifestarsi come tali.

Storicamente il
meccanismo di “Giubileo” (una qualche forma di periodico condono
di parte dei debiti in favore dei soggetti indebitati) si è
presentato in più forme. Non ha mai avuto, come esito, una
trasformazione del sistema che aveva generato l’accumulo debitorio
divenuto insostenibile.

La struttura
socio-economica che aveva generato l’indebitamento diffuso ed
insostenibile tornava ad operare immediatamente dopo il “reset”.
Chi disponeva di risorse materiali, continuava a disporne ed essere
ricco. Chi non ne disponeva, continuava a non disporne, restando
povero e nella necessità di indebitarsi verso il “blocco sociale”
possidente.

E gli Stati? Cosa
accadeva in epoche più civili dell’attuale? Come scriveva Giovanni
Zibordi qualche anno fa

“Fino
al 1700 prestare soldi ai governi e stati era molto pericoloso,
rischiavi anche la vita. I re, principi, imperatori o sultani quando
non riuscivano a pagare i debiti contratti con banchieri esteri li
espellevano, arrestavano e anche impiccavano”
 (da
Gli Stati Sovrani Possono non Pagare i Debiti Esteri?” su www.monetazione.it)

Oggi nell’ipotesi in
cui uno Stato dell”Eurozona avesse accesso a una “ristrutturazione
del debito” non sembrano essere previste modifiche all’architettura
istituzionale dell’Eurozona stessa, né ci sarebbero arresti o
impiccagioni.

Presumibilmente:

1. La ristrutturazione
dovrebbe essere accompagnata da un programma di “riforme e
privatizzazioni”, con la funzione di proseguire il trasferimento di
risorse reali (infrastrutture strategiche, pubblici servizi e
oligopoli naturali) dal soggetto Pubblico a soggetti privati;

2. Lo Stato greco
continuerebbe a non poter emettere né una propria valuta né
(ovviamente) l’euro;

3. Lo Stato membro dal
debito “ristrutturato” continuerebbe ad essere utilizzatore di
valuta, privo di una garanzia formalizzata (da parte del monopolista
della valuta stessa) sui futuri bond emessi, che non potrebbero
essere considerati “incremento della base monetaria”
come riformulata da Warren Mosler in riferimento ad una
moneta in regime di cambi flessibili; questo comporterebbe il
perdurare del potere dei mercati di determinare il tasso d’interesse
dei titoli di stato di nuova emissione;

4. L’emissione dei
titoli di Stato continuerebbe ad essere necessaria e non
rinunciabile, insieme all’elevata e crescente pressione fiscale;

5. Lo
Stato membro dal debito “ristrutturato” continuerebbe ad essere
utilizzatore di valuta, privo di una garanzia formalizzata (da parte
del monopolista della valuta stessa) sui futuri bond emessi, che non
potrebbero essere considerati “incremento della base monetaria”
come 
riformulata da Warren Mosler in
riferimento ad una moneta in regime di cambi flessibili; questo
comporterebbe il perdurare del potere dei mercati di determinare il
tasso d’interesse dei titoli di stato di nuova emissione;

6. L”emissione dei
titoli di Stato continuerebbe ad essere necessaria e non
rinunciabile, insieme all’elevata e crescente pressione fiscale;

7.
L’intera struttura istituzionale ed economica Eurozona (e del paese
“ristrutturato”) continuerebbe ad essere fondata sui principi del
limite alla spesa in deficit pubblico e del divieto di intervento
diretto del settore pubblico nell’economia, con la persistenza del
quadro che ha generato l’attuale situazione da crisi umanitaria. Su
questo punto risulterebbero 
dichiarazioni dello stesso Tsipras per
cui “Il pareggio di bilancio è un punto nodale della nostra
strategia”, rafforzate dal suo portavoce Pappas:  “manterremo
i conti pubblici a posto» e «spenderemo soltanto quello che
riusciremo ad incassare”.  

Per cui la soluzione
“ristrutturazione debito pubblico” in questo scenario
istituzionale potrebbe essere un buon sistema per rendere digeribile
un processo di spoliazione dei beni pubblici che concentrato in un
tempo troppo ristretto diventa una polveriera sociale, mentre diluito
nel tempo permetterà  alla popolazione di abituarsi alla
povertà (?).



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