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Renzi, Padoan e il decreto delle tre beffe

Scemo e più scemo o bugiardo e più bugiardo? Il dilemma nasce dalla lettura del decreto sugli indennizzi per i risparmiatori dopo lo scandalo banche [S. Santini]

Renzi, Padoan e il decreto delle tre beffe
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6 Maggio 2016 - 04.41


ATF

di Simone Santini.

Avevamo già parlato del caso delle quattro
banche popolari territoriali (le “banchette”
come le chiama il nostro presidente del Consiglio) salvate dall’ormai celebre
(famigerato?) decreto dello scorso 22 novembre 2015. Chi volesse rinfrescarsi
la memoria e inquadrare contorni e contesto della vicenda, può farlo qui: http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=124848.

Ebbene, il caso comincia ad avviarsi verso la
conclusione. Il decreto “salva-banche”, con l’azzeramento – per la prima volta
nella storia della Repubblica italiana – di azionisti e obbligazionisti
subordinati di istituti di credito, aveva generato una tempesta sul settore
bancario italiano, minando la fiducia dei risparmiatori e scoperchiando alla
luce del sole il verminaio che affligge molti istituti italiani, in preda a
male gestioni, sofferenze, mancati controlli degli organi preposti.

Il Governo è quindi intervenuto promettendo
di risolvere la situazione e risarcire in qualche modo coloro che avevano perso
i propri risparmi. Alla fine dell’anno un testo normativo è stato inserito
nella legge di stabilità, stanziando un fondo
di solidarietà
di cento milioni di
euro
per i ristori, con la previsione di arbitrati affidati all’ANAC
(l’Agenzia anti-corruzione) per valutare i vari casi. L’attuazione della legge
era affidata a decreti ulteriori che dovevano essere emanati entro tre mesi. I tre mesi sono passati ma dei decreti
attuativi nemmeno l’ombra
.

Però – come si faceva trapelare da fonti
governative – i nostri eroi stavano contrattando con la Commissione europea, in
maniera serrata e tenace, un allargamento della platea per i ristori. Insomma,
stiamo lavorando per voi, pazientate, e poi ci ringrazierete.

Eccoci dunque arrivati a fine aprile, inizio maggio,
ed è uscito un nuovo decreto sugli
indennizzi
, presentato in conferenza stampa da Renzi e dal suo ministro
dell’economia come l’atto “definitivo”
e che avrebbe spinto i clienti delle quattro banche, parole del presidente del
Consiglio, a correre ad “abbracciare
Padoan”
.

Come al solito i proclami poterono più della
sostanza, gli annunci più dei fatti. Non c’è più il tetto di cento milioni, tutti
i truffati riavranno i loro soldi, ecco che arrivano gli indennizzi automatici,
specialmente per chi si trova in difficoltà. Giustizia è fatta, finalmente.

Ma appena
si entra nei dettagli, il giubilo comincia a scemare
. Gli indennizzi ci
sono, ma non per tutti. Integrali per nessuno. Può accedere ai rimborsi
automatici chi ha un reddito lordo ai fini Irpef inferiore ai 35mila euro: disoccupati,
pensionati ai minimi, operai o impiegati di basso livello. Oppure chi ha un
patrimonio mobiliare inferiore a 100mila euro. Nel primo caso la platea è
veramente sottile, col secondo criterio si allarga un po’ fino ad arrivare a
circa la metà dei diecimila obbligazionisti coinvolti. Attenzione però, costoro
potranno riavere, al massimo, l’80%
lordo di quanto perso
. Tuttavia siamo ancora nella decenza. Insomma, non si
vuole salvare tutti ma solo portare un sollievo sostanziale a chi si trova in
reale difficoltà patrimoniale. I media accolgono con grande benevolenza la
manovra.

A qualche giorno di distanza dalla conferenza
stampa, e dai relativi titoloni di prima pagina, si pubblica il testo del decreto in Gazzetta Ufficiale.
Il quale decreto ovviamente presenta moltissime
sorprese
tra le sue pieghe. Solo che sulle prime pagine dei giornali non ci
arriva più.

Fin dalla prima e superficiale lettura il
decreto presenta almeno tre gravi
profili di incostituzionalità
.

Prima
beffa
: sono definiti “investitori”,
e quindi soggetti del decreto, solo coloro che hanno acquistato gli strumenti
finanziari azzerati direttamente presso le quattro banche. Chi li ha acquistati
presso intermediari diversi non è minimamente preso in considerazione. Una
discriminazione palese che crea due tipologie di risparmiatori: i primi sono
investitori mentre i secondi, evidentemente, speculatori, anche se i prodotti
finanziari sono identici e gli emittenti gli stessi. Inoltre entrambe le
categorie hanno ricevuto le stesse informazioni fuorvianti sullo stato di
salute degli istituti emittenti.

