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India: laboratorio mondiale per la demonetizzazione forzata

In India centinaia di milioni di persone impoverite drasticamente con un brutale esperimento monetario. La prova generale di una nuova spoliazione [P.Pagliani]

India: laboratorio mondiale per la demonetizzazione forzata
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14 Gennaio 2017 - 19.34


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di Piero Pagliani

In
un reportage
dall’India
di due mesi fa, descrivevo alcuni elementi essenziali della grande
manovra di demonetizzazione
che sta avvenendo in quel Paese asiatico.

Ora,
io pensavo che un esperimento del
genere compiuto nel corpo vivo di una nazione di 1.276 milioni di abitanti, con
oltre 3 milioni di chilometri quadrati, con la bomba atomica e situata in una
posizione strategica (sia geopoliticamente che economicamente e
finanziariamente), avrebbe richiamato l’interesse di qualche guru
dell’economia, specialmente di sinistra.

Invece
niente, la pubblicistica cartacea e online di sinistra nemmeno si è accorta di
quello che stava avvenendo. Solo brevissimi post su qualche blog o al più una
pura descrizione di quanto avveniva senza nessun reale tentativo di analisi,
spesso limitandosi alle motivazioni addotte dal governo (lotta alla corruzione
e al sommerso – e, ovviamente, anche al terrorismo: boh!).

Interessante
invece che il magnate statunitense Steve
Forbes
abbia definito la demonetizzazione indiana «nauseante e immorale,
una rapina di massa», paragonandola alla politica di sterilizzazione forzata
voluta da Indira Gandhi.

L’unica
analisi di sostanza è venuta da Maurizio
Blondet
ed è, giustamente, stata ripresa
da Megachip
. Maurizio Blondet è dichiaratamente un cattolico
tradizionalista di destra. Io sono su posizioni politiche, ideologiche – e
religiose Рdiametralmente opposte. E tuttavia devo riconoscere che non ̬ la
prima volta che lui e altri osservatori di destra su specifici argomenti
bagnano clamorosamente il naso a quelli di sinistra. Questo è un invito, a
sinistra, a riflettere. Perché è storico che se in una crisi sistemica la
sinistra si incanta
come un disco sulle litanie di sempre, adotta il
senso comune delle élite all’attacco, si lascia ipnotizzare dai pifferai
magici e disarma, la destra riempie il vuoto.

Detto
questo, non senza rammarico e preoccupazione, e dopo aver invitato a leggere
l’articolo appena menzionato, cercherò di far capire l’importanza di ciò che sta
avvenendo in India.

Innanzitutto
ricordo di cosa si tratta. Con una mossa a sorpresa, l’8 novembre dell’anno
appena trascorso il governo nazionalista indù retto da Narendra Modi (e dietro di lui vedremo chi manovra e come) ha
dichiarato fuori corso tutte le banconote da 500 e 1.000 rupie (ovvero 7 e,
rispettivamente, 14 euro). Questo è equivalso a mettere fuori corso circa
l’80% del denaro circolante
.

Gli
Indiani avevano due settimane di tempo per cambiare le loro banconote ormai
“illegali” con quelle da 500 e 2.000 rupie, facendo esasperanti code agli
sportelli bancari dove sono morte decine di persone per infarto o collasso, o
prelevare ai bancomat. E anche in questo caso solo fino a uno striminzito tetto
massimo di 2.000 rupie poi elevato a 4.000. Io stesso all’aeroporto di Calcutta
potei cambiare i miei euro solo fino a un massimo di 9.000 rupie (circa 125
euro), trovandomi così in grossi pasticci.

Leggendo
i commenti e le analisi dei media indiani e vedendo di persona gli effetti di
questa violenta demonetizzazione sui milioni di piccoli operatori
economici che costituiscono il fitto tessuto economico indiano, vedendo gli
effetti sulla classe lavoratrice del settore informale ma anche di quello
formale, e persino sugli strati più bassi della classe media, scrissi una cosa che
avrebbe dovuto allarmare chi si reputa di sinistra e, come si suol dire,
dovrebbe “stare dalla parte degli umiliati e offesi”. Dicevo che era «un enorme
regalo alle banche
che ha aspetti di sadismo sociale in una nazione di milioni
di piccoli operatori economici
».

Si
sta parlando di centinaia e centinaia di milioni di persone danneggiate e a
volte minacciate fin nella loro esistenza fisica e in quella dei loro familiari.
Almeno 800 milioni di persone totalmente fuori dal radar delle prefiche di
sinistra italiane
, perché qui da noi si è molto sofistici, evidentemente, e
ci si preoccupa di più se il cattivone Trump decide di tagliare le tasse o fa
lo screanzato con le donne.  

