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Il costo sociale del capitalismo

USA. Se questo è l’esito di un processo di produzione capitalistica teoricamente regolamentato, figuriamoci l’esito di un ipotetico capitalismo deregolamentato. [Paul Craig Roberts]

Il costo sociale del capitalismo
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15 Agosto 2015 - 14.39


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di Paul Craig Roberts

[url”Craig Roberts su Counter Punch”]http://www.counterpunch.org/2015/08/12/the-social-cost-of-capitalism/[/url] denuncia la desolante realtà americana, in cui i grossi interessi corporativi riescono, spesso con il silenzio o la complicità delle corrotte istituzioni pubbliche che essi stessi manovrano, a macinare profitti scaricando i costi sulla collettività. Se questo è l’esito di un processo di produzione capitalistica teoricamente regolamentato, figuriamoci l’esito di un ipotetico capitalismo deregolamentato. [Voci dall”estero]

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Poche o nessuna grande azienda assorbe l’intero costo delle proprie operazioni. Le aziende gettano molti dei propri costi sull’ambiente, sul settore pubblico, e su terzi da cui sono ben distanti. Per esempio, 3 milioni di galloni di rifiuti tossici liquidi sono recentemente fuoriusciti da una miniera in Colorado e si sono riversati in due fiumi nello Utah e nel Lake Powell. I sistemi idrici di almeno sette città sono stati chiusi. I rifiuti sono stati prodotti da un’impresa privata, e sono stati accidentalmente riversati dall’Agenzia di Protezione Ambientale, il che può essere vero o essere solo una copertura per la miniera. Se il bacino idrico di Lake Powell dovesse finire inquinato, è facile pensare che il costo che le attività della miniera avranno imposto a terzi supera il valore della produzione totale della miniera durante la sua intera esistenza.

Gli economisti li chiamano “costi esterni” o “costi sociali”. La miniera genera profitti e produce inquinamento, e il costo di tale inquinamento viene sostenuto da chi non riceve alcuna parte dei profitti.

Se a funzionare così è il capitalismo regolamentato, potete immaginare che disastro sarebbe un capitalismo senza regole. Pensate al sistema finanziario non regolamentato, alle conseguenze che stiamo ancora subendo e a quelle che devono ancora arrivare.

Nonostante una massiccia evidenza del contrario, i liberisti si tengono stretti alla loro concezione romantica del capitalismo, il quale, libero dall’interferenza del governo, offrirebbe al consumatore i migliori prodotti al prezzo più basso.

Se solo.

I progressisti hanno un equivalente anch’esso romantico a quello dei liberisti. I progressisti vedono il governo come il cavaliere bianco che protegge la popolazione dall’avidità dei capitalisti.

Se solo.

Chiunque, e tanto più i liberisti e i progressisti, dovrebbero leggersi il libro di Jeffrey St. Clair, “[url”Born Under A Bad Sky”]http://store.counterpunch.org/product/born-under-a-bad-sky-by-jeffrey-st-clair/[/url]” (2008). St. Clair è uno scrittore coinvolgente, e il suo libro è soddisfacente sotto molti punti di vista. Se non avete mai navigato nei fiumi degli stati occidentali o affrontato le minacciose rapide o campeggiato tra le zanzare e i serpenti a sonagli, vivrete queste esperienze tramite la narrazione dell’autore, e nel frattempo apprenderete come la corruzione nei Servizi del Parco, nei Servizi Forestali, e nell’Ufficio di Gestione del Territorio porta ad avere aziende del legname, aziende di estrazione mineraria, e allevatori privati di bestiame, che si arricchiscono saccheggiando le foreste e i terreni pubblici del paese.

I sussidi pubblici che vengono dati alle miniere, ai produttori di legname e agli allevatori sono tanto stravaganti e dannosi per l’interesse pubblico quanto i sussidi che la Federal Reserve e il Ministero del Tesoro concedono alle “banche troppo grandi per fallire”.

Liberisti e progressisti dovrebbero leggere il racconto di St. Clair su come i Servizi Forestali creano strade in mezzo a foreste altrimenti inaccessibili per facilitare l’abbattimento degli antichi alberi e la distruzione degli habitat di specie rare e minacciate da parte di aziende private di produzione del legname. I nostri romantici dovrebbero imparare come terre di poco valore vengono scambiate con terre pubbliche di valore più elevato per trasferire ricchezza dalle mani pubbliche a quelle private. Dovrebbero imparare che permettere agli allevatori di utilizzare terreni pubblici porta alla distruzione degli habitat, delle rive dei torrenti e della vita acquatica. Dovrebbero capire che gli stessi vertici delle agenzie federali di protezione ambientale sono coinvolti nelle attività delle miniere, della produzione del legname, e nelle attività di allevamento al servizio delle aziende private, non del pubblico. Gli americani di tutti gli orientamenti politici dovrebbero capire che proprio come i senatori e gli altri rappresentanti vengono comprati e pagati dal complesso militare e di sicurezza, da Wall Street, dalla Lobby di Israele, così sono anche comprati e pagati dagli interessi particolari legati alle miniere, alle attività forestali e di allevamento.

L’interesse pubblico non viene affatto rappresentato.

I due maggiori bacini idrici, Lake Mead e Lake Powell, sono al 39% e al 52% della loro capacità. I grandi laghi di cui gli Stati Uniti Occidentali hanno bisogno per l’approvvigionamento si stanno prosciugando. E adesso il Lake Powell sta per ricevere 3 milioni di galloni di acque inquinate che contengono arsenico, piombo, rame, alluminio e cadmio. I pozzi nelle pianure alluvionali dei fiumi inquinati sono anch’essi in pericolo.

Gli inquinanti, che hanno reso i fiumi arancioni, sono scesi per il fiume Animas da Silverton, nel Colorado, attraverso il Durango, fino al fiume San Juan, a Farmington, nel Nuovo Messico, un affluente del fiume Colorado che raggiunge Lake Powell e Lake Mead.

Tutto il danno viene da una singola miniera.

Nel novembre dello scorso anno, il repubblicano Chris Stewart (dello Utah) ha avuto la sua legge approvata dalla Casa Bianca.

Stewart è un cecchino per conto del capitalismo. La sua legge è “progettata per evitare che scienziati indipendenti e qualificati possano dare consulenza all’Agenzia di Protezione Ambientale (EPA). Saranno sostituiti con individui scelti dall’industria, che possono o meno avere competenze scientifiche, ma la cui busta paga tra beneficio dal fatto che essi dicano all’EPA ciò che vogliono i loro committenti”.

Il repubblicano Stewart dice che si tratta di bilanciare i fatti scientifici con gli interessi dell’industria.

E il gioco è fatto.

(12 agosto 2015)

Traduzione italiana a cura di [url”Voci dall”estero”]http://vocidallestero.it[/url].

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