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Contro la legge sul negazionismo

Come gli storici antifascisti francesi di “Libertè pour l’Histoire”, dovremo combattere la legge sul negazionismo, anche con la disobbedienza civile [A. Giannuli].

Contro la legge sul negazionismo
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20 Ottobre 2013 - 18.23


ATF

di Aldo Giannuli.

La SISSCO è la Società italiana per lo
studio della Storia Contemporanea. Penso sia urgente intervenire su
questa ennesima legge orripilante sul negazionismo e devo dire che
all’interno della Società si è subito sviluppato un dibattito di cui
renderò conto ai lettori.

Di nuovo la legge sul negazionismo: una lettera aperta agli amici della SISSCO.

Cari amici,

senza che si sia data alcuna pubblicità
ai lavori precedenti (e, tantomeno, senza consultare la nostra
associazione che riunisce la quasi totalità dei contemporaneisti
italiani), il Senato sta approvando la legge che istituisce il reato di
negazionismo. Se ne parlò 6 anni fa (con il ddl Mastella) e la cosa
dette luogo ad un vivacissimo dibattito, sul sito della Sissco, nel
quale prevalsero nettamente i pareri negativi.

Più fattivamente, i colleghi francesi
guidati da Pierre Nora dettero vita all’associazione “Libertè pour l’Histoire” che riprendeva il titolo dell’appello lanciato da Pierre Vidal Naquet (spero che nessuno abbia da ridire sull’antifascismo sia
del primo che del secondo). Il provvidenziale scioglimento anticipato
delle Camere giunse felicemente a seppellire l’infausta proposta del
noto militante antifascista Clemente Mastella.

Non mi pare che la sostanza del problema
sia mutata: questa è una legge liberticida, incostituzionale ed in
contrasto con la dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo
. Infatti
essa è in conflitto con l’art. 21 Cost. che garantisce la libera
manifestazione del pensiero, con l’art. 33 che stabilisce che “L’arte e
la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” e con l’art. 9,
sempre della Costit. per il quale la Repubblica “promuove lo sviluppo
della cultura” (incompatibile che ogni forma di censura); è anche in
conflitto con gli artt. 18 e 19 della dichiarazione universale dei
diritti dell’Uomo che garantiscono la libertà di espressione del
pensiero senza eccezioni
.

Essa costituisce un pericolosissimo
precedente
, per cui lo Stato avoca a sé la potestà di stabilire per
legge cosa sia scientificamente possibile dire e cosa no: potrebbe
essere applicato a qualsiasi scienza dalla medicina alla fisica. Ma,
qualcuno dirà, qui non parliamo di scienze sperimentali e/o naturali ma
di scienze umane e, più in particolare storico sociali. Allora
prepariamoci anche a stabilire per legge la verità su qualsiasi altro
avvenimento storico, anzi, a questo proposito, facciamo prima a varare
un testo unico che stabilisca quanto può esser detto e quanto no, magari
con apposita commissione di vigilanza.

Ma, ancora, si sosterrà che la legge
riguarda solo il caso della Shoa, in ragione della sua pretesa unicità:
essa rappresenta un unicum

Un unicum? E che vuol dire? 

Come ogni
mediocre studente di storia sa, ogni avvenimento storico è unico ed
irripetibile
. Forse si vuol dire che la Shoa rappresenta un caso di
gravità unica?
Ma su quali criteri stabiliamo che il genocidio ebraico,
dei rom, degli omosessuali, dei Testimoni di Geova o degli slavi (a
proposito: ci sono anche loro) perpetrato dai nazisti sia più grave del
genocidio degli armeni operato dai Turchi, dei delitti
dell’Inquisizione, dei massacri di Pol Pot in Cambogia, di quello di 10
milioni di congolesi
compiuto da Leopoldo del Belgio? Ma, soprattutto,
cosa dimostra che meno grave sia stato il genocidio (ahimè riuscito, a
differenza degli altri) dei nativi di America perpetrato dai governi
liberali degli Usa?

Sul piano politico, questa norma è
offensiva non solo dei diritti di espressione dei negazionisti (che
personalmente ritengo essere delle bestie sul piano scientifico, ma che
comunque hanno diritti costituzionali anche loro), ma prima ancora è
offensiva dell’opera degli storici antifascisti, che si pensa abbiano
bisogno dei carabinieri per prevalere in una disputa scientifica
. Che ne
pensano i colleghi Marina Cattaruzza, Marcello Flores, Simon Levi
Sullam, Enzo Traverso, Pier Paolo Poggio, Claudio Vercelli, autori di
saggi di grande valore sul tema? E ci aggiungo anche il mio vecchio
amico Brunello Mantelli, di cui conosco le opinioni contrarie alle mie
in merito, ma che farebbe bene anche lui a riflettere sul fatto che il
senso si questa legge è che il lavoro suo e di tutti quelli che ho
citato prima, non serve a niente e che, d’ora in poi, ci penseranno
questurini e magistrati a dare ai negazionisti quel che meritano. E che
il senso sia questo lo dice anche la mancata consultazione della Sissco.

Diciamoci le cose come stanno: qui la
memoria della Shoa, la rivendicazione del valore dell’anti fascismo ecc.
non c’entrano assolutamente nulla
. Questo è solo un omaggio alla lobby
filo israeliana
, che pensa (sbagliando, ahimè quanto!) di rafforzare in
questo modo le ragioni di Israele. Beninteso: da sempre sono un
sostenitore del diritto di Israele ad esistere, ma questo, non solo non
rafforza, ma indebolisce le sue ragioni: usare il massacro di milioni di
ebrei così strumentalmente è una profanazione del loro sacrificio
.

Dunque, anche sul piano morale non credo
di poter condividere questa legge. Ed allora che ne pensa la Sissco di
tornare a far sentire la sua voce?
E non sto parlando solo della pur
doverosa protesta formale del direttivo per non essere stata
interpellata prima l’associazione prima di iniziare l’iter legislativo. O
a un pur utile appello sottoscritto da quanti dei suoi soci vorranno
farlo. Penso a forme di protesta più incisive come, ad esempio, la
costituzione dell’omologo italiano di “Libertè pour l’Histoire”.

Per quanto mi riguarda, in caso di
approvazione di questa legge ignobile, praticherò il metodo della
disobbedienza civile: pubblicherò regolarmente sul mio blog i testi
negazionisti (ovviamente seguiti dalla mia critica), ospiterò nel mio
corso storici negazionisti che fossero disposti ad un confronto sulle
rispettive tesi, ecc. e mi autodenuncerò per averlo fatto, al solo scopo
di sollevare l’eccezione di incostituzionalità della norma.

Lo ritengo un mio dovere di storico anti
fascista
, nella convinzione che l’antifascismo è prima di tutto una
battaglia di libertà. Rosa Luxemburg mi ha insegnato, quando ero
giovane, che “La libertà è sempre la libertà di chi la pensa
diversamente”. 

Difendere il proprio punto di vista non è battersi per il
principio di libertà di pensiero ma, appunto, per il proprio punto di
vista. E’ solo difendendo e garantendo il diritto degli altri a poter
esprimere il proprio che si può dire di star facendo una battaglia di
libertà.

Sarebbe bello che anche la Sissco ricorresse a forme di disobbedienza civile del genere… ma forse è chiedere troppo.

Cordialmente

Aldo Giannuli.

 
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