Queste
centinaia di milioni di persone gettate
nella difficoltà e a volte nella disperazione
, oltretutto, sono solo un’avanguardia,
una prima tranche. Infatti, la mossa di Narendra Modi è un esperimento in
grandissimo stile di un piano ben più generale portato avanti da potenti interessi radicati negli Stati
Uniti e con vaste diramazioni internazionali
. Essa è parte della politica
di partnership strategica tra USA e India, fortemente voluta dal presidente
uscente Barack Obama. Più precisamente costituisce uno dei protocolli di cooperazione firmati tra il ministero indiano delle
Finanze e l’agenzia governativa statunitense USAID. La manovra fa capo alle
linee di azione della Better Than Cash
Alliance
, di cui fanno parte Mastercard, Visa, la Fondazione Ford e
la Fondazione Gates, che agiscono anche individualmente, ad esempio proprio
nell’iniziativa che ha colpito l’India. Non a caso Bill Gates era in visita in quel Paese proprio in quei giorni e
rilasciava dichiarazioni di sostegno alla demonetizzazione: «La moneta di
plastica è il futuro in India
».

Ma
uno dei padrini nascosti di questa manovra è Raghuram Rajan che era governatore della Reserve Bank
indiana fino al due mesi prima dell’annuncio a sorpresa che ha scioccato gli
Indiani [1].

Questo
signore ha un passato come Economista Capo all’FMI, è professore di Economia
all’Università di Chicago (culla accademica del neoliberismo) ed è membro del
Gruppo dei Trenta dove, spiega Norbert Haering, «rappresentanti di alto
livello delle maggiori istituzioni commerciali finanziarie a livello mondiale
condividono opinioni e piani coi presidenti delle più importanti banche
centrali, a porte chiuse e senza nessun verbale
» [2].

Raghuram
Rajan è considerato un possibile successore di Christine Lagarde alla guida
dell’FMI. Si sta conquistando il merito sul campo.

Se
consideriamo il tessuto produttivo e commerciale indiano, il fatto che il 97%
delle transazioni sono eseguite in contante e che solo il 55% degli indiani ha
un conto in banca (e ci sono aree dove le banche sono lontanissime fisicamente)
e che quei conti sono pochissimo movimentati, si capisce la misura del disastro
indotto-voluto da questa manovra. Un disastro mistificato da slogan come
“inclusione finanziaria” e “inclusione digitale”. Insomma, il solito “nuovo
che avanza”
, il progresso, come ai tempi di Enrico VIII ed Elisabetta I lo
erano le enclosure che gettavano nella miseria e nella disperazione i
contadini inglesi che potevano solo andare a mendicare nelle città per farsi
impiccare a schiere per via delle draconiane leggi contro l’accattonaggio e il
vagabondaggio.

È
proprio vero che la cosiddetta “accumulazione originaria” del capitale si
ripete ciclicamente, come al solito «grondante sangue e sporcizia dalla
testa ai piedi, da ogni poro
» (Karl Marx).

Il
perspicace Hindustan Times titolava: «Modi è come la regina
Antonietta che diceva: Se non avete il pane mangiate le brioches
».

Per
concludere, quali sono i vantaggi che le
élite mondializzate intendono trarre dalla demonetizzazione forzata
che
per ora vediamo in opera in India? Almeno tre:

1)
Ogni cittadino, almeno nelle intenzioni, sarà costretto a imprestare il grosso
del denaro che possiede e che guadagna alle banche. Semplicemente perché per
poter usare la “moneta di plastica” deve avere un conto in banca, e ogni volta
che versa sul conto in banca fa un prestito alla banca stessa. Un drenaggio
di ricchezza verso i soliti noti
che già posseggono la quasi totalità del
pianeta Terra.

2)
La tracciabilità. Ovvero il controllo capillare. Praticamente su tutto. Un
potere immenso di sorveglianza
.

3)
Il controllo tecnico-politico delle
transazioni
e quindi delle grandi istituzioni finanziarie e di conseguenza
un controllo politico dei governi che fanno loro riferimento.

Povera
Maria Antonietta, in fondo per meno le tagliarono la testa.

NOTE


[1] Tutti i comunicati
stampa a riguardo rilasciati da USAID sono spariti (ne esistevano di sicuro
almeno due). Comunque, quello che avevano lasciato trapelare era che si stava
progettando un esperimento di demonetizzazione in una città.

[2] “A
well-kept open secret: Washington is behind India’s brutal demonetization
project
”.
Global
Research
,
3 gennaio 2017. Che i membri del Group of Thirty si trovino insieme,
anche segretamente, per concordare i loro affari non ha a vedere coi complotti.
Queste cose succedono da quando le élite esistono. Non so dire in epoca
romana o assira, ma di sicuro avveniva già nella Repubblica di Venezia, come ci
riferisce il grande storico francese Fernand Braudel in “Espansione europea e capitalismo (1450-1650)” (Il
Mulino, 1999). L’idea che le strategie per far fronte alla crisi sistemica
siano invece l’esito di un complotto – solitamente definito come
massonico-giudaico Р̬ una delle cose che tipicamente distinguono le analisi di
destra. Le analisi di sinistra invece dovrebbero essere basate sulle dinamiche
e le contraddizioni dell’accumulazione capitalistica. Non sempre è così e in
particolare sono proprio coloro che tuonano contro i “complottisti” a
lasciargli per primi un ampio spazio.

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