Seconda
beffa
: chi è fuori dai parametri per accedere ai ristori automatici
può ricorrere agli arbitrati per
vedere riconosciuto il misselling,
ovvero una vendita scorretta dalla banca.
Ma chi fa domanda per i ristori
automatici (che non sono integrali) è escluso dagli arbitrati
, ciò che ha
fatto sottolineare all’Unione Consumatori: «E’ una pressione inaccettabile per
il consumatore, che viene costretto a rinunciare ai suoi diritti, se accetta la
via del rimborso automatico. Un
dilemma del prigioniero
intollerabile che costringe il
risparmiatore a dover scegliere tra accettare meno del dovuto, l’80%, se vuole
certezza del risarcimento oppure giocare alla roulette russa dell’arbitrato».

Terza
beffa
: nel calcolo del patrimonio personale, che deve essere
inferiore a 100mila euro per rientrare in uno dei due parametri, vanno conteggiati
anche gli strumenti finanziari azzerati. Titoli
che non esistono più, il cui valore è zero, vanno computati nel patrimonio per
il loro prezzo di acquisto
. Se un investitore avesse comprato 99mila euro di
obbligazioni di Banca Etruria e tenuto mille euro sul conto corrente, oggi
avrebbe solo i mille euro ma per il Governo il suo patrimonio continua ad
essere di 100mila e quindi non ha diritto a nulla. Una bestialità che non è
solo contraria ad ogni logica giuridica ed economica, ma al semplice buon senso.

A questo punto diventa francamente
insopportabile che il signor presidente del Consiglio continui a fare lo
splendido nelle interviste sbeffeggiando gli obbligazionisti azzerati, metà dei
quali non riavranno nulla, dicendo che “bisogna
raccontarla bene, bisogna raccontarla tutta”
ovvero che quelli che
protestano hanno speculato su titoli che rendevano il 7-8%, invece di tenerli
sul c/c come fa lui, e quindi se la sono cercata, il Governo è stato fin troppo
magnanimo adoperandosi per loro.

Sì, signor presidente del Consiglio, sono
d’accordo con lei, raccontiamola bene e
raccontiamola tutta
.

Quindi raccontiamola bene e tutta che i rendimenti del 7-8% esistono solo nella
sua arroganza
, visto che 9 volte su 10 quegli strumenti rendevano quanto un titolo di Stato
equipollente, o addirittura molto meno. Come alcune obbligazioni di Banca
Marche che, agganciate all’indice Euribor,
rendevano negli ultimi 3-4 anni appena un 1% lordo.

Raccontiamola bene e tutta che il suo Governo
ha sbandierato di aver tolto il tetto di 100 milioni al fondo per i
ristori, ma poi ha messo scientificamente paletti per contingentare i rimborsi
in modo tale che alla fine non si andrà oltre quei 100 milioni inizialmente
previsti, perché le banche italiane che partecipano al fondo non vogliono
metterci un euro di più. E non sia mai che il suo Governo faccia loro uno
sgarro!

Raccontiamola bene e tutta che il suo Governo
ha atteso che la situazione si
incancrenisse senza intervenire
, a lungo, arrivando ad un mese
dall’ingresso del bail-in per non
trovare altra soluzione che salvare le banche in dissesto con i soldi dei
risparmiatori, mentre fino al giorno prima era un coro unanime, da parte di
tutti quanti gli attori coinvolti: “va tutto bene, stiamo trovando la
soluzione”.

Raccontiamola bene e tutta che molti titoli azzerati erano stati
acquistati molti anni prima
, anche nel 2005-2008, un’era geologica
finanziaria fa, e il Governo non ha fatto nulla per impedire un effetto retroattivo del bail-in su questi titoli.

Raccontiamola bene e tutta che gli organi di vigilanza, Banca d’Italia e Consob in testa, hanno miseramente
fallito nella loro funzione di vigilanza e controllo
, unico paese in Europa,
il nostro, in cui strumenti complessi e rischiosi come le obbligazioni subordinate
venivano vendute ad ignari piccoli risparmiatori come fossero noccioline.

…e di molto altro tacciamo, per carità
cristiana, con la speranza che le inchieste giudiziarie in corso possano fare
chiarezza su molti intrecci a dir poco opachi che riguardano direttamente il suo
Governo.

Quindi,
signor presidente del Consiglio, raccontiamola bene e tutta: lei e il ministro
Padoan preferite passare per scemi o per bugiardi?